ORO E CARTA MONETA

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DI LARS SCHALL
mmnews.de

Intervista a Egon von Greyerz

Egon von Greyerz, partner della Matterhorn Asset Management AG in Svizzera, è ben noto per le sue chiare e accurate analisi degli sviluppi finanziari mondiali. Lo sconfortante messaggio è senza appello: “Gli anni bui sono arrivati”. In questa intervista esclusiva per la MMNews, von Greyerz espone il suo punto di vista sull’iperinflazione, la fine dell’impero americano e le attese per quel che riguarda il mercato dell’oro.

Signor von Greyerz, di recente ho intervistato il gestore d’investimenti Marshall Auerback e gli ho chiesto di parlarci dell’iperinflazione negli USA [1]. Ha letto la risposta. Che ne pensa, e perché la sua opinione differisce radicalmente da quella di Auerback?


Praticamente senza eccezioni, l’iperinflazione è la conseguenza di un collasso monetario, non della spinta della domanda o di un andamento incontrollabile dei costi.

Prerequisito dell’iperinflazione è una recessione/depressione deflazionaria, o non inflazionaria, che provochi un grosso deficit pubblico. Per finanziare il deficit, il governo emette titoli di debito. In un primo momento gl’investitori continuano a comprare obbligazioni pubbliche, soprattutto nel caso degli Stati Uniti (il dollaro è una moneta di riserva). Siamo nella prima fase del ciclo di emissione di cartamoneta. Successivamente gl’investitori stranieri smettono di comprare obbligazioni, e il governo deve riacquistare i suoi stessi titoli di debito. Siamo nella seconda fase del ciclo di emissione di cartamoneta, quella dell’ “alleggerimento quantitativo” (un divertente nonsenso per indicare questa operazione). Quando l’accrescersi del deficit accelera l’emissione di moneta, gli stranieri non comprano più carta straccia priva di valore e la valuta comincia a svalutarsi. Si arriva così a un circolo vizioso di perdita di valore della valuta, maggiore emissione monetaria, inflazione e, per finire, iperinflazione. Mi rendo conto di star semplificando il succedersi dei fatti che portano all’iperinflazione, ma ritengo necessario spiegare le cose in modo tale da permettere al maggior numero possibile di persone di capire il meccanismo.

Per come la vedo io, l’alleggerimento quantitativo accelererà sia nel Regno Unito che negli USA. In entrambi i paesi la disoccupazione reale sta crescendo: negli Stati Uniti supera il 20% (parliamo di 30 milioni di persone, il che, se si tiene conto delle persone a carico, significa che oltre 100 milioni di americani subiscono le conseguenze della disoccupazione), mentre nel Regno Unito raggiunge il 17%, cioè 6.400.000 individui (circa 20 milioni, tenendo conto delle persone a carico). In altri termini, nei due paesi quasi un terzo della popolazione soffre le conseguenze della disoccupazione, e la cifra aumenta giorno dopo giorno; siamo in una situazione insostenibile.

Il prossimo settore che, quest’autunno, imporrà una maggiore emissione monetaria è quello finanziario. Negli ultimi 12-18 mesi non è stato risolto un solo dei tanti problemi che affliggono le banche e il mondo finanziario; sono stati semplicemente nascosti sotto il tappeto. La situazione debitoria è ancora critica: buona parte dei derivati (1 quadrilione di dollari) sono privi di valore: la cifra di 500 trilioni resa nota dalla BRI (Banca dei regolamenti internazionali) è un semplice “abbellimento” per mascherare la realtà. Le ipoteche Option A e Alt A costituiscono, almeno negli USA, altri settori a rischio, potenzialmente più pericolosi dei subprime. E poi abbiamo i fabbricati commerciali, il credito personale, i finanziamenti auto, e così via: in massima parte sono stati acquistati nell’epoca d’oro e non c’è alcuna speranza che possano essere ora rimborsati.

Sono fermamente convinto che quest’autunno dollaro USA e sterlina inglese perderanno valore; è l’inizio della fase d’iperinflazione che si propagherà poi in molti paesi.

Quale saranno le conseguenze dell’iperinflazione statunitense per l’economia globale? Può parlarne nel contesto d’assieme dell’impero americano?

L’iperinflazione non si limiterà agli USA, ma colpirà anche il Regno Unito, come ho appena detto, per poi estendersi in molti paesi dell’est europeo e negli stati baltici. Se l’Irlanda non sarà ancora entrata nella zona euro subirà la stessa sorte.

