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''OPZIONE SALVADOR'' IN IRAK: GLI SQUADRONI DELLA MORTE ENTRANO IN CAMPO

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A cura di Davide
Il 10 Gennaio 2005
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Sottoponiamo alla vostra attenzione questo breve articolo pubblicato sull’odierno “Corriere della Sera” (10/1/2005). Sul contenuto informativo, incredibilmente asettico, non crediamo che gli appartenenti alla lista abbiano alcun dubbio sullo scannatoio innescato dall’invasione angloamericana in Irak; qualche libbra di carne in più non sposta purtroppo l’entità della carneficina in atto. Più inquietante è il tono scontato del testo, analogo nei maggiori quotidiani in edicola. Gli esportatori di democrazia sono disponibili a tollerare qualsiasi violenza, pur di affermare il primato occidentalista. Non ci stupisce fattualmente, data l’incontenibile corruzione morale degli “imperialisti umanitari”, che li porta a qualsiasi pragmatismo. Un “cuore di tenebra” dalle prospettive planetarie: agghiaccianti. Più sottile è il ragionamento in merito a cosa sia un totalitarismo oggi, i suoi mezzi di attuazione e il ruolo monopolistico dei media nell’assunzione, nell’opinione pubblica liberale, di un abito mentale criminale, truculento e contemporaneamente moderato e perbenista. L’assuefazione al male. All’oggi siamo giunti alla giustificazione implicita di guerre preventive ed illegittime, non dichiarate, bombardamenti indiscriminati sulle popolazioni civili con diecine di migliaia di morti, utilizzo di armi non convenzionali, sequestri, torture e abbrutimenti di ogni tipo, prigionie illimitate senza stato giuridico e prove inerenti, omicidio gratuito e preventivo. Qual fine giustifica tali mezzi se non una proterva, per quanto patinata, dittatura?   

Redazione AriannaEditrice

NEW YORK – E’ l’ultima carta che il ministro della Difesa Donald Rumsfeld è deciso a giocarsi, per fronteggiare ciò che il Pentagono chiama ormai apertamente «il pantano iracheno». Si tratta degli «squadroni della morte», composti dall’élite militare Usa, che Rumsfeld vorrebbe spedire in Iraq col compito di dare la caccia ai capi della ribellione sunnita, per assassinarli o rapirli.
Lo rivela il settimanale Newsweek , secondo cui il piano, ribattezzato «Opzione Salvador», s’ispira alla strategia – tuttora segreta – usata dall’amministrazione Reagan all’inizio degli anni 80 contro i guerriglieri di sinistra in America centrale. Per sconfiggere i ribelli salvadoregni, il governo Usa finanziò ed addestrò le famigerate «squadre della morte» governative, incaricate di terrorizzare e uccidere i leader ribelli e i loro seguaci.

Nonostante la bufera di polemiche contro una politica che ha portato alla morte di innumerevoli civili innocenti, la destra americana, ieri come oggi, la considera il grande successo dietro la sconfitta dei ribelli in Salvador. Tra questi c’è anche John Negroponte, attuale ambasciatore Usa in Iraq ed ex protagonista dello scandalo Iran-Contra.
Il Pentagono avrebbe insomma intenzione di fare il bis in Iraq, addestrando elementi scelti fra i Peshmerga curdi e i miliziani sciiti, per dare la caccia, anche oltre il confine con la Siria, a insorti sunniti e loro sostenitori. Resta tuttavia non chiarito se debba essere una strategia di eliminazione fisica o di rapimento dei «bersagli», per trasferirli in località segrete e interrogarli.

In discussione è anche quale agenzia governativa – il dipartimento della Difesa o la Cia – sarà responsabile di tutta l’operazione. «Con Rumsfeld – scrive Newsweek – il Pentagono ha cercato aggressivamente di costruire il proprio apparato di intelligence clandestina, guidato dal sottosegretario alla Difesa Stehen Cambone». Ma ciò avrebbe urtato la suscettibilità dei vertici Cia, contrarissima a cedere al Pentagono un compito che, storicamente, le spetta. Il governo ad interim del premier iracheno Iyad Allawi sarebbe uno dei più fermi propugnatori dell’«Opzione Salvador», coordinata da Abdallah Al-Shahwani, direttore dell’intelligence irachena.
«Questo è il fulcro del problema – spiega a Newsweek una fonte del Pentagono -. La popolazione sunnita oggi non paga alcun prezzo per l’aiuto fornito ai terroristi. La nostra nuova strategia – incalza – è volta proprio a incutere terrore nella gente della strada sui rischi insiti nell’aiutare i ribelli».

Alessandra Farkas
Fonte:www.corrieredellasera.it
10.01.05

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