O ECUADOR O GUANTANAMO

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DI PEPE ESCOBAR
asiatimes.com



Con una mossa di grande suspense di cui John Le Carré andrebbe fiero, la superstar di Wikileaks Julian Assange è entrato martedì scorso nell’ambasciata ecuadoregna a Knightsbridge, al centro di Londra, ha chiesto asilo politico invocando la Dichiarazione dei Diritti Umani dell’ONU e ha dato il via ad un’ennesima tempesta internazionale.

Il Ministro degli Esteri dell’Ecuador Ricardo Patino ha confermato che il Governo di Rafael Correa a Quito sta valutando questa richiesta; nel frattempo Assange rimarrà “sotto la protezione del governo ecuadoregno”.Assange, in una breve dichiarazione, ha voluto esprimere la sua gratitudine verso l’ambasciatore ed il governo dell’Ecuador per la disponibilità a valutare la sua richiesta. E’ anche vero che nel Novembre del 2010 l’Ecuador aveva già offerto ad Assange un permesso di soggiorno.

Dal di fuori, questa vicenda pare essere ancora una volta a sfondo sessuale. La settimana scorsa la Corte Suprema del Regno Unito aveva respinto in via definitiva l’appello presentato da Assange contro l’estradizione in Svezia. La sua presenza è richiesta a Stoccolma per essere sottoposto alle indagini su un presunto reato di stupro di una donna e su un altro reato di aggressione sessuale verso un’altra donna avvenuto nell’Agosto del 2010.

Le diaboliche Fans di Julian


Il caso svedese contro Assange è davvero una storiaccia scandinava, che vede come attori una procuratrice notoriamente mangiauomini, (Marianne Ny) e due “fans”, Anna Ardin, grande manipolatrice e assetata di vendetta, e la timida Sofia Wilen, che hanno avuto entrambe rapporti sessuali consenzienti con Assange.


La Ardin reclama vendetta su Assange – che scambiò i suoi favori sessuali per la giovane Wilen. Fu la Ardin che convinse la Wilen a sporgere denuncia di aggressione sessuale – accompagnando la Wilen alla stazione di polizia.


L’interrogatorio alla Wilen non era ancora concluso che una poliziotta chiamò la procuratrice e ottenne un mandato di arresto per Assange “in absentia”. Il fatto che la procuratrice abbia emesso un mandato senza neanche aver letto i capi d’accusa – di Wilen o di Ardin – dimostra che questo non è un sofisticato noir Scandinavo: è robaccia dozzinale.

Tutto avvenne un venerdì sera. Il sabato mattina uno squallido tabloid svedese di stampo Murdochiano destrorso, l’Expressen, sbatté in copertina la foto di Assange con il titolo “Doppio stupro”.

Secondo alcuni documenti ufficiali della polizia, la Wilen era distrutta; non voleva accusare Assange di stupro. Il suo fidanzato americano addirittura testimoniò che la Wilen era superparanoica sul fatto di fare sesso senza preservativi.


Per quanto riguarda la Ardin, avrebbe detto ad un’altra poliziotta in un’intervista telefonica che il rapporto sessuale con Assange era stato consensuale – ma sarebbe stato fuori luogo che si fosse saputo che avveniva senza preservativi. Tra l’altro, si e’ ricordata di essersi molto arrabbiata del fatto che non usava preservativi solo dopo un bel pezzo: evidentemente il sollazzo durava da giorni.


Allo scopo di evitare che WikiLeaks stabilisse il suo Quartier Generale in Svezia, ecco che entra in azione la furiosa “destra” svedese. Provvidenziale la presenza come mentore di Karl Rowe, consigliere da due anni del Primo Ministro Fredrik Reinfeldt, una sorta di Reagan svedese.

Dopo aver intimato ad Assange di distruggere tutti i file di WikiLeaks che rivelavano un’enorme quantità di segreti militari, diplomatici e d’intelligence statunitensi, al Pentagono non importa se si tratta di robaccia costruita o di una trappola a sfondo sessuale.

Il Pentagono deve prendere Assange, costi quel che costi. In pratica è stato già segretamente condannato. E’ il prossimo Bradley Manning – su schermi Imax 3D. Il Gran Giurì è già riunito e pronto ad agire.

