Ieri, domenica 8 maggio, Lee Ka-chiu è stato eletto nuovo capo dell’esecutivo di Hong Kong.
Dopo due anni di proteste e crisi politiche, Pechino è riuscito a piazzare un uomo di fiducia alla guida dell’ex colonia britannica, una persona che prima ancora di entrare in carica (dal 1° luglio) è già stata definita da diversi analisti come il capo dell’esecutivo più asservito a Pechino nella storia di Hong Kong.
Lee Ka-chiu, 64 anni non sicuramente passati a fare politica, è stato scelto per i suoi 40 anni di esperienza nella polizia di Hong Kong, emergendo come una delle figure chiave che è riuscita a sedare duramente le proteste Occupy Central Movement” e “Reverse Extradition”.
Lee, unico candidato imposto da Pechino ed eletto con 1.416 voti su 1.424, avrà il compito di promuovere l’articolo 23 della Legge Fondamentale di Hong Kong che prevede una risposta più severa contro i tentativi di eversione a danno del governo centrale, di garantire l’applicazione della Legge sulla Sicurezza Nazionale e promuovere l’educazione patriottica per gli abitanti di Hong Kong, al fine di rafforzare l’autorità generale del Partito.
Secondo gli analisti, uno degli obiettivi che Pechino si aspetta che Lee raggiunga è impedire il risorgere della democrazia a Hong Kong prima del 20° Congresso nazionale alla fine dell’anno e garantire una “società di Hong Kong docile e tranquilla”, obiettivo che solo chi ha l’appoggio delle forze dell’ordine può raggiungere.
Nel giorno dell’elezione, Unione Europea e USA hanno espresso grande preoccupazione per il fatto che le elezioni a Hong Kong violassero i principi democratici e il pluralismo politico, dicendo che era un altro passo verso lo smantellamento del principio di “un paese, due sistemi”. Pechino ha respinto al mittente tali accuse, additando la comunità internazionale di aver cercato di interferire negli affari di Hong Kong e negli affari interni della Cina.
Massimo A. Cascone, 09.05.2022
Fonte:
https://www.voachinese.com/a/eu-hk-election-20220509/6563396.html