USA, Regno Unito e alcuni altri paesi conosceranno una depressione iperinflazionaria; molti altri dovranno invece affrontare una dura recessione accompagnata da depressione. Nel mondo odierno esiste una totale interdipendenza nei settori finanziario e commerciale. Quest’anno negli USA hanno cessato le attività oltre 100 banche; la FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) è restata senza fondi e nei prossimi mesi il governo dovrà stampare una massa impressionante di cartamoneta per finanziarla. Ma, all’eccezione di Lehman, fino ad oggi hanno ceduto solo banche piccole; sono convinto che nei prossimi 6-12 mesi varie banche importanti dovranno affrontare gravi problemi. Penso che esista un elevato rischio di forti pressioni su alcuni dei principali istituti finanziari statunitensi. Il governo americano potrebbe riuscire a salvarne uno, di certo non due. E il macigno incombe praticamente su tutte le banche, non sparirà certo dopo il primo caso. Prendiamo la JP Morgan Chase, che possiede circa 100 trilioni di dollari di derivati; in caso di mancato pagamento è a rischio questa enorme somma di derivati. Se la più grande economia mondiale collassa, il resto del mondo subirà grossi contraccolpi: le importazioni statunitensi, e il commercio globale in generale, crolleranno drasticamente provocando quasi certamente una depressione mondiale. Esiste anche una forte possibilità che il sistema finanziario non possa sopravvivere nella sua forma attuale: c’è un limite alla possibilità di stampare moneta, e lo abbiamo praticamente raggiunto. Come presidente della FED Greenspan è stato un vero incompetente, così come lo è adesso Bernanke. C’era una sola soluzione possibile per ogni problema: immettere liquidità sui mercati e liberalizzare la valuta. I banchieri si sono arricchiti, i politici hanno adorato la manovra perché i loro elettori avevano l’illusione di essere ricchi, e ben pochi si sono resi conto che si trattava di una falsa prosperità basata sui debiti. C’è stata una intesa segreta tra politici e banchieri, ed entrambi hanno tratto enormi benefici dalla bolla del credito e dall’emissione di valuta; l’economia americana e di molti altri paesi è stata guidata da potere e ingordigia.

Quando impareranno i politici che stampare moneta serve solo a mantenerli al potere per un breve periodo, ma distrugge al tempo stesso economia e finanza? Già nel lontano 1729 Voltaire aveva detto che “La cartamoneta finisce col ritornare al suo valore intrinseco: ZERO”. Nessuna valuta è durata per lungo tempo nella sua forma originale, e il dollaro, così come molte altre valute, subirà nel tempo la stessa sorte. A lungo termine, sarebbe molto meglio per il mondo che la sterpaglia prendesse fuoco, permettendo così alla foresta del sistema finanziario mondiale di ricominciare a crescere su basi più solide. Nessun politico sarà così coraggioso da lasciar fallire le banche, perché il crollo dell’attuale sistema finanziario supergonfiato provocherebbe conseguenze catastrofiche. Ma disgraziatamente è probabile che la catastrofe avvenga comunque e che nei prossimi anni si debba assistere a un collasso incontrollabile del sistema finanziario mondiale che cambierà il mondo come lo conosciamo oggi.

Per quel che concerne l’impero americano, è praticamente agli sgoccioli. Sul piano politico o finanziario, pochissimi stati rispettano oggi gli USA, che stanno agendo come il famoso imperatore nudo: sono alla bancarotta finanziaria e intellettuale, ma pensano ancora di essere alla guida del mondo. Non fraintendetemi: adoro gli Stati Uniti e il popolo americano, ma il paese è in tremende difficoltà.

Come ho detto nella mia newsletter “The Dark Years Are Here”, per superare la crisi attuale potrebbero volerci una ventina d’anni, o forse anche di più. Non dimenticate che i secoli bui sono durati 5 secoli!

Quali sono i vantaggi dell’oro rispetto al dollaro americano?

Tenete presente la frase di Voltaire: “La cartamoneta finisce col ritornare al suo valore intrinseco: ZERO”. In passato i governi dovevano almeno stampare per creare moneta, ma adesso, nell’era dell’elettronica, basta premere un pulsante. In qualsiasi epoca, la tentazione di stampare soldi per rimanere al potere è sempre stata forte.

