Presidente Bush: Tenga per se la sua libertà e la sua democrazia.
DI TIMOTHY BANCROFT-HINCEY
La comunità internazionale non vuole Libertà e Democrazia alla George W. Bush, né tantomeno ne desidera i suoi Cuori e le sue Menti, accaparrati grazie a tattiche
basate sulla paura e sulla soggezione. Se George Bush è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America, per quale motivo si dedica al resto del mondo?
Analizziamo la situazione. Se ci fosse una elezione nella comunità internazionale, George Bush potrebbe essere eletto quale membro di un freak show, o forse come
aiuto in cucina a distribuire tacchini di plastica nelle tende o venire eletto come leader di una nazione? Forse in un gruppetto di paesi come l’Albania, per
esempio, dove conta di più il conto in banca piuttosto che una qualsiasi nozione di
leadership politica, ma nel resto della comunità internazionale, i NO sarebbero
abbondantemente oltre l’80%, come è palesemente evidente in numerosi sondaggi d’opinione.Se il presidente Bush è un esempio da seguire, non siamo interessati al suo concetto di libertà e democrazia. Non vogliamo un modello di libertà e democrazia
che vede il Presidente di una nazione sgattaiolare nel suo ufficio in un’auto blindata che somiglia a un carro armato, protetto da 13.000 guardie del corpo,
più innumerevole personale di sicurezza, che avanza strisciando lungo una strada
fiancheggiata da dimostranti.
Non vogliamo la sua libertà e democrazia, che ce lo ha mostrato svignarsela dalla porta di servizio del numero 10 di Downing Street durante la sua visita a Londra, una
via di fuga mai usata prima d’ora nella storia da nessun capo di stato, e durante la quale
per la prima volta in assoluto, una statua del Presidente degli Stati Uniti d’America è stata fatta
fatta cadere a pezzi, per la gioia delle migliaia di spettatori, Jimmy Carter uscì dalla sua
auto e camminò verso la Casa Bianca. Perché Bush non lo fa? La risposta è
semplice: alla gente non piace né la sua libertà né la sua democrazia.
Non vogliamo la sua libertà e democrazia, che è così popolare, tanto che anche a Londra,
la capitale del paese e del governo più vicina a Washington, la visita di stato di Bush
è stata ristretta a sole tre vie, e a una gita veloce al collegio elettorale di Tony Blair,
con un corteo d’auto pesantemente scortato.
Non vogliamo la sua libertà e democrazia, che ha visto lo sterminio di decine di migliaia di innocenti civili iracheni, un paese invaso con un prestesto che non esisteva.
Noi non vogliamo libertà e democrazia basate su menzogne spudorate.
Non abbiamo bisogno di libertà e democrazia basate sul modello degli USA, dove il sistema elettorale può essere manovrato così facilmente, in questo paese, uno dei
pochi dove ancora vige la pena di morte. Non vogliamo libertà e democrazia basate sul
modello difettoso di Washington, controllato da una cricca di elitisti riuniti, che gravitano
intorno alla Casa Bianca, facendosi beffa della gente e della democrazia, e che pratica una modello di libertà di stampa che fa sembrare la gestapo una fatina buona.
La comunità internazionale è composta da centinaia di stati sovrani con modelli di governo che, in molti casi, riflettono migliaia di anni di storia e di cultura, che deve esser
rispettata, non cancellata da un’onda di cieca arroganza alimentata dall’avidità dei
maestri invisibili di Washington.
La comunità internazionale non vuole, né ha bisogno, di un modello imposto da un paese
vecchio a malapena duecento anni, con seri problemi di diritti umani, la cui storia è associata alla pulizia etnica degli indigeni; la cui storia è basata sulla deportazione illegale
di altre razze; un paese il cui esercito a tutt’oggi pratica la tortura e ha campi di concentramento in più di un continente, violando la convenzione di Ginevra.
George Bush può tenere per sé la sua libertà e la sua democrazia. Nessuno all’estero ha chiesto il suo parere e nessuno all’estero ne è interessato. Ogni movimento del regime Statunitense al di fuori del suo stesso territorio sarebbe visto come belligeranza, interferenza e arroganza, ed è destinato a produrre una reazione esponenziale di odio nei quattro angoli della terra.
La stessa idea che George Bush possa fare un discorso per l’inizio del suo secondo e ultimo mandato come presidente degli USA, riferito alla comunità internazionale, fa nascere l’idea che abbia un’idea arrogante e altisonante della sua importanza.
Chi ha chiesto la sua opinione al di fuori degli USA, a chi accidenti importa ciò in cui crede? E’ un suo problema e della gente, che lui dice, lo ha eletto. E per il resto, date un’occhiata all’Iraq e a quanto sia riuscita bene la sua campagna estera. Due anni dopo, le sue truppe sono sulla difensiva, hanno perso il controllo della situazione, e ci sono ora più guerriglieri della resistenza irachena che truppe americane.
Qualcuno desidera Libertà e Democrazia alla Washington? No, grazie.
Lasciamo che George Bush risolva i suoi problemi e lasci in pace il resto del mondo.
Nessuno lo ha chiamato e nessuno lo vuole, e a giudicare dal suo “party d’inaugurazione”, non lo vuole neanche una bella fetta di cittadini americani.
Timothy Bancroft-Hincey
Fonte: http://english.pravda.ru/mailbox/22/101/399/14851_bush.html
21.01.05
Traduzione per www.Comedonchisciotte.net a cura di Laura