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La Redazione

 

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MONTI IL DISTRUTTORE E LE PROSSIME ELEZIONI

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A cura di Davide
Il 16 Ottobre 2012
73 Views

DI EUGENIO ORSO
Pauper class

Recita un’ANSA del 16 ottobre, riguardante il testo finale della cosiddetta Legge di Stabilità governativa:

Salta nella Legge Finanziaria la cosiddetta “tassa sugli invalidi”. Nel testo definitivo non ci sono più tra le norme fiscali i due commi che prevedevano la tassabilità Irpef delle pensioni e delle indennità di invalidità richiamati anche nel comunicato ufficiale del Cdm di martedì scorso. Tassate invece le pensioni di guerra.

Salta anche la stretta inizialmente prevista sui dipendenti pubblici per i permessi per l’assistenza di parenti disabili (L.104).La norma, inizialmente prevista, non é nel testo definitivo del Governo. Prevedeva la riduzione del 50% della retribuzione per i 3 permessi mensili e nessuna agevolazione per i disabili diversi da coniuge-figli.

Come si nota, tutte le manovre di questo governo – tralasciando qualche passo indietro e qualche “ripensamento”, come nel caso della “tassa sugli invalidi” – sono dirette contro le fasce più deboli della popolazione, e in particolare il direttorio Monti-Napolitano, con una viltà che non si cerca neppure di nascondere, si accanisce contro gli invalidi, gli anziani, i malati.

Ci si accanisce poi contro i lavoratori dipendenti privati e pubblici, e la fiscalità crescente è diretta contro di loro, perché sono loro che impoverendosi devono pagare quasi per intero lo scotto della crisi.

 

Se ai dipendenti pubblici si ridimensionano gli stipendi e persino i buoni pasto (imponendo loro una dieta), gli invalidi e i disabili, fra un po’, saranno a rischio di sopravvivenza fisica, primi colpiti dal progressivo ridimensionamento dell’assistenza e della sanità pubbliche, e questo lo scrivo senza alcuna (pur sottile) ironia.

Ma c’è chi, per definizione e per “appartenenza di classe”, o per concreto potere finanziario ed economico, sfugge regolarmente al rigore euromontiano.

 

Sia mai che si colpiscano i guadagni della speculazione finanziaria, praticata su vasta scala dalle Aristocrazie globali, o quelli altrettanto pingui della grande criminalità organizzata!

Infatti, la speculazione finanziaria è l’attività caratteristica dei grandi Investitori/ Prenditori e l’occupazione preferita dalle Aristocrazie globali dominanti, mentre la grande criminalità organizzata è un referente importante, ineludibile, “stato nello stato” (almeno in Italia), un’entità criminal-finanziaria che, oltre a vendere preferenze elettorali ai politici (sarebbe il meno!) e muovere voti da Reggio a Milano, sposta allegramente capitali per miliardi di euro, ripuliti e riemersi dai mondi oscuri dell’extralegale, e con questi invade i mercati “legali”, alimentandoli.

 

Ma dove stanno gli incentivi alle imprese, da tutti invocati (montiani compresi) per il tanto santificato Sviluppo neocapitalistico, che sempre dovrebbe accompagnarsi alle eccezionali ondate di rigore antidebito e salvaeuro?

 

Per ora, non se ne vede concretamente traccia.

 

Si può parlare, piuttosto, di disincentivi e di nuove mazzate, perché, ad esempio, chi vanta crediti non ancora riscossi nei confronti della santità pubblica per beni venduti e servizi prestati, pur dovendo continuare a pagare per intero imposte dirette e contributi, pur dovendo versare l’IVA periodicamente, pur subendo la micidiale stretta del credito bancario che non accenna ad allentarsi, si vedrà “congelare” i suoi crediti verso la sanità fino alla fine del 2013, senza neppure la possibilità di tentare azioni esecutive per riscuoterli.

 

Così, invece di agevolare e velocizzare la riscossione dei crediti verso il settore pubblico da parte dei privati – cosa che non dovrebbe essere in contrasto con i precetti liberisti seguiti da Monti, da quel che mi consta – si penalizzano le imprese fornitrici, che ricevono un’altra botta in testa.

 

A forza di botte in testa, ben distribuite dal sistema bancario e da questo esecutivo, quello che fu in altri anni un “vivace” vivaio di piccole e medie imprese, ossia l’Italia della PMI, diventerà fra breve un grande cimitero industriale, e la PMI una specie in estinzione destinata a fossilizzarsi, come i trilobiti nel Permiano.

 

Il direttorio dei Mercati, dell’Unione europoide e dell’euro che domina incontrastato la penisola, cioè l’esecutivo non eletto di Monti, pur accanendosi con inusitata ferocia particolarmente contro chi è povero e malato, in verità di botte da dare ne ha per tutti: dai pensionati agli invalidi, dai dipendenti pubblici ai piccoli e medi imprenditori.

 

Dal punto di vista dell’economia reale – che dovrebbe significare produzione e non finanza, merci e non derivati, servizi e non speculazione neocrematistica – sul versante dell’occupazione e su quello della socialità, l’effetto-Monti si può brevemente riassumere come segue: una distruzione pianificata e rapida del preesistente ordine sociale, un drastico ridimensionamento dello stato sociale, fino alla sua scomparsa, e una deindustrializzazione del paese destinato a ricoprire un ruolo di secondo, o di terzo piano, nel nuovo ordine globale ultraliberista.

 

In questa situazione il paese si avvicina di qualche passo alle elezioni politiche, previste – se non vi saranno improvvisi veti dei poteri esterni – per la primavera del prossimo anno.

