DI GIANLUCA FREDA
Blogghete!
Chi sarà stato a far saltare in aria l’Hotel Marriott di Islamabad, che ha lasciato sul terreno 53 morti e un cratere grande quanto un laghetto alpino? Ma l’Iran, perbacco! C’è bisogno di chiederlo?
Forse un po’ sì, perché di fronte al groviglio di interessi politico-economico-energetico-militari di cui il Pakistan è diventato il bandolo, l’ultima nazione a cui verrebbe spontaneo attribuire questa poco utile carneficina è proprio la vecchia, rampante ed energeticamente autonoma Repubblica Islamica. Ma quando un’ipotesi di coinvolgimento di paesi terzi appare largamente improbabile, c’è sempre una rivendicazione telefonica che prontamente provvede ad indirizzare le orecchie dell’opinione pubblica sulla bubbola giusta. Così è avvenuto che un anonimo buontempone, sedicente esponente di un semi-ignoto gruppuscolo fondamentalista iraniano denominato Fedayeen-i-Islam, abbia telefonato alla sede di Islamabad dell’emittente Al Arabiya, pronunciando la fatidica frase: “Cucù, siamo stati noi”. Poco importa che Fedayeen-i-Islam sia un gruppuscolo antidiluviano i cui ultimi exploit risalgono agli anni ’50 e ’60. Tutti i media del mondo hanno immediatamente ripreso la notizia del probabile coinvolgimento dell’Iran nell’attentato, senza premurarsi di investigare non dico l’attendibilità della rivendicazione, ma neppure la possibilità di uno scherzo telefonico. Devo assolutamente procurarmi il numero di telefono di Al Arabiya. Uno di questi pomeriggi telefono dicendo che sono io, Gianluca Freda, ad aver rapito i turisti italiani in Egitto, e chiedo, per il loro rilascio, un riscatto di sedici umfatilioni di dollari. Secondo me se la bevono. Quei soldi mi farebbero proprio comodo, con le bollette del gas in arrivo.
In realtà, se si sorvola sulle facezie, la situazione appare un po’ più complessa delle fiabe della buonanotte narrate dalla stampa al popolo bue. Il neopresidente pakistano Asif Ali Zardari aveva da poco inviato un avvertimento, piuttosto esplicito, agli Stati Uniti, riguardo alle loro intromissioni nella politica della sua nazione: «Non tollereremo la violazione della nostra sovranità da parte di qualunque potenza nel nome della lotta al terrorismo», aveva detto. Gli USA gli avevano risposto, molto paternamente, di non fare lo sciocco: il Pakistan, avevano spiegato, possiede strumenti “molto limitati” per la lotta al terrorismo e senza l’aiuto degli USA potrebbe succedere qualcosa di molto brutto. Ed ecco che quel qualcosa, nel paese strategicamente più rilevante per il controllo americano del Medio Oriente, si è fragorosamente materializzato. Il Pakistan credeva di poter fare a meno dell’”aiuto” statunitense e di poter stringere accordi per un gasdotto Iran-India che passasse attraverso il suo territorio? Credeva di potersi costruire un’autonomia energetica ed economica facendo a meno dei “signori della democrazia” di Washington? Beh, bisogna stare molto attenti. Visto cosa può succedere? Non si può dire che Zardari non fosse stato avvisato. L’Iran è cattivo, pieno di buontemponi telefonici muniti di camion-bomba. A confondersi con loro, queste cose sono prevedibili. Meno male che c’è mamma USA che vi dice le cose in anticipo e voi, beduini ingrati, che non state mai a sentire! Così imparate, la prossima volta.
Ora, è avvenuto che il principale quotidiano del Pakistan, The News, abbia riportato in questi giorni una notizia che sulla stampa occidentale non ha neppure fatto capolino. Diversi testimoni, comprese alcune autorità del governo pakistano, hanno riferito che quattro giorni prima dell’attentato gruppi di marines americani avevano occupato due piani dell’albergo saltato in aria. Secondo i testimoni, un autocarro con insegne dell’ambasciata americana si sarebbe fermato davanti al Marriott intorno alla mezzanotte del 16 settembre. Dal camion sarebbero state scaricate una quantità imprecisata di misteriose casse d’acciaio, mentre tutti gli accessi dell’albergo, in entrata e in uscita, venivano sigillati. Le casse non sono state controllate dai dispositivi di sicurezza dell’hotel, ma sono state portate direttamente al quarto e quinto piano: gli stessi piani in cui è scoppiato l’incendio dopo l’esplosione di sabato scorso. “Il governo” – scrive The News, ripreso dai giornali di Qatar e Arabia Saudita, ma snobbato dal Corriere e da Repubblica – “possiede informazioni secondo le quali diverse stanze al quarto piano del Marriott erano assegnate in utilizzo permanente alle autorità americane. Tre di queste stanze erano interconnesse e contenevano equipaggiamento d’intelligence e materiali presumibilmente utilizzati per lo spionaggio”. Corre perfino voce che diversi ufficiali esperti della CIA fossero presenti nell’hotel al momento dell’attacco. Naturalmente il governo americano nega queste notizie, definendole “imprecise, irresponsabili, false e del tutto prive di qualunque fondamento”. Chissà perché queste voci “imprecise, irresponsabili, ecc.” mi hanno fatto venire in mente questa celebre testimonianza di Scott Forbes e quegli “operai” che – l’8 e il 9 settembre del 2001 – entravano e uscivano dalla Torre 2 del WTC, portando materiali vari, due giorni prima che gli edifici venissero demoliti dalle cariche esplosive piazzate all’interno. La metodologia è identica: esplosivi sistemati in precedenza nell’obiettivo da colpire + diversivo terroristico esterno per fare un po’ di scena (aerei di linea nel caso del WTC, camion-bomba nel caso del Marriott).
