DI TONY RENNELL
dailymail.co.uk
L’ 8 dicembre di trent’anni fa veniva assassinato John Lennon
Per molti baby-boomers cresciuti nei mitici anni sessanta, un mite lunedì ai primi di dicembre 1980 sarà sempre ricordato come il giorno in cui è morta la musica.
A New York, l’enigmatico, carismatico – e francamente spesso stravagante- ex- Beatle John Lennon, barcollò nella sala d’ingresso del Dakota, lussuoso palazzo nell’ Upper West Side in cui risiedeva da quasi otto anni.
Aveva appena finito di incidere una nuova canzone per i suoi 40 anni “Walking On Thin Ice’’, crollò sanguinante sul pavimento – gli avevano sparato quatto colpi di pistola.
Era tardi, Lennon tornava a casa da lavoro assaporando già l’abbraccio di suo figlio Sean di cinque anni, prima di andare a letto.
Lui e Yoko Ono, sua moglie ma anche collaboratrice musicale, erano scesi dalla loro limousine bianca, facendosi lasciare sul marciapiede fuori dall’edificio piuttosto che farsi accompagnare al sicuro nel cortile del palazzo.
Yoko si affrettò avanti, annuendo con aria assente a uno sconosciuto nell’ombra – c’erano sempre fans e parassiti in agguato al di fuori del Dakota per un assaggio del loro eroe.
Suo marito arrancava dietro e aveva preso tre o quattro passi quando una voce gridò: Mr Lennon?
fuori dal suo elegante condominio Dakota a New York dove ore più tardi, l’ex Beatle venne ucciso
Lennon
La star rallentò poi si voltò a guardare. Immediatamente, realizzò che aveva visto quell’ uomo un paio di volte ultimamente – e, prima di quel giorno, gli aveva anche autografato la copertina di un disco
Ma ora lo sconosciuto aveva uno scopo diverso. Egli era in ginocchio in posizione di combattimento, e aveva un revolver calibro 38 stretto tra le mani.
Cinque spari e quattro proiettili dum-dum, particolarmente adatti per causare il massimo danno fisico, si conficcarono nella schiena di Lennon, fianco e spalla.
Il musicista riuscì ad arrivare all’ ingresso sospirando: ‘Mi hanno colpito, mi hanno colpito!’.
Era morto all’arrivo in ospedale un quarto d’ora dopo.
Nel frattempo, il killer, tarchiato di 25 anni, Mark Chapman, se ne stava in silenzio davanti alla scena. Per terra giaceva la pistola fumante che si era lasciato cadere dalle mani, accanto agli occhiali macchiati di sangue di Lennon.
Appoggiato con nonchalance contro il muro del Dakota, Chapman, ha cominciato a sfogliare una copia del libro “Il giovane Holden”, famoso romanzo di JD Salinger sull’ alienazione degli adolescenti, il cui personaggio centrale probabilmente gli ispirò quel gesto.
Quando i poliziotti arrivarono, non tentò di fuggire. Appena fu ammanettato e infilato in una macchina della polizia, disse: ‘Ho agito da solo’.
Nel quartier generale della zona, disse ai poliziotti: ‘Lennon doveva morire’.
Per il mondo, sconvolto dalla morte violenta e inutile di Lennon, Chapman non era altro che sfigato delirante. Prendeva farmaci ed era psicologicamente disturbato.
Aveva subito atti di bullismo a scuola, si era così rifugiato in un mondo immaginario dove esercitava potere su altre persone.
Un adulto senza radici che non aveva mai avuto un vero e proprio lavoro, aveva trovato conforto nella musica dei Beatles. Aveva identificato la sua solitudine con il lato solitario ed insicuro di Lennon, confondendo le personalità
Ma la scoperta della ricchezza e del florido impero commerciale di Lennon, fu per lui un’ enorme delusione.
Si sentiva tradito, offeso. Ha inseguito e sparato al suo ex eroe per un senso strano di retribuzione, accoppiato al desiderio di essere famoso per qualcosa.
Così è andata la storia.
Ma, al 30° anniversario della morte di Lennon l’8 dicembre, emerge una nuova teoria, che mette in discussione questa spiegazione convenzionale sul movente dell’ omicidio.
Anche se apparentemente inverosimile, se fosse vera farebbe trasalire e atterrire i milioni di fan che ancora idolatrano Lennon.
Nel suo nuovo libro, l’autore Phil Strongman, sostiene che Chapman è stato solo un burattino. La vera assassina di Lennon è stata la Cia – per volere di fanatici di destra dell’ assetto politico americano.
Egli arriva a questa conclusione controversa contestando molti dei cosiddetti ‘fatti’ in merito al caso – tra cui l’ipotesi di base che Chapman fosse un fan dei Beatles e Lennon.
Strongman scrive che, fino alla settimana prima dell’uccisione: ‘Chapman, “presunto ossessionato da Lennon e “fan dei fans”, non possedeva nemmeno un singolo di Lennon, né un libro né un album. Non uno. Non era un fan né tantomeno un ossessionato”. ‘
Dicono che Chapman avesse 14 ore di registrazioni di Lennon, nel suo zaino,
il giorno della sparatoria. Ma di esse non si è mai trovata alcuna traccia.
