MATT DAMON FOR PRESIDENT ?

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DI PAUL HARRIS
guardian.co.uk

Matt Damon alla Casa Bianca ? Nella politica Usa si sono viste follie anche peggiori.
Solo una linea sottile divide la gloria hollywoodiana dal potere politico, perciò l’ipotesi che l’attore liberal Matt Damon possa candidarsi alla presidenza non va scartata.

Eppure anche nel mondo sempre più folle della politica americana questa ipotesi era sembrata eccessiva: Matt Damon presidente ? In definitiva, questo ragazzo belloccio, che non dimostra i suoi 40 anni, è soprattutto noto per la parte avuta nel film Good Will Hunting, dove incarnava un operaio bostoniano. Da allora, ha mietuto discreti successi a Hollywood in film d’azione e infine in “Invictus”, la storia della squadra di rugby sudafricana post apartheid e del suo trionfo nella World Cup.
Che cosa dunque può far pensare a Matt Damon come possibile campione dei liberal americani per sfidare Obama nel 2012 ? La risposta è semplice: l’idea è venuta dal noto regista radicale Michael Moore. E’ stato lui, in un dibattito sul blog politico Firedoglake, a evocare questa ipotesi spiegando come Obama lo avesse deluso: di fatto una bella fetta delle sinistra americana accusa Obama di ignorare le sue richieste e di preferire i compromessi con il partito repubblicano. E’ stato Moore a ricordare in termini elogiosi le prese di posizione espresse da Matt Damon in questi anni, e a chiedergli di candidarsi anche se l’attore non ne ha mai manifestato l’intenzione..

Riferendosi alla carriera dell’ex-presidente Ronald Reagan, Moore ha detto “I repubblicani ci hanno dimostrato che candidando un personaggio celebre si riesce a vincere. Anche se si tratta di un attore.”

La frase ha fatto il giro dei media americani, suscitando ironia o indignazione da parte dei più conservatori. Ma ci sono due punti forti in questa ipotesi: il primo è che Damon ha davvero usato il suo fascino calmo e discreto per diventare negli ultimi anni un credibile portavoce della sinistra americana. Praticamente su tutti i temi più seri del momento, dall’Irak alla pubblica istruzione, ha preso posizioni decise, rifiutando di unirsi al coro degli elogi per Obama e dichiarando invece che il presidente “sta facendo cattivo uso del proprio mandato.”

Il secondo punto a sostegno di una candidatura Damon è che negli Stati uniti, più che in qualunque altro paese il mondo dello spettacolo e quello della politica si stanno avvicinando se non fondendo addirittura.

Da Reagan a Clint Eastwood, da Sonny Bono a Arnold Schwarzenegger o Al Franken, la lista degli attori o showmen entrati in politica si è fatta sempre più lunga e anche più credibile. Come dice il Prof. Robert Thompson, studioso di di fenomeni culturali alla Syracuse University, “In America, chi persegue una carriera nello spettacolo ha spesso lo stesso tipo di personalità di chi la persegue in politica. In entrambi i casi, si tratta di mettersi in evidenza, di riuscire a piacere alla gente e di essere telegenici”. E dunque, Matt Damon alla Casa Bianca ? Nel 2012 quasi certamente no, ma in futuro ?

Bisogna ammettere che Damon non è un personaggio superficiale, di bell’aspetto e scarso cervello. Può aver scelto una carriera hollywoodiana, ma non somiglia a uno dei soliti attori che cercano di migliorare la propria immagine aderendo con avvedute campagne pubblicitarie a buone cause da cui nessuno dissente, come la fame in Africa.

Damon ha invece associato il suo celebre nome ad una causa abbastanza impopolare, quella del Working Families Party (Partito delle Famiglie che Lavorano), un’oscura formazione politica di sinistra che funge da gruppo di pressione nello Stato di New York presso il partito democratico e la sinistra in genere per portare avanti ideali progressisti. Legare il proprio nome al WFP è quanto di meno popolare un personaggio di Hollywood potrebbe fare. Eppure Damon ci si è impegnato con ardore, ed è comparso in una campagna lanciata dal WFP nel 2010 in un video in cui esortava gli elettori di New York a non sostenere i Democratici e a scegliere il WFP come sola vera alternativa di sinistra.