Allora, chi sarà stato a far saltare in aria l’Hotel Marriott di Islamabad? Saddam? L’Iran? Osama? Al Qaeda? I Talebani? Scegliete pure il colpevole che preferite, ma mi raccomando, assicuratevi che porti un bel turbante in testa e abbia una scimitarra in pugno. E’ così che è fatto un terrorista vero, salvo che nelle testimonianze “imprecise e irresponsabili”. Testimonianze di questo genere sono un oltraggio ai nostri protettori. Non vorrete mica farli arrabbiare?
Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
Link: http://blogghete.wordpress.com/2008/09/24/notizie-irresponsabili/
25.09.08
CHI C’E’ DIETRO L’ESPLOSONE DI ISLAMBAD ?
FONTE: MOON OF ALABAMA
“Quello a cui non possiamo sfuggire”, ci ha detto uno degli strateghi del Pentagono , “è uno scontro con il Pakistan. Il Pakistan ha la chiave del nostro successo in Afghanistan”.
Afghanistan: How Does This End?, Swoop, 20 settembre 2008.
Se si vuole capire l’attentato al Marriott di Islamabad bisogna guardare al più ampio contesto strategico.
A credere ai soliti media “occidentali” gli Stati Uniti sono ancora un alleato del Pakistan e l’India è ancora un paese neutrale. In realtà gli Stati Uniti e l’India sono alleati in una guerra contro il Pakistan e la Cina.
In India e negli Stati Uniti ci sono alcuni elementi della politica estera che considerano la Cina il grande nemico strategico. Ma entrambi i paesi vogliono per ora evitare lo scontro aperto. Il centro di gravità in questa guerra silenziosa contro la Cina sono i giacimenti di idrocarburi in Asia Centrale, Medio Oriente e Africa e le relative rotte di trasporto.
La guerra in Afghanistan e la guerra in Pakistan possono essere viste come guerre per procura tra queste tre grandi potenze sulla questione energetica.
La Cina sta sviluppando il porto di Gwader nel Belucistan sulla costa meridionale e le rotte di trasporto da lì verso l’interno. Il porto permetterà il flusso dell’energia dall’Africa e dal Medio Oriente alla Cina evitando l’interferenza navale indiana.
Così come la Cina è strategicamente alleata con il Pakistan, l’India è strategicamente alleata con l’Afghanistan, e sta sviluppando una strada che collegherà Herat a un porto nel sud dell’Iran. Mentre il Pakistan appoggia alcuni gruppi talebani nella guerra contro l’occupazione statunitense dell’Afghanistan, l’India e gli Stati Uniti appoggiano altri gruppi talebani che combattono contro Islamabad all’interno del Pakistan.
Attualmente l’obiettivo sembra essere quello di smembrare il Pakistan.
Oh, come: non è questo che dicono i media? Sono tutte frottole?
Ecco una collezione di estratti di notizie e documenti strategici. Leggeteli tenendo presente quanto ho appena scritto.
Dagli Stati Uniti:
[I] pashtun, concentrati nelle aree tribali nord-occidentali, si unirebbero ai loro fratelli etnici dall’altra parte del confine afghano (insieme costituirebbero una popolazione di circa 40 milioni di persone) per formare un “Pashtunistan” indipendente. I sindhi a sud-est, in tutto 23 milioni, si unirebbero ai sei milioni di beluci del sud-ovest per creare una federazione lungo il Mar Arabico dall’India all’Iran. Il “Pakistan” diverrebbe allora un rimasuglio di stato nucleare punjabi.
Drawn and Quartered, editoriale del New York Times, 1° febbraio 2008.