Per 5.000 anni l’oro ha svolto la funzione di moneta mentre nessuna valuta cartacea è durata tanto a lungo. L’oro non può essere stampato, non è legato a debiti di sorta, non è la valuta di un paese in particolare, non può essere manipolato (se non a corto termine), è segno di ricchezza, è indistruttibile (in pratica, tutto l’oro prodotto esiste ancora), e ha un elevato rapporto valore/peso (tutto l’oro prodotto potrebbe essere racchiuso in un cubo di 20 metri cubi).

Inoltre l’oro può essere estratto in quantità limitate; la produzione annuale sfiora le 2.500 tonnellate e si sta riducendo. In altre parole, ogni anno ne viene immesso sul mercato per un valore di soli 80 miliardi di dollari, una somma ridicola per i mercati finanziari attuali: solo 800 miliardi di dollari, lo 0,5% del patrimonio finanziario globale, sono investiti a titolo privato. Le banche centrali di tutto il mondo sono compratori netti, con Cina e Russia che acquistano tutto quello che passa tra le loro mani e che possono ottenere senza far salire troppo il prezzo. Da un certo tempo avevo annunciato che la successiva fase nella corsa al rialzo dell’oro sarebbe cominciata nell’autunno 2009; oggi siamo attorno ai 1.000 dollari e prevedo un rapido ulteriore aumento. Attualmente nessun investitore medio o fondo d’investimento possiede oro, ma presto le cose cambieranno; e gl’investitori non si affideranno a oro cartaceo ma esigeranno oro fisico. Con una produzione limitata, la crescente domanda di metallo prezioso può essere soddisfatta solo facendone salire il prezzo, cosa che succederà presto. Ritengo che ci sia un solo modo per acquistare oro: dev’essere ceduto il metallo vero e proprio, che deve restare nelle mani dell’acquirente ed essere conservato al di fuori del sistema bancario. Ed è proprio questo servizio che la Matterhorn Asset Management e la nostra divisione GoldSwitzerland rendono agl’investitori.

Una recente newsletter per la “Matterhorn Asset Management” s’intitolava “The Dark Years Are Here”[2]. Ci può spiegare cosa accadrà nel futuro prevedibile, a parte gli sviluppi inflazionari che la spingono ad affermare che l’umanità sta entrando negli anni bui?

In tutto il mondo la disoccupazione continuerà ad aumentare, i deficit pubblici cresceranno, le entrate si ridurranno, le spese esploderanno, i crediti e derivati tossici del sistema finanziario non verranno mai rimborsati. A causa di questa massa di problemi, la recessione innescherà una depressione e una successiva iperinflazione, che porterà a sua volta a un collasso deflazionario. Con un sistema finanziario sull’orlo del collasso, per molti anni la vita non sarà più la stessa: sarà praticamente impossibile mantenere legge e ordine pubblico, dovremo affrontare rivolte sociali ed espansione del crimine, in molti paesi trionferà l’anarchia, scarseggeranno gli alimenti e si espanderà la povertà estrema, scoppieranno guerre. Per molti anni il mondo non sarà più lo stesso. Ma ogni problema nasconde un lato positivo: la famiglia tornerà ad essere il perno della società. La società attuale, fondata su valori materiali e gratificazioni a breve termine sparirà, mentre torneranno a trionfare ben radicati valori etici e morali, centrati sulla famiglia e gli amici.

Tra i motivi che spiegano l’aumento del prezzo dell’oro c’è la paura delle tendenze inflazionarie. Per la prima volta dal febbraio di quest’anno, il 7 settembre il prezzo è schizzato al di sopra della “fatidica soglia” dei 1.000 dollari all’oncia. Continuerà ad aumentare? Se non lo farà, secondo gli esperti “potremmo assistere a un rapido declino delle riserve minerarie dei metalli preziosi. In parole povere, se il prezzo dell’oro non riuscirà a superare i 1.000 dollari all’oncia e scenderà al di sotto dei 920 sarà un brutto segno”[3].

Alla luce di un sistema finanziario costruito sulla sabbia, dell’iperinflazione e dell’emissione di moneta, il prezzo dell’oro non scenderà; se c’è mai stato una situazione chiara per gl’investimenti, è proprio questa. Alcuni si chiedono cosa succederebbe se ci dovessimo invece trovare di fronte a un collasso deflazionario; il prezzo dell’oro non scenderebbe? Secondo me, le probabilità di collasso deflazionario sono minime, perché i governi non smetteranno di stampare moneta. Ma anche se sbagliassi e ci dovessimo trovare in una situazione simile, l’oro continuerebbe a rappresentare la migliore protezione: in caso di collasso deflazionario il sistema bancario non avrebbe benché minima possibilità di sopravvivere. Crediti e derivati non potrebbero essere rimborsati; ecco perché, che si tratti di deflazione o d’inflazione, l’oro è la carta vincente.