Damon si è guadagnato la stima di molti liberals criticando Obama su una serie di problemi politici e in particolare schierandosi a favore degli insegnanti. In una recente marcia a Washington col motto “Salviamo le nostre scuole”, ha recisamente respinto le affermazioni di un giornalista secondo cui gli insegnanti godevano di troppi privilegi. “Gli insegnanti vogliono insegnare – ha detto Damon – Che cosa spingerebbe chiunque ad accettare uno stipendio del cavolo per lavorare tanto.
Se non l’amore per questo lavoro?”. Il suo intervento in video spopolò subito sul web e l’attore divenne l’idolo del corpo insegnante.

Damon, come avevano fatto Sean Penn per Haiti e Gorge Clooney per il Darfur, è uno dei pochi personaggi famosi che si possano veramente definire attivisti, non solo sponsor celebri collegati a una buona causa. E’ fra l’altro il creatore della H2O Africa Foundation, diventata poi Water.org, che si propone di portare l’acqua potabile alle popolazioni povere. E’ anche stato impegnato nella questione del Darfur. “Matt Damon sembra realmente coinvolto in queste lotte, e ci dedica un sacco di tempo” dice Richard Laermer, esperto di gente famosa e autore del libro “2011: le tendenze”. E sono molte le occasioni in cui Damon si è espresso chiaramente su cause care al cuore dei liberals americani. Ha preso posizione contro la guerra in Irak, e di recente ha criticato severamente l’accordo sull’aumento del debito pubblico raggiunto fra Obama e i Repubblicani, invocando invece per risanare il bilancio maggiori tasse per i ricchi come lui.

In definitiva la cosa non è così sorprendente: Damon è una persona colta, che ha frequentato Harvard anche se la carriera di attore non gli ha permesso di terminare gli studi. Sua madre, che lo introdusse alle rivendicazioni degli insegnanti, è professore di pedagogia.

Ma secondo gli esperti è proprio Hollywood ad avergli fornito l’arma migliore: un nome famoso. Un attore, secondo il prof. Thompson, ha questo grande vantaggio in politica: la gente lo conosce e ascolta quando qualcuno gli mette un microfono davanti.

Ma questo fatto può creare una carriera politica a partire da qualunque tipo di individuo. Basti pensare all’ex campione di lotta libera Jesse Ventura, diventato governatore del Minnesota. O al presentatore Franken diventato senatore nello stesso Stato o ancora – l’esempio forse più incredibile – ad Arnold Schwarzenegger, che dal personaggio di un robot assassino giunto dal futuro si trasformò nel governatore della California, responsabile di una delle maggiori economie mondiali. .

I cammini che portano da Hollywood alla politica hanno prodotto anche ottime riuscite.. Franken, un volto celebre dello show Saturday Night Live, si è poi dimostrato un politico stimabile e serio. Schwarzenegger, la cui elezione aveva fatto sorridere, è riuscito a farsi rieleggere senza fatica e ha riscosso vasta approvazione per le sue coraggiose politiche in materia di protezione dell’ambiente.
Il caso più clamoroso fu Reagan, che da attore di film di bassa categoria divenne uno fra i più influenti presidenti americani del ventesimo secolo. E anche se si usa dire che le celebrità impegnate in politica siano i soliti Hollywood liberals, personaggi come Schwarzenegger e Reagan, non dimentichiamolo, sonoconservatori.

Ma la via al potere politico non è sempre facile per un attore. Fra i progresssisti, ricordiamoci di Warren Beatty, che spesso è stato visto come possibile candidato alla presidenza ma non lo è mai stato.. Fra i repubblicani, va ricordato il caso di Fred Thompson, che illustra i limiti del potere. Thompson aveva unito le due carriere come pochi altri, attore di fama e poi senatore del Tennessee. Aveva interpretato il personaggio di presidente degli Stati Uniti sugli schermi televisivi ma quando cercò di ottenere la nomination repubblicana nel 2008 fu disastrosamente sconfitto. Il che dimostra che se negli Stati Uniti gli attori che aspirano a far politica sono ben accettati, non ricevono tuttavia un assegno in bianco. Come ha scritto il professor Robert Thompson, “La celebrità può essere una benedizione. Ti aiuta a farti ascoltare dalla gente. Ma poi bisogna che tu abbia da dire le cose che la gente vuole ascoltare.”

Paul Harris
Fonte: www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/world/2011/aug/14/matt-damon-us-presidential-race
14.08.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANITA BATTAGLINO

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