Questo dopo che un portavoce del Pentagono ha ufficialmente rivelato qual è la strategia in atto: “Se le attuali misure prese per WikiLeaks non saranno sufficienti, allora escogiteremo delle alternative per costringerlo a fare la cosa giusta”.

Un biglietto solo andata per Quito, per favore


Assange ha tempo fino a giovedì della settimana prossima per presentare ricorso contro la decisione della corte inglese alla Corte Europea dei Diritti Umani a Strasburgo. Gli stessi giudici britannici hanno detto che se l’appello non verrà accolto, Assange sarà deportato in Svezia entro la mezzanotte del 7 luglio prossimo. Prima della mossa ecuadoregna, i suoi legali avranno sicuramente valutato tutte le sue prospettive.

Assange è in custodia cautelare dietro cauzione (più di $370,000, pagata dai suoi sostenitori) in Inghilterra dall’autunno del 2010. Essenzialmente è agli arresti domiciliari in una casa nelle campagne del Suffolk di proprietà di Vaughan Smith, fondatore del Frontline Club di Londra; deve fare rapporto alla polizia ogni giorno e indossa un bracciale elettronico.


In una dichiarazione, Assange ha detto che vuole chiedere asilo politico poiché il suo paese d’origine, l’Australia – nella persona del Primo Ministro Julia Gillard – gli aveva rifiutato protezione; la Svezia era un paese “dove i più alti funzionari mi hanno fortemente e ufficialmente attaccato”; e gli Stati Uniti erano un posto dove era “accusato di crimini politici” punibili persino con la pena di morte.


Ciò che segue è materia di John Le Carré. Assange è immune dall’estradizione? Dato che non ha più la libertà provvisoria su cauzione che farà Londra? Tenterà di arrestarlo? Come sbroglierà questa matassa la SOCA (Serious Organized Crime Agency, agenzia inglese che si occupa di richieste di mandati di arresto in Europa)? Come farà Assange ad uscire dall’Ambasciata e raggiungere un aereo per volare a Quito se fosse ancora sotto cauzione e potenzialmente soggetto ad un mandato di estradizione?

Ma indovinate un po’? I grandi gruppi dei media statunitensi stanno già conducendo una campagna denigratoria anti – Ecuador. Il paese viene deriso perché “solo uno su tre abitanti hanno accesso al web”. Correa viene duramente descritto come un mostro peggio di Hugo Chavez, con una reputazione da “sfrontato provocatore nei rapporti tra i paesi in via di sviluppo dell’America Latina e gli Stati Uniti”.


Secondo il Ministro degli Esteri Patino, Assange avrebbe personalmente scritto a Correa per chiedergli asilo politico. La complicità intellettuale tra Assange e Correa viene confermata dalla recente intervista senza esclusione di colpi con il presidente ecuadoregno sulla rete RT (Russia Today – gruppo radiotelevisivo del governo in Russia).

Fu proprio durante questa intervista che Assange ricevette un’ offerta di asilo politico (ma non direttamente dal presidente).

Resta il fatto che Assange non è un fuggitivo. Ha tutti i diritti di cercare asilo politico poiché vittima di violazione dei diritti umani – e rischia seriamente di essere estradato dall’oggi al domani. La Svezia infatti non ha mai dato garanzie ad Assange di estradarlo negli Stati Uniti.

Se Assange fosse stato Chen Guangcheng – che denuncia gli eccessi della Cina – tutto l’intero occidente ipocrita si sarebbe schierato con lui. E tutto questo mentre Dubya, Dick and Rummy (George W Bush, Dick Cheney e Donald Rumsfeld), le Tre Letali Cariatidi, possono distruggere un intero paese ed essere ancora a piede libero.



Pepe Escobar è autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007) e di Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge. Il suo libro più recente appena pubblicato è Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). 

Lo si può contattare all’indirizzo: [email protected] 



Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/Global_Economy/NF21Dj03.html
21.06.2012


Note:
1. Per l’intervista di Julian Assange al presidente Rafael Correa, questo e’ il
link

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63

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