Sin dal 2002, “Matterhorn” aveva consigliato ai suoi clienti d’investire il 50% del proprio patrimonio liquido in oro fisico. È curioso. Perché proprio il 50%? E ancora: in questi tempi di crisi, quali elementi dovrebbe contenere o non contenere un portafoglio patrimoniale di tipo conservativo?

È semplice. Quando consigliammo ai clienti d’investire il 50% del loro patrimonio nell’oro, il prezzo del metallo giallo era a un livello irrisorio, 300 dollari. Già a quel tempo prevedevamo che le bolle immobiliare e del credito avrebbero creato grossi problemi al sistema bancario e avrebbero scatenato l’inflazione/iperinflazione. Dopo la rivalutazione dell’oro, che ha triplicato il suo valore, i clienti che avevano seguito il nostro suggerimento e avevano investito nel metallo prezioso il 50% del loro patrimonio liquido, hanno visto la quota lievitare fino a superare l’80%. Pensiamo che l’80% in oro fisico sia una percentuale corretta, e che una parte minore potrebbe essere investita in argento. L’argento ha possibilità di rivalutazioni superiori all’oro, ma la sua quotazione è molto volatile. Penso che un 10-15% potrebbe essere investito nelle riserve minerarie di metalli preziosi, che offrono enormi possibilità ma non preservano il patrimonio. Se mai dovesse accadere qualcosa al sistema finanziario gl’investitori non potrebbero avere accesso alle loro riserve per anni. E non bisogna scartare il pericolo di nazionalizzazione delle miniere o di tassazioni punitive in caso di aumento dei prezzi.

In uno scenario iperinflazionario, il valore delle azioni potrebbe crescere senza che aumenti il valore reale. Negli ultimi 10 anni, il rapporto tra oro e Dow (e tra oro e la maggior parte dei mercati azionari nel mondo) è aumentato di oltre l’80%, e mi attendo un ulteriore aumento del 90%. Sconsiglio nel modo più assoluto le obbligazioni pubbliche, e in genere qualsiasi tipo di obbligazione. Gl’investitori verranno difficilmente rimborsati con moneta corrente, e i loro prezzi collasseranno all’aumentare dei tassi d’interesse.

Ci sono molti modi per investire nell’oro. “Matterhorn” non offre tutte le alternative possibili. Perché ne escludete alcune, e perché consigliate di non conservare il metallo prezioso all’interno del circuito bancario?

L’oro fisico gestito a titolo personale e conservato al sicuro al di fuori del circuito bancario rappresenta la sola vera forma di salvaguardia del patrimonio. Qualsiasi alternativa è virtualmente oro cartaceo. Molti ETF (fondi indicizzati quotati, NdT) non maneggiano oro fisico, e se anche lo fanno tutto quello che avete in mano è un pezzo di carta, di nessun valore se il sistema bancario collassa.

Conservare l’oro in casa è decisamente un’idea da scartare. Con l’aumento dei crimini dei prossimi anni, sarebbe molto rischioso. Esistono due grandi e ottime società che vendono oro via Internet e lo conservano al di fuori del circuito bancario; ma in tal caso non siete proprietari di veri lingotti, ma solo di frazioni di barre di 400 once. Se il sistema finanziario s’inceppa non potete andare a ritirare il vostro lingotto per far fronte alle spese.

Non esiste ovviamente un metodo garantito al 100 per 100 per salvaguardare il patrimonio degl’investitori in ogni possibile situazione. Ma per vivere in tutta tranquillità è fondamentale avere un piano che offra il massimo livello di protezione possibile.

Il 3 settembre Hong-Kong ha ritirato tutto il suo oro fisico dai depositi di Londra [4]. Che ne pensa?

Penso che abbia fatto bene. Ognuno dovrebbe conservare il proprio sotto il suo diretto controllo; c’è un tale passaggio di oro tra le banche centrali che alla fine potrebbe non restarne niente.

Come sa, da anni circola la voce che le riserve d’oro tedesche non si trovino in Germania ma a New York. Supponiamo che sia vero; non sarebbe il momento giusto per recuperarle? E se tutte le riserve d’oro tedesche sono veramente conservate nelle casseforti della FED di New York, che vantaggio ne trae il popolo tedesco?

