Cosa c’è dietro l’allarmismo sulla febbre aviaria ?
DI BARBARA FOIS
E’ in crescendo rossiniano ormai, sui giornali e nei TG, l’allarmismo sulla febbre dei polli, detta in sigla H5N1. E non solo si parla dell’epidemia fra i polli, ma si comincia a parlare con preoccupante frequenza anche di pandemie fra gli uomini e ultimamente si è anche stabilito un collegamento fra il virus della “Spagnola” (H1N1), la terribile influenza dei primi del secolo scorso, e questa epidemia di influenza aviaria. Due articoli: uno uscito il 6 ottobre 2005 sul numero 437 della rivista “Nature” e uno del 7 ottobre del 2005 ( dunque entrambi recentissimi) uscito nel numero 5745 della rivista “Science” ,
raccontano minutamente come si è riusciti a ricostruire la sequenza del virus della “Spagnola”. Phillip A. Sharp, scrive nel suo editoriale sulla rivista “Science”: “Come previsto, il sequenziamento ha messo pienamente in luce che si tratta di un virus molto più letale dei “normali” ceppi influenzali. Ne risultano quindi due notizie, una buona e una cattiva. Quella buona è che ora potremo sviluppare nuove terapie e forse anche un vaccino efficace. Quella cattiva è che un eventuale gruppo terroristico potrebbe servirsi di queste conoscenze per tentare di diffondere il virus.”. Beh, ma
perché dare questa bella imbeccata?Ma la cosa più inquietante è che nell’articolo ci si affretta a
rassicurare i cittadini che mai e poi mai il virus potrà uscire dai laboratori: “excusatio non petita accusatio manifesta” dicevano a Roma, o come diremmo oggi: una scusa non richiesta è un’accusa manifesta. Ma aldilà di paure e retrologie, a questo punto è d’obbligo porsi qualche domanda. Perché si parla di possibile
epidemia o addirittura di pandemia, quando i morti del 2005 sono appena 6 e dal 2003 fino al febbraio del 2004 erano 22, su appena un po’ più di un centinaio di contagiati? Dove sono i dati che fanno pensare a una epidemia? Fra l’altro non è nemmeno detto che i polli possano contagiare l’uomo e in ogni caso è escluso che il contagio – almeno per ora – si trasmetta da uomo a uomo. E allora? Perché tutto
questo straparlare di pandemie?
Proprio da coloro che generalmente cercano di non gettare nel panico le popolazioni, magari anche nascondendo gravi verità? Che c’è sotto?
Ci riferiamo qui non solo all’articolo su Panorama del 30 settembre scorso, che titolava: << Tra 5 e centocinquanta milioni di morti per un'epidemia che "potrà essere peggiore della spagnola del 1918". E' questo, secondo le autorità mediche dell'Oms, l'agghiacciante bilancio che potrà avere, in tutto il mondo, la prevista epidemia influenzale aviaria: «5 o 150? Tutto dipende dal lavoro che faremo nei prossimi mesi» - ha avvertito Navarro, attuale dirigente dell'Oms.>>; ma anche alla posizione più cauta ma ugualmente
inquietante di Markos Kyprianou, della Commissione europea “Salute e
tutela dei consumatori”, che parla di esercitazioni simulate, come per il terrorismo. A quanto pare toccheranno pure a noi italiani. La cosa sembra seria e preoccupante, ma – ripeto – come fanno a parlare di pandemia, già da ora? cosa sanno che noi non sappiamo? Che la cosa
è già cominciata? Che è sfuggita di mano a qualcuno? Che fra poco saremo davanti a un disastro epocale, ancora peggiore di tutte le sciagure naturali che ci stanno piovendo ( è il caso di dirlo) addosso da tutte le parti? Riformulo dunque la mia domanda: perché quegli stessi che ci hanno taciuto i dati reali di una pandemia conclamata come l’AIDS – che fino ad oggi ha contagiato circa 50 milioni di persone – o come l’epatite B e C che hanno contagiato in tutto il mondo 400 milioni di persone una e 170 milioni l’altra, ora
ci spaventano con dati terrificanti su una possibile, futura,
eventuale, ipotetica pandemia? Non ha alcuna logica apparente, questo comportamento. Facendoci paura cosa pensano di ricavare? Credono di distogliere la nostra attenzione da quello che succede in Iraq? E purtroppo anche in occidente, in ciascuno dei nostri paesi?
