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DI VAGGELIS KECHRIOTIS
enthemata.wordpress.com

Venerdì 1 giugno. Il centro di Istanbul oggi è rimasto sveglio fino a tardi. Gli attacchi della polizia si sono susseguiti per tutta la notte. E’ il quarto giorno di proteste, che ormai si espandono anche in altre città turche. La causa è lo sradicamento di due alberi nel parco adiacente a piazza Taksim. Questa goccia ha fatto traboccare il vaso. Ormai da due anni un massiccio movimento di cittadini, tra i quali anche architetti e urbanisti, cerca in ogni modo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e di convincere il governo a non proseguire nel suo progetto, che riguarda la costruzione di snodi sopraelevati che renderanno quasi impossibile l’accesso alla piazza storica per i pedoni, e che quindi non potrà più ospitare manifestazioni di massa.Quest’anno il governo ha vietato le manifestazioni in piazza del Primo Maggio  e questo ha portato ad incidenti di vaste proporzioni. La polizia ha soffocato la città nei lacrimogeni. Quella battaglia è durata un giorno. I lavori per la creazione del passaggio sopraelevato continuano.

La seconda parte del progetto include la trasformazione del parco adiacente a piazza Taksim in un centro commerciale, che prenderà però la forma di un campo militare ottomano costruito là nel diciannovesimo secolo e poi abbattuto negli anni della Repubblica. Erdogan si occupa personalmente della questione, che ha assunto un significato simbolico, ed è determinato a completare l’opera qualsiasi cosa accada.

Ad oggi, il costo dell’opera sono quattro morti, centinaia di feriti, una gran parte della città che respira lacrimogeni. La questione in gioco però non sono ormai gli alberi, circondati dall’abbraccio di persone di tutte le età e di colore politico, anche islamisti, per proteggerli. La questione è la qualità della vita in una città dove ogni fonte di ossigeno, ogni traccia di verde viene sradicata. La questione in gioco è un modello di sviluppo concentrato solo sul profitto, che ignora la persona, che crea mostri residenziali in cui i residenti possono essere solo tristi, distaccati da ogni attività urbana. La questione è la democratizzazione di un paese profondamente diviso politicamente e il cui governo, visto che ha il sostegno di metà della popolazione, crede di poter fare qualsiasi cosa. Gli scontri proseguiranno e le vittime aumenteranno. La gente però è determinata. La violenza della polizia li fa infuriare ancora di più.

Ieri mattina ho visto un blindato attaccare gli occupanti della piazza, che erano rimasti svegli tutta la notte, mentre facevano colazione e offrivano cibo  agli agenti della polizia. Immagini molto familiari per chi ha vissuto il movimento degli indignati a piazza Syntagma e altrove in Grecia. Quello che ieri hanno vissuto migliaia di persone per tutto il giorno devono saperlo tutti. Ci tornerò con pensieri più analitici. Il messaggio per il momento è uno: non sottovalutate il popolo; se può resistere alla povertà, può resistere anche alla ricchezza, se comprende che tutto viene deciso in sua assenza.

Versione originale:

Vaggelis Kechriotis
Fonte: http://enthemata.wordpress.com
Link: http://enthemata.wordpress.com/2013/06/01/vake/
1.06.2013

Versione italiana:

Fonte: http://atenecalling.org
Link: http://atenecalling.org/per-un-pugno-di-alberi/
1.06.2013

Da Istanbul, dove vive ed insegna, Vaggelis Kechriotis, assistente universitario di Storia all’Università del Bosforo, ci ha inviato stamattina il testo presente. Un’impressione ed un primo commento sulla grandiosa mobilitazione degli abitanti della città, che ieri si è intensificata drammaticamente. Visto che il foglio domenicale del giornale “Avgi” è stato già stampato, lo pubblichiamo immediatamente sul blog. Torneremo sull’argomento.

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