Maurizio Blondet – 7 novembre 2021
Una lezione per noi che non ne abbiamo: la resistenza ai soprusi dell’oligarchia UE radicata sulla storia patria magiara, e la fiducia nel coraggio storico esercitato dagli ungheresi anche contro avversari schiaccianti. Come nel ’56, quando “fummo i primi a ribellarci all’ordine sovietico”.
Illuminante l’identificazione dell’ingerenza UE verso la Polonia (sistema giudiziario) e l’Ungheria (imposizione dei”valori” LGBT) con “la dottrina Breznev”, detta anche della sovranità limitata. Nel 1968, il segretario del PCUS Leonid Breznev sancì, davanti alla dirigenza comunista polacca, che qualsiasi tentativo di cambiare l’ordine interno verso “il capitalismo” sarebbe stato visto come “preoccupazione non solo del paese interessato, ma di tutti gli altri paesi comunisti”. E, quindi, sarebbe arrivato “un aiuto fraterno” per impedirlo.
Non è esattamente quello che l’oligarchia UE sta applicando contro Polonia e Ungheria? Non ha trasformato forse l’UE in zona a sovranità limitata? Gli ungheresi sanno riconoscere una dittatura, quando ne vedono una.
Si noterà il beffardo alludere allo “zio George” (così si chiama lo Zio Sam in Ungheria): “Quando avrebbero dovuto venire in aiuto [nel 1956] non l’hanno fatto; ora sono qui senza essere stati invitati…”
Insomma una lezione di cultura politica patria. Confido che Orban ne abbia tanta da non fidare troppo sull’Italia: sa che siamo un paese grosso ma non grande e, di solito, finiamo le guerra dalla parte del nemico.
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