DI VALERIO LO MONACO
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L’occhio del grande fratello diventa sempre più grande e intrusivo. L’Agenzia delle Entrate, secondo la disposizione che consente al fisco l’accesso diretto ai conti correnti bancari – cioè il Sid (Sistema interscambio dati) – da domani potrà entrare a suo piacimento nei dettagli dei movimenti bancari di tutti i cittadini che ne possiedono uno. Certo, la cosa era già possibile, dietro richiesta specifica e autorizzazione, ma da oggi non solo sarà sistematica, ma anche diretta, automatica ed estesa a tutti.
Ogni banca dovrà anzi dotarsi di un responsabile per tale operazione, e il collegamento tra i conti correnti e l’Agenzia sarà diretto. Addirittura con una comunicazione annuale.
Naturalmente è superfluo considerare che per chi non ha nulla da temere, in tal senso, non cambierà nulla. Così come, è evidente, nulla cambierà per chi è abituato da sempre a evadere le tasse: chiunque, dal professionista al commerciante e soprattutto alle grandi aziende, naturalmente usa strumenti differenti dal normale conto corrente per muovere i propri capitali, per illeciti che siano. Dunque da questo punto di vista il Sid, malgrado quello che si sente cianciare in giro, è inconcludente. Eppure la cosa ha in ogni caso una sua rilevanza, perché tutta l’operazione va letta nella chiave ulteriore alla quale appartiene.
I dettagli in fine dei conti sono poco rilevanti: la norma comprende oltre ai conti correnti anche i depositi di titoli azionari, le gestioni patrimoniali, i fondi comuni, i fondi pensione, le carte di credito, le operazioni sul mercato dei metalli preziosi e anche le cassette di sicurezza. Tutto ciò, insomma, che di lecito sino a ora è possibile utilizzare per conservare i propri averi in modo ufficiale. E tutto ciò, pertanto, che chiunque evade le tasse si guarda bene dall’utilizzare. Da questo punto di vista, a finire nella rete del fisco, sarà pertanto chi, tra gli evasori, è uno sprovveduto. I piccoli ladri di galline, per intenderci. Gli altri, tutti i “grandi altri”, naturalmente continueranno a far circolare nel sistema sommerso i propri denari e averi non dichiarati. E in tal senso, tanto per chiarire le acque, è recentissimo il rifiuto del sistema svizzero di comunicare, ad esempio al governo degli Stati Uniti, lo scambio di informazioni in merito ai correntisti Usa in terra elvetica. Così come, anche in questo caso superfluo forse ribadirlo, nulla, oltre a “tante chiacchiere” è stato fatto sul serio in tema di paradisi fiscali.
La norma che entra in vigore domani è dunque ridicola dal punto di vista della “lotta all’evasione”, lo capisce chiunque. I motivi sono evidentemente altri.
Nello specifico, se è vero che come detto sino a ieri era comunque possibile per il fisco, dietro richiesta, andare a vedere i conti dei cittadini in oggetto di indagini, il fatto di rendere la cosa automatica, estesa a tutti e addirittura con cadenza periodica – le banche dovranno fare un’unica trasmissione annuale – è esattamente ciò che deve allarmare, e non poco.
Il punto è questo: il Sid è in grado di funzionare senza l’intervento di personale umano. Quando l’operatore della banca avrà avviato la procedura (come detto, operazione una tantum) i dati viaggeranno da soli, in automatico. Praticamente, c’è da supporre, operazione dopo operazione.
Ciò significa un controllo diretto e permanente di ogni movimento, minuto dopo minuto, ritiro presso un bancomat dopo l’altro e addirittura operazione via pc dopo l’altra. Monitorare tale attività consente, per via della geolocalizzazione degli sportelli automatici e degli indirizzi ip dei computer dai quali si svolge ogni operazione, in pratica creare una mappatura precisa al millimetro non solo degli spostamenti di denaro, ma degli spostamenti della persona stessa.
È, questa del Sid, una norma che si inscrive pertanto nel solco del controllo diretto della vita di ogni singolo individuo, con il solito, e facile da vendere, pretesto che, per lottare contro la criminalità e gli illeciti, si debbano consegnare parti sempre più ingenti della propria privacy in mano a una autorità superiore. In questo caso il fisco.
Una operazione di tal fatta va pertanto letta nel quadro generale di un ulteriore spostamento in avanti, anzi in profondità, verso la società del controllo globale. Quando si viene controllati in ogni singolo spostamento, e quando ciò avviene anche dal punto di vista economico, nella società del denaro nella quale viviamo, ciò significa che il passo successivo, sul serio, sarà solo quello di imporre alle persone di farsi impiantare in chip sottopelle, per questioni di sicurezza. A meno di non vivere, e sono in molti a farlo, in condizioni di assoluta intracciabilità: senza utenze, senza conti correnti e senza carte di credito. Finché per legge, beninteso, non si sarà costretti a utilizzarli pena il decadimento dei diritti civili di cittadinanza. Ed è un passo, quest’ultimo, niente affatto remoto.
Valerio Lo Monaco
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24.06.2013
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