Ma non è l’unica domanda inquietante che questa storia oscura solleva. Ed eccone subito un’altra, infatti: perché si affianca lo spauracchio di una pandemia da febbre aviaria a quella terrificante della “Spagnola”, che in tre soli mesi: dall’ottobre del 1918 al gennaio del 1919 (e tenete presente che nel novembre 1918 la guerra finì, anche per colpa o merito dell’epidemia.) mietè 50 milioni di
vittime in tutto il mondo? 50 milioni di morti: più di tutti quelli di tutte le guerre del 1900 messe insieme!! 50 milioni di morti accertati, contro il milione di quelli dell’Asiatica della fine degli anni 50: questo dato rende bene l’idea di che disastro su scala mondiale sia stato! Solo in Italia i morti furono circa 400.000! Sono cifre da capogiro. Perché vogliono stabilire una relazione fra quella pandemia mortale e questa possibile epidemia di febbre aviaria fra gli umani? Perché, dicono gli scienziati, anche il virus della “Spagnola” era un virus aviario. E a stabilire questo ci sono arrivati attraverso un lavoro davvero incredibile: hanno studiato
quello che restava di alcuni cadaveri conservati in Alaska, di alcuni resti di biopsie in formalina trovate in un ospedale militare e hanno perfino deciso di riesumare il cadavere di una fanciulla di 20 anni, Phyllis Burn, sepolta in una bara di piombo, a Twickenham, Londra.
Faccio fantascienza? No, no. E’ tutto scritto e pubblicato sulle
riviste scientifiche “Nature” e Science”.
Andiamo per ordine: il primo a tentare la strada della riesumazione per trovare un virus vivo (?) o la sua impronta genetica fu l’infettivologo Johan Hultin, che negli anni ’50 partì per l’Alaska con la speranza che il gelo polare avesse preservato i corpi delle vittime dell’antica pandemia. L’idea fu ripresa nel 1998 da Kristy
Duncan, una scienziata che guidò la spedizione questa volta
sull’isola norvegese di Spitzbergen, alla ricerca dei corpi di 6
minatori uccisi dalla “Spagnola”. Intanto un gruppo di altri studiosi americani guidati da Jeffery Taubenberger un epidemiologo dell’ “Armed Forces Institute of Pathology” ( ma guarda un po’..) di Rockeville, nel Maryland nel 1997 trovava i tre elementi mancanti
del genoma del virus. Cosa vuol dire? Spiego meglio quello che ho capito: il corredo genetico del virus influenzale è composto da 8 segmenti di RNA. Anche questi virus hanno come habitat le cellule, umane o animali, e per entrare dentro una cellula devono ancorarsi ad
un recettore con una loro proteina di superficie, la emoagglutinina
(HA). Ora, basta neutralizzare (ad es. con anticorpi) la HA o una seconda proteina virale di superficie (la neuroaminidasi, NA) e il virus non può entrare nella cellula. E la vaccinazione antinfluenzale si basa appunto sulla preventiva induzione di anticorpi contro la HA e la NA. Dunque, come dicevo, nella ricostruzione del genoma del virus della “Spagnola”, usando quei reperti umani così deteriorati dal tempo, si era riusciti a mettere insieme solo 5 degli 8 segmenti, Taubenberger ha trovato i 3 che mancavano e ha descritto la sequenza
genetica del virus. Così ha potuto stabilire che il virus
della “Spagnola” e quello dell’influenza aviaria presentano estese omologie.
Bene, bravo. Ma la domanda è un’altra: perché cercare di ricostruire il virus della “Spagnola”? Dopo quasi novant’anni dalla sua totale scomparsa? Come si faceva a sapere “a priori” che individuare il virus della Spagnola sarebbe servito per prevenire (?) una nuova possibile epidemia? Ah, beh, certo, può essere anche e soltanto una
mera coincidenza.. Ma se si voleva fare un vaccino (non si sa mai, in
futuro.) non era più semplice, invece di disseppellire cadaveri
stagionati da quasi un secolo, cercare gli anticorpi in coloro che
avevano avuta la “Spagnola” ed erano sopravvissuti? Mia madre aveva 4
anni nel 1918 e a 91 anni è ancora vispa come un grillo: non sarà
l’unica di quella generazione! Oppure si voleva proprio il virus? Eh,
sì, perché, dai e dai, gli scienziati sono riusciti finalmente a
ricreare il virus vivo, ricomponendo la sequenza dei suoi 8 geni,
come dicevamo all’inizio, citando i due articoli pubblicati qualche
giorno fa. Questo bel lavoro di assemblaggio lo dobbiamo a Terrence
Tumpey del “Center for Disease Control ” di Atlanta. Ma perché l’ha
fatto? “L’obiettivo – ha detto Tumpey – è mettere a punto farmaci
mirati in grado di ‘disarmare’ il virus ” infatti la mappa del genoma
della “Spagnola” potrebbe fornire ” una utile ‘spia’ contro il virus
dei polli: ora sappiamo dove guardare se sta diventando davvero
pericoloso. E poter intervenire con immediatezza.” Bene! Ma allora
perché se tutto è sotto controllo, si spaventa la gente parlando di
cose che per il momento non sono ancora accadute e forse potrebbero
non succedere mai? Citando addirittura dati precisi di mortalità così
alta?
