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La Redazione

 

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NON SENTITE IL BISOGNO DI 120 MILIONI DI IMMIGRATI ?

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A cura di Davide
Il 28 Agosto 2015
340 Views
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FONTE: LAMEDUCK (BLOG)

Mi vedo costretta a fare una cosa che odio, ovvero una traduzione, perché altrimenti non vi c’entra. In testa.

Ne ho già parlato qui ma siccome era in inglese temo che i diversamente anglofoni se lo siano perso. Eccolo quindi, il famoso testo “Replacement Migration. Is it a solution to Declining and Ageing Populations?” uscito nel 2000 dal Dipartimento di Affari Sociali ed Economici dell’ONU e già soggetto di non poche critiche, accademiche e politiche.

Non è un manuale di istruzioni vero e proprio, è in pratica una serie noiosissima di tabelle e cifre ad uso dei demografi interessati all’argomento “invecchiamento della popolazione, opperbacco” ma è inquietante perché è scritto con quel senso della TINA per l’inevitabile che conosciamo ormai fin troppo bene.

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fonte

Non è tanto paranoia, Ambrogio, quanto quel tanfo di messianesimo irrorato ad ogni ora del giorno dagli spin che ci dicono che, siccome c’è la globalizzazione, bisognerà cambiare mentalità, usi, costumi. Dovremo adattarci, non sarà più come prima, bisogna cambiare, anche sesso, non si può fare altrimenti. E, quando parlano così, io già metto mano alla pistola.

Questo progetto per un Nuovo Calderone Mondiale può essere benissimo solo un esercizio accademico i cui scenari, per una strana coincidenza, si stanno avverando o potrebbero avverarsi a breve. Purtroppo, alla luce della innegabile invasione in corso di gente aliena, sempre più aggressiva, predatoria e visibilmente razzista nei nostri riguardi, sia in senso religioso che etnico, a fronte dei pochi veri profughi utilizzati dalla propaganda e dai trafficanti come scudi umani per sollecitare una pietà che ormai non riusciamo più a provare nemmeno a sforzarci perché essa presuppone in cambio la nostra incondizionata ed insindacabile sottomissione, chi è sensibilizzato dall’effetto Soylent Green potrebbe benissimo vederci un progetto genocidario a tavolino delle popolazioni bersaglio, ovvero di noialtri.
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In ogni caso, a cominciare dalla tabella qui sopra, vorrei capire perché l’Italia è il paese, tra quelli oggetto della ricerca, che dovrà (dovrebbe) sostenere il più alto numero di afflussi per sostituzione. Perché la parola è “replacement”, sostituzione. Sostituzione di italiani. Vivi o morti? Giudicate voi. Prendetevi un Maalox e buona lettura.

(Disclaimer per i feticisti del copyright: il capitolo relativo all’Italia è qui tradotto quasi integralmente per motivi di legittima difesa).

