DI THOMAS WALKOM
Per Osama bin Laden George W. Bush è la scelta migliore. Le sprezzanti politiche di Bush in Medio Oriente hanno funzionato da “manifesti di reclutamento” per al Qaeda. I suoi colossali errori di valutazione in Iraq hanno trasformato il paese in un terreno fertile per gli stessi terroristi islamici che gli americani vogliono distruggere.
Osama bin Laden ci ha fatto sapere la sua scelta per le elezioni presidenziali americane. Ora aspettiamo di vedere se gli elettori americani seguiranno il suo comando.
Per bin Laden, George W. Bush è chiaramente la scelta migliore. Le sprezzanti politiche di Bush in Medio Oriente hanno funzionato da “manifesti di reclutamento” per al Qaeda. I suoi colossali errori di valutazione in Iraq hanno trasformato il paese da una funzionante, seppur crudele, dittatura secolare in uno stato fallito – un terreno fertile per i veri terroristi islamici che gli americani vogliono distruggere.Bin Laden sa che solo uno sforzo mondiale coordinato può annientare le unità di terrore che agiscono in suo nome. Deve essere elettrizzato dall’idea che Bush abbia allontanato dell’America così tanti alleati .
Un recente sondaggio elaborato su scala internazionale ha rilevato che la maggioranza dei paesi si oppone profondamente alle politiche di Bush alla Casa Bianca. In Canada, il sentimento anti-Bush si diffonde così ampiamente che addirittura i conservatori di Stepher Harper lo trovano politicamente utile per esprimere alcuni dubbi riguardo l’incombente schema di difesa missilistica del Presidente.
Dagli attacchi terroristici a New Yok e a Washington, Bush si è mosso in maniera cosiderevole per mettere i giochi in mano a bin Laden.
All’inizio, non sembrava così. Quando Bush salì al potere, la nuova amministrazione repubblicana sembrava preparata ad abbandonare la posizione fallimentare dei democratici clintoniani in Afghanistan e stipulò alcuni accordi con le autorità talebane del paese.
Ancor prima che la presenza di bin Laden divenisse una questione di rilievo, il presidente Bill Clinton aveva in maniera consistente bloccato gli sforzi dell’Afghanistan di ritornare nella comunità internazionale – soprattutto in seguito all’appello di alcuni settori chiave della base democratica che rimasero comprensibilmente schoccati dal trattamento che il regime riservava alle donne.
I repubblicani furono molto più realistici. Capirono che le brutali politiche afgane avevano meno a che fare con il regime talebano piuttosto che con i fanatismi culturali e religiosi che si diffondono profondamente nel paese. Questa argomentazione è sostenuta anche da alcuni documenti di associazioni come Human Rights Watch, che sottolineano come molte donne in Afghanistan siano rimaste nelle medesime, pessime, condizioni, nonostante i Talebani non siano più al potere.
Per un momento, a metà del 2001, sembrava che la Casa Bianca di Bush stesse preparando qualche tipo di riavvicinamento coi talebani. Questo si sarebbe rivelato una mossa letale per bin Laden. I suoi campi di addestramento dei terroristi erano in grado di agire in Afghanistan proprio perchè il paese era caotico e isolato.
Nell’immediato, era quasi inevitabile che gli Stati Uniti prendessero di mira l’Afghanistan: erano assetati di sangue.
Ovviamente, questa non era una buona notizia per bin Laden.
Ma sarebbe stato ancora peggio se gli Stati Uniti avessero dato ai Talebani l’ultimatum per spedire il loro leader del terrore in esilio. Questo avrebbe potuto spezzare i legami tra al Qaeda e le tribù in Afghanistan e Pakistan da cui i Talebani traevano il loro sostegno.
Invece, Bush organizzò l’invasione, inviò i Talebani sulle montagne e generò così una rivolta che fornì nuovi sostegni per la crociata di bin Laden contro l’America.
Ma nulla fu più d’aiuto per i terroristi islamici dell’invasione americana dell’Iraq. Una dittatura, che bin Laden detestava e da cui era detestato, venne destituita. Al suo posto fu lasciato il nulla.
Le truppe d’invasione americane commisero gli inevitabili errori che fanno tutti i poteri d’occupazione. Poi hanno fatto di peggio – fallendo nella sicurezza dei confini (dunque permettendo che soldati stanieri entrassero nel paese); fallendo nella sicurezza degli armamentii, imprigionando e torturando quotidianamente gli iracheni.
Bin Laden deve aver ringraziato Dio per avergli dato un avversario simile.
Così ora lui ha assegnato il suo voto. Probabilmente avrebbe preferito marcare il suo segno elettorale con un attacco terroristico negli Stati Uniti (così si poteva attribuire a Bush di averlo fermato). Ma un videotape è la miglior cosa che si avvicina a quest’idea.
In questo nastro, il capo del terrore non palesa la sua scelta. Non lo deve fare. Come chiunque, egli sa che le questioni di sicurezza sono un punto importante della politica di Bush e che una dichiarazione pubblica di bin Laden cresce il livello di paura e di rabbia in America.
Egli è, inoltre, attento a insultare personalmente Bush, deridendolo per la sua stordita reazione alle notize sugli attacchi dell’11 settembre (il Presidente continuò a leggere la storiella di una capra a una scolaresca della Florida e poi iniziò a volare sul paese mentre il vice presidente Dick Cheney portava avanti le cose a Washington).
Bin Laden presumibilmente sa che il modo migliore per far sì che la gente sostenga il proprio leader è avere un fattore esterno e odiato che lo ridicolizzi.
Abbiamo scoperto relativamente presto la manovra per cui bin Laden si è adoperato. Può essere che sia così. Gli americani si trovano in uno stato d’animo stranamente irrazionale.
La ri-elezione di Bush non implicherà (nonostante le dichiarazioni dello sfidante democratico John Kerry) che gli Stati Uniti stringeranno la morsa su al Qaeda.
Ma questo genererà nuove possibilità di gravi errori e di valutazioni errate. Per bin Laden questo è qualcosa per cui vale la pena fare il tifo.
Thomas Walkom
© 2004 Toronto Star
Da: http://www.commondreams.org/views04/1102-26.htm
Traduzione a cura di Nuovi Mondi Media
Fonte.www.nuovimondimedia.it
3.11.04