FONTE: ILRIBELLE.COM
Fuori dalle elezioni ma dalla parte di chi sosterrà la sua linea e pronto a rientrare dopo il voto
Alla fine ha prevalso la prudenza. Che, com’è noto, concerne la tattica e non la strategia. Riguarda i metodi, non gli obiettivi.
Dopo aver attentamente riflettuto, o mostrato di farlo per ribadire il suo carattere oculato e persino “saggio”, Mario Monti ha comunicato le proprie decisioni: non parteciperà direttamente alla contesa elettorale, essendo però pronto «a dare apprezzamento [e] a essere guida» per chiunque si impegnerà a proseguire sulla strada del governo uscente. Dopo di che, una volta avviata la nuova legislatura, sarà disponibile ad assumere «le responsabilità che mi venissero affidate dal Parlamento».La posizione è appunto la più prudente. Nella consapevolezza di non poter ottenere un successo plebiscitario dalle urne, meglio lasciare che a scornarsi siano gli altri. Continuando così a interpretare il ruolo pseudo neutrale che si è cucito addosso fin dall’inizio, con il supporto determinante delle Alte Sartorie del Quirinale: il tecnico, nell’accezione colta del termine, che non è mosso da alcuna smania di carattere personale e che, quasi a malincuore e solo in nome degli interessi collettivi, accetta di sobbarcarsi gravosi incarichi nelle pubbliche istituzioni.
Gli scenari, come abbiamo sottolineato spesso e in ultimo venerdì scorso subito dopo l’approvazione della legge sul pareggio di bilancio, rimangono sostanzialmente inalterati. Nel senso che il vero punto non è se a Palazzo Chigi rimarrà Monti o subentrerà Bersani, ma l’approccio del prossimo esecutivo ai temi fondamentali dell’economia e, conseguentemente, della politica interna e di quella estera. La partita che si sta giocando, del resto, va ben al di là dei confini nazionali e rientra nel quadro di una ridefinizione dei rapporti interni alla Ue e, in parallelo, del posizionamento europeo rispetto agli USA.
Come sempre, si farà del tutto per impedire che i cittadini comprendano gli obiettivi di medio e di lungo periodo, risucchiandoli nel dibattito a scartamento ridotto sulla competizione tra i partiti e nelle polemiche a getto continuo tra i rispettivi esponenti. Complici i media, si parlerà moltissimo di ciò che conta poco e pochissimo di ciò che conta molto. Il messaggio dominante sarà il solito: dobbiamo diventare più bravi nell’adeguarci alle regole, e ai ritmi, del mondo globalizzato. Poiché non possiamo cambiarlo – e in fin dei conti nemmeno lo vogliamo – bisogna conviverci. Ossia adeguarci. Ossia sottometterci.
Monti, nel giro di un anno, ha tirato su i nuovi recinti e cominciato a intrupparci. Egli stesso, o chi per lui, proseguirà l’opera nel quinquennio che si sta per aprire: un’offensiva “riformistica” che ci proietterà, e ci imprigionerà, in un altro tipo di Stato. Con sempre meno welfare e sempre meno diritti. Forse più efficiente, al mero scopo di garantire i grandi creditori internazionali e di fornire truppe disciplinate alla competizione planetaria. Di sicuro più arrogante e spietato nell’affermare a 360 gradi la dura legge del (neo)liberismo: chi è ricco ha ragione per principio ed è giusto che comandi, mentre chi è povero deve prendersela con la propria incapacità e sperare – solo sperare – nelle briciole dell’assistenza pubblica e della carità privata.
Fonte: www.ilribelle.com
23.12.2012
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