 

Posto che la legge elettorale sarà “tarata” per far vincere chi proseguirà l’opera di Monti e manterrà le controriforme fin qui approvate, posto che non vi sarà, per Grillo, Casaleggio e M5S alcuna concreta possibilità di vittoria, posto che il probabile vincitore (più che probabile, anzi, quasi certo) sarà il Pd, qualcuno forse si chiederà perché andare alle urne, perché perdere tempo per avallare una liberaldemocrazia putrefatta che ripete i suoi riti, vuoti, inconsistenti, ipocriti, senza effetti concreti e senza alternative credibili.

 

L’unica cosa che potrebbe impensierire i subagenti locali del sistema è una diserzione dalle urne di ben oltre la metà degli aventi diritto al voto (60 e più per cento, ad esempio), ma questa prospettiva è purtroppo assai poco probabile, per la “memoria corta degli italiani” (che pur di botte ne hanno ricevute fin troppe) e per l’assuefazione degli stessi alla droga mercatista, liberista e liberaldemocratica.

 

La “disaffezione” popolare nei confronti del sistema liberaldemocratico, dimostrabile in via pacifica con una massiccia astensione, non avrebbe certo il potere di farlo collassare nel breve, ma farebbe scattare qualche rumoroso campanello d’allarme, per loro signori, che non potrebbero così cantar vittoria per la legittimazione ottenuta, misurata dalla partecipazione al voto delle vittime sacrificali.

Perciò, è quasi certo che il Pd vincerà le elezioni, a meno di clamorose sorprese indesiderate dai globalisti, che continueranno le controriforme anche dopo l’uscita di scena di Monti (se questo non si candiderà) e che il paese non avrà alcuna speranza di uscire dalla trappola dell’euro, dovendo obbedire ancora a lungo ai “consigli” del FMI e alle lettere-diktat inviate dall’eurotower di Francoforte (la famigerata Bankfurt).   

 

Quindi è bene rassegnarsi fin d’ora al balletto inscenato dalla politica minore e serva del capitale finanziario, senza però appassionarsi alla contesa fra Bersani e Renzi – che ha sostituito l’antica, drammatica alternativa fra la Peste e il Colera – oppure investire troppe speranze sul buon Beppe e sui suoi.

E’ bene rassegnarsi fin d’ora ai mesi di squallida e menzognera campagna elettorale che seguiranno, ben sapendo che le decisioni strategiche importanti per l’Italia si prenderanno altrove, e soprattutto è bene non illudersi che l’attuale smottamento che ha investito la politica regionale in Lombardia e in Lazio possa produrre effetti domino consistenti nel panorama nazionale, “smottamenti” sistemici imprevisti e veri cambiamenti.

 

Morto un Formigoni, se ne farà un altro, morta una Polverini ne arriverà un’altra, e per un Penati ormai ricoperto di merda ce n’è uno nuovo, temporaneamente illibato, bello e pulito, pronto per entrare in scena.

 

Le comparse si possono sostituire facilmente, pur di proseguire, all’infinito, con la rappresentazione (se necessario concedendo repliche), e così faranno lor signori, senza alcuna distinzione di sigla, di schieramento e di appartenenza.

 

Soprattutto non si deve credere che il Pd, alleandosi con Vendola e magari con qualche altro insulso partitino della cosiddetta sinistra radicale, abbandoni la linea di granitica fedeltà a Monti, che poi è la fedeltà nei confronti dei nuovi padroni globali e una manifestazione servile di devozione neoliberista.

 

Ancor meno si deve credere che individui come Vendola siano sinceramente intenzionati a cambiare politiche, rispetto a ciò che è stato finora, poiché, se l’astuto Niki attacca Renzi, sostenendo che anche il sindaco di Firenze va rottamato in quanto sostenitore delle politiche neoliberiste, lo fa non per il predetto e dichiarato motivo, ma per una ragione inconfessabile: avendo in caldo l’accordo elettorale con Bersani, che garantirà a Vendola e ai suoi compari il rientro in parlamento, nonché ministri e sottosegretari nel nuovo governo, il poeta barese non vuole che a vincere la contesa interna pidiina sia il sindaco di Firenze, il quale tanto bottino non gli garantirebbe di certo.

 

Non si deve neppure sperare ingenuamente in Di Pietro e nell’IdV, poiché l’ex magistrato sta cercando disperatamente di ritessere la tela con il Pd e di “rientrare” in bella posa nella foto di Vasto.

 

Posto che il vergognoso centro-destra ormai non sa che pesci pigliare, e le tensioni fra il PdL, o ciò che ne rimane, e la Lega ridiventata battagliera dopo lo scandalo Belsito, sono alle stelle, posto che il centro filo-montiano è un’entità di disturbo che raccoglierà pochi voti, la vittoria del Pd possiamo darla per scontata a priori – a meno di sorprese imprevedibili quanto un asteroide che, non annunciato, piomba improvvisamente sulla terra.

Impoverimento, degrado e sofferenza sociale saranno destinati a crescere, nei prossimi anni, l’inganno della politica asservita al grande capitale finanziario continuerà fino alle estreme conseguenze, i programmi per l’Italia saranno fissati da FMI e BCE, e da questa situazione – infernale e nel contempo paradossale – per qualche tempo ancora non si vedrà l’uscita.

Eugenio Orso
Fonte: http://pauperclass.myblog.it
Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2012/10/16/monti-il-distruttore-e-le-prossime-elezioni-di-eugenio-orso.html
16.10.2012

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