DI MASSIMO MAZZUCCO
luogocomune.net
Diversi siti specializzati in materia finanziaria hanno riportato una notizia che mette in dubbio persino l’ultima delle certezze mai esistite al mondo: l’oro.
Il più antico dei simboli di ricchezza, la più classica metafora dello splendore, il parametro universale più diffuso per gli scambi commerciali, sembra aver perduto di colpo la sua capacità di garantire nel tempo il proprio valore, superando indenne le intemperie della storia.
Chiunque ne possieda un solo lingotto oggi rischia infatti di avere in casa del “comunissimo” tungsteno, che vale ovviamente molto di meno.
Non è solo dai “Rolex” taroccati che bisogna guardarsi, a quanto pare. Grazie al suo peso specifico identico a quello dell’oro, è impossibile distinguere visivamente un lingotto di tungsteno laminato in oro da uno in oro puro, e diventa necessario praticare un piccolo “carotaggio” per accertarsi della sua reale composizione.
Questa curiosa caratteristica deve aver scatenato la fantasia di alcuni “operatori del settore”, visto che sembrano esserci oggi in circolazione tonnellate di lingotti d’oro che valgono poco più del semplice tungsteno.
L’idea di falsificare l’oro non è nata certo ieri, ma è anche grazie alla difficoltà di imitarlo che l’oro ha sempre conservato il posto d’onore fra i metalli pregiati.
Il modo più semplice per falsificare un lingotto d’oro …
… è quello di laminare in oro un volume equivalente di acciaio. Ma l’acciaio pesa decisamente meno dell’oro, e chiunque sia avvezzo a maneggiare lingotti si accorge subito della differenza. Invece di pesare le classiche 400 once, che costituiscono lo standard degli scambi interbancari, un lingotto in acciaio pesa solo 162 once, cioè il 60% dell’originale.
Anche il piombo, divenuto proverbiale per la sua pesantezza, pesa solo il 60% dell’oro, e pone quindi gli stessi problemi a chi volesse utilizzarlo come sostituto.
Vi sono solo due materiali con un peso specifico simile a quello dell’oro, l’uranio e il tungsteno. Il primo però non si compra certo al supermercato, e ben pochi avrebbero comunque voglia di maneggiare materiale radioattivo per riuscire a truffare i loro simili. Sarebbe come lanciarsi a testa in giù dal picco di una montagna per riuscire a sfondare una cassaforte rubata.
A sua volta il tungsteno è un metallo estremamente rigido e fragile, molto difficile da trattare, avendo un punto di fusione fra i più alti in assoluto: oltre 3400 gradi C°. (Chi non riuscisse a fonderlo, può sempre provare con il kerosene delle Torri Gemelle).
Battute a parte, esiste un sito cinese che offre apertamente al compratore “tungsteno laminato in oro” come perfetto sostituto del materiale più pregiato. “La sua densità di 19,25 g/cm3 – dice il sito – è praticamente la stessa dell’oro (19,3g/cm3), e ciò rende il tungsteno il sostituto ideale per i più costosi metalli come oro e platino. Una moneta fatta di tungsteno ricoperto d’oro non può essere riconosciuta come falsa con la semplice pesatura. Siamo esperti nel trarre i massimi vantaggi dalle recenti tecnologie di lavorazione del tungsteno ricoperto in oro, che costituisce uno dei nostri prodotti principali”.
Naturalmente i responsabili del sito si premurano di sottolineare che l’utilizzo del tungsteno ricoperto d’oro è limitato a gioielli e monete da collezione, ed invita gli acquirenti ad “astenersi da un uso illegale dei loro prodotti”.
Un pò come dire “facciamo bombe atomiche da decorazione, ma siete diffidati dall’usarle contro i vicini di casa”.
La presenza di questo sito dimostra che oggi debbano esistere tecnologie che permettono di trattare il tungsteno a costi contenuti, e questo impone di domandarsi quanti possano essere i lingotti in tungsteno ricoperto d’oro che riposano oggi nei caveau delle varie banche mondiali.
Secondo questo sito specializzato in finanza internazionale, sarebbero comparsi di recente dei lingotti di tungsteno ricoperto proprio nei caveau della sede LBMA di Hong-Kong. (London Bullion Market Association, che si occupa di allocare virtualmente la proprietà dei lingotti d’oro, senza doverli trasferire fisicamente).
Una volta scoppiato lo scandalo, i cinesi avrebbero accusato la vecchia amministrazione Clinton – Alan Greenspan, sempre lui – di aver orchestrato la produzione segreta di oltre un milione di lingotti di tungsteno ricoperto, dei quali circa 600.000 riposano oggi nei caveaux di Fort Knox.
Se questo fosse vero, gli altri 400.000 chi li ha?
Naturalmente, non è possibile verificare l’accuratezza di tutte queste informazioni, ma bisogna dire che il traffico di tungsteno laminato non è certo un’idea di oggi: già nel 1983 la polizia austriaca aveva arrestato una banda di falsari – quattro italiani e un austriaco, per la cronaca – che cercavano di piazzare lingotti d’oro ripieni di tungsteno.
Ad un livello diverso, questo genere di notizia offre anche una lettura fortemente simbolica della attuale situazione: in un mondo dove tutte le certezze sembrano crollare, e dove le apparenze cominciano a mostrare finalmente la cruda realtà che nascondono, anche il più pregiato dei metalli, e l’unico in grado di garantire “ricchezza” a chi lo possiede, rischia di rivelarsi solo un tragico velo dietro al quale si nasconde la più assoluta insignificanza di qualunque bene materiale.
(Grazie a Reby per la segnalazione)