Dall’India:
Se mai gli interessi nazionali sono definiti con chiarezza e resi prioritari, la principale (secolare) minaccia all’Unione si è sempre materializzata alla periferia occidentale. Per difendersi da questa grave minaccia all’Unione, Nuova Delhi dovrebbe estendere la propria influenza, impiegando sia il potere morbido che quello duro, verso l’Asia Centrale, da dove sono storicamente giunte le invasioni. La cessazione del Pakistan come stato facilita la realizzazione di questo cruciale obiettivo nazionale.
Con il braccio della Cina, cioè il Pakistan, neutralizzato, i suoi piani espansionistici subiranno un grave colpo. Pechino continua a rappresentare una grave minaccia per Nuova Dehli. Anche continuando a intrattenere con la Cina rapporti il più possibile costruttivi dobbiamo cercare di togliere di mezzo il suo stato mandatario. È al contempo prudente estendere il supporto morale al popolo del Tibet per immobilizzare l’espansionismo cinese nel pantano dell’insorgenza.
Stable Pakistan not in India’s interest, Indian Defence Review, settembre 2008.
Dal Pakistan:
Gli analisti politici pakistani sono convinti che gli Stati Uniti negli ultimi sette anni siano stati un alleato ambiguo che ha usato la sincera cooperazione del Pakistan riguardo all’Afghanistan per trasformare quel paese in una base militare da cui lanciare una sofisticata campagna psicologica, militare e di intelligence per destabilizzare lo stesso Pakistan.
L’obiettivo è indebolire il controllo dell’esercito pakistano sul territorio del paese e innescare una guerra civile etnica e settaria che porti a cambiare lo status del Belucistan e della Provincia della Frontiera del Nord Ovest, e forse anche a facilitare il distacco di entrambe le province dalla federazione pakistana.
Pakistan Reverses 9/11 Appeasement, Ahmed Quraishi, 13 settembre 2008.
Fonti varie:
La semplice risposta retorica alla crescente prepotenza americana non basta, visto che questo avventurismo ha motivazioni diaboliche molto più profonde.
È per il fallimento dell’ex generale, che amava recitare la parte dello schiavo dei signori della guerra americani, nel chiedere questa azione alle forze della coalizione in Afghanistan che la nostra regione tribale è diventata un covo di militanti finanziati con soldi stranieri, che agli ordini dei loro padroni hanno trasformato le nostre periferie tribali un tempo pacifiche in un luogo violento e il resto del nostro paese nella loro zona di caccia.
Mullen’s betrayal, The Frontier Post, Peshawar, Editoriale, 19 settembre 2008
L’India sta acquistando armi che grandi potenze come gli Stati Uniti usano per operare lontano da casa: portaerei, grandi aerei da trasporto C-130J e aerocisterne per rifornimenti in volo. Intanto l’India ha contribuito alla costruzione di una piccola base aerea in Tagikistan nella quale opererà in condivisione con il paese ospite. È la prima base militare dell’India moderna su suolo straniero.
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“Sembra esserci una nascente competizione a lungo termine tra India e Cina per il predominio nella regione”, ha detto Jacqueline Newmyer, presidente del Long Term Strategy Group, un istituto di ricerca di Cambridge, Mass., e consulente per la sicurezza per il governo degli Stati Uniti. “L’India si sta lentamente preparando a reclamare il suo posto di potenza dominante, e nel frattempo la Cina sta lavorando per ostacolarla”.
Land of Gandhi Asserts Itself as Global Military Power, New York Times, 22 settembre 2008.
Armato di una licenza di commercio nucleare globale, il primo ministro indiano parte la prossima settimana per gli Stati Uniti e la Francia sperando di firmare contratti per l’energia atomica e di discutere di cooperazione nei settori della difesa e della lotta al terrorismo.
Atomic trade high on India PM’s U.S., France tour, Reuters, 19 settembre 2008.
L’alto ufficiale militare cinese Guo Boxiong ha chiesto lunedì di rafforzare ulteriormente gli scambi militari tra la Cina e il Pakistan.
Nell’incontro con il Capo di Stato Maggiore pakistano Ashfaq PervezKiyani, Guo, vice presidente della Commissione Militare Centrale, ha apprezzato la fruttuosa collaborazione sviluppatasi negli anni tra le due parti.
La Cina assegna un grande valore al partenariato strategico con il Pakistan, ha detto Guo, promettendo di unire le forze con il paese per dare un ulteriore impulso ai legami bilaterali e portarli a un nuovo livello.
Kiyani ha risposto dicendo che il suo paese fa tesoro della tradizionale amicizia con la Cina ed è pronto a intensificare la cooperazione con la Cina.
China eyes closer military exchanges with Pakistan, Xinhua, 22 settembre 2008.
Gli insorti talebani hanno attaccato un progetto di costruzione indiano nella provincia occidentale afghana di Herat, uccidendo 11 poliziotti afghani e ferendone altri durante un fine settimana in cui la maggior parte dei combattenti ha deposto le armi per il Giorno della Pace delle Nazioni Unite.
