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La Redazione

 

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MONTI, LETTA, DRAGHI: MANEGGIONI ATTACCANO IL FUMISTA

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A cura di Davide
Il 3 Febbraio 2016
28 Views

DI MAURIZIO BLONDET

maurizioblondet.it

Qualche giorno fa il Senato, Commissione Esteri, non ha voluto privarsi della sapienza di Mario Monti: benché sia senatore (a vita per merito massonico Napolitano) gli ha chiesto di ascoltarlo in una audizione ufficiale: ostentatamente dunque. L’altissimo pensatore s’è chinato sui destini d’Europa, dicendo che è vicina alla guerra. “I paesi europei sono “storicamente e sanguinariamente litigiosi, dunque esiste il rischio che una eventuale disintegrazione in Ue li riporti “a farsi la guerra”. Ha accusato la “ventata di nazionalismi, che sembrano avere come target comune una ripresa di potere nei confronti dell’Ue, una volta che avessero conseguito questo loro obiettivo, probabilmente si scaglierebbero gli uni contro gli altri”.

Sono le idee di Monnet di 70 anni fa’, ripetute pari pari: il pensatore Monti non ha mai avuto bisogno di pensare per salire in carriera (anzi in quell’ambiente è altamente malvisto). Ha criticato a fondo Renzi per il suo “braccio di ferro” con la UE: “Fra qualche mese si saprà se il governo italiano avrà vinto o perso questa epica battaglia” sulla flessibilità, che “secondo me è un falso obiettivo”. Sono esattamente i pensieri ricevuti da: Schauble, Weber (il presidente dei deputati europei PPE), Merkel. E Draghi.

Monti parla ancora?

Ho un amico estremista che s’è stupito che il Senato abbia rispettosamente chiesto il parere di una personalità che, secondo lui, per come aveva ridotto l’economia del Paese in obbedienza alla UE, andava invece appesa a piazzale Loreto, a testa in giù. Sono idee da cui mi dissocio. E non mi stupisco: non so se avete notato, in questi giorni (mentre il parlamento si occupa di adozioni gay) sono stati mobilitati tutti quelli su cui Bruxelles può contare in Italia: a dire e ripetere che Renzi nel “braccio di ferro con la UE” perderà, che esagera, che non è il momento di chiedere flessibilità. I Paolo Mieli, gli Stefano Folli, altri giornalisti col grembiule nell’armadio, gli Enrico Letta sono lì a scrivere articoli. Anzi, il Corriere assevera nella UE c’è “un fronte anti-Italia”, che Renzi deve cedere perché è debole.

Ora, io capisco che Renzi suscita urti di vomito in molti. Pensate solo a quelli con cui “L’Europa” lo vuol rimpiazzare: Mario Monti, Enrico Letta, servi di lunga data e di verificato pedigree (l’asse Napolitano-Amendola- Amato –Andreatta) e assolutamente fidati, autori di tutti i disastri monetari di cui soffriamo in esecuzione ad ordini sovrannazionali.

Giusto per non dimenticare, son quelli che dopo il colpo di Stato euro-Draghi, sostenuto da Napolitano-Bersani, circondati da fama di competenti tecnocrati super partes espertissimi economisti (mica come Tremonti), avevano identificato la vera palla al piede dell’economia italiana nei: a) pompisti di benzina e b) taxisti: gli uni e gli altri si stavano sottraendo al “mercato” e godevano di scandalosi privilegi.

Ai competentissimi economisti super partes erano sfuggiti le migliaia di appartamenti che il Comune di Roma, con “disavanzo strutturale” (ossia ineliminabile) di 1,2 miliardi regolarmente coperto dallo Stato (capirai, è Roma Capitale!) affitta a dieci euro al mese, ed anche meno – perdendoci a rotta di collo. Non gli era sembrata interessante una “riforma” di quella associazione a delinquere chiamata Amministrazione di Roma, ove succede che io e voi, come contribuenti, paghiamo, ripianando il disavanzo strutturale della sullodata associazione a delinquere, l’affitto di ricchi amici degli amici nella capitale, di cui non abbiamo nemmeno il diritto di sapere i nomi. Ancor meno li aveva colti il sospetto che la palla al piede dell’economia fosse – vedi mai – la casta di parassiti pubblici con stipendi da 240 mila euro e più.

