DI HS
Comedonchisciotte.org
“La Mafia, per sua natura anticomunista, è uno degli elementi su cui poggia la CIA per tenere sotto controllo l’Italia”.
Questo scrisse uno dei primi agenti della CIA “pentiti”, un italoamericano di nome Victor Marchetti che doveva saperne molto sui rapporti fra l’Agenzia e l’Onorata Società sulle due sponde dell’Oceano Atlantico. Ma se le parole di un singolo ex agente che, magari, coltiva segreti rancori nei confronti dei propri datori di lavoro o è sospettato di aver saltato il fosso, possono risultare poco credibili o inattendibili, una voce più autorevole all’interno della CIA le ha autorevolmente corroborate…
William Colby non è un normale agente “sul campo”, ma ha maturato una grande esperienza a partire dagli anni della Guerra nei paesi Baltici. Sarebbe diventato direttore della CIA dal 1973 al 1976, gestendo una sorta di “interregno” caratterizzato da alcuni grandi scandali collegati alle attività “coperte” della CIA.
Nel suo libro autobiografico “La mia vita nella CIA” (ed. Mursia) aveva condensato parte del frutto delle sue esperienza nell’Agenzia e sull’Italia aveva avuto l’ardire e l’onestà di scrivere che “era il più grande laboratorio per le operazioni clandestine”. Come a dire che nel Belpaese si sperimentavano i metodi e le tecniche più avanzate di “guerra clandestina”, “a bassa intensità”, “non ortodossa” e “psicologica” mettendo appunto le più svariate operazioni di natura politica, economica, paramilitare e propagandistica. Secondo Colby l’operatività sul “terreno italiano” era servita anche a pianificare operazioni golpistiche o sovversive come quella del colpo di stato cileno del generale Pinochet (1973). Il nostro parlava a ragion veduta perchè dal 1953 era stato capostazione della CIA a Roma costituendo con l’implacabile ambasciatrice statunitense Clare Booth Luce un binomio inscindibile sul piano dell’anticomunismo più ferreo e ortodosso.
L’epoca del duo Colby – Booth Luce coincise con il massimo attivismo di Pace e libertà (Sogno – Cavallo) nell’opera di schedatura degli operai sospetti di socialcomunismo nelle fabbriche italiane, dei Ministri della Difesa e degli Interni , Pacciardi e Scelba e del SIFAR attraverso l’Ufficio Rei (Ricerche Economiche e Sviluppo) che raccoglieva e convogliava i finanziamenti degli industriali per sviluppare i programmi e le tecniche di “guerra non ortodossa”. Quei programmi e quelle tecniche che sarebbero entrate nel bagaglio di esperienze della sezione italiana della STAY BEHIND, l’esercito clandestino atlantico concepito, organizzato e finanziato dagli americani e dagli inglesi. Ma cosa disse il loquace agente della CIA sulle possibili connessioni fra l’Agenzia e la mafia ?
In occasione della presentazione dell’edizione del 1990 del suo libro su JFK, Gianni Bisiach fece appunto alcune domande piuttosto imbarazzanti all’ex direttore della CIA sul rapporto intercorso fra la CIA e la mafia e il ruolo di questa alleanza sia nei tentativi per rovesciare Fidel Castro, sia nell’assassinio di JFK. Se Colby, in maniera del tutto scontata, pervenne alla conclusione che la CIA non poteva essere implicata nell’omicidio di un Presidente americano, tuttavia ammise che l’Agenzia aveva effettivi rapporti con la mafia….
Il testo (23 pagine) viene fornito in formato MS-Word per download: Paradigma siculoamericano.doc.
HS
Fonte: www.comedonchisciotte.org
17.03.2014