DI MICHAEL PARENTI
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C’è un “mistero” da risolvere: com’è che mentre sono aumentati a dismisura in tutto il mondo nell’ultimo secolo gli investimenti delle corporazioni, gli aiuti stranieri e i prestiti internazionali ai paesi poveri, anche la povertà è contemporaneamente cresciuta? Il numero di persone che vive in povertà sta crescendo, in percentuale, più rapidamente della popolazione mondiale. Che conclusioni si possono trarre?
Nell’ultima metà del secolo, le industrie e le banche degli Stati Uniti (ed altre corporazioni occidentali) hanno investito grandi quantità di denaro nelle regioni povere dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, conosciute come “terzo mondo”. Le transnazionali sono attratte dalle ricche risorse naturali, dai lauti guadagni che derivano dal lavoro poco pagato, e dalla quasi totale assenza di tasse, di regole ambientali, di benefici per i lavoratori e dei costi per la sicurezza sul lavoro.
Il governo degli Stati Uniti ha sovvenzionato questa fuga di capitale concedendo alle corporazioni agevolazioni fiscali sui loro investimenti all’estero e persino sovvenzionando alcune delle spese di riubicazione degli stabilimenti – con indignazione dei sindacati qui nel paese ove vedono evaporare i posti di lavoro.
Le transnazionali hanno stroncato gli affari locali del terzo mondo e ne controllano i mercati. Il cartello statunitense delle agri-industrie, sovvenzionato fortemente dai contribuenti statunitensi, invia i prodotti in esubero ad altri paesi a basso prezzo, affondando così gli agricoltori del posto. Come segnala Christopher Cook nella sua “Dieta per un pianeta morto”, espropriano le migliori terre di questi paesi per ottenere prodotti destinato alla vendita, normalmente da monocolture che richiedono una grande quantità di pesticidi, lasciando sempre meno terreni adatti alla coltivazione di centinaia di varietà di prodotti agricoli che sfamavano la popolazione locale.
Scacciando le popolazioni locali dalle proprie terre e rubando loro la propria autosufficienza, le corporazioni creano mercati di lavoro sovrappopolati da persone disperate costrette a vivere in quartieri interamente composti da baracche e a lavorare per un misero salario (quando riescono a trovare un lavoro), spesso violando le leggi del paese sui salari minimi.
Ad Haiti per esempio, colossi come Disney, Wal-Mart e J.C. Penny pagano i propri lavoratori 11 centesimi l’ora. Gli Stati Uniti sono uno dei pochi paesi che si sono rifiutati di firmare una convenzione internazionale per l’abolizione del lavoro forzato e minorile. Questo atteggiamento deriva dalle pratiche che le grosse corporazioni statunitensi riservano al lavoro infantile in tutto il terzo mondo e persino all’interno stesso degli Stati Uniti in cui bambini anche di soli 12 anni sono vittime di numerosi incidenti, talvolta anche mortali, in cambio di un salario molto spesso inferiore al minimo.
I guadagni che le grandi industrie ottengono all’estero dal lavoro a basso costo non si traducono in prezzi più bassi per i consumatori degli altri paesi. Le corporazioni non contrattano mano d’opera in regioni lontane perché negli USA i consumatori possano salvare il proprio denaro. Li contrattano per incrementare il loro margine di profitto. Nel 1990 le scarpe che confezionavano in Indonesia i bambini che lavoravano 12 ore al giorno per 13 centesimi l’ora, costavano solamente 2,60 dollari ma erano vendute negli Stati Uniti a cento dollari o più.
L’aiuto ai paesi esteri fornito dagli USA spesso va mano nella mano con l’investimento delle transnazionali. Esso serve a sovvenzionare la costruzione di infrastrutture di cui le corporazioni necessitano per operare nel terzo mondo: porti, autostrade e raffinerie.
L’aiuto che viene concesso ai governi del Terzo Mondo è legato a numerose contropartite. Spesso si deve investire in prodotti statunitensi e alla nazione che riceve gli aiuti viene in cambio richiesto di preferire gli investimenti di compagnie degli Stati Uniti, sostituendo il consumo di mercanzie ed alimenti locali con quelli importati, creando più dipendenza, fame e debiti.
Una buona fetta degli aiuti monetari, che non vengono mai pubblicamente alla luce, finiscono direttamente nelle tasche dei funzionari corrotti dei paesi che li ricevono.
Gli aiuti (o qualcosa di simile) arrivano anche da altre fonti. Nel 1944 le Nazioni Unite crearono la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il potere di voto nelle due organizzazioni è determinato dai contributi finanziari di un paese. Gli Stati Uniti, come maggior “donatore”, fanno la voce da padrone, seguiti da Germania, Giappone, Francia e Gran Bretagna.. Il FMI opera in segreto con un selezionato gruppo di banchieri e funzionari del ministero dell’economia selezionati, per la maggior parte, dalle nazioni più ricche.
Si suppone che la Banca Mondiale ed il FMI siano sorti per aiutare lo sviluppo delle altre nazioni. Quello che accade realmente è un’altra cosa. Un paese povero chiede un prestito alla Banca Mondiale per migliorare alcuni aspetti della propria economia. Se fosse incapace di pagare i grossi interessi a causa di un declino nelle esportazioni o per qualunque altro motivo, sarà obbligato a chiedere un nuovo prestito, ma questa volta al Fondo Monetario Internazionale.