Indian construction project targeted by Taliban, Globe and Mail, 21 settembre 2008.
ISLAMABAD, Pakistan – Due ufficiali dell’intelligence dicono che i soldati e gli abitanti del villaggio hanno aperto il fuoco quando due elicotteri degli Stati Uniti provenienti dall’Afghanistan sono entrati nello spazio aereo pakistano .
Intel officials: US copters cross Pakistan border, Reuters, 22 settembre 2008.
Le forze militari pakistane hanno compiuto ripetute missioni in elicottero in Afghanistan per rifornire i talebani durante un’aspra battaglia, nel giugno del 2007, secondo un tenente colonnello degli US Marine che dice di basare le sue informazioni su diversi rapporti dei servizi segreti afghani e statunitensi.
U.S. Officer: Pakistani Forces Aided Taliban, Defense News, 19 settembre 2008.
Questa campagna mediatica degli Stati Uniti si è accompagnata negli ultimi diciotto mesi a un’ondata di terrorismo in Pakistan che ha preso di mira i civili e il governo del paese. La colpa di queste azioni è stata attribuita ai cosiddetti “talebani pakistani”, che sono, per la maggior parte, una creazione dei servizi indiani e di Karzai in Afghanistan.
Ma la situazione tra Islamabad e Washington non deve arrivare a questo. Islamabad può pesare contro i falchi di Washington che vogliono la guerra con il Pakistan. Non tutti nel governo degli Stati Uniti accettano questa idea e questo va sfruttato. Il Pakistan deve mettere in chiaro che ci sarà una ritorsione.
L’unico modo per intrappolare il Pakistan è orchestrare un attentato terroristico spettacolare negli Stati Uniti e attribuirne la responsabilità al Pakistan, o assassinare una personalità di alto profilo in Pakistan e generare un conflitto interno che renda impossibile ai militari resistere agli attacchi degli Stati Uniti.
Pakistan Reverses 9/11 Appeasement, Ahmed Quraishi, 13 settembre 2008.
Allora:
Chi potrebbe essere/è responsabile della bomba di Islamabad?
La Cina può avere altre condizioni, oltre a Taiwan, per il grande salvataggio? Queste condizioni hanno a che fare con il Pakistan?
Versione originale:
Fonte: http://www.moonofalabama.org
Link: http://www.moonofalabama.org/2008/09/who-is-behind-t.html#more
22.09.08
Versione italiana:
Fonte: http://mirumir.altervista.org/
25.09.08
Avvertimento, piuttosto esplicito, agli Stati Uniti è vecchia, poiché tra il venerdi e la domenica scorsa, l’esercito pakistano è passato ai fatti, sparando (per colpire e non per avvertimento) , prima contro due aerei e poi contro tre elicotteri statunitensi.
Sono dovuti scappare via altrimenti la loro persistenza sarebbe finot cun un inizio di guerra vera e propria al quale il Pakistan (anche con l’appoggio dell’Iran) è ben pronto.
Ma in una probabile guerra il Pakistan sarà determinante nel ripetresi dello scenraio della fuga dal Vietnam, ma questa volta dall’Afghanistan.
L’Iran, e lo dico per l’amore della verità, in questa facenda ci vede la possibilità di dare un altro bel calcio in bocca a grande satana, poiché da circa 30 anni non né perde una di queste occasioni, ma la sua motivazione principale è costituita dalla importanza dell’Oleodotto di Pace per l’economia del paese.
L’Oleodotto Iran-Pakistan-India ha un valore enorme nei calcoli geoplitici e nei scenari futuri , sia per quanto riguarda l’energia che per l’economia.
I giornali iraniani e molti giornali arabi e tutti i giornali pakistani, e insieme a loro quasi la metà dei giornali indiani, hano scitto che LA BOMBA DELL’ATTENTATO IN PAKISTAN E’ L’OPERA DEL MUSSAD ISRAELIANO.
Nessuno in quella zona è veramente responsabile degli attentati terroristici di questi anni, tutti i popoli e i paesi sono daneggiati da questi attentati, MA L’UNICO A AVERNE’ VANTAGGI E’ ISRAELE.
Isreale è il centrale del terrore internazionale più grande del mondo ma è coperto dall’appoggio dell’occidente e le sue stragi rimangono quasi sempre impunite.
Le uniche forze che lA fanno pagare a questi criminali sono GLI EORI PALESTINESI E LIBANESI DI HAMAS E DI HEZBOLLAH.
ISRAELE E’ SINONOMO DI TERRORISMO.
Ottimo articolo. Aggiungo l’articolo pubblicato dal Pakistan Observer lo scorso 11 settembre, una settimana dopo il raid che provocò la morte di 20 civili pakistani:
http://pakobserver.net/200809/11/Articles04.asp
La ribellione all’Impero si paga.