Sapete (o forse no, i media sono pieni del diritto dei finocchi alle adozioni) che un recente rapporto della Guardia di Finanza alla Corte dei Conti, “negli ultimi sei mesi del 2015 il danno provocato alle casse dello Stato dai funzionari pubblici infedeli è stato di 3 miliardi e 57 milioni di euro, contro i 2 miliardi 672 milioni di tutto il 2014”.

Ecco il vero problema italiano

Ora, si tratta di soli sei mesi, e di soli 7 mila dipendenti pubblici la cui infedeltà è saltata all’occhio, tanto da suscitare i sospetti delle Fiamme Gialle. Solo 7 mila dipendenti hanno provocato danni allo Stato per quasi 4 miliardi. In sei mesi. Moltiplicate per i milioni di dipendenti pubblici incontrollati, e persino voi che non siete competentissimi tecnocrati che lì è il settore (il truogolo, il porcaio) da cui si possono “recuperare” diciamo 50, diciamo 100 miliardi annui allo Stato, cifre enorme con cui davvero cominciare a rientrare dal debito pubblico (“Ce lo chiede l’Europa”) senza aumentare la torchia fiscale; con l’effetto collaterale per sé auspicabile di cacciare qualche mezzo milione di dipendenti pubblici con condanne penali, e la liquidazione sequestrata per compensare i danni che hanno inflitto. Quelli poi, Letta, Monti, non sono stati eletti, quindi non dovevano temere l’impopolarità eventuale di “riforme disciplinanti” di questo problema, il parassitismo pubblico che rende inefficiente il sistema.

Non l’hanno fatto. Non lo sta facendo nemmeno Renzi, ma almeno non si fa’ passare per esperto economista, ma per venditore di fumo incaricato di ravvivare un po’ di entusiasmo in un popolo schiacciato, mantenendolo nell’euro.

E’ solo per dire questo: non sono economisti da ascoltare in audizioni al Senato. Né gli è dovuto il rispetto che gli tributano i media, come a venerati maestri.

Il rispettatissimo Enrico Letta, palese “riserva della repubblica” (i grembiuli gli hanno trovato un parcheggio dorato alla Sorbona) è quello che nel dicembre 2013, capo del governo, twittava esultante: “Finita ora sessione Consiglio Europeo. Approvata Banking Union. Per tutelare risparmiatori ed evitare nuove crisi. Buon passo verso Ue più unita”.

A cui non un “Venerato Maestro”, ma un normalissimo Claudio Borghi Aquilini, economista della Lega Nord e consigliere regionale del Carroccio in Toscana, così rispondeva a Letta junior: “Questa la salviamo da dare ai risparmiatori della prima banca che salterà”: Borghi ha saputo prevedere, Letta no.

Il celebre tweet di Letta
Il celebre tweet di Letta

Infatti dopo la bancarotta delle banche toscane il tweet è tornato in circolo, anche se non ha scosso la fiducia mediatica nel piccolo Letta. Cosa volete, la pretesa Unione Bancaria che si vantava di aver varato coi colleghi eurocratici non era altro che l’introduzione al bail-in, per cui ora sono i correntisti a pagare se i banchieri falliscono. Gliel’aveva chiesto l’Europa, e Enrico Letta ha eseguito.

Guardate, così son tutti. Non solo Monti e Letta, ma anche il celebrato Mario Draghi: come economista non vale nulla, non c’è un solo studio da cui pubblicato a sua firma; è solo un praticone, un maneggione che ha avuto successo ammanicandosi i potenti, e potere da quelli che sono i suoi mandanti. E’ il Draghi che s’è appena vantato: “Abbiamo salvato l’Europa dalla deflazione!”: una dichiarazione da salvare in memoria e metter via, come quella di Letta, perché la deflazione infuria e infurierà ancor peggio. E’ lo stesso Draghi che ha intimato al governo italiano che “bisogna assicurare una coerente attuazione delle disposizioni della direttiva sul bail-in». E’ una minaccia diretta a Renzi: ti faccia fare la fine che ho già fatto fare a Berlusconi. E naturalmente, può.

