PD, UNA BELLA SCHIFEZZA

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Le liste di Veltroni: aridatece er Cinghialone! – di fraba

Pd, una bella schifezza – di Benny Calasanzio Borsellino
I soldi di Veltroni – di SKA
Ai tempi del “Cinghialone” le liste elettorali erano infarcite di “nani e ballerine”. Bei tempi, oserei dire: perlomeno i nani sono divertenti e le ballerine sono gradevoli allo sguardo. Oggi svaniti gli “artisti” emerge una sequela di nomi che si candidano ad essere il “nuovo corso politico”, la futura classe dirigente del Paese.
Nella realtà invece, le “innovative” liste di Uòlter altro non sono che una sequela di “figlie di”, “mogli di”, amiche delle “mogli di”, grigi addetti stampa e portavoce, sconosciute segretarie, collaboratori vari e avariati, capi segreteria, leader e mezzi leader del Pd, tutti piazzati…

in collegi potenzialmente più che sicuri. E mentre il “Caimano” nelle sue liste ci ha sempre messo gli avvocati che lo hanno difeso dalle sue intemperanze giudiziarie, Uòlter sceglie i suoi futuri scudieri parlamentari fra personaggi che fino a ieri hanno sguazzato nel sottobosco politico e che tra due mesi, rischiamo seriamente di ritrovarci come onorevoli e senatori della Repubblica.

Vediamole quindi queste “nomination”, suddivise rigorosamente per categoria d’appartenenza.

Categoria “figli di”:
  • Marianna Madia – Il padre era amico di Uòlter e consigliere comunale della lista civica che in Campidoglio ha portato il suo nome. Lo zio è il celebre avvocato (tra gli altri di Mastella) Titta Madia.
  • Daniela Cardinale – Figlia dell’ex ministro Salvatore Cardinale cui è stato impedito di candidarsi personalmente. Da oggi, è possibile diventare deputati anche per diritto ereditario.

Categoria “moglie di”:

  • Anna Serafini – Moglie di Fassino. La regola dei “tre mandati” per lei è derogata. Seggio sicuro al Senato in un collegio della Sicilia.
  • Anna Maria Carloni – Moglie del “vicerè” Bassolino. Oltre a non voler defenestrare il marito, Uòlter si tiene stretta la moglie.

Categoria “segretari di”:

  • Luciana Pedoto – Segretaria dell’ex ministro dell’istruzione Giuseppe Fioroni
  • Salvatore Russillo – Collaboratore dell’ex ministro Rosy Bindi (anche i duri&puri hanno un’anima…)

Categoria “addetti stampa e portavoce”:

  • Silvio Siriana – Portavoce di Romano Prodi. Uno che quando si perde per Roma, sa sempre a chi chiedere le giuste indicazioni.
  • Piero Martino – Portavoce di Dario Franceschini.
  • Sandra Zampa – a metà tra questa categoria (come capo ufficio stampa di Palazzo Chigi) e quella de “i Clan” (intima confidente di Flavia Franzoni Prodi).

Categoria “i Clan”:

  • Il Clan Prodi candida oltre alla su citata Zampa anche Sandro Gozi, delegato alle questioni di San Marino; Ricky Levi, il responsabile “contegno british”; Mario Barbi, fido consigliere prodiano.
  • Il Clan Veltroni risponde con: Vinicio Peluffo, capo della segreteria del leader; Francesco Verducci, responsabile del suo sito internet; Walter Verini, storico capo segreteria prima a Botteghe Oscure e poi in Campidoglio.
  • Il Clan Franceschini schiera: Alberto Losacco, già capo segreteria alla Camera quando egli era capogruppo del Pd e oggi dirigente del PD; Antonello Giacomelli, attuale capo della sua segreteria.
Ciò detto per il 13 aprile questo blog organizza una bella gita “fuori porta”. Per il bus ci penso io. Chi porta il vino?
 
 
 
Finalmente hanno smesso di fingere. Finalmente il Partito Democratico, al momento della presentazione dei candidati, ha gettato la maschera del partito innovatore, del nuovo, del meglio e soprattutto del partito che, avendo nella coalizione siciliana Rita Borsellino, si faceva paladino dell’antimafia. Semplicemente si è mostrato per quello che è. Una perfetta schifezza, dal punto di vista politico, etico e morale. E ha pubblicamente preso una chiara decisione: noi la mafia non la lottiamo. Non ce ne frega nulla. Lo ha dimostrato con la scelta di alcuni uomini e l’esclusione di altri.
 
Cominciamo dai secondi. Hanno fatto fuori Beppe Lumia, impegnato da sempre nella lotta vera alla mafia, quella che si fa con le leggi, con le commissioni. Era stato anche presidente di quella Antimafia, nel 2000. E proprio a quel tempo era stata emessa la sua condanna a morte, da Provenzano in persona. Stava lavorando troppo e troppo in fondo, meglio ucciderlo, come riferì il pentito Giuffrè. Poi l’omicidio non si fece per l’eccessiva eco che avrebbe scatenato. Oggi, in compenso, gli hanno revocato la scorta. Morale: finite pure il lavoro. Il Pd ha deciso di parcheggiarlo, assieme a Nando Dalla Chiesa, non concedendogli le deroghe.
 
