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La Redazione

 

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MITI E REALTA' DELL'IMPERO USA

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A cura di Vichi genio
Il 30 Aprile 2005
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DI JAMES PETRAS

Mito n. 1
Gli USA hanno un deficit commerciale enorme con la Cina, pari a 162 miliardi di dollari nel 2004.

Realtà: L’affermazione trova due obiezioni principali: 1) quasi la metà del “deficit commerciale” è a favore delle aziende USA multinazionali che dalla Cina esportano nel mercato interno americano; 2) Le espressioni Cina e USA non rappresentano delle realtà, in quanto le transazioni commerciali avvengono all’interno di una rete mondiale o “impero”, dove l’aumento delle ‘esportazioni’ e gli ‘avanzi’ commerciali vanno a favore delle multinazionali USA, mentre i ‘disavanzi’ vanno a sfavore dell’economia USA interna. Il metodo cinese di calcolo degli scambi commerciali non tiene conto delle esportazioni americane dalla Cina agli USA.

Mito n. 2.
L’impero USA si è espanso con successo grazie alle sue attività militari, guerre, invasioni e squadre speciali di eliminazione fisica degli avversari.

Realtà: In realtà gli interventi militari e le guerre sono stati gli strumenti meno efficaci nella costruzione dell’impero, ne sono prova le lunghe e costose guerre in Irak e Afghanistan, e la resistenza popolare ad Haiti. La conquista di paesi stranieri ha conosciuto i successi migliori per gli interessi imperialisti attraverso interventi di tipo politico-civile, elezioni di facciata, sostegno e finanziamento a politici locali di comodo, a organizzazioni ‘d’opposizione’ non governative, la corruzione di partiti politici. Ne sono un esempio il caso della Ucraina, della Georgia e del Kyrgizistan. Esempi precedenti in sud america sono il Nicaragua, e El Salvador. L’influenza economica, politica e ideologica degli USA in sud america assieme ad alleanze strategiche con partiti e regimi considerati di ‘centro-sinistra’ hanno trasformato con successo in clienti dell’impero, attraverso il ‘libero’ mercato, paesi come il Brasile, l’Argentina, la Bolivia, il Perù e l’Ecuador.

Mito n. 3.
Gli esiti felici delle elezioni nell’ex Unione Sovietica sono un riflesso del desiderio popolare di democrazia e mercato libero.

Realtà: Tutte le elezioni tenute nell’ex Unione Sovietica sono state organizzate e finanziate da funzionari stranieri non eletti, che hanno programmato tutte le mosse, eletto i leaders che volevano e poi incorporato i nuovi regimi nella loro orbita imperiale. Le elezioni non hanno avuto niente a che fare con la democrazia, e tutto a che fare con la costruzione dell’impero. La prova sta nella rapida privatizzazione e trasferimento delle imprese pubbliche al capitale straniero, l’inserimento dei nuovi regimi nella NATO, e governi formati da una nuova elite politica corrotta che risponde al Fondo Monetario Internazionale e non al proprio elettorato.

Mito n. 4.
“L’Asia” è la nuova potenza mondiale che sfida l’egemonia mondiale degli USA.

Realtà: Questa semplicistica ‘profezia’ ha molti punti deboli. Anzitutto “L’Asia” non è un unico blocco compatto , alcuni paesi sono in crisi economica cronica (Filippine, Indonesia, Burma, Nepal e così via) altri sono in lotta fra di loro, mentre altri ancora sono alleati con gli USA contro altri paesi asiatici. L’India, il Pakistan, la Corea del Sud e il Giappone hanno recentemente firmato vari trattati con il regime imperiale USA. La Corea del Sud e la Cina sono in contrasto con il Giappone per alcune dispute su acque territoriali e per le politiche militari. Taiwan è di fatto un alleato USA. Gli Stati Uniti stanno gestendo a proprio favore i contrasti fra Pakistan e India. Ancora più importante, quella che è considerata la potenza economica ‘cinese’ è in realtà la potenza delle multinazionali USA e Europee che si sono insediate su zone costiere cinesi ed esportano i loro prodotti alle proprie ditte nei paesi d’origine USA e Europa. Gli USA hanno aumentato in modo significativo la loro presenza militare in tutta l’Asia con numerose basi militari in Uzbekistan, Kyrgistan, Kazakistab, Afghanistan, Georgia e Irak, e con la prospettiva di altre basi in Ucraina e nelle Filippine.

Mito n. 5.
La vittoria dell’imperialismo USA sul Comunismo ha rafforzato la supremazia tecnologica e industriale degli USA.

Realtà: La disfatta del Comunismo e dei regimi nazionalisti ha portato a una rapida deindustrializzazione degli USA e il continuo trasferimento delle industrie di punta in India e negli altri paesi con mano d’opera esperta a basso costo. L’economia americana sta diventando sempre di più una “economia di servizio: composta in alto da una èlite di finanzieri ben pagati, promotori r banchieri di investimento e in basso da una massa crescente di personale pagato male, senza assicurazione, impiegato in servizi di vendita al dettaglio, ristoranti, hotel, servizi di custodia o impiegatizio. Le principali ditte multinazionali, come la General Motors e Ford, si trovano a un passo dalla condizione di ‘ditte spazzatura’, mentre quasi tutte le linee aeree, prossime alla bancarotta, stanno licenziando i dipendenti, abbassando i salari, e non sono in grado di mantenere gli impegni dei programmi di pensione e assistenza medica a dipendenti e pensionati. Gli economisti borghesi avevano previsto che il trasferimento all’estero delle fabbriche e l’affidamento dei compiti creativi nei paesi meno sviluppati sarebbero stati compensati da un aumento degli impieghi ad alto livello e alta remunerazione nei servizi dei centri imperiali. Tutto ciò si è dimostrato falso: le multinazionali hanno trasferito nei paesi del terzo mondo anche i compiti dei servizi di più elevato contenuto tecnologico. Oggi la Microsoft, CISCO, Intel, Hewlett Packard hanno trasferito all’estero i loro centri di ricerca e sviluppo. In India, a Bangalore, ci sono 150.000 tecnici del software. Secondo il Financial Times (6 aprile 2005, p.4 Sezione Speciale) gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone hanno trasferito nei paesi sotto sviluppati un totale di 826.540 posti di lavoro per un valore salariale di 51,6 miliardi di dollari. Decine di migliaia di tecnici informatici americani lavorano part-time a “contratto” oppure sono sotto utilizzati.

Conclusione.

La disfatta del Comunismo ha portato, paradossalmente, alla delocalizzazione del capitale imperiale, provocando il declino delle industrie di alta tecnologia nei “paesi avanzati”. Mentre l’Impero e i suoi strumenti principali, aziende e banche multi nazionali, prosperano e le basi militari si moltiplicano, l’economia interna è in rapida decadenza, con il peso dei debiti, dei deficit, delle paghe basse, precarie, e della disoccupazione per i suoi lavoratori più specializzati e competenti. Il settore in più rapido aumento negli USA è quello dei lavoratori dei servizi a basso prezzo in concorrenza con altri lavoratori immigrati ancora più a buon mercato. I capi dell’impero economico e militare hanno poco da temere dalle “masse” preoccupate più della morte del Papa, del processo di pedofilia per Michael Jackson, di fare spese al Wal-Mart, di sventolare bandierine, che opporsi a un impero che sta distruggendo le loro vite.

Non c’è dubbio che l’impero si sta espandendo e che è riuscito a circondare con successo sia la Russia che la Cina, e che, attraverso la rilocalizzazione, le sue multinazionali sono riuscite ad abbassare i costi e ad aumentare i profitti. La debolezza strategica dell’impero USA è dimostrata dai suoi interventi militari fallimentari e dalla distruzione sistematica della sua struttura tecno-produttiva interna. Mentre la “superstruttura” dell’Impero cresce la “base interna” della Repubblica sta rapidamente crollando; la demagogia dei politici promuove il fondamentalismo religioso, lo sciovinismo militare e la speculazione di massa nel settore immobiliare. L’Impero non crollerà a causa della concorrenza con l’Asia o l’Europa ma perché è diventato troppo concorrenziale e così facendo ha distrutto le proprie basi interne.

James Petras

Fonte:: Article nr. 11308 sent on 26-apr-2005
The address of this page is : http://www.uruknet.info/?p=11308

The incoming address of this article is :
www.rebelion.org/noticia.php?id=14221
17.04.05

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