Penso che la Germania dovrebbe recuperare il proprio oro, e per gli stessi motivi che hanno spinto Hong Kong a farlo. In primo luogo sarebbe il solo modo per sapere che l’oro esiste davvero, e in secondo luogo non mi piacerebbe che un altro paese controllasse il mio oro, soprattutto non una nazione sull’orlo della bancarotta.

Un’ultima domanda. Come lei sa il GATA (Gold Anti-Trust Action Committee) afferma che il mercato dell’oro è controllato dal “Cartello dell’oro” per pilotare il prezzo del metallo [5]. Condivide l’attività di Bill Murphy e dei suoi sostenitori?

Conosco molto bene il GATA e le sue attività, e sono convinto che il mercato dell’oro sia controllato; Bill Murphy e il GATA hanno svolto un eccellente lavoro per tentare di spezzare il monopolio. Penso che ben presto le manipolazioni dell’oro cartaceo saranno inefficaci e che solo quello fisico avrà valore. A questo punto la gente si renderà conto che buona parte del metallo prezioso delle banche centrali è stato ceduto e ci saranno discrepanze con la quantità fisica esistente. Il passo successivo sarà un audit delle banche centrali effettuato dai nuovi governi, perché quelli attuali fanno parte del cartello, e sono sicuro che si scoprirà che buona parte dell’oro manca o è stato contabilizzato due volte. Le conclusioni dell’indagine avranno un forte impatto sul prezzo del metallo prezioso.

Grazie per il tempo che ci ha dedicato!

Lars Schall
Fonte: www.mmnews.de/
Link: www.mmnews.de http://www.mmnews.de/index.php/200910043905/Gold-Silber/Gold-vs.-Paper-Money.html
4.10.2009

Traduzione per www.comedonchisciote.org a cura di CARLO PAPPALARDO

FONTI:

[1] cfr.Lars Schall: “Marshall Auerback: ‘Many years of economic stagnation’”, 7 settembre 2009 in:
http://www.mmnews.de/index.php/200909063709/Rohstoffe/Marshall-Auerback-Many-years-of-economic-stagnation.html
Per la precisione, bisogna sottolineare che Auerback non condivide l’opinione secondo cui negli USA bisogna attendersi un’iperinflazione stile Weimar. Auerback è consapevole che le politiche monetarie inflazionarie sono nell’agenda della FED: “Bernake deve continuare a rilasciare dichiarazioni intransigenti sull’inflazione per evitare contraccolpi disastrosi nel settore obbligazionario, ma la sporca verità è che l’inflazione e la debolezza del dollaro sono il solo modo di uscire dal pantano del debito; le due cose ne riducono il costo reale” (Marshall Auerback, “Inflation: The strategy that dare not state its name”, 8 maggio 2009, http://www.creditwritedowns.com/2009/05/ i nflation-the-strategy -that-dare-not-state-its-name.html

[2] Egon von Greyerz: “The Dark Years Are Here”, 4 giugno 2009: http://matterhornassetmanagement.com/newsletter/?newsletter=20

[3] Puru Saxena: “Big Move Coming”, 3 settembre 2009: http://www . financialsense.com/editorials/saxena/2009/0903.html

[4] Chris Oliver: “Hong Kong recalls gold reserves, touts high-security vault”, 3 settembre 2009: www.marketwatch.com/story/hong-kong-recalls-gold-reserves-from-london-2009-09-03

[5] cfr. Lars Schall: “Gold-Manipulation: ’They are about to hit the wall’“, intervista con Bill
Murphy, 31 agosto 2009: http://www.mmnews.de/index.php/200908313669/Gold-
Silber/Gold-Manipulation.html. Per maggiori dettagli cfr. il sito GATA: www.gata.org
Last Updated ( Monday, 05 October 2009 )

Egon von Greyerz è fondatore e partner della Matterhorn Asset Management AG di Zurigo (http://matterhornassetmanagement.com). La Matterhorn e la sua divisione investimenti aurei fanno parte dell’Aquila Group, il più grande gruppo svizzero indipendente di gestione patrimoniale. Von Greyerz, nato e cresciuto in Svezia, ha cominciato la sua carriera come banchiere a Ginevra, ha lavorato e vissuto per 17 anni a Londra, e sin dagli anni ’90 ha preso parte alle attività d’investimento finanziario. Pubblica con cadenza mensile la Gold Market and World Economy Newsletter sul sito della Matterhorn, per far conoscere il suo punto di vista sugli sviluppi più recenti. L’indirizzo del sito della GoldSwitzerland è: www.goldswitzerland.com.

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