FONTE: PETROLITICO (BLOG)
“Sarebbe una consolazione, per la nostra debolezza e per i nostri beni, se tutto andasse in rovina con la stessa lentezza con cui si produce e, invece, l’incremento è graduale, la rovina precipitosa.”
Lucio Anneo Seneca (Lettera a Lucilius, n. 91)
Era annunciato, è ora dimostrato. Almeno per il modello di sviluppo dei paesi P.I.I.G.S. (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna): prima crolla il consumo di petrolio, poi un po’ meno quello del consumo energetico totale, infine va giù il prodotto interno lordo (solo l’aumento della spesa pubblica e quindi del debito, anche privato, tengono in piedi la macchina, per inerzia…). Dal 1989 non siamo più cresciuti “tanto”. Dal 2005 non riusciamo più ad incrementare le importazioni: è il nostro picco personale, il socialismo perfetto, l’efficacia dei motori endotermici o le nuove tecnologie non potranno invertire la rotta, ne’ ora ne’ mai. Eravamo un unico multi-paese dell'”importa, trasporta e consuma”. Non è più nemmeno un circolo vizioso quello evidenziato ora dai dati nel grafico a lato, lo è stato finora, a ridosso del picco del light sweet crude oil…, ma adesso acquisisce la forma di un processo lineare discendente, con alte probabilità inarrestabile che ci porterà al razionamento energetico irreversibile.
Lo ha dimostrato* dieci giorni fa, dati alla mano, Gail Tverber, penna di Business Insider e Energy Bulletin, nel suo interessantissimo e crudele blog personale, Our finite world, da cui ho tratto questa immagine allucinante anche per il sottoscritto abituato a vedere le correlazioni tra energia che ci è venuta a mancare e morte che arriverà. Per l’Italia, solo ieri ho pubblicato il dato del -40% di importazioni petrolifere dal 2000, oggi ho controllato il PIL pro-capite: nello stesso arco di tempo è calato di circa il 20%, a scoppio “ritardato”: questo crollo economico ci impedirà, se mai ce ne fosse e non ce n’è, di importare altro petrolio disponibile sul mercato ad un prezzo “migliore”…
Come potrebbe essere altrimenti? E’ il TIPICO comporamento delle variabili in gioco, spiegato decenni fa dalla teoria economica della tragedy of the commons, già intuita da Aristotele fu messa a punto da Garrett Hardin nel 1968. Quello che ci capita oggi e ci capiterà era scritto. Inoltre la caduta è sempre più rapida della crescita (il “dirupo di Seneca” ce l’ha invece rispiegato di recente il prof. Bardi**).
Prolungando i grafici sul futuro, per i paesi PIIGS il futuro è nero, con o senza tagli la caduta sarà rapida e senza ritorno. Milioni di kilometri di strade vuote con le auto parcheggiate per sempre, raffinerie spente, luce elettrica solo un paio d’ore ogni sera e solo nelle città: questo è il futuro tra neanche dieci anni.
Quindi? Che fare? La risposta è sempre la stessa e ce l’ha fornita Marco Aurelio, 2000 anni fa: “L’errore altrui, lasciamolo dove l’abbiamo trovato”. Ricominciamo da dove ci eravamo fermati, come uomini, che viene da humus: la terra.
Fonte: http://petrolitico.blogspot.
Link: http://petrolitico.blogspot.it/2012/07/piigs-consumi-petroliferi-e-pil.html
5.07.2012
*link: http://ourfiniteworld.com/2012/06/28/lower-oil-prices-not-a-good-sign/
**link: http://ugobardi.blogspot.fr/2011/09/effetto-seneca-perche-il-declino-e-piu.html