DI MIGUEL MARTINEZ
Kelebek
La fantasiosa polarizzazione destra-sinistra, con i suoi due fantasmi – il Regime Berlusconi e l’Arrivo dei Comunisti a Cavallo – ci distrae dalla percezione di come funziona realmente l’oligarchia sotto cui viviamo.
Che è costituita da un giro assolutamente trasversale di imprenditori e affaristi vari, con tecnici, giornalisti e guitti al seguito, spesso imparentati tra di loro.
I politici costituiscono un contorno carnevalesco e presenzialista, ma contano solo nella misura in cui fanno parte del giro giusto: non basta certo essere eletti in parlamento per essere qualcuno.
Prendiamo due piccoli esempi.
“Conflitto d’interesse”, in Italia, significa la questione, certo macroscopica, del capo dell’opposizione che è anche proprietario delle tre reti Mediaset. Un conflitto d’interesse di cui la sinistra parla da tredici anni, senza aver mai fatto nulla per risolverlo quando era, ed è, al governo.
Eppure il termine “conflitto d’interesse” descrive perfettamente anche il fatto che la moglie del vicepresidente del Consiglio è una dipendente del capo dell’opposizione: la signora Barbara Palombelli, moglie di Francesco Rutelli, è infatti stata assunta, certamente con un bellissimo contratto, al Tg5.
Su questo conflitto d’interesse, il silenzio è unanime, perché non conviene né alla destra né alla sinistra farne un problema.
A volte, però, nelle furibonde e insensate risse tra i poli, i calci fanno girare qualche sasso, permettendoci di vedere i vermi che si nascondono sotto.
Un commentatore di questo blog, Stradivari, ha fatto notare che in questi giorni i siti di destra pullulano di insulti contro una certa signora Elisabetta Spitz, di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima.
Ecco un breve riassunto, tratto da un blog di destra:
“Cercando sul sito del Governo, si vede che, effettivamente, il 2 febbraio 2007, durante la seduta del Consiglio dei Ministri n.36 , “Il Consiglio dei Ministri.. sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Romano Prodi.. con il parere favorevole del Ministro dell’Economia Bersani”, è stato deciso, tra i tanti provvedimenti all’ordine del giorno, anche il “rinnovo per un triennio dell’incarico di Direttore dell’Agenzia del demanio conferito all’architetto Elisabetta SPITZ”, che altri non è che la moglie di Follini.
[Marco Follini e sua moglie Elisabetta Spitz ]
Qualcuno potrebbe pensare che se l’incarico della signora Follini è la riconferma di un incarico triennale precedente, allora la sua nomina sia avvenuta all’epoca del nepotista governo Berlusconi.
Ma non è così.
L’architetto Spitz, infatti, fu nominata Direttore dell’agenzia del demanio (che dipende dal Tesoro) nell’aprile 2000, da Vincenzo Visco, con contratto privato.
Quella nomina suscitò polemiche e fu presentata anche una interrogazione parlamentare da Luca Volonté e Mario Tassone, che sono (anzi, erano) compagni di partito di Follini. Essi chiedevano di sapere se fosse vero che l’architetto Elisabetta Spitz -che risultava aver già progettato la ristrutturazione della sede del partito dei DS, a Roma, in via delle Botteghe Oscure- avesse sottoscritto il contratto da direttore dell’istituenda agenzia del catasto per circa 650.000.000 annui”.
La signora Spitz, ovviamente, interessa ai destri perché è piuttosto evidente che il rinnovo del contratto privato alla moglie di Follini, ha qualcosa a che fare con il fatto che Follini ha scoperto poche settimane dopo di avere il cuore che batte a (centro) sinistra.
Ma proprio per questo una vicenda estremamente interessante finisce nel solito tifo calcistico, come se il problema fosse, “Follini si è fatto comprare”. Una sciocchezza, perché Follini non sarebbe Follini, se non fosse un venduto in partenza.
In realtà, sugli aspetti veramente interessanti di questa vicenda, i destri sono costretti a tacere.
Quello che segue è il mio tentativo di ricostruire la faccenda, con tutti i limiti di una breve ricerca su Google fatta da un modesto traduttore di manuali tecnici: sono quindi pronto a correggere ogni eventuale errore.
In pratica, a quanto pare, abbiamo un architetto, la signora Elisabetta Spitz coniugata Follini, socio di una società privata di “consulenza e progettazione”, chiamata Abt.
