MORTE DI UN PROFESSORE

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In questo momento c’è un’operazione sistematica per assassinare gli Iracheni che criticano l’occupazione.

DI HAIFA ZANGANA (Scrittrice ed ex prigioniera del regime di Saddam Hussein)

In una lettera ad un amico europeo, Abdul Razaq al-Na’as, professore universitario sui cinquant’anni, descriveva il suo dolore per la morte di alcuni suoi amici e colleghi uccisi. La sua lettera concludeva: “Mi chiedo chi sarà il prossimo!”. Fu lui. Il 28 gennaio, al-Na’as lasciò in macchina il suo ufficio all’Università di Baghdad. Due macchine lo bloccarono ed alcuni individui armati aprirono il fuoco uccidendolo all’istante.
Al-Na’as non è la prima figura accademica ad essere uccisa nel caos del “nuovo Iraq”.
Centinaia di accademici e scienziati sono andati incontro al loro destino fin dall’invasione nel marzo del 2003. Le sole università di Baghdad hanno pianto l’uccisione di oltre 80 membri del proprio staff. Il Ministro dell’ Educazione ha dichiarato recentemente che durante il 2005, 296 membri dello staff per l’istruzione sono stati uccisi e 133 feriti.Nessuno di questi crimini è stato sottoposto ad indagine da parte delle forze di occupazione o dal governo temporaneo. L’ incombenza è lasciata ai gruppi umanitari internazionali e alle organizzazioni contro la guerra. Tra di loro c’è il Tribunale Brussels, che ha compilato una lista per persuadere i funzionari speciali dell’ONU ad indagare su queste esecuzioni sommarie; lo fanno con l’aiuto degli accademici, che in questo modo rischiano la propria vita.

Le loro ricerche mostrano che le vittime erano uomini e donne provenienti da ogni parte dell’Iraq, di diverse etnie, religioni e background politico. Molti di loro erano determinati ad opporsi all’occupazione. Per la maggioranza sono stati uccisi secondo uno stile che ricorda gli assassini a sangue freddo. Nessuno ha fatto qualcosa per trovare i responsabili.

Come molti Iracheni, io credo che queste uccisioni abbiano motivazioni politiche e siamo legate al fallimento delle forze di occupazione nel guadagnare un qualsiasi sostegno popolare significativo. Perchè lo scopo dell’ occupazione sia raggiunto, le menti indipendenti devono essere eliminate. Siamo testimoni di un deliberato tentativo di distruggere la vita intellettuale in Iraq.

Il dottor al-Na’as era un volto familiare sulle Tv di Jazeera ed al-Arabiya. Aveva spesso condannato la continua presenza delle truppe guidate dagli USA, e criticato i governi faziosi e temporanei così come le loro milizie. Il suo caso ricorda l’assassinio del dottor Abdullateef al-Mayah. Egli, un famoso attivista per i diritti umani e un critico dell’ occupazione, fu ucciso solo 12 ore dopo essere apparso su al-Jazeera decunciando la corruzione del Consiglio Governativo Iracheno designato dagli USA.

Le milizie armate hanno sostituito il disgregato esercito iracheno, applicando le loro leggi, sotto l’apparenza della “legalità”, come la Brigata Lupo, vicina al Ministero degli Interni, nota per le sue incursioni terroristiche nelle moschee e la tortura di civili.

Lo scorso mese il giornalista Abdul Hadi al-Zaidi accusò le milizie governative di prendere di mira gli accademici. Egli fa parte di uno dei gruppi di giornalisti che, a seguito dell’assassinio di al-Na’as’s, ha scioperato chiedendo un indagine immediata sulla “campagna sistematica di uccisioni” contro gli intellettuali che si oppongono all’occupazione.

Dopo gli attentati di Londra, Tony Blair ha promesso ai cittadini inglesi di “portare i responsabili di fronte alla giustizia”. In Iraq, il governo britannico fa esattamente l’opposto. La legge dell’occupazione afferma che: “Tutti i soldati stranieri, i diplomatici e i contractor implicati nell’ uccisione di civili iracheni sono immuni dall’arresto e dai processi in Iraq”. Sia il governo inglese che quello americano chiudono un occhio sulle violazioni sistematiche dei diritti umani e sugli assassini commissionati dai loro clienti in Iraq.

E’ ormai ovvio che le forze di occupazione, con le loro truppe d’elite ed un budget di 6 miliardi di dollari al mese, non possono controllare l’Iraq. L’unica via d’uscita realistica ed onorevole è il genuino dialogo con la resistenza Irachena sul completo ritiro delle truppe straniere, dei risarcimenti adeguati e la cancellazione del debito per ricostruire il paese.

Haifa Zangana è una scrittrice nata in Iraq ed ex prigioniera del regime di Saddam ([email protected])

Data: 28 febbraio 2006

Fonte: www.guardian.co.uk

Link:http://www.guardian.co.uk/Iraq/Story/0,,1719507,00.html

Scelto e tradotto dall’inglese da MANRICO TOSCHI per www.comedonchisciotte.org

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