E’ vero: le possibilità che ricombinazioni genetiche di qualche virus
diano origine a periodiche pandemie è un dato dell’esperienza, ma non
è una legge tassativa e comunque nessuno può dire prima ancora che la
pandemia si manifesti, se e come lo farà e quanto sarà virulenta!
Anche perché durante la stessa epidemia il virus può sviluppare delle
varianti, che non si può mai sapere dove potranno portare. Potrebbe
anche finire tutto in una bolla di sapone. Quindi parlare di cifre
così precise e agghiaccianti è solo fare del terrorismo gratuito. E
la domanda ancora una volta è: perché?
Ma torniamo al virus della “Spagnola”: pare che fosse della famiglia
dei virus aviari, abbiamo detto, ma molto molto speciale. Scrive
infatti Donata Allegri “I ricercatori… hanno… confrontato la
proteina presente nel virus della spagnola con quelle dei virus che
colpiscono gli animali, Per fare questo hanno utilizzato la
cristallografia a raggi X. Da questi studi si è visto che le
emoagglutinine che riescono ad agganciare le cellule umane sono
diverse da quelle che colpiscono gli animali. Per questo i virus che
colpiscono gli uccelli difficilmente attaccano gli umani. James
Stevens e colleghi hanno messo a confronto l’emoagglutinina
dell’influenza del 1918 con quella umana, aviaria e suina ed hanno
scoperto che la proteina del 1918 assomiglia molto a quella tipica
degli uccelli ma ha anche caratteristiche simili a quella che
colpisce gli umani. Questa sembianza ha spiazzato il sistema
immunitario umano impreparato a difendersi dall’attacco. Si
spiegherebbe così perché la spagnola ha colpito anche giovani adulti,
solitamente i meno soggetti all’infezione, e perché in alcuni casi la
mortalità ha raggiunto il 70 %.” ( www.ecplanet.com). Cosa vuol dire questo? Che non è comune che un
virus dei polli subisca una mutazione che lo renda compatibile
all’uomo. NON E’ COMUNE. Infatti “Natura non facit saltus”: ci sono
una innumerevole quantità di virus, che vivono sia nelle cellule
degli animali che in quelle degli uomini, ma il passaggio dei virus
influenzali dalla specie aviaria a quella umana avviene attraverso il
riassortimento di segmenti dei genomi dei virus aviari e umani in un
trait-d’union rappresentato dal maiale, che è una sorta di
laboratorio vivente – essendo permissivo per i virus di tutte le
specie. Quando questo riassortimento è avvenuto e il virus si
stabilizza adattandosi alle cellule umane, allora può diventare anche
trasmissibile da uomo a uomo e son dolori. Ma la attuale epidemia
aviaria è ancora nello stadio di malattia del pollame. Potrebbe fare
il salto di specie, ma non è detto che lo faccia. Potremmo anche
debellarla prima che lo faccia. E dunque ancora una volta dobbiamo
chiederci: perché tutto questo allarmismo ingiustificato?
Riguardo al virus della Spagnola: i misteri su questo virus e su
quella pandemia, infatti non sono finiti: partì già con
caratteristiche molto speciali, come abbiamo visto e come un virus
trasmissibile da uomo a uomo, cosa che la febbre aviaria per ora non
è. La “Spagnola” invece si manifestò subito come virus “umano”, se mi
passate questa espressione. Inoltre lo studio sulla “Spagnola” ha
anche messo in luce che quel virus era diverso da tutti quelli
conosciuti.