Migrazione di sostituzione: E’ la soluzione per il declino e l’invecchiamento della popolazione?”
3. Italia
(a) Il trend passato.
Il tasso di fertilità totale in Italia aumentò dal 2,3% del periodo 1950-1960 al 2,5% del periodo 1960-1970 ma da allora ha iniziato a declinare. Si è mantenuto sotto il livello di sostituzione dal 1975 e, tra il 1995 e il 2000 era stimato di 1,20 figli per donna, uno dei più bassi del mondo.
Dal 1950 la mortalità generale è andata sensibilmente declinando, portando l’aspettativa di vita media per entrambi i sessi dai 66 anni del periodo 1950-1955 ai 77,2 del periodo 1990-1995.
Nonostante un tasso stimato di immigrazione annuale netto di 70.000 unità nel periodo 1995-2000, la popolazione italiana è andata allo stesso tempo diminuendo.
Tra le conseguenze di questi cambiamenti demografici vi è stato il raddoppio proporzionale della popolazione di età uguale o superiore a 65 anni, dall’8,3% della popolazione nel 1950 al 16,8% nel 1995. Come risultato di questi cambiamenti, il rapporto tra popolazione giovane ed anziana è sceso dalle 7,9 persone di età tra i 15 e i 64 anni per ogni ultrasessantacinquenne del 1950 ai 4,1 nel 1995.
b) Scenario I
Questo scenario, che rappresenta la variante media stabilita dalle Nazioni Unite nel 1998, assume che vi siano 660.000 immigranti netti in Italia tra il 1995 e il 2020, dopodiché non vi sia più immigrazione.
In questo scenario, la popolazione italiana diminuirebbe del 28%, passando dai 57,3 milioni del 1995 ai 41,2 milioni nel 2050. La popolazione tra i 15-64 anni diminuirebbe del 44%, mentre gli over 65 aumenterebbero del 49%; dai 9.6 milioni ai 14.4 milioni. Gli anziani sopra i 65 anni costituirebbero più di un terzo della popolazione italiana nel 2050.
Come risultato, il tasso di supporto potenziale scenderebbe del 63%; dal 4,1 del 1995 all’1,5 nel 2050.
(c) Scenario II
Lo scenario II, che rappresenta la variante media con zero immigrazione, assume che sia la fertilità che la mortalità cambino secondo le proiezioni medie stabilite dalle N.U nel 1998 ma che non vi sia alcuna immigrazione in Italia dopo il 1995. I risultati sono simili a quelli dello scenario I.
La popolazione italiana nel 2050 sarebbe di 40.7 milioni, ovvero di solo 475.000 persone in meno rispetto alle cifre previste dallo scenario I. Ovvero 21,6 milioni di abitanti tra i 15-64 anni e 14,2 milioni di ultrasessantacinquenni. Come nello scenario I, il tasso di supporto potenziale scenderebbe del 63%; dal 4,1 nel 1995 all’1,5 nel 2050.
(d) Scenario III
E’ previsto, per questo scenario, che tra il 1995 e il 2050 la popolazione totale italiana si mantenga costante sui 57,3 milioni di persone del 1995. Per ottenere questo scopo sarebbe necessario un afflusso totale di 12,9 milioni netti di migranti tra il 1995 e il 2050.
L’immigrazione netta aumenterebbe costantemente dalle 75.000 unità nel 1995-2000 alle 318.000 nel 2045-2050.
In questo scenario, nel 2050, un totale di 16,6 milioni di persone, ovvero il 29% della popolazione generale, sarebbe costituita da immigrati post 1995 e dai loro discendenti.
(e) Scenario IV
Questo scenario assume che la popolazione italiana di età tra i 15 e i 64 anni rimanga costante ai suoi livelli del 1995, ovvero alla cifra di 39,2 milioni, arrestando il declino di questo gruppo d’età.
Per ottenere l’obiettivo, sarebbero necessari 19,6 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050.
Il numero medio annuale di migranti varierebbe, raggiungendo un picco di 613.000 persone all’anno tra il 2025 e il 2030, per poi diminuire a 173.000 per anno tra il 2045 e il 2050.
In questo scenario, la popolazione italiana aumenterebbe del 16%, dai 57,3 milioni del 1995 ai 66,4 milioni del 2050. Per quell’anno, il 39% della popolazione sarebbe rappresentata da migranti post 1995 o dai loro discendenti. Il tasso di supporto potenziale scenderebbe dal 4,1 del 1995 al 2,2 nel 2050.
(f) Scenario V
Lo scenario V non presume che il tasso di supporto potenziale scenda al di sotto del valore del 3%. Per ottenere ciò, l’immigrazione non sarebbe necessaria fino al 2010 e 34,9 milioni di immigrati sarebbero necessari tra il 2010 e il 2040, con una media di 1,2 milioni all’anno nel periodo in oggetto.
Per il 2050, su una popolazione totale di 87,3 milioni, 46,6 milioni, ovvero il 53% di inidividui sarebbe costituito da immigrati o dai loro discendenti.
(g) Scenario VI
Lo scenario VI prevede di mantenere il tasso di supporto potenziale ai livelli del 1995, ovvero al 4,08.
Per mantenere costante il tasso, sarebbe necessario un totale di 120 milioni di immigrati tra il 1995 e il 2050, corrispondente ad una media di 2.2 milioni di immigrati all’anno. La popolazione italiana risultante nel 2050, in questo scenario, sarebbe di 194 milioni, più di tre volte la popolazione italiana del 1995. Di questa popolazione, 153 milioni, o il 79% sarebbe rappresentato da immigrati post 1995 o dai loro discendenti.
(h) Ulteriori considerazioni.
Nel periodo 1995-2000, il tasso di crescita della popolazione italiana fu stimato al –0.01%. Tale declino era previsto, nonostante un’immigrazione netta di 70.000 persone l’anno.
Il numero di stranieri in Italia è pressoché raddoppiato, dagli 821.000 del 1965 (1,6% della popolazione totale) agli 1,5 milioni nel 1995 (2,7% della popolazione). Secondo lo scenario III, per evitare il declino della popolazione rispetto alla sua entità, il flusso annuale migratorio dovrebbe essere, in media, di tre volte maggiore tra il 1995 e il 2050 di quanto fu tra il 1990 e il 1995. Per evitare la diminuzione della popolazione in età lavorativa, sarebbe necessario un flusso migratorio annuale più di cinque volte maggiore di quello del periodo 1990-1995. .
In più, riguardo agli scenari III e IV, nel 2050 il rapporto tra nativi (29%) e immigrati e loro discendenti (39%) sarebbe dieci volte maggiore del rapporto tra nativi e stranieri registrato nel 1995.
La figura 13 mostra, per gli scenari I, II, III e IV, la popolazione italiana nel 2050, e indica la percentuale di immigrati post 1995 e loro discendenti.
I cambiamenti demografici sono ancora più evidenti nello scenario VI, che richiede più del raddoppio degli immigrati tra il 1995 e il 2050. Inoltre, 4/5 della popolazione risultante nel 2050 di 194 milioni di persone sarebbero costituiti da immigrati post 1995 e loro discendenti.
Senza immigrazione le cifre mostrano che sarebbe necessario aumentare l’età lavorativa fino ai 74,7 anni per ottenere un tasso di supporto potenziale al 3.0 nel 2050. Per mantenere nel 2050 il rapporto di 4,1 perone in età lavorativa per ciascun anziano, sarebbe necessario aumentare ulteriormente a 77 anni l’età massima lavorativa. Aumentare le quote di attività della popolazione lavorativa, qualora possibile, rappresenterebbe solo un palliativo al declino dovuto all’anzianità. Se la produttività di tutti gli uomini e le donne tra i 25 e i 64 anni aumentasse del 100% nel 2050, influirebbe solo sul 30% della perdita di tasso di supporto attivo risultante dall’aumento dell’invecchiamento della popolazione.