In compenso hanno fatto posto agli obrobri, ai peggiori uomini della Sicilia. E indovinate chi hanno inserito? Proprio lui, il mio cruccio, la mia vergogna: Vladimiro Crisafulli, dimostratosi, anche davanti alle telecamere nascoste, oltre che telegenico, anche intimo amico del mafioso Bevilaqua, di Enna. Parlavano di affari e assunzioni, ed è addirittura Crisafulli a mettere in riga il mafioso che si allargava con le richieste. Proprio oggi, combinazione, il candidato alla Regione Sicilia, Anna Finocchiaro, aveva accanto Crisafulli, ad Enna, nell’Auditorium dell’Università Kore. Tutti e due, assieme, uno accanto all’altra, a salutarsi ed abbracciarsi come vecchi amici. Bel segnale, bel segnale. “Suonala ancora Uolter”.
 
Il secondo, che in confronto a Crisafulli è un chierichetto, è Luigi Cocilovo, che secondo la sentenza del tribunale di Palermo, fu il collettore di una tangente da 350 milioni di lire (mentre era sindacalista della Cisl) “donata” dall’imprenditore messinese Domenico Mollica, per placare gli scioperi degli operai nei suoi cantieri. Il processo finisce in modo paradossale: Mollica condannato a tre anni per aver corrotto Cocilovo, Cocilovo assolto. Il tutto perchè, grazie alla legge sul Giusto Processo, le dichiarazioni non ripetute in sede dibattimentale, valgono solo contro chi le pronuncia e si autoaccusa e non contro chi viene tirato in ballo. A proposito di Cocilovo, piccola chicca. Dichiara Mollica che, al momento della consegna della tangente, Cocilovo svuota il denaro sul tavolo e poi saluta l’imprenditore-corruttore. Ma mentre Mollica esce, Cocilovo lo richiama e gli dice che pretende anche la valigetta di pelle, una Cartier, “dal valore di 4 milioni di lire”, dice sconsolato e scocciato Mollica per l’ulteriore pretesa.
 
Il terzo è un ex mastelliano, Nuccio Cusumano, l’uomo stordito dallo sputo di Barbato durante la bagarre-fiducia del Senato-osteria. Lui era stato coinvolto in una indagine per concorso esterno in associazione mafiosa e poi prosciolto. Fu arrestato invece nel 1999 per la gestione degli appalti dell’ospedale Garibaldi di Catania. Nel 2007 fu assolto. Ma c’è una piccola parentesi. Poco prima della sentenza di ass
oluzione, Cusumano si reca a Catania con Mastella (già ministro della giustizia) e chi incontra a porte chiuse? Il procuratore generale, Gianni Tinebra, appena nominato, che assolverà Cusumano nel 2007. Mastella nega tutto, poi i Radicali mostrano un video che riprende i tre. Tinebra, per amor di cronaca, è lo stesso che a Caltanissetta archiviò l’inchiesta di Luca Tescaroli sui mandanti occulti della strage di Via d’Amelio.
 
Io aspetto solo che, pubblicamente, qualsiasi esponente del Pd si permetta di parlare di lotta alla mafia. A quel punto, uomo o donna che sia, gli sputerò in faccia. Lo giuro. Dovete solo vergognarvi.
 
nota: dopo la sollevazione dovuta all’esclusione di Lumia con grandi contestazioni (consigliata la lettura di questo resoconto) a cui ha dato voce anche Beppe Grillo, Veltroni ha allestito una messa in scena reinserendo Lumia. A parte questo, gli altri restano tutti.
 
 
 
In merito alla questione Radicali-PD in cui i primi protestano per il rispetto del contratto elettorale con i secondi, Veltroni oltre alle dichiarazioni di rito ha anche detto qualcosa d’altro e sicuramente non a caso.

Abbiamo fatto un patto e non è stato semplice farlo. Lo abbiamo fatto sulla base di far partecipare la cultura dell’innovazione e per la stima che ho verso Emma Bonino. Poi è cominciato una cosa faticosa: prima chiedevano i soldi, e gli abbiamo dato i soldi, poi hanno chiesto di mettere per iscritto il patto e lo abbiamo fatto. Non scambiamo un accordo politico perché non è un tram dove si prenotano i posti e si viene portati

(link)

Ammette candidamente che i Radicali hanno richiesto soldi, ma soprattutto che gli sono stati dati soldi per farli entrare nel PD e firmare l’accordo elettorale.

Non molti giorni fa si è letta la notizia di un’indagine nei confronti del sen. De Gregorio per corruzione in relazione al contratto stipulato tra Forza Italia e l’associazione “Italiani nel mondo”. Detta in parole povere: Forza Italia avrebbe promesso di sostenere finanziariamente “Italiani nel mondo” – ed un primo passaggio di denaro è stato accertato – sia per ottenere voti in Senato, sia per far passare l’assocazione di De Gregorio tra le fila del centro-destra.

Io che sono un uomo “di strada” – come dice Ascanio Celestini – non riesco a capire quale sia nella fattispecie la differenza tra i due casi. Sempre che Veltroni non dica cose a caso proprio durante la campagna elettorale.

E comunque alla fin fine, pur senza pensare a reati ipotizzabili, siamo sempre lì nella nostra piccola Italia con piccole persone che hanno piccolo valore che formano piccoli partitini, ma per grandi interessi.

 

Fonte: www.pressante.com
Link: http://www.pressante.com/index.php?option=com_content&task=view&id=866&Itemid=54
6.03.08

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