Farafin Sâa François Sandouno
Il Panafricanismo è l’unità delle diverse manifestazioni d’Africanità, una teologia della liberazione (per riprendere un concetto caro a Dom Helder Camara) in senso afrocentrico. È una corrente che segue la tradizione unitaria dei grandi Imperi dell’Africa precoloniale (Impero Manden , Impero Wagadu, Impero Ashanti, Impero Kongo, Impero Zulu, Dahomey, Impero d’Etiopia, Kemet). Il solidarismo e il desiderio di unione è una caratteristica della Civiltà Africana, e questo desiderio si è proiettato nella sua Diaspora nella Storia.
Il quilombismo e il marronaggio : prima forma di panafricanismo
Il Panafricanismo un’etica che è stata applicata fin dal 1600 con i Quilombos in Brasile (il più famoso era il Quilombo Dos Palmares, di cui uno dei celebri leader era Zumbi Dos Palmares), Regni autonomi costruiti da Neri che praticavano il cosiddetto marronaggio, ossia l’opposizione al sistema schiavista e capitalista. Una tradizione di resilienza e resistenza che ispirò la Cerimonia Vudù di Bois-Caïman il 14 agosto 1791 (inaugurata da Dutty Bukman, iniziato alla Spiritualità da una Donna Nera): così si pongono le basi della Rivoluzione Haitiana che debutterà dopo 9 giorni, condotta da Neri Cimarroni (resistenti) che vinsero sull’esercito napoleonico. Haïti divenne la prima Repubblica Nera della Storia, sotto la guida di Jean Jacques Dessalines.
Il panafricanismo anticoloniale e la negritudine : seconda forma di panafricanismo
Il sentimento unitario Africano verrà recuperato da teorici come Benito Silvayn, Martin Delany e in seguito Marcus Garvey. Quest’ ultimo concettualizzò l’idea di un Impero Nero Africano potente economicamente e politicamente , e il ritorno di tutti gli Afro-discendenti nella Terra Madre Africa. Per Garvey, precursore del Nazionalismo Nero Rivoluzionario con impostazione Panafricana, tutti i Neri dovevano sentirsi Africani e non cittadini di territori al di fuori dell’Africa. All’epoca, era emersa nel mondo francofono diasporico una corrente filosofico-letteraria conosciuta come “Negritudine” e i suoi quadri più radicali furono le Sorelle Nardal, Aimé Césaire, Léon Goltran Damas (e Senghor, seppur divenne un occidentalista in seguito). Tutti loro furono dei fondamentalisti dell’Identità Nera Africana. Queste visioni furono esportate in Africa nel 1945 grazie a personalità come Kwame Nkrumah, Sékou Touré, Hailé Sélassié, Julius Nyerere, Jomo Kenyatta, Ruben Um Nyobe, Lumumba (oppositori al colonialismo e artificieri della decolonizzazione). Ma dopo il colonialismo, le antiche potenze coloniali continuarono a dominare alcune nazioni africane con la collaborazione dei dirigenti africani anti-panafricani e anti-rivoluzionari. Dopo anni dalla decolonizzazione, un nuovo male era apparso : il neocolonialismo, e i suoi oppositori furono personalità come Sankara e Gheddafi.
Il panafricanismo sovranista, tradizionalista e multipolare contro il globalismo neoliberale: terza forma di panafricanismo
Oggi il Panafricanismo del XXI secolo, che portiamo avanti, si trova di fronte ad nuovo male da combattere: il globalismo neoliberale (sul piano economico e sociale). La nuova resistenza nella Diaspora implica un “neo-marronaggio” (per costruire comunità nere autonome ed endosolidali), un sankofa necessario (per una rivoluzione conservatrice afrocentrica che definisco “sankofismo”), una Negritudine Integrale (come esaltazione di chi siamo, attorno ad un Logos Africano) e una “neo-quilombalizzazione” delle coscienze per un ritorno alla nostra Identità Integrale e alla nostra Tradizione fondamentale di fronte al magma liberal-progressista. Mentre in Africa, deve fondarsi sul concetto continentalista/afroimperiale che definisco “Afrokrazia”, in cui il potere economico e politico sarà di nuovo riacquisito, per un Heartland tellurico Panafricano di fronte alla talassocrarazia globalista, per un’Africa federata, libera, sovrana, in un mondo multipolare, e aperta a tutti gli Afro-discendenti del Mondo.
In questo neo-panafricanismo, l’Africa deve costituirsi in Impero potente (con una Cultura valorizzata, con la Tradizione fondamentale, con una lingua che ci unisca), in cui un ritorno alla nostra Età dell’Oro (lo Zep Tepi) sarà effettuato di fronte alla degenerazione dell’Età del Ferro (l’anti-Tradizione portata avanti dall’Occidente).
L’Africa rinascerà, perché i suoi figli e le sue figlie sono impegnate in questo progetto civilizzazionale.
In onore di Dio Onnipotente!
In onore degli Antenati!
Per l’unione dell’Uomo Africano e la Donna Africana!