DI ANTONIO SOCCI
liberoquotidiano.it
Cosa si sarebbe detto se Orietta Berti fosse stata chiamata alla Trilateral per discutere con Rockefeller sul futuro del pianeta (ovviamente al di sopra dei governi come si fa in questi Club d’élite)?
E come vedreste la convocazione di Pupo al Bildeberg per decidere le sorti del mondo, sempre con buona pace dei popoli e pure degli stati ormai spregiati come enti inutili?
E il mitico Sim (Stato imperialista delle multinazionali) che veniva evocato dalle Brigate rosse? Immaginate un fantomatico Sim che convocasse Peppino di Capri o DJ Francesco a un summit segreto per governare il globo…
Scenari apocalittici, direte voi, o comici, che è lo stesso. Fantacronaca, certo. Ma allora sentite questa.
L’altro giorno l’Università di Firenze ha invitato a parlare Jovanotti e già qui ci sarebbe da ridere (un professore di diritto costituzionale lo presentava facendo “il giovane” e chiedendo lumi – sul serio! – a Jovanotti sui mutamenti economico-politici nelle grandi dinamiche mondiali degli ultimi quindici anni…).
Quell’incontro ha scatenato mille polemiche per una banale battuta del cantante sul fatto di lavorare gratis da giovani in estate.
È successo il finimondo per questa inezia, mentre è passata inosservata un’altra cosa, ben più sconcertante (o esilarante, fate voi), che il “ragazzo fortunato” ha raccontato in quell’incontro.
SEGRETO
Ecco le sue parole.
“Mi è successa una cosa… sono stato a un summit segret… ehm, privato, molto, molto esclusivo organizzato da una delle più grandi aziende del mondo, un’azienda di internet”.
E già qui ci sono ingredienti piccanti: la segretezza, le multinazionali… Ovviamente il simpatico ragazzone di Cortona si rende conto di sputtanare un po’ la “riservatezza” degli organizzatori, ma la fregola di dire “io c’ero” in quell’“ombelico del mondo” è irresistibile. E dunque vai col racconto, come al bar…
“In questo summit” rivela il nostro “c’erano quelli che, secondo loro, erano le 80 persone più importanti del pianeta per quanto riguarda il futuro. Adesso io non posso parlare liberamente di questa cosa qui perché era – si dice – ‘off the record’, ovvero era un incontro a porte chiuse senza nemmeno la connessione internet che – voi direte – per un’azienda internet… però di fatto è stato molto interessante”.
A questo punto, incerti se preoccuparvi o sghignazzare, vi chiederete: Jovanotti fra le 80 persone più importanti del pianeta? Al nostro campione non sfugge il lato comico della cosa e previene la domanda.
“Vi domanderete anche: e tu che c’entravi fra quelle 80 persone? E’ una domanda intelligente, io me la sono fatta per primo. Il punto è che siccome questa cosa avveniva in Italia loro avevano piacere di avere un personaggio della cultura popolare, pop italiana avanzata, secondo loro…”.
Tornerò su questa curiosa risposta. Ma il bello viene ora. Sentite chi c’era e immaginate la scena…
“La cosa interessante di questo incontro che è durato quattro giorni” riprende Jovanotti “è che c’erano Premi Nobel, c’erano amministratori delegati di grandissime multinazionali, farmaceutiche, tecnologiche, ingegneri, c’erano addirittura attivisti per i diritti umani, femministe, il più grande skater del mondo, Tony Hawk, alcuni di voi lo conosceranno… c’erano surfisti… Non c’era un politico, neanche uno! C’era il capo della Banca Mondiale…”.
Allora, avete capito bene? Un summit segreto, con le personalità più importanti del pianeta, dove dei Premi Nobel, dei tecnocrati delle grandi multinazionali e il capo della Banca Mondiale “decidono” il futuro del mondo con Jovanotti, con Tony Hawk, lo skateboarder americano (quello che fa le evoluzioni su una rampa con la tavoletta a rotelle), poi con – non meglio identificati – surfisti e con femministe e attivisti dei diritti umani (che oggi vuol dire tutto e niente).
Se finora avete considerato Jovanotti con scherno siete sistemati: non ci avete capito niente. Sta fra i giganti del pensiero mondiale, insieme a Tony Hawk e ai surfisti.
