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MISSIONE IN LIBANO, MISSIONE IMPLAUSIBILE

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A cura di Davide
Il 16 Novembre 2006
77 Views

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The Independent

Le truppe ONU affermano di essere andati in Libano per proteggere la popolazione Sciita. Gli Sciiti, al contrario, pensano che siano andate lì solo per proteggere Israele dagli Hezbollah. La convinzione nasce forse dal fatto che si tratta di truppe Nato in divisa ONU?

La bandiera bianca e azzurra dell’ONU fa bella figura quando al mattino sventola sulle dolci e chiare colline del Libano. Sono 28 anni che sventola, con i reparti Irlandesi, Nepalesi, Senegalesi, Finlandesi, con tutti i paesi neutrali del mondo che si possono immaginare. Ora però garrisce al vento con i reparti Francesi, Spagnoli, Italiani, con le unità navali tedesche, e davanti agli uffici di quattro generali della Nato, due Francesi, uno Spagnolo e uno Italiano.

L’Unifil, e cioè la United Nations Interim Force in Lebanon, è una vera e propria forza NATO che si dispiega, con tutti i suoi mezzi, contraerea, carri armati e artiglieria, sulle belle colline del paese. Si tratta di una forza “cuscinetto”, almeno così si presentano agli abitanti dei villaggi Sciiti presso cui si accantonano. Sono lì per “proteggerli” dagli Israeliani che li avevano colpiti così duramente quando, lo scorso luglio, gli Hezbollah avevano catturato due soldati israeliani e ne avevano ucciso tre, per poi resistere ai 34 giorni terribili dell’invasione durante i quali sono rimasti uccisi almeno un centinaio di civili Israeliani e un migliaio di Libanesi. (da queste parti un rapporto di perdite di 1 a 10 è normale.)Però le cose sono cambiate. Adesso non si tratta più di una presenza armata socievole, neutrale, docile come prima, composta da soldati Indiani (di prima scelta) o Nepalesi (di ultima scelta) o delle isole Figi (fra i più socievoli) o del Ghana, stavolta si tratta di una forza “robusta” , per usare la semantica di Blair “un-robust”, con soldati addestrati a rispondere al fuoco e non disposta ad accettare scuse inconsistenti sia delle milizie del sud del Libano sia dell’esercito Israeliano. In quest’ultimo caso viene spontanea l’espressione: ho!, ho! Davvero?

Prendiamo il caso di pochi giorni fa. Secondo i Francesi sono mancati solo un “paio di secondi” perché non sparassero ad un aereo Israeliano che si divertiva a simulare degli attacchi contro il loro quartier generale a Bourj Qalawiyeh.. Questa almeno è la versione fornita dal Ministro della Difesa francese dopo le continue violazioni dello spazio aereo libanese da parte dell’aviazione Israeliana. Ma la realtà è un po’ diversa. Da quando i Francesi hanno subito delle perdite a causa degli attacchi di un elicottero in Costa D’Avorio il governo francese non ha più inviato all’estero le proprie truppe senza fornire loro una copertura antiaerea composto da artiglieria da 155 mm, carri armati Leclerc e missili antiaerei. I missili sono programmati in modo da attivarsi non appena un aereo sprovvisto di transponder si avvicini alle loro posizioni. In questo caso i soldati erano riusciti, ad appena due secondi dal lancio, a interrompere la sequenza di sparo contro un indisciplinato pilota Israeliano, togliendo appena in tempo il dischetto delle istruzioni dal computer.

Però stiamo parlando di incidenti e non di politica. La realtà è che la gente del Libano del sud, in maggioranza sciiti e pochi cristiani, sanno benissimo che l’Unifil sta lì per proteggere Israele e non loro. Se ritrattasse di difendere sia il Libano che Israele le truppe si sarebbero stanziate in entrambi i paesi, cosa che non è. Si tratta, come ha riferito un proprietario terriero che sta guadagnando dalla presenza militare ONU, di truppe “messe lì apposta per ottenere quello che Israele non è riuscito a fare con la operazioni militari, e cioè tenere lontani gli Hezbollah dalla frontiera.”

Il fatto è che, naturalmente, non è così. Il generale Alain Pellegrini, comandante di quello che i Francesi preferiscono chiamare Finul Plus, ha chiarito per bene che il suo compito non è quello di disarmare gli Hezbollah che hanno combattuto contro gli Israeliani questo estate. Secondo la Risoluzione 1701 dell’ONU, egli deve solo assistere l’esercito libanese in tale compito. E siccome l’esercito libanese, composto per più della metà da Sciiti, non lo vuole fare, non saranno certo i soldati dell’ONU che andranno a sequestrare i missili degli Hezbollah.. Veramente le sole armi con cui l’esercito libanese si è imbattuto alla frontiera erano i missili spediti in Siria per metterli al sicuro durante l’invasione, il che non corrisponde esattamente alla versione dei fatti di parte israeliana.

Allora l’Unifil cosa è venuta a fare? Senz’altro a dimostrare il forte desiderio dell’Occidente di portare “la pace” in Medio Oriente (qualunque cosa ciò significhi). Oppure a tentare di “tagliare le unghie” all’Iran disarmando i suoi protetti, gli Hezbollah. Ma questo è certo che non lo farà. Il generale Pellegrini ha risposto così a un giornalista libanese: “Vi dovete togliere dalla testa la fissazione di chiedere sempre se l’Unifil dovrà disarmare gli Hezbollah.”