Se è vero che la signora Spitz aveva appena ristrutturato la sede centrale dei Ds in via Botteghe Oscure – credo che sia stata poi venduta o affittata a privati – ne possiamo dedurre che la Spitz non mancasse di ottimi contatti a sinistra.
Verso la fine del passato governo di centrosinistra, il ministro di centrosinistra Visco mette questa signora a capo della neonata Agenzia del Demanio, cioè in pratica di tutto ciò che lo Stato possiede, con uno stipendio lordo di 650.000.000 di lire l’anno (oltre 1.000 Euro al giorno lavorativo, per capirci). [1]
Nella gestione del demanio, Visco ci piazza anche Gualtiero Tamburrini,
“professor universitario a Urbino; presidente dell’Osservatorio sul patrimonio degli enti previdenziali presso il ministero del lavoro e della previdenza sociale; direttore tecnico di NOMISMA fondata dal professor Prodi… “
Il progetto del sinistro Visco passa con i voti di tutto il centrodestra.
I casi sono due. O la signora Spritz è responsabile di tutto ciò che è successo al demanio dopo il 2000; oppure ha intascato cifre astronomiche per non fare nulla (come sostiene Maurizio Blondet). Io ovviamente non sono in grado di giudicare.
Comunque si dice che Visco abbia affidato sempre all’Abt un contratto per ristrutturare il grande palazzo dei Monopoli nel cuore di Roma, futura sede del ministero della Finanza.
Ora, siamo costretti a scrivere “si dice”, perché Visco ha “secretato il provvedimento di assegnazione dei lavori“, evitando la gara pubblica e anche di dire a chi ha assegnato il lavoro. Scopro così che il segreto di stato non si applica solo ai rapimenti CIA in territorio italiano.
Poco dopo, la signora Spitz diventa consigliere di amministrazione anche dell’Eur Spa, che è proprietaria dell’attuale sede del ministero delle Finanze, proprio quello che verrà trasferito appunto dopo nell’ex-palazzo dei Monopoli.
Ora, i mille Euro al giorno, la signora Spitz li riceve durante un periodo preciso: quello della svendita del patrimonio dello Stato italiano ad amici, cugini e committenti.
Sono infatti cinque anni che il centrosinistra denuncia, e a ragione, le devastazioni senza precedenti che sono state compiute sotto il governo demaniale della signora Spitz, attribuendo però tutto a quel comodo diavolo che è il “berlusconismo” e senza dire che la Spitz è nata sotto il centrosinistra.
Infatti, la signora Spitz in Follini naviga felicemente dal governo di centrosinistra a quello di centrodestra, dove,nel 2002, passa sotto i suoi auspici un decreto che istituisce la Patrimonio S.p.A.: a quanto ho capito, una ditta a partecipazione statale che incamera i beni dello Stato, rendendoli ipotecabili e permettendo così di usarli come garanzia per prestiti.
Tra i beni messi nel cosiddetto “listone” della Patrimonio S.p.A., c’erano beni commerciali, monumenti, boschi, spiagge, tutti mescolati alla rinfusa.
La cosa era talmente sconvolgente, che quando l’anno scorso si è votato, e io sono rimasto a casa, l’unico piccolo dubbio mi era sorto proprio su questo: “forse il centrosinistra, in materia patrimoniale e ambientale, sarà un pochino meno peggio…” Con la rinonima della signora Spitz, il dubbio mi è passato.
Poi la signora Spitz in Follini – o se lei è solo un prestanome, l’ente che lei dirige – ha venduto, pare, tutti gli uffici dei tre enti previdenziali italiani a qualcosa che si chiama Fip, un consorzio di banche tra cui Banca Imi Spa, Barclays Capital, Lehman Brothers International (Europe) e The Royal Bank of Scotland Plc. Poi la Fip dovrebbe affittare le stesse sedi agli enti previdenziali. [2]
E così via. In tutto ciò che riguarda il patrimonio italiano in questi ultimi anni, in tutte le operazioni poco chiare (e distruttive sul piano culturale e ambientale), c’è sempre lei: la signora Spitz in Follini.
E il bello è che continuerà a esserci.
Miguel Martinez
Fonte: http://kelebek.splinder.com/
Link: http://kelebek.splinder.com/1172737102#11170610
01.03.2007
Note:
[1] Maurizio Blondet parla di 300 mila Euro l’anno nel 2004.
[2] Il contratto d’affitto dura nove anni, ma prevede che l’Inps debba ripagare l’intero valore dell’immobile entro sette anni, oltre a occuparsi della manutenzione.
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