DECISORI
Ma non vi sarà sfuggito un passaggio: non c’erano politici. Interessante è la spiegazione che è stata data. Che Jovanotti spiattella candidamente.
“Perché non c’erano i politici? Io l’ho domandata questa cosa: ‘Perché non servono’, hanno detto loro. Nel senso che in questo ambito la politica non è importante: ‘Noi qui si decidono le cose’. Le cose si decidono non più a livello politico, la visione non è più politica”.
A questo punto Jovanotti – che negli anni Ottanta, da rapper e disc jockey, era considerato un simpatico cazzaro, e dopo si reinventò come attivista noglobal, cioè cazzaro moralista – si rende conto che sta dicendo un’enormità, perché un mondo dove a “decidere” sono dei circoli “segreti” e la democrazia rappresentativa è considerata una vecchia ciabatta da buttare, non è molto allettante…
Così aggiunge cautamente:
“Questo è drammatico eh, non sto dicendo… e poi non è che farò un balletto su questo tavolo per festeggiare questa cosa, ma la situazione è questa. Nel senso che la politica amministra questa situazione, ma le scelte non le fa la politica, non le fa più la politica. Una volta le faceva solo la politica, poi a un certo punto le ha fatte insieme a… a… e poi non le ha fatte più, perché la politica cerca consenso e cercando consenso sbagli sempre. Se tu cerchi consenso sbagli sempre”.
Ecco come, in quel raffinato summit, si è motivata la rottamazione della politica, cioè della democrazia: siccome i politici devono rispondere alla gente, non servono, sono dannosi, vanno esautorati.
Jovanotti non sembra scandalizzato di quello che ha sentito, anzi sembra far suo quel ragionamento, perché spiega:
“Se tu vuoi ottenere la benevolenza di qualcuno devi dargli una gratificazione immediata e la gratificazione immediata è quasi sempre un errore (…). Quindi la politica la fanno altri, grazie al cielo la fanno altri… ”.
Grazie al cielo? Altri chi? Quella bella gente? Gli illuminati? Gli economisti? Gli artisti? Gli amministratori delegati? I contadini biologici? I cantanti? I surfisti? I banchieri? Le multinazionali di internet? E perché in segreto?
INQUIETANTE ?
Ecco la sua conclusione:
“Io in quei quattro giorni, ascoltando questa gente parlare, sono uscito entusiasta, entusiasta per il fatto che comunque le cose si possono fare… Quello che era interessante lì era chiedersi: e l’Italia? Che facciamo noi dentro questa roba qua? Chi siamo noi? Non c’erano molti italiani… c’ero io e se mi trovavo lì un motivo c’era”.
Si potrebbe riderne. Un tempo alla Trilateral di italiani c’era Gianni Agnelli, poi è arrivato il Bildeberg e hanno invitato Lilli Gruber e Gianni Riotta.
Oggi i nuovi poteri forti convocano Jovanotti. Al prossimo summit segreto chiameranno Ficarra e Picone per rappresentare l’Italia?
La cosa non è così surreale come sembra. Ha un lato comico e uno inquietante.
Perché in certi attici del potere mondiale pensano davvero che la democrazia sia un ingombrante ferrovecchio, dannoso ai loro interessi, e sanno bene che le vere rivoluzioni (che sono pure le più redditizie) sono quelle del costume e che per realizzarle è molto più utile la star del rock, l’attore o lo sportivo, che i politici e i governi.
Basti vedere come è stato imposto nel mondo l’incredibile dogma ideologico del gender, inimmaginabile fino a dieci anni fa.
Un pensiero unico, come una marea montante improvvisa, che – dall’Onu alla Casa Bianca – è stato imposto attraverso i media e i “personaggi” che fanno moda e opinione. E i politici e i governi si devono adeguare. Seguono ed eseguono.
In questo circo è utilissima anche la “grande chiesa” di Jovanotti, quella “che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcom X attraverso Gandhi ec ec”.
Pure i noglobal fanno gioco. Tutti recitano la parte assegnata nel gran teatro del mondo moderno che deve demolire “il vecchio mondo”. Ma sono le odiate multinazionali a fare la regia. E la fanno – chissà perché – a porte chiuse…