Gli Hezbollah sono sempre bene armati, a sud del fiume Litani, e secondo il loro capo, pronti a combattere la prossima guerra contro Israele. Ecco perché Sayed Hassan Nasrallah, comandante delgi Hezbollah, chiede più rappresentanti nel governo libanese.

Adesso Pellegrini parla dei pericoli di “deteriorazione” nella sua zona ONU, e ha ragione. Uno dei personaggi più esperti e rispettati in Libano, un Turco già assistente del comando Unifil, ha definito in maniera accurata e pericolosa il destino di una missione ONU. “Se la missione comincia bene allora funzionerà, ma se comincia male sarà un fallimento.” In quel caso si parlava della Bosnia, ma si poteva benissimo riferire anche all’Unifil. E questa missione non è cominciata bene. Gli aerei Israeliani violano quotidianamente lo spazio aereo libanese perché, dicono, vogliono vedere che cosa l’Unifil fa per impedire il rifornimento di armi agli Hezbollah. I Francesi hanno chiesto a Bush di far interrompere i sorvoli, ma Bush non ha la volontà politica di dare loro retta. Così i Libanesi si chiedono perché l’Unifil non li protegge dagli aerei israeliani che hanno provocato così tanti morti durante le ultime operazioni. Poi ci sono altri segnali allarmanti, ancora più pericolosi. per l’Unifil.

Nelle città libanesi sunnite del nord, a Sindona e a Tripoli, ci sono famiglie che hanno visto i propri figli e parenti partire per l’Irak a combattere gli americani. Ci sono vari filmati di questi combattenti che fanno saltare in aria, con auto bombe o con attentati suicidi, le forze di occupazione americane. Io stesso ho visto questi video. Anche loro considerano la “nuova” Unifil una forza della NATO e non dell’ONU. Nel campo profughi palestinesi di Ei nel-Helweh, per esempio, circola una nuova voce. Se “sei un bravo autista, ti troverai in cima all’elenco.” In altre parole, un bravo autista è il prossimo candidato per un attacco suicida.

I Francesi prendono la cosa sul serio, e fanno bene. Ecco perché circondano i loro acquartieramenti con ripari in cemento, tipo Bagdad, contro le auto bombe.

Al-Qaida ha già minacciato la nuova forza dell’ONU nel sud del Libano. Il generale Pellegrini ha ripetutamente detto. “Non siamo occupanti.” Ma perché ha dovuto dirlo?

Con un po’ di fortuna, sul cui altare a New York l’ONU dovrebbe inginocchiarsi un po’, le forze ONU potrebbero anche sopravvivere. Se sono capaci di evitare che i soldati italiani rubino le merci nei negozi del villaggio di Haris, i cui autori sono stati rispediti con infamia a casa, e sono capaci di impedire alle truppe di Israele di varcare i confini libanesi, allora la loro “missione” si potrà definire compiuta. Ma gli ostacoli politici per il successo sono enormi. Gli Stati Uniti, per esempio, stanno ancora incolpando la Siria per l’assassinio dell’ex primo ministro Rafik Hariri, mentre i Siriani, da parte loro, insistono che il presidente Bashar al-Assad non ha niente a che fare con quanto accaduto.

L’inchiesta ONU si sta lentamente sgretolando. L’ultimo giudice, un belga, sta prendendo le distanze dai siriani. Ormai Assad non viene più menzionato nei rapporti ONU. Il dito si sta appuntando contro l’ex ministro degli Interni, il quale si è misteriosamente suicidato l’anno scorso. La stessa sorte è capitata, secondo gli avversari di Assad, a suo fratello. Per caso si sta preparando la strada di un aiuto della Siria agli Americani in Irak? Damasco ha abbastanza influenza sulla resistenza irachena da poter riprendere la sua forza egemonica in Libano? Risposta: probabilmente si.

Nel sud del Libano, dove ci troviamo noi, ci si parla d’altro. Francesi, Spagnoli, Italiani e anche gli Irlandesi, tornati nel loro beneamato Libano con 160 uomini, stanno creando una nuova economia, acquistando latte, ricordini, tute mimetiche e alberi di cedro in svendita, sono tutte buone ragioni per mantenere l’Unifil davanti agli Sciiti.

Gli Hezbollah intanto, e qui si tratta di un dato di fatto che non va d’accordo con i John Bolton di questo mondo all’ONU, controllano ogni macchina che si dirige verso il sud del fiume Litani. Sanno bene che un attentato contro i Francesi sarebbe subito attribuito loro, ma questo non lo vogliono. Invece sono i musulmani sunniti del nord, di al Qaida, che vorrebbero colpire le truppe NATO. La conseguenza è che gli Hezbollah sono la difesa più forte delle forze europee NATO nel sud del Libano. Questo ci dovrebbe far riflettere.

Robert Fisk
Fonte: http://www.independent.co.uk/
Link: http://news.independent.co.uk/world/fisk/article1984418.ece
15.11.06

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da VICHI

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