DI FRANCESCO SANTOIANNI
francescosantoianni.it
Aguzzate la vista! (come consiglia anche la cara Settimana Enigmistica) E guardatevi il video della BBC. Potete anche saltare i primi 34 secondi (anche se il tono politically correct della giornalista che introduce è la cosa più oscena del video) l’importante è osservare con attenzione. Pronti? Via.
OK. E ora l’articolo.
Solo commiserazione per i tanti disperati della guerra che – con familiari, parenti e, spesso, con un cellulare – improvvisano falsi video “shock” da vendere. Tutt’altro giudizio per gli strapagati “corrispondenti di guerra” che questi video comprano per imbottire i loro, altrimenti indigeribili, reportage e per quei network che, forti di un pubblico ormai completamente assuefatto, questi video diffondono con il “prestigio della loro “autorevolezza”. È il caso dell’ormai arcinoto video del “Bombardamento con il napalm su una scuola nel nord della Siria”, lanciato dalla BBC – e subito ripreso, in Italia, da ANSA, RAInews, La Stampa, Corriere della Sera, il Fatto quotidiano… – che riferisce di almeno 10 bambini uccisi e molti altri feriti (“molti lamentano ustioni su oltre il 50% del corpo, il che rende incerta la prognosi dei medici”) per “una bomba al napalm, lanciata da un caccia dell’aviazione di Assad, su una scuola” (…) “come riferiscono numerosi testimoni”.
Ma prima, due parole sul napalm una sostanza gelatinosa che sviluppa un calore altissimo (fino a 1.200 gradi) e che si appiccica alla cute bruciando (anche irrorandola con acqua) per 10-15 minuti. Non a caso, tranne qualche rarissima eccezione, non sono mai state trovate vive persone colpite direttamente da napalm (che tra l’altro, determina bruciature assolutamente caratteristiche) ma solo quelle colpite da fogliame e altri oggetti arsi da questa sostanza. Fogliame, appunto. In quanto il napalm (tra l’altro, oggi in disuso, anche nella sua variante Napalm-B) è un’arma fatta per colpire terreni sommersi da vegetazione (come i boschi dell’Appennino nel 1944 o le campagne vietnamite); non certo aree urbane (dove il suo effetto sarebbe minimo) e dove oggi si preferisce usare (Falluja, Gaza) fosforo bianco: formalmente, un dispositivo illuminante, sì incendiario, ma prevalentemente tossico e che lascia sul terreno evidentissime tracce.
Inverosimile, quindi, che l’aviazione di Assad abbia impiegato una bomba al napalm per colpire una scuola. Ma poi, perchè uccidere degli inermi scolaretti? Per ingraziarsi l’Occidente? Ma, poi, siamo sicuri che fosse una scuola? È la prima domanda che ci si pone vedendo nel video la piscina posta a fianco dell’ingresso. Una scuola? Senza nessun banco, lavagna, zainetti e libri abbandonati… e via dicendo? I corrispondenti della BBC – Ian Pannell e Darren Conway – ci assicurano di si. E, per attestarlo, ci mostrano un dondolo di plastica, un paio di scarponi invernali (ad agosto?) e una scarpa da donna: tutti miracolosamente intatti, dopo i 1200 gradi del napalm. Per fortuna le nostre perplessità vengono spazzate via da quanto riportato da RaiNews “Coperto dall’anonimato nel timore di rappresaglie, il preside della scuola (e meno male che era protetto dall’anonimato! N.d.r.) ha dichiarato di “non aver mai visto nulla di simile prima”(…) “La cosa peggiore nella vita è guardare qualcuno morire proprio davanti a te senza poterci fare niente“.”
Ma dove sono i corpi dei dieci bambini uccisi e degli altri di “incerta prognosi”? Il video (pur preceduto nelle sue versioni italiane da un minaccioso “Attenzione! Video non adatto a persone sensibili.”) non li mostra. E non mostra nemmeno genitori che verosimilmente sarebbero dovuti accorrere in gran numero nell’ospedale (e nemmeno le loro macchine, come dimostra il parcheggio semivuoto davanti l’ospedale). Bisogna, quindi, accontentarsi dell’esibizione di questo bambino che, seduto su una sedia, con una pelle assolutamente intatta (per non parlare dei capelli) ricoperta da una crema, senza togliersi nemmeno l’orologio da polso, ce la mette tutta per convincerci. Certamente, meno avvincente la tizia con il velo in testa (ovviamente intatto, come il vestito) ma sempre ricoperta dalla stessa crema che, non potendo essere un lenitivo antiustione (la tizia sta entrando nell’ospedale) dovrebbe rappresentare il famigerato napalm. Poco convincente, come le donne urlanti e il tizio con i baffi accanto a lei.
Ma quello che resta davvero il “top” del video è questa scena – girata in una stanza che tutto può essere tranne un pur improvvisato ricovero ospedaliero (considerando la presenza di uno specchio, una tenda ma di nessun letto o branda) – dove cinque ragazzi stesi per terra (tre con i vestiti intatti, ça va sans dire), ce la mettono tutta ad improvvisare (anche se il ragazzo, in fondo, con la camicia bianca, evidentemente scocciato, ad un certo punto si alza e dichiara forfait). Sovrasta la scena un uomo con una canottiera sbrindellata e macchie sulla pelle. Che, (al pari del ragazzo con la maglietta gialla) potrebbero pure essere vere ustioni (non certamente da napalm, visto che entra nell’edificio con le sue gambe) se non fosse per i due “soccorritori” (senza guanti, ma bardati con mascherina e maglietta blu dell’organizzazione “umanitaria” Hand-in-hand-for-Syria) che si direbbero ignorarli, concentrando le loro “cure” su altri due ragazzi stesi a terra a improvvisare. Soccorritori che, tra l’altro, insistono a bardarsi in maniera forse “scenografica” ma francamente sospetta come questo tizio con maschera antigas che esce dall’ambulanza o questa che, in un cortile, con una maschera a filtro per polveri sottili, concede una intervista.
Tutte costruite le scene del video? Probabilmente no. Alcuni spezzoni potrebbero rappresentare autentici ustionati (non certo da napalm). Ma le ustioni non sono rare in Italia (100.000 trattati in strutture ospedaliere), figuriamoci oggi in Siria. E quelle verosimili, rappresentate nel video, riguardano due uomini e un ragazzo, non già bambini. Già, i bambini. Dove sono i bambini?
Fosse successo quello che racconta la BBC, state pur certi che i “ribelli” (o anche i genitori) non avrebbero avuto remore ad allinearne i corpicini, riprenderli con cura e realizzare video da lanciare su internet . Così non è stato e, questa volta, alla “mitica” BBC non è restato che raccattare spezzoni vari, condirli (tra le centinaia di persone che avrebbero dovuto essere coinvolte nella tragedia) con testimonianza anonime; aggiungerci quella di tale Mohammed Abdulatiff – presentato dalla BBC come “testimone oculare” – anche se nel video si limita a maledire le Nazioni Unite, declamare quattro parole di circostanza… e realizzare un ennesimo scoop destinato a fomentare una guerra. Complimenti, BBC.
Francesco Santoianni
Fonte: www.francescosantoianni.it
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2.09.2013