Nota finale. La scienza, la ricerca, così, fa paura. Sembrano le lettere degli industriali tedeschi vogliosi di cavie umane ai direttori dei lager: “Preghiamo di mettere a ns. disposizione n° 10 maschi di età tra i 20 e i 25 anni.”
Tutto questo pallosissimo discorso – che ho limitato al case study sull’Italia – riguarda, se ci avete fatto caso, sempre solo l’aspetto quantitativo e mai qualitativo del fenomeno studiato. Cristo, stanno parlando di popolazioni, di persone, non di trepomeni pallidi e riescono anche solo ad ipotizzare, senza inorridire, che la popolazione italiana aumenti fino a 194 milioni, con solo un quinto di italiani rimasti in un mare di stranieri. Stranieri si, come canta la canzone del Piave. Censurate pure quella.
E meno male che, in una notarella nascosta in una tabella, i demografi ONU ammettono che questo scenario VI è considerato irrealistico. Tuttavia, ecco la TINA, se non vi fate invadere e ridurre nelle riserve – ma chi ci invade non avrà questa sensibilità nei nostri confronti – dovrete comunque lavorare fino a 77 anni e non conterebbe nemmeno che lavoraste tutti come muli dalla mattina alla sera.
Ma chi stabilisce questi principi?
Avete notato inoltre quel parametro del 3.0 che ricorre e in nome del quale si potrebbe compiere, a questo punto, un genocidio di dimensioni spaventose? Ancora il 3.0, il valore arbitrario noto in tutta l’Eurozona, tutto attorno al quale si sta perpetrando per davvero il genocidio dei nativi europei iniziando dal fronte greco. Coincidenze, casualità, sincronicità, cabale.
Dimenticavo. Se quello che ho tradotto è solo un esercizio accademico fine a sé stesso e non dovrebbe preoccuparci, perché i D’Alema (che ne vuole 30 milioni, di immigrati, e considera fasciste le politiche di incentivazione alla natalità degli autoctoni), le Spinelli (10 milioni), i Padoan e il kitemmuort, quando impongono l’accoglienza senza storie del migrante agli italiani, citano questi demografi dell’ONU come la Bibbia di riferimento. Perché?
UPDATE. In un’intervista al Messaggero, il sottosegretario Gozi oggi alza la posta e rilancia: ci vogliono 40 milioni di immigrati per il 2050.
Attendo ansiosa i commenti. Perdonate eventuali errori di traduzione e segnalatemeli pure.
Intanto vado a ubriacarmi e a consolarmi di non avere avuto figli.
27.08.2015
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