• Nel 1517 Martin Lutero affisse le sue tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg, scatenando la “Riforma” della Chiesa e l’avvento del protestantesimo.
• Il 1618 segnò l’inizio della guerra dei 30 anni, che scatenò conflitti religiosi in tutta l’Europa Occidentale.
• Nel 1715 quel conflitto si concluse con la presa del potere da parte degli Hanoverians. Questa dinastia ha governato in Gran Bretagna, Irlanda e Germania [Hannover, ma non solo, http://en.wikipedia.org/wiki/House_of_Hanover, ndt].
• Nel 1815 si tenne l’illuminato Congresso di Vienna, successivo alla sconfitta di Napoleone, che segnò un secolo di relativa stabilità in tutta l’Europa.
• Nel 1914 iniziò la 1a Guerra Mondiale, un conflitto catastrofico che pretese la vita di milioni di persone, e diede inizio a quei dissidi globali che hanno attraversato tutto il 21° secolo.
Il Professor Nicholas Boyle dell’Università di Cambridge [che ha condotto la ricerca], ha individuato nella crisi finanziaria globale il detonatore che farà esplodere il prossimo “Grande Evento”.
“Analogamente a quanto avviene per gli esseri umani, il carattere di un secolo sarà visibile solo quando questo si avvicinerà al compimento dei suoi primi 20 anni”.
“Un altro fattore decisamente importante è la sequenza delle generazioni. Dopo circa due decenni, la generazione che ha dominato l’ultima fase del secolo passato avrà fatto il suo tempo”.
“[Nel secondo decennio] il futuro comincerà ad essere definito da quelle persone che hanno vissuto [o avranno ricordi] solo nel nuovo secolo”.’
Il Professore, che insegna “lingua e storia tedesca”, sostiene di come il recente crollo economico abbia messo in moto una crisi molto ampia nelle relazioni internazionali. Egli ha detto:
“Gli Stati Uniti diventeranno i protagonisti di una lunga serie di decisioni importanti, che potrebbero o condannarci ad un secolo di violenza e di povertà, o inaugurare una nuova era di cooperazione globale.
Ma la pace sarà possibile solo se il mondo si rende conto che l’era dei singoli Stati Nazionali è finita, e saprà introdurre un efficace sistema di governance globale”.
“I punti critici della politica mondiale, come ad esempio il cambiamento climatico, l’ascesa della Cina e dell’India o la crisi globale del credito, avranno bisogno della cooperazione internazionale per essere risolte”.
“Nel 2007 ha avuto inizio un cambiamento economico colossale, che però non è ancora concluso.
I grandi cambiamenti economici portano sempre a dei grandi cambiamenti politici, questi ultimi, però, non li abbiamo ancora visti.
La mia tesi è che ci sarà una nuova crisi, che solleverà questioni relative ai debiti pubblici, e non a quelli privati”..
“Una cosa che non è cambiata è la dimensione gigantesca dell’apparato militare americano. Questo significa che gli Stati Uniti avranno un ruolo decisivo in qualsiasi grande cambiamento politico.
Vedo che c’è disparità fra la declinante importanza economica degli Stati Uniti, ed il perdurare del suo potere militare e politico”.
“Tutto, alla fine, potrebbe dipendere dalla capacità [americana] di reagire al declino, usando più fantasia di quanto abbia saputo fare la Gran Bretagna negli anni precedenti al 1914”.
“E’ un profondo segno di speranza che questo 21° secolo abbia avuto inizio con un maggior numero di organizzazioni internazionali e intergovernative, rispetto a quante ce ne fossero all’inizio del 20° secolo”.
“Il solo plausibile percorso pacifico per raggiungere quest’obiettivo [superare la crisi, ndt], è quello che passa attraverso il perdurare della pax americana.
Ma dovrà radicalmente cambiare sia la comprensione che il mondo ha dell’America, che la comprensione di quest’ultima verso se stessa”.
Brano tratto dal libro del Professor Nicholas Boyle “How To Survive The Next World Crisis” [Come sopravvivere alla prossima crisi mondiale], edito nel 2014 da “Continuum Books”.