FONTE: LIBREIDEE.ORG
Ovunque si parla di ripresa economica dell’Europa e di uscita dalla crisi. Pura propaganda. In realtà il paziente è sempre in coma. Basta dare un’occhiata ai parametri chiave: lavoro, credito, Pil, finanza pubblica. La disoccupazione – vera piaga sociale – è ancora a livello “mostruoso” in diversi paesi decisivi – Italia, Spagna, Francia – per non parlare ovviamente della Grecia. La disoccupazione nella zona euro – osserva Paolo Barnard – rimane ai suoi massimi storici dalla creazione della moneta unica: «Si consideri che la disoccupazione è il peggior male economico esistente, proprio in termini di miliardi di euro andati in fumo ogni giorno, e nulla l’ha ancora minimamente scalfita». Attenzione: «Quando si è talmente sciagurati da permettere alla disoccupazione giovanile di arrivare a uno sconvolgente 40%, il danno arrecato sarà per generazioni, non una cosa da qualche mese. Sarà un danno sistemico, incancellabile per decenni».
La cosiddetta ripresa del settore manifatturiero, l’unica di cui si parla – strombazzandola come antipasto della “fine della crisi” – coinvolge in realtà una minuta parte dell’economia, e inoltre non sta affatto creando posti di lavoro: al contrario, rileva Barnard nel suo blog (1), le aziende continuano a licenziare. Stessa musica sul fronte creditizio: «Le banche europee sono esposte a mutui cosiddetti “marci” (impagabili) per almeno 1.000 miliardi di euro. Un buco visibile dalla Luna, che le rende banche cosiddette “zombie”», cioè istituti di credito che non possono più svolgere il loro compito primario, che è prestare denaro all’economia. I rubinetti continueranno a restare asciutti, e questo prolungherà la sofferenza delle aziende, fino a stritolarle – come in realtà sta avvenendo da tempo.
«Le Austerità imposteci dall’Eurozona ci hanno aumentato le tasse e tagliato la spesa dei governi, ma questo ha soffocato l’economie, col risultato paradossale che i governi incassano meno tasse e devono spendere più soldi per pagare gli ammortizzatori sociali per le valanghe di disoccupati». Questo, continua Barnard, gli ha peggiorato i conti invece che migliorarli, Germania inclusa. E siccome le austerità sono ancora «un dogma sacro», il peggioramento continuo rimane garantito. «La crescita economica, che è il vero parametro da guardare assieme al tasso di occupazione, rimane ferma, debole e anemica». L’Europa arranca, sperando in micro-crescite dello 0,2-0,4%, con l’Italia del tutto ferma al palo. Ergo i consumi rimangono bassissimi, nonostante lo sia anche l’inflazione. Campeggiano i manifesti “Tutto sottocosto” di gruppi come Leclerc, grande distribuzione: «Fra un po’ ce la tirano dietro, la roba». In Grecia, addirittura, il governo ha autorizzato i supermercati a mettere in vendita i prodotti scaduti, perché la gente non si può permettere i prezzi di quelli freschi.
Gli investitori finanziari, «dai quali per colpa dell’euro noi dipendiamo per vivere», queste cose le sanno benissimo. E infatti i nostri titoli di Stato si vendono ancora a tassi d’interesse (che loro decidono) pressoché inaccettabili: quasi al 5% il Btp, contro un tasso “sano” dell’1%, «alla faccia dell’insignificante spread». Ci sono analisti che prevedono addirittura un nuovo crollo europeo. «In ogni caso – conclude Barnard – se si continua a negare la gravità della distruzione economica e sociale che ci hanno inflitto le Austerità, sarà impossibile uscirne: perché non sapremo adottare i rimedi adeguati». E così tutte le altre devastazioni del cosiddetto rigore dei conti. «Quanto credete che ci vorrà a riparare le voragini lasciate da fallimenti aziendali nell’ordine di 150.000 all’anno?».
Fonte: www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2013/09/noi-fatti-a-pezzi-dal-rigore-ne-avremo-per-decenni/
23.09.2013
1) http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=711