MERITA UNA MEDAGLIA, NON L’INCRIMINAZIONE

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DI MASSIMO FINI
Il gazzettino

Lunedì scorso c’è stato un fatto di cronaca nera a cui non è stato dato, a mio avviso, il dovuto rilievo e che, pur essendo avvenuto a Roma, interessa in modo particolare i cittadini del Nord Est che più di altri, proprio perchè abitano in un a regione ricca ed opulenta, hanno il problema della sicurezza, o per essere più precisi: della mancanza di sicurezza, tanto che molti sindaci del Veneto e forze politiche come la Lega pensano di organizzare ronde private o di ricorrere in modo massiccio ai vigilantes e alle body guards.

Dunque, lunedì sera un giovane, Diego Caioli, trent’anni, dopo aver fatto la spesa al supermarket stava rientrando a casa, nel quartiere di Casal Morone, all’estrema periferia sud di Roma, dove lo aspettava la sua ragazza, quando, appena aperto il portone è stato affrontato da due banditi armati di pistola che lo hanno costretto a portarli nella sua abitazione dove hanno legato lui e la ragazza, hanno razziato il razziabile, si sono fatti dare il numero della combinazione della cassaforte e vi hanno prelevato diecimila euro e una collana.Il Caioli, che è impiegato all’Ama (l’Azienda che smaltisce i rifiuti nella capitale) e gestisce anche un Solarium nella zona di Centocelle, ha subito tutto, ma quando uno dei banditi, Franco Frere, 58 anni, ha cercato di togliergli dal polso anche l’orologio, non ci ha più visto, gli ha strappato la pistola e ha sparato due colpi. Il Frere ha fatto pochi passi, è riuscito a raggiungere il pianerottolo, ma qui è stramazzato ed è morto. Un o dei proiettili gli aveva reciso l’arteria femorale. Il complice è invece riuscito a fuggire.

Il Procuratore aggiunto di Roma, Italo Ormanni, e il Pm Pietro Polidori, che conducono le indagini per accertare la dinamica dei fatti, hanno interrogato per ore, nella notte, il Caioli e lo hanno preavvertito che potrebbe essere incriminato per ‘eccesso colposo di legittima difesa’. Eh no, non ci siamo. E’ chi viola la legge che assume tutti i rischi e le imprevedibilità del caso, non chi subisce la violenza, che non ha il dovere di controllare le proprie paure e le proprie emozioni. Certo il Codice prevede che la difesa sia proporzionata all’offesa. Se io sparo a un bambino che sta rubando delle mele nel mio giardino commetto un assassinio. Ma nel caso del Caioli la situazione era del tutto diversa. I banditi erano armati, sono penetrati in casa sua, lo hanno legato insieme alla sua ragazza e, oltre a rubargli i soldi, lo hanno sottoposto a ogni sorta di vessazioni e umiliazioni. Aveva tutto il diritto di reagire e di non subire più la violenza. Ha sparato alle gambe, non avendo, evidentemente, l’intenzione di uccidere, ma sarebbe stato del tutto legittimo anche se gli avesse sparato in fronte.

Un a volta che gli avessero strappato l’orologio, che è un indumento, un accessorio del vestiario, che ne poteva sapere il Caioli di quello che avrebbero fatto i banditi dopo? Avrebbero potuto avere altre pretese, violentare la ragazza. E una volta iniziata la reazione come poteva sapere se ne sarebbe uscito vincente, se non sarebbe stato preceduto dal complice, pure armato? Dirò di più: il Caioli avrebbe avuto il diritto di uccidere il bandito anche se costui non avesse avuto la pistola in pugno. La vittima non è un Rambo, non ha il dovere di sapere, o di intuire, se chi entra a casa sua con la violenza o con l’inganno è veramente disarmato o ha una pistola nascosta sotto il giaccone. C’è uno che ha violato la sua casa, la sua tana, ed è costui che si deve assumere tutti i rischi del suo comportamento delinquenziale. Del resto mi pare che ci sia una legge, votata di recente, che autorizza la reazione, fino alle estreme conseguenze, contro chi, armato o no, viola il tuo domicilio.

Diego Caioli, invece di essere minacciato di assurde incriminazioni, dovrebbe essere proposto, per il suo coraggio, per una medaglia al valor civile. Perchè ha dimostrato ai delinquenti che non tutto è possibile, che ci sono dei limiti oltre i quali il cittadino non è più disposto a subire e si incendia come il “Cane di paglia” del famoso film di Sam Pecckimpah. E senza bisogno di ambigue ronde fuorilegge.

Massimo Fini
Fonte: http://www.massimofini.it/
Uscito su “Il gazzettino” il 11/01/2008

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