"NON C'ERA NESSUN CHECKPOINT; NESSUNA LEGITTIMA DIFESA"

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Nuovi dettagli sulla sparatoria contro la Sgrena

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DI JEREMY SCAHILL

Giuliana Sgrena probabilmente sarebbe la prima a dire che mettere a fuoco il suo caso equivale a sviare l’attenzione dalle violenze estese ed orribili che gli iracheni devono subire giornalmente dalle truppe americane. La Sgrena è la corrispondente di guerra italiana, colpita dalle truppe americane mentre era in viaggio verso l’aeroporto di Bagdad, dopo essere stata ostaggio per un mese di un gruppo di resistenti iracheni. Sa benissimo meglio di altri, che se lei e l’alto ufficiale dei servizi segreti italiani, ucciso dai soldati americani mentre tentava di salvarla, fossero stati semplici civili iracheni questa sarebbe stata ancor più una “non notizia”, come già lo è sulla stampa americana.

Con Terri Schiavo e Michael Jackson da coprire è molto difficile per i mass media trovare spazio e tempo per riferire su qualcuna delle 100.000 morti di civili iracheni dall’inizio dell’invasione, 2 anni fa. Ecco perchè casi come quello della Sgrena, diventano importanti: danno la possibilità di mostrare al mondo quella parte di realtà quotidiana che gli iracheni devono subire giorno per giorno: rapiti in numero allarmante; colpiti da soldati dal grilletto facile; le loro morti giustificate, ammesso se ne venga a conoscenza, da ufficiali con storie così inconsistenti che non starebbero a galla per un attimo in qualsiasi tribunale USA (eccetto forse un tribunale militare).Nuovi dettagli sulla sparatoria contro la Sgrena e la morte dell’ufficiale italiano, Nicola Calipari, stanno generando notizie in inglese (questa, naturalmente, resta una notizia significativa in Italia). Naomi Klein, giornalista indipendente, ha incontrato di recente la Sgrena, all’ospedale militare di Roma, ove è ancora ricoverata da quando è rientrata in Italia il 5 marzo. [In seguito è stata dimessa N.d.R.]

“Giuliana è alquanto seccata da quanto ci è stato fatto credere” dice la Klein. “Gli fu sparato con un arma fissata sulla cima della torretta di un blindato, il che significa che l’arma non era piccolina. Una pallottola lunga 10 centimetri (ndt: probabilmente un cal 12,5mm BMG o un cal 20mm) ha penetrato il suo corpo ed è uscita ma non ha solo danneggiato la spalla, le ha anche bucato un polmone. Il polmone continua a riempirsi di liquido e ci sono continue complicazioni da una ferita che si sta rivelando veramente seria.”

Questo caso è stato “depennato” dagli ufficiali USA come un “terribile incidente”, capitato, come ci è stato detto, sulla strada più pericolosa dell’Iraq, “ dove i ribelli sono tra gli arbusti, costantemente in attesa di attaccare”. Il Pentagono contesta inoltre che gli Italiani non rallentarono al blocco stradale e solo dopo ripetuti tentativi di fermare l’auto, i soldati spararono sugli Italiani. Il problema è, secondo la Sgrena, che la sparatoria non avvenne su quella strada. C’è di più, la Sgrena dice che non c’era nessun posto di blocco per cui rallentare.

“Viene trattato come un comune e comprensibile incidente e che su una strada come quella puo’ capitare facilmente, una sparatoria cosi’.” Dice Klein . “Sono stata io stessa su quella strada, ed e’ realmente pericolosa con esplosioni frequenti e con molti posti di blocco. Quello che invece Giuliana mi ha detto e’ che lei su quella strada non c’era per niente.”

Secondo la Klein, quando Calipari venne ucciso e la Sgrena ferita, erano su una strada sicura ove si puo’ entrare attraverso la pesantemente fortificata Zona Verde e che e’ riservata esclusivamente per ambasciate straniere importanti e per ufficiali US. “e’ una strada completamente separata , in realta’ una strada dell’era Saddam sembrerebbe, che permetteva ai suoi veicoli di passare direttamente dall’aeroporto al suo palazzo,” Dice la Klein. “Adesso e’ la strada sicura tra la Base Militare US , all’aeroporto e la Zona Verde controllata dagli US e la loro ambasciata.”

“Era una strada VIP , per diplomatici, non per gente normale,” ha detto la Sgrena alla Klein. “Ero su quella strada solo perche’ con gente dell’ambasciata Italiana.”

Pertanto quando Calipari, l’ufficiale Italiano dei servizi segreti, raccolse la Sgrena dall’auto abbandonata, in cui l’avevano lasciata i suoi rapitori, si diressero direttamente su quella strada via Zona Verde.