Questa prova non è stata mai prodotta semplicemente perché non esiste.
Così Chapman non era solo né uno stalker delle celebrità andato troppo oltre, Né, dice Strongman, ha ucciso Lennon per 15 minuti di celebrità.
‘Se il suo scopo era attirare attenzione su di se, allora perché si è dichiarato colpevole, lasciando che il suo processo non diventasse il processo del secolo, se il suo scopo era avere fama, allora perché si è lasciato scappare questa possibilità?
Strongman vede nella calma del killer dopo la sparatoria, la chiave di ciò che è accaduto realmente, fornisce prove alla sua teoria secondo cui l’assassinio di John Lennon fu un complotto di stato.
Se Chapman, dopo l’ uccisione, sembrava uno zombie, e attese impassibile la polizia come ci è stato raccontato, è solo perché quella era la reazione più appropriata alla sua persona .
Chapman, egli suggerisce, era stato reclutato dalla CIA e addestrato durante i suoi viaggi in tutto il mondo, è stato visto in posti improbabili, da un ragazzo della Georgia.
Che strano, per esempio, che Chapman sia stato a Beirut in un momento in cui la capitale libanese fu la fucina delle attività della CIA – si è detto che lì avesse sede uno dei campi di assassinio top-secret dell’agenzia.
Un altro campo, presumibilmente, si trovava alle Hawaii, dove Chapman ha vissuto per alcuni anni.
Chi ha finanziato il giro del mondo a Chapman? Come poteva, un giovane senza un soldo nel 1975, essere stato in Giappone, Regno Unito, India, Nepal, Corea, Vietnam e Cina?
Il denaro non è mai sembrato essere un problema per Chapman, ma nessuno ha mai spiegato da dove provenisse. L’ unica spiegazione plausibile rimane, secondo Strongman, che i servizi segreti fossero i suoi datori di lavoro.
Probabilmente la CIA plagiò la mente Chapman, somministrandogli droghe apposite a ciò e con l’ipnosi. Tutte tecniche utilizzate dalla CIA per formare assassini in grado di uccidere fomentatori di disordini, e sui quali potesse poi ricadere la colpa.
Strongman afferma: ‘Catcher In The Rye ‘ faceva parte della programma d’ipnosi di Chapman, una parola d’ ordine che poteva arrivare a lui, attraverso un messaggio registrato su un nastro, un telex, un telegramma o una semplice telefonata.
“E’ anche vero che i teorici della cospirazione hanno a lungo sospettato che sia gli americani sia i loro nemici comunisti utilizzassero tali tecniche per attivare assassini dormienti ‘- come romanzato nel film The Manchurian Candidate.
L’autore si chiede se Chapman rientrava nella categoria dei killer inconsapevole o complice inconsapevole.
Ma il suo profondo sospetto è che Chapman non agì da solo – non più, dice, di quanto abbia fatto Lee Harvey Oswald con l’assassinio di JFK a Dallas o di Sirhan Sirhan accusato della morte di Bobby Kennedy. Dubita persino che sia stato Chapman a sparare.
‘I proiettili che colpirono Lennon, erano tutti così vicini e persino i medici ebbero difficoltà a precisarne i diversi punti d’ accesso. Se tutti questi colpi provenivano da Chapman, allora la sua fu un’ ‘’opera miracolosa’’.
‘In effetti, se ognuno di quei colpi veniva da Chapam l’opera fu miracolosa perché egli era in piedi sulla destra di Lennon e, secondo il referto dell’autopsia e il certificato di morte Lennon riportava solo ferite nella parte sinistra del corpo.’
Qualcun altro doveva essere coinvolto, Strongman insiste. Egli sostiene forse una spia della CIA che lavorava al Dakota è stato il vero assassino.
Ciò che fa crescere il suo sospetto è la natura sommaria delle indagini della polizia dopo l’arresto di Chapman.
La sua calma bizzarra post-uccisione non è stato mai messa in discussione, non è stata mai eseguito con un test di droga, il suo stato “programmato” (termine usato da più di un ufficiale di polizia) non è stata mai studiata, né tantomeno si è investigato sui suoi movimenti precedenti l’omicidio
(‘In parole povere, le indagini per l’assassinio furono spaventosamente lente e lacunose. ‘)
Probabilmente, conclude, l’FBI cospirava con la CIA per nascondere la verità- e cioè che ombre istituzionali americane avevano ordinato l’assassinio di Lennon.
Ma perché Lennon era sulla loro lista ? Aveva, a quanto pare fatto tremare i piani d’America, la potente ala destra, prima con la sua opposizione alla guerra del Vietnam e poi con la sua campagna di pacifismo.
Ed è in questo periodo, che molti di noi che hanno creduto fosse un periodo di pausa necessario per riprendere fiato, che Lennon ha dato sfogo al suo genio, al suo essere un uomo di spettacolo e un esibizionista. Ma era un sognatore, non un attivista pericoloso.
Ha scritto canzoni, ha suonato la chitarra, aveva idee divertenti. Ci ha fatto ridere nonostante la sua irriverenza.
Non aveva intenzione di abbattere il capitalismo. Cercava solo di tenerlo fuori dalla sua vita. Un giorno brontolò affinché avesse un aiuto