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DI MORENO PASQUINELLI
sollevazione.blogspot.com

Il vertice europeo davanti all’anno terribilis 2012. Chi ha interesse a difendere
la dittatura tedesca?

Presentiamo ai lettori due tabelle che rendono l’idea di come, il 2012, sia come un imbuto, una strozzatura per i debiti “sovrani”, di converso per i mercati finanziari internazionali. Tutti in un botto, il grosso a partire dalla primavera prossima, scadono la bellezza di 7.609 miliardi di dollari di titoli. I possessori di questi titoli, in gran parte le più grosse banche d’affari, i fondi speculativi e i gruppi assicurativi, batteranno cassa, li porteranno all’incasso.
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E’ opinione diffusa, tra gli analisti (vedi il summit di Davos), che non tutti gli stati riusciranno ad onorare queste scadenze, ad essere solvibili. Per quanto le cifre assolute di giapponesi e americani siano pressoché doppie rispetto a quelle dell’eurozona, è proprio sulla capacità di rimborso dell’Unione europea che si addensano le più fosche nubi. Da cosa dipenda l’abbiamo detto più volte e lo ripetiamo. Il debito giapponese è anzitutto questione interna, visto che la gran parte non gira nei mercati finanziari internazionali. Gli USA d’altra parte hanno il dollaro, che resta la principale moneta di scambio mondiale, posseggono il più grande esercito di tutti i tempi (a difesa dell’ordine mondiale), e Wall Street è la piazza la cui caduta non converrebbe a nessun paese capitalista.

Invece lo spazio economico dell’euro è il più fragile a causa delle storture native gravissime che tutte convergono su due cause complementari: la moneta unica da una parte e, dall’altra, i Trattati di Maastricht e di Lisbona i quali, massima assurdità, non sono tanto trattati politici, ma trattati stringenti di politica economica, monetaristi e liberisti al tempo stesso.


Dove sta l’assurdità? Nessun governo serio si impiccherebbe mai ad un dogma economicista, e nemmeno ad una data dottrina. L’economia conosce dei cicli, espansivi o recessivi ad esempio. Ogni economia è infine parte dell’economia mondiale, e deve adattarsi in maniera flessibile e repentina agli scambi, agli andamenti delle partite correnti. Può quindi vedersi obbligata, ad agire su più leve, tra cui ad esempio quelle della politica monetaria, della svalutazione competitiva, del credito, del mercato del lavoro ecc., per far fronte ai mutamenti, spesso repentini.

La prussiana costruzione dell’euro, in un mondo competitivo che corre a velocità forsennate, solo per questa sua estrema rigidità, è destinata a sfracellarsi. Ed è come minimo singolare che mentre i governi “europeisti” (ovvero quelli che portano l’Unione allo sfascio) fanno della “flessibilità” del mercato del lavoro un mantra, esibiscono la più tetragona ottusità, persistano nel difendere ad ogni costo, contro ogni evidenza, i Trattati di Maastricht e di Lisbona. Come si vede americani ed inglesi non commettono lo stesso errore, anzi, da paesi leader del liberismo, sono stati lesti nell’adottare misure di tipo keynesiano, ovvero non di austerity ma di quantitive easing, di sostegno ampio al ciclo economico depresso.

L’eurozona sembra una gabbia di matti, di dogmatici, di sacerdoti dell’ortodossia liberista e monetarista, ciò malgrado le loro dottrine abbiano fatto evidente fiasco. Se questi ierocrati si ostinano nella loro posizione, è anche perché gran parte delle sinistre europee li sostengono de facto, non vogliono prendere atto che l’Euro è stata sì una scommessa ambiziosa, ma una scommessa già persa. Solo la miopia o il servilismo verso le oligarchie bancarie (anti)europeiste può spiegare tale atteggiamento suicida.

Rispondevo giorni fa a chi ritiene che se l’euro è sotto attacco è per un piano preciso della finanza anglosassone e americana. Spiegavo che questa è una corbelleria, che se cadono l’euro e l’Unione sarebbe un disastro catastrofico, più ancora che per i Bric, per Usa e Regno Unito. La verità sta dunque al lato opposto. L’euro e l’Unione cadranno appunto, non per cospirazioni esterne, ma a causa dell’opera distruttrice degli oligarchi e dei governi europei.

La Germania della Merkel è il primo assassino dell’Unione e dell’euro. Nessuno toglie dalla testa del sottoscritto che la rigidità tedesca, la cocciutaggine nel perseverare in una politica economica d’austerità, recessiva e monetarista, si spiega solo a patto di ritenere che la Germania da l’euro per morto e che per Berlino si tratta solo di salvare il salvabile, ovvero, anzitutto, gli interessi del capitalismo tedesco.

Come spiegare altrimenti che invece di un’inversione di rotta, la Germania insiste nell’adottare il cosiddetto Fiscal compact, ovvero regole ancora più stringenti sulla disciplina di bilancio (pareggio di bilancio e sanzioni automatiche per chi sfora), riduzione del debito al 60% del Pil, ecc. Quindi ancora tenace opposizione agli Eurobond, a che la Bce possa comprare i titoli dei Piigs, a rafforzare davvero  i “fondi salvastati” come l’Esm?

E’ oramai evidente che gli interessi del capitalismo tedesco e quelli della maggior parte dei paesi eurozona divergono, che queste divergenze diventeranno più forti in futuro.  Nei prossimi mesi, se ci saranno altre scosse nei mercati finanziari (crack bancari e default degli stati), esse potrebbero esplodere in maniera fragorosa. 

Chi ha interesse a difendere la  dittatura tedesca sull’eurozona? Non certo i popoli europei, anzitutto quelli dei cosiddetti “paesi periferici”, tra cui quello italiano. L’interesse dei popoli va in direzione opposta: abbattere questa dittatura. Dovrebbero capirlo anche quelli che si ostinano a difendere un morto che cammina, l’euro. E’ grottesco che il governo Monti-Quisling e i suoi principali sostenitori (Confindustria, Pd anzitutto), i quali sono sodali della Merkel e difensori dell’Unione-Quarto-Reich, si spaccino per i più decisi paladini dell’euro.

Noi non amiamo certo quest’Unione neo-imperialista, ma ciò non ci esime dal denunciare questi post-mussoliniani come distruttori non solo del nostro paese, ma dello stesso disegno europeista. Monti e i suoi accoliti stanno preparando la corda con cui saranno impiccati. Come saranno impiccati? Chi li impiccherà? Speriamo saranno spazzati via da una sollevazione popolare. Ma per questa occorre ancora tempo. Un tempo che forse noi non abbiamo, ma che nemmeno Monti ha. Questo appiccicoso ragioniere, questo “curatore fallimentare” potrebbe essere disarcionato dalla tigre che pensa di poter cavalcare, una tigre troppo forte per lui: la tigre della crisi sistemica.

Moreno Pasquinelli
Fonte: http://sollevazione.blogspot.com
Link: http://sollevazione.blogspot.com/2012/01/monti-e-una-bolla-se-non-esplode-si.html#more
30.01.2012

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