The Cradle.co – News Desk – 27 aprile 2023
La Norvegia ha annunciato il divieto di importare beni e servizi di aziende che contribuiscono direttamente o indirettamente agli insediamenti illegali israeliani nei territori occupati, in quanto costituiscono una flagrante violazione del diritto internazionale.
Nel 2022, il governo norvegese ha annunciato che l’etichetta “made in Israel” è consentita solo sui prodotti realizzati all’interno di Israele e non provenienti dai territori conquistati dalle forze israeliane dopo il 4 giugno 1967. Durante la Guerra dei Sei Giorni, iniziata quel giorno, le forze israeliane conquistarono e occuparono la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, la Striscia di Gaza e le Alture del Golan.
La risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite impone a Israele di ritirarsi da questi territori palestinesi conquistati. Israele ha invece cercato di confiscare le terre ai palestinesi nei territori occupati per costruire illegalmente insediamenti in cui possono vivere solo cittadini israeliani ebrei.
Oslo ha stabilito che “i prodotti alimentari provenienti dalle aree occupate da Israele devono essere etichettati con l’area di provenienza del prodotto e devono indicare che si tratta di un insediamento israeliano, se questa è la sua fonte“.
Il governo norvegese ha indicato che il divieto si applicherà ai territori occupati delle Alture del Golan e della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est.
A dicembre dello scorso anno, il fondo sovrano norvegese, che ha un valore di circa 1.300 miliardi di dollari e possiede circa l’1,3% delle società quotate in borsa del mondo, ha annunciato che stava rivedendo i suoi investimenti in Israele e ha suggerito che potrebbe interromperli del tutto a causa del coinvolgimento delle banche israeliane in attività commerciali situate negli insediamenti della Cisgiordania, come riportato dal Times of Israel.
Il fondo gestisce e investe le entrate provenienti dalle grandi riserve di petrolio e gas del Paese a beneficio del bilancio del governo per lo sviluppo.
All’epoca, il fondo era investito in circa 80 aziende israeliane. Il fondo aveva disinvestito da numerose aziende in tutto il mondo per attività ritenute non etiche, tra cui diverse aziende israeliane provenienti da insediamenti in Cisgiordania.
L’emittente israeliana Channel 12 ha riferito che i funzionari del fondo si sono ulteriormente preoccupati circa gl investimenti in tali società dopo l’elezione del nuovo governo israeliano a dicembre. La coalizione formata per riportare Benjamin Netanyahu al potere come primo ministro comprendeva diversi ministri ampiamente considerati come portatori di opinioni estreme anti-palestinesi e fasciste.
Il governo di Netanyahu si è impegnato ad annettere ulteriore terra palestinese, rilasciando una dichiarazione in cui si afferma che il popolo ebraico “ha un diritto naturale sulla Terra d’Israele” e, pertanto, “il primo ministro guiderà la formulazione e l’avanzamento delle politiche nel quadro dell’applicazione della sovranità in [Cisgiordania]“.
La notizia della Norvegia segue l’annuncio del 25 aprile che la città belga di Liegi ha votato per porre fine a tutti i legami con Israele, citando il suo regime di “apartheid, colonizzazione e occupazione militare” contro i palestinesi. Liegi si unisce ora ai comuni di Oslo e Barcellona nel porre fine alla complicità con le gravi violazioni dei diritti umani da parte di Israele.
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