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La Redazione

 

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OLTRE LO TZUNAMI

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A cura di Davide
Il 29 Dicembre 2004
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DI MARCO BAZZATO

La tragedia del 26 dicembre, sta mostrando ogni giorno di più tutto il suo carico di morte e distruzione, accendendo i riflettori su una delle zone più povere del mondo, portando alla ribalta l’atroce realtà i più di centomila morti, ben lungi da essere la cifra finale.
I media continueranno a dare risalto alla tragedia, almeno finché tutti i cinquemila connazionali saranno rientrati dal Paradiso dei ricchi, divenuto in Inferno per tutti.
I nostri rientrano in Italia accolti tra microfoni, coperte, vestiti, psicologi che li aiutano a superare il trauma del castello dorato dei tropici sbattuto via come la casa costruita sulla sabbia, ma per chi resta poi si spera non scenda lentamente la coltre di silenzio.
Il mondo ricco ha mostrato ancora una volta il suo volto più abietto, con stanziamenti per gli aiuti delle popolazioni colpite che rispetto alla tragedia biblica, appaiono fino a questo momento come monetine lanciate nella fontana di Trevi.

L’Unione Europea ha stanziato trenta milioni di euro per i primi aiuti, gli Stati Uniti quindici milioni di dollari; gli ingaggi d’alcuni sportivi di fama mondiale superano tranquillamente i cinquanta milioni di Euro all’anno, e a Hollywood un grande attore non esce nemmeno da casa per quindici milioni di dollari, ed un budget di centomilioni di dollari viene considerato “normale” da addetti ai lavori e non.
Ma poi chi andranno ad aiutare per primi?

Alle popolazioni che bruciano cadaveri, senz’acqua e generi di prima necessità, oppure andranno a ricostruire alberghi, bungalow in modo che i turisti possano tornare il prima possibile, alimentando il circolo chiuso dei paradisi esclusivi per pochi?
Ora piangiamo le nostre vittime, appaiono più importanti tredici morti rispetto agli oltre centomila attualmente dichiarati, ma cosa importa? Mica vivevano a New York, o Roma, o Parigi, vivevano in case di paglia e terra.

Chi pagherà i costi di questi rientri anticipati? Lo Stato quindi tutti i cittadini Italiani? O i villeggianti sfollati e non (come ha detto ieri sera il Direttore della Protezione Civile Dottor Bertolaso nello speciale Tg1 delle 22.30 del 28 dicembre, riferendosi a qualche compagnia aerea straniera e Tour Operator che stanno cercando di far volgare sciacallaggio per risparmiare sui costi di pacchetti vacanze già pagate e giunti alla naturale scadenza, facendo ricadere tramite la Protezione Civile i costi sulla collettività… poi il discorso è stato interrotto) che ne hanno usufruito? Cinismo sul dolore? Cinismo delle domande sui fatti? C’è poco da stare allegri, la gara del pietismo si è vista in tutto il suo smielato insulto ai morti, con interviste a poveri Vip che hanno scampato il pericolo, a cittadini che si ritempravano dalle fatiche di fine anno, serviti in villaggi da dipendenti che nemmeno possono sognarsi un decimo di quanto è presente nella valigia da viaggio di un italiano, e dulcis in fundo un eletto Cittadino Italiano intervistato nello Speciale Tg1 (28 dicembre) che dopo essersi salvato, si lamentava per la presenza di scarafaggi nella stanza d’albego.
Da una parte globalizzati con merci e denaro, ma appena succede la tragedia, scatta il campanilismo più bieco, la globalizzazione diviene surplus scomodo da accettare e, da relegare il meno spazio possibile nei media, perché porta ricordare e vedere il volto reale d’una parte sconosciuta del mondo, lasciando in un luogo marginale i racconti a favore superstiti locali che hanno saputo dare ai ricchi occidentali, aiuto, sostegno, forza e speranza, loro che per primi mancano delle ricchezze materiali considerate ormai essenziali nel nostro quotidiano.
Quanto vale una vita umana?

Dipende dal passaporto, se di uno Stato dell’Unione Europea o degli Stati Uniti, si parla di vite strappate, hanno un altissimo valore e và l’aiuto prioritario, il cordoglio umano e sociale, se hanno altri passaporti, o nemmeno il denaro per un documento d’identità… non esistono, cadaveri da bruciare per evitare il pericolo d’epidemie.
Ancora pochi giorni e forse scenderà il silenzio, la notizia non sarà più notizia, la fame e dissenteria tornerà abitudine costante delle popolazioni colpite da tifoni e monsoni come caratteristiche stagionali da vagliare prima di partire, ma nonostante tutto alleviati da aiuti silenziosi di operatori umanitari pubblici, privati, aconfessionali e non che lavorano e cercano d’arginare le sofferenze degli ultimi della terra raggiungendo raramente le pagine dei media internazionali.
Tante domande affiorano dalla mente, ma riceveranno il silenzio dell’ingiustizia della negazione dell’uomo sull’uomo, dal dolore dei pochi, relegando il dolore dei molti.
I paradisi tropicali sconvolti? Cosa importa effettivamente? Quei luoghi incontaminati sono tornati incontaminati, allontanando per un po’ la civiltà del consumo, ma come un drago a cento teste tornerà ad allargare i suoi artigli, per dare un ricco posto al sole ai tanti stressati dal quotidiano traffico cittadino, dal capoufficio che urla e chiede di più ai dipendenti, ad illustri personaggi che cercano riparo dalle moltitudini urlanti di fan esagitati.

Tutto il resto? Nulla, il sipario calerà, tornando alla routine sicura dei morti nelle guerre fatte dagli uomini del “Primo Mondo” chiuso come un forte del ricco West pronto a sterminare o rimandare a casa ogni pellerossa o pellenera che s’avvicina, lanciando missili Tomahawk al misero costo di un milionecentocinquantamila dollari (tutto compreso) su città, villaggi e zone rurali (nell’Afganistan ed Iraq ne furono lanciati più di cinquecento per un valore di circa cinquecentosettantacinque milioni di dollari) rasi al suolo per la libertà, stanziando quindici milioni all’ONU per i primi aiuti umanitari, e Colin Powell dichiara orgoglioso che l’Amministrazione Statunitense non è tirchia, dove?

Marco Bazzato
Sofia (BG), 29.12.2004
[email protected]
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