Solo che poi, chi ci mettono, quelli di Bruxelles, al suo posto? E’ questo il pensiero. Traditori interni del paese ne hanno a iosa. Cretini, anche. Ma cretini solenni come Mario Monti, ecco, quelli scarseggiano.

Secondo me – posso sbagliare – il moltiplicarsi dei toni duri e delle minacce dice proprio il contrario di quel che dicono i giornali: la UE, o il grumo che chiamiamo “Europa” a guida tedesca, non è affatto forte. Per questo mobilita i suoi servi e scherani di cui dispone in Italia, per farsi difendere.

La Merkel è nei guai, sondaggi precipitati, popolo in rivolta, costretto a difendersi dai “profughi” che lei ha chiamato, e che picchiano i vecchietti nel Metrò di Monaco.

Danimarca e Svezia chiudono i confini ed espellono immigrati (o ci provano) mentre crescono i picchiatori di destra che danno la caccia agli invasori. Lo spazio Schengen sono questi stati a infrangerlo con continue misure di chiusura di frontiere. I controlli ai confini tedeschi sono stati pienamente ricostituiti: e i tedeschi hanno respinto 400 pretesi profughi ad ottobre, 700 a novembre, 2200 a dicembre, 2000 nei primi giorni di gennaio. Berlino aveva chiesto il permesso alla Commissione: per sei mesi. Adesso la Commissione sta per prolungare questo permesso per due anni. E’ come sulla “flessibilità” e il 3 per cento del deficit da non superare: la Francia veleggia sul -4 senza che Juncker dica nulla; la Spagna ha accumulato un deficit incredibile del -5,8% sul Pil, e credete che venga punita? Anzi, portata ad esempio perché “è accelerato il pil spagnolo che nel quarto trimestre segna un +0,8% t/t”, il che significa una crescita del +3,5% annuo. Mirabolante. Capito?, la Spagna cresce del 3,5% annuo, mentre l‘Italia dello 0, qualcosa. E quale è la causa della crescita? La spesa in deficit del 5,8%, che Bruxelles e Berlino (e la BCE) le consentono senza nessun rimprovero. Rimproverano noi, perché sanno di avere i servi e i traditori che vengono chiamati al Senato a dire la loro. Nell’interesse dei saccheggiatori delle nostre banche.

Al Senato, senza volerlo (ve l’ho detto che è un solenne cretino) Monti ha svelato la verità sul grumo nordico: questi stati “ritengono che il fianco sud dell’Europa non faccia veramente parte dell’Europa come loro la intendono, ma che sia utile da tenere nel gioco, non come appartenente a pieno titolo alla Ue, ma come utile bastione protettivo verso orde di migranti. Ogni volta che parliamo di uscita dalla zona euro c’è concreto il rischio che con le nostre mani, o con i nostri toni, favoriamo questa spaccatura tra Nord e Sud”.

Sì, è questo il progetto Merkel, il progetto Juncker. Chiuderci fuori come la Grecia, e intanto tenerci nella sovranità limitata. Lo faranno comunque, non demorderanno. Alla fine ci sbatteranno fuori, dopo averci spennato delle ultime risorse, i risparmi italiani. Daranno la colpa a noi di aver spaccato l’Europa. La danno già ai greci di non chiudere le frontiere agli immigrati che la Merkel ha invitato… Siamo nel regno della follia, della prepotenza ma anche del panico. Le borse crollano, Deutsche Bank è sull’orlo dell’abisso ed emette junk bonds per salvarsi,

http://investmentwatchblog.com/deutsche-banks-coco-bonds-crash-whats-next/

la guerra in Libia è imminente e l’America manda mille nostri soldati in Irak, Berlino per ordine Ue sta coi “ribelli siriani” (ossia l’ISIS) contro Putin, il regime saudita sbologna sui mercati mille miliardi di buoni del Tesoro americano mandando tutto a catafascio.. insomma è il caos, e il collasso disordinato dell’intero sistema, di cui la UE è un ingranaggio – anch’esso in via di sgretolamento disordinato. E se c’è un’opportunità per noi, è proprio nel provare a combattere, non fare quel che “ci chiede l’Europa”.

Maurizio Blondet

Fonte: www.maurizioblondet.it

Link: http://www.maurizioblondet.it/3188-2/

3.02.2016

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