NEL BEL MEZZO DELLO SCANDALO MURDOCH C'E' UN ACRE ODORE D'AFFARISMO

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DI JOHN PILGER
johnpilger.com

In “Scoop”, il brillante libro satirico di Evelyn Waugh sulla stampa, c’è il momento in cui Lord Copper, proprietario del Daily Beast (la Bestia Quotidiana), incontra il suo nuovo corrispondente di guerra, William Boot, che per il vero è solo un’autorità in materia di fiori selvatici e richiami degli uccelli. Un confuso signor Boot viene portato alla presenza di Sua Signoria dal signor Salter, caposervizio esteri della Bestia.
“Il signor Boot è pronto per il viaggio?”
“Fino a un certo punto, Lord Copper”.
Copper ragguaglia Boot così: “Qualche netta vittoria, qualche atto di grande coraggio personale da parte dei nostri patrioti, e una pittoresca entrata nella capitale. Questa è la linea politica della Bestia riguardo alla guerra… Ci aspettiamo la prima vittoria verso la metà di luglio”.Rupert Murdoch è il Lord Copper del 21° secolo. La spiritosa affabilità manca, ma l’assurdità del suo potere è la stessa. Il Daily Beast voleva vittorie? Le ha ottenute. The Sun ha voluto argentini morti? Detto fatto! Del bagno di sangue in Iraq, Murdoch disse: “Ci saranno danni collaterali, e se vogliamo essere veramente brutali al riguardo, meglio farli adesso…” The Times, The Sunday Times, Fox li hanno ottenuti.

Molto prima che fosse possibile fare intercettazioni, Murdoch dichiarava guerra al giornalismo, alla verità, all’umanità, ed ebbe successo perché seppe sfruttare il sistema, quel sistema che accolse volentieri la sua rapace dedizione al “libero mercato”. Murdoch è forse più estremo nei suoi metodi, ma non è diverso in natura da molti di coloro che adesso si mettono in fila per condannarlo ma che sono i suoi beneficiari, imitatori, collaboratori, apologeti.

Mentre l’ex primo ministro Gordon Brown si rivolta contro il suo ex padrone, accusandolo di gestire una “congiura mediatico-criminale”, si nota l’evidente disagio del nuovo, rassicurante, consenso mediatico-parlamentare. “Non dobbiamo guardare al passato”, dichiara un deputato laburista. Quei parlamentari presi lo scorso anno con ambo le mani nel sacco di Westminster, che non fecero nulla per fermare l’uccisione di centinaia di migliaia di persone in Iraq, ma che inneggiavano al criminale responsabile, adesso sono “uniti” dietro la “pacata” figura del capo dell’opposizione Ed Miliband. Come al solito c’è un acre odore di affarismo.

Certo, non c’è una “rivoluzione”, come riferisce il Guardian, che ha paragonato la “caduta” di Murdoch a quella del tiranno Nicolae Ceausescu in Romania nel 1989. La sovreccitazione è comprensibile; lo scoop di Nick Davies è enorme. La verità però è che il sistema britannico di controllo elitario e monopolistico dei media non si basa soltanto su News International di Murdoch, ma sul Daily Mail, il Guardian e la BBC, forse la più influente di tutti. Tutti condividono una monocultura aziendale che indica la scaletta delle “notizie”, definisce la politica accettabile mantenendo la finzione dei partiti distinti, che rende plausibili le guerre sgradite e custodisce i limiti della “libertà di parola”. Tutto ciò sarà solo rafforzato dalla convinzione che una “mela marcia” è stata “sradicata”.

Quando lo scorso settembre il Financial Times lamentò che l’acquisizione di BSkyB avrebbe dato a Murdoch una supremazia mediatica in Gran Bretagna, l’esperto giornalista Roy Greenslade, venne in suo soccorso. “Di certo”, scrisse, “il primo giornale di economia e finanza in Gran Bretagna dovrebbe encomiare un imprenditore che ha ottenuto così tanto da inizi senza compromessi”. Il controllo politico di Murdoch non era che un mito divulgato da “ingenui commentatori”. Notando il suo stesso “idealismo” di giornalista, non ha fatto parola di quando lavorava al Sun e poi come redattore al Daily Mail di Robert Maxwell, dove si rese responsabile della vergognosa calunnia su Arthur Scargill, dicendo che l’allora leader sindacale dei minatori era corrotto. (Per la verità poi e a suo onore, se ne scusò nel 2002). Adesso Greenslade è professore di giornalismo alla City of London University. Nel suo blog sul Guardian del 17 luglio, ha capito l’antifona e ha proposto che Murdoch spiegasse “il clima che ha creato”.

Quanti di quelli che adesso chiedono la testa di Murdoch nei cori politici e mediatici sono rimasti in silenzio negli anni passati quando i suoi giornali ripetutamente si accanivano contro i soggetti sociali più indifesi? Le povere madri single sono state uno dei bersagli preferiti della “scansa-tasse” News International. Chi nel cosiddetto villaggio mediatico ha preteso il licenziamento dell’editore del Sun Kelvin MacKenzie dopo gli attacchi su morti e moribondi della tragedia dello stadio di Hillsborough? Quell’episodio è altrettanto grave quanto quello dell’intercettazione di Milly Dowler, eppure MacKenzie è stato spesso incensato dalla BBC e dalla stampa liberale come l’“arguto” genio dei tabloid che “capisce l’uomo qualunque”. Questo flirt indiretto del ceto medio con Wapping [località londinese dove News International ha il suo quartier generale, n.d.t.] fa il paio con l’ammirazione per il riuscito “modello di marketing” di Murdoch.

Nelle 470 pagine del libro di Andrew Neil “Full Disclosure”, l’ex direttore del Sunday Times di Murdoch dedica meno di 30 parole alla campagna denigratoria e volgare che lui e i suoi colleghi di Wapping scatenarono contro le emittenti della Thames Television che nel 1988 produsse il programma di attualità Death on the Rock. Questa clamorosa indagine televisiva, pienamente comprovata, ha alzato un velo su certi segreti britannici, rivelandone tutta la loro efferatezza ai tempi di Margaret Thatcher, confidente di Murdoch. Dopodiché il destino della Thames Television fu segnato. Eppure Andrew Neil ha il suo bel programma televisivo alla BBC, e le sue opinioni sono largamente apprezzate dai media liberali.

Il 13 luglio, il Guardian uscì con un editoriale sul “servilismo della classe politica ai Murdochs”. Quanto è vero questo. Il servilismo è un antico rituale, spesso svolto da coloro il cui patto col potere non è immediatamente ovvio, ma non meno pestilenziale. Tony Blair, intriso del sangue di un’intera società umana, era un tempo considerato quasi misticamente dai liberali Guardian e Observer come il primo ministro che, scrisse Hugo Young, “vuol creare un mondo che nessuno di noi conosce (dove) la mente possa spaziare alla ricerca di una migliore Gran Bretagna…” Era in armonia perfetta con il coro di Wapping di Murdoch. “Il signor Blair – scrisse The Sun – ha una visione, uno scopo, e parla la nostra lingua sulla moralità e sulla vita familiare”. Più di così…

John Pilger
Fonte: http://www.johnpilger.com/articles/amid-the-murdoch-scandal-there-is-the-acrid-smell-of-business-as-usual

21.07.2011

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da GIANNI ELLENA

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