Non solo la mutazione era avvenuta, ma era avvenuta nello stesso modo
ovunque, dando origine allo stesso identico virus e tutto questo era
avvenuto nel momento stesso in cui l’epidemia si diffondeva, il che è
davvero ancora più inusitato. Robert Webster, virologo dell’Ospedale
infantile Saint Jude di Memphis (USA) su un editoriale di commento
sempre nel già citato recentissimo numero di ” Science”, dice che ”
la ricombinazione omologa è un evento raro per i virus RNA” cioè in
parole povere che quello che è successo al virus della “Spagnola” è
davvero un fatto eccezionale. E allora perché lo si va a riesumare
proprio ora? Per dimostrare che è possibile un passaggio di virus da
specie a specie? Ma perché si ha bisogno di questa dimostrazione?
Serve un precedente illustre alla nostra ipotetica futura pandemia?
Eh sì, forse serve, perché infatti da quel lontano 1919 (quando finì
la “Spagnola”) di contagio di virus aviari negli uomini si parla in
pochissimi casi: si deve arrivare al 1997 ( e vi prego di ricordarvi
che gli studi sulla “Spagnola ” riprendono esattamente in questo
stesso anno!) a Hong Kong con 18 persone contagiate, di cui 6
muoiono; 2 casi sempre a Hong Kong nel 1999, ma non è sicura né la
trasmissione volatili/uomo, né tanto meno uomo/uomo. Ancora a Hong
Kong nel 2003 2 casi di malattia e una morte all’interno di una
stessa famiglia; sempre nel 2003 in Olanda si scatena una epidemia di
influenza di ceppo affine: 83 contagiati in forma lieve e 1 morto (un
veterinario). Ancora nel 2003 a Hong Kong si riscontra un caso di
influenza aviaria. Nessuna morte.
(www.epicentro.iss.it/)
Ora: aggiungiamo a questi casi quelli registrati dal 2003 a oggi e
come si vede bene siamo lontani anni luce dalle cifre milionarie
della “Spagnola”.
Influenza che si sviluppò senza che si sappia nemmeno bene da dove e
come sia partita ( fu chiamata spagnola perché solo i giornali
spagnoli ne parlarono diffusamente, dando cifre esatte, non essendo
la Spagna in guerra e non subendo dunque la censura militare: ha
dedicato un libro a questo argomento Gina Kolata, giornalista del New
York Times) e come si diffuse e perchè sparì, altrettanto rapidamente
e misteriosamente. E forse è davvero un sospetto odioso e immotivato,
ma vien da pensare che qualcuno, oltre che con i gas nervini,
giocasse anche con primitive ma micidiali armi batteriologiche. Si
capirebbe meglio perché questo virus, dopo di allora non si è mai più
manifestato. Fino ad oggi, quando noi, in laboratorio, abbiamo
ricreato, con pezzi di cadaveri, il microscopico, micidiale
Frankenstein.
E adesso il “mostro” che farà? Resterà chiuso in laboratori sicuri, o
darà una mano agli indovini che invocano future e micidiali pandemie?
E dove si manifesterà? In oriente? In Cina, magari, così fermerà la
crescita della sua popolazione e soprattutto quella della sua
fiorente economia, che rischia di mandare il ricco e corrotto
occidente a gambe per aria? Mah, solo il tempo ce lo dirà. Come
diceva qualcuno abbastanza cinico da riderci sopra: a pensar male si
fa peccato, ma quasi sempre ci s’azzecca..
Barbara Fois
Fonte: www.democrazialegalita.it
http://www.democrazialegalita.it/barbara12ott05.htm
Approfondimenti:
http://www.zadig.it/news2001/sci/new-1003-1.htm
http://www.molecularlab.it/news/view.asp?n=506
http://www.rinascita.info/cogit_content/rq_attualita/Quellochecdasaper
esulvirus.shtml
http://www.dnamagazine.it/virusversus.html
http://www.stpauls.it/gazzetta/0536ga/0536ga02.htm
http://www.tempomedico.it/news/news026.htm
http://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/editorialescienze.asp
http://www.epicentro.iss.it/focus/flu_aviaria/avian-oms.asp.
http://www.panorama.it/mondo/asiaafrica/articolo/ix1-A020001032912
VEDI ANCHE:EPIDEMIA DEI POLLI. VACCINARE E’ INUTILE, ANZI DANNOSO (MA E’ UN AFFARE)