Questo spiega perche’ la Sgrena disse che quando andavano verso l’aeroporto “ pensai che eravamo finalmente in salvo, perche’ l’area dove eravamo, era sotto il controllo degli Stati Uniti.”

Klein dice che la Sgrena e’ veramente frustrata da quanto afferma il governo US, ripetuto costantemente dai media, che gli italiani furono oggetto di fuoco al posto di blocco. “Non era affatto un posto di blocco, era semplicemente un blindato sul lato della strada che apri’ il fuoco contro di loro. Non ci fu nessuna procedura per tentare di fermare l’auto ha detto, o un qualche segnale. Dalla sua prospettiva fu semplicemente un aprire il fuoco di un blindato.”

“Non era un posto di blocco. Nessuno ci chiese di fermarci,” Sgrena ha detto alla Klein “Tutte le strade su cui eravamo erano controllate dagli americani cosi’ pensammo sapessero che stavamo passando. Non tentarono di fermarci, semplicemente ci spararono. Hanno vari sistemi per segnalare di fermarci, ma non ne usarono nessuno ed erano ad almeno 10 metri fuori dalla strada su un lato.”

La Sgrena ha anche detto che i soldati spararono da dietro, il che contraddice la pretesa di aver sparato per difendersi. “Parte di cio’ che abbiamo sentito e’ che erano spaventati ,” dice la Klein. “La paura, naturalmente, era che l’auto potesse esplodere o che i soldati venissero attaccati. Quello che veramente Giuliana Sgrena mi pone in evidenza e’ che il proiettile che l’ha seriamente ferita, e’ arrivato da dietro, e’ entrato dalla parte posteriore dell’auto, e la sola persona che non e’ stata ferita seriamente, e’ stata l’autista, e questo , prosegue, perche’ i colpi non sono venuti dalla parte anteriore.”

“Venivano dalla destra e da dietro, vale a dire, si stavano allontanando. Pertanto, l’idea della legittima difesa, penso, diventa molto piu’ discutibile,” dice la Klein. “Perche’ se la maggior parte dei colpi vengono da dietro, chiaramente allora i soldati stavano sparando a un auto che si allontanava.”

Questo puo’ spiegare perche’ i militari US in Iraq hanno bloccato il governo italiano dall’ispezionare il veicolo degli Italiani anche se l’auto e’ di proprieta’ del governo italiano che l’ ha acquistata da una agenzia di noleggi dopo l’incidente. “Penso abbiano qualcosa da nascondere se non restituiscono l’auto per ispezionarla,” ha detto la Sgrena alla Klein. “Molto strano. Se non c’e’ niente da nascondere, perche’ non lasciar esaminare l’auto agli Italiani?”

“Non fu legittima difesa,” continua la Sgrena. “I soldati erano alla nostra destra, al lato della strada, iniziarono a sparare dalla destra e continuarono da dietro, ma la maggior parte dei colpi provenivano da dietro, Calipari fu colpito da destra e io fui colpita alla spalla da dietro. Quando ci fermammo erano dietro. Potemmo vedere che tutti i vetri posteriori erano rotti da dietro. Se avessero avuto paura potevano fermare l’auto, potevano chiederci di fermarci, quindi potevano sparare alle gomme, ma non lo fecero. Manco provarono a fermare l’auto e spararono almeno dieci colpi ad altezza passeggeri. Se Calipari non mi avesse spinto giu’ mi avrebbero potuto uccidere.”

Questo caso diffonde una luce importante sulla cultura di impunita’ che circonda le forze di occupazione US in Iraq. Se questo e’ come Washington tratta l’Italia, uno dei suoi alleati piu’ fedeli nella cosiddetta guerra al terrorismo, dove i suoi soldati uccidono l’ufficiale dei servizi segreti del paese, il secondo negli alti gradi, immaginate la lotta che gli Iracheni devono affrontare dato che loro muoiono a decine di migliaia. Non hanno figure influenti come Silvio Berlusconi per difendere la loro causa. Hanno invece giornalisti “non accreditati” come Giuliana Sgrena che rischiano le loro vite per raccontarci queste storie.

“Dovete proteggere la vita dei giornalisti che vanno a parlare con la gente,” dice Luciana Castellina, una delle fondatrici de Il Manifesto, il giornale per cui scrive la Sgrena. “Altrimenti il risultato sara’ che non avremo piu’ giornalisti ma solamente giornalisti “accreditati”

Jeremy Scahill e’ un giornalista al programma radio/TV program Democracy Now! Puo’ venir raggiunto a [email protected].
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/scahill03282005.html
28.03.05

Traduzione per www.comedonchiscitte.org a cura di Alfredo Viti

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