Ma il FMI impone un “Programma di riforme strutturali” (“structural adjustment program”; SAP) che richiede che i paesi debitori concedano benefici fiscali alle corporazioni transnazionali, riducano i salari e non facciano alcun tentativo di proteggere le compagnie locali dagli importatori stranieri e dalle acquisizioni straniere. Preme affinché le nazioni debitrici privatizzino le proprie economie, vendendo a compagnie private ed a prezzi scandalosamente bassi le sue miniere, le ferrovie ed i servizi pubblici che appartengono allo stato.
Sono costrette ad aprire i propri boschi al disboscamento e le terre a far posto alle miniere a cielo aperto senza alcuna considerazione per il danno ecologico causato. Le nazioni debitrici devono anche tagliare i finanziamenti per la sanità, l’educazione, il trasporto e l’alimentazione, spendendo meno per la propria popolazione al fine di poter far fronte al pagamento del debito. Dato che viene richiesto loro di sviluppare un’agricoltura orientata all’esportazione, si vedono sempre meno capaci di alimentare la propria popolazione.
Questo è il motivo per cui in tutto il terzo mondo i salari reali sono diminuiti ed il debito nazionale è cresciuto a tal punto che il pagamento del debito assorbe quasi tutti i guadagni derivanti dalle esportazioni dei paesi più poveri, creando un maggior impoverimento e lasciando il paese debitore con meno capacità di provvedere alle necessità della sua popolazione.
In questo modo abbiamo spiegato un “mistero”. Naturalmente questo mistero non sussiste se non si aderisce alla teoria mistificatrice della “pioggia” (teoria liberale secondo cui l’accumulo di ricchezza delle classi alte della piramide della popolazione finisce per provocare la “pioggia”di ricchezza verso gli strati inferiori. L’immagine tipica è quella della piramide di bicchieri che, una volta che si siano riempiti i bicchieri superiori, straborda andando a riempire i bicchieri inferiori, NDT). Perché è cresciuta la povertà mentre gli aiuti stranieri, i prestiti e gli investimenti sono cresciuti? Risposta: I prestiti, gli investimenti e la maggior parte degli aiuti sono disegnati non per lottare contro la povertà ma per aumentare la ricchezza degli investitori transnazionali a spese della popolazione locale.
Non c’è un rivolo discendente ma un sifone ascendente che parte dalla stragrande maggioranza della popolazione che lavora duramente per giungere alla minoranza dei ricchi.
Nella loro perenne confusione, alcuni critici liberali concludono dicendo che gli aiuti esteri e le sistemazioni strutturali del FMI e della Banca Mondiale “non funzionano”; il risultato finale è meno autosufficienza e più povertà per le nazioni che li ricevono, segnalano altri critici. Perché dunque gli stati membri dei paesi ricchi continuano a finanziare il FMI e la Banca Mondiale? I loro leader sono meno intelligenti dei critici che continuano a segnalare loro che questa politica sta producendo l’effetto contrario?
No, sono i critici ad essere stupidi e non i leader e gli investitori occidentali che possiedono tanto di questo mondo e gioiscono di tanta ricchezza e di tanto successo. Continuano con i loro programmi di prestito e di aiuti stranieri perché questi programmi funzionano. La domanda è: per chi funzionano? Cui bono?
Le intenzioni dietro i programmi di investimento, di prestiti e di aiuti non migliorano lo stato di vita delle popolazioni degli altri paesi. Non è questo l’affare in cui sono coinvolti. Il proposito unico è servire gli interessi dell’accumulo globale di capitale, appropriarsi delle terre e delle economie locali della popolazione del Terzo Mondo, monopolizzarne i mercati, diminuire i salari, schiavizzarne il lavoro con enormi debiti, privatizzare i pubblici servizi ed impedire che queste nazioni emergano come antagoniste commerciali non permettendone il normale sviluppo.
In questo senso gli investimenti, gli aiuti stranieri e gli aiuti strutturali funzionano veramente bene.
Il vero mistero è: perché alcune persone ritengono che questa analisi sia inverosimile, una cospirazione inventata? Perché sono tanto scettici nel credere che i governanti degli Stati Uniti, scientemente e deliberatamente, esercitino questa politica spietata (soppressione dei salari, deroghe alla protezione ambientale, eliminazione del settore pubblico, taglio dei servizi) nel Terzo Mondo? Questi governanti stanno facendo esattamente la stessa cosa nel nostro paese!
Non credono questi critici liberali che sia arrivata l’ora di riflettere sul fatto che quelle persone che possiedono ormai gran parte del mondo (e vorrebbe possederlo completamente) siano “incompetenti” o “male informati” o che “non vedono le conseguenze non intenzionali della loro politica”? Non sono molto intelligenti se pensano che i loro nemici non siano altrettanto intelligenti come loro. Sanno dove si trovano i propri interessi ed anche noi dobbiamo esserne a conoscenza.
Tra i più recenti libri di Michael Parenti “The Assassination of Julius Caesar” (New Press), “Superpatriotism” (City Lights), “The Culture Struggle” (Seven Stories Press). Per ulteriori informazioni si visiti: www.michaelparenti.com
Versione originale:
Michael Parenti
Fonte: http://www.zmag.org/
Link: http://www.zmag.org/sustainers/content/2006-09/28parenti.cfm
28.09.2006
Versione spagnola:
Fonte: http://www.zmag.org/
Link: http://www.zmag.org/Spanish/1106parenti.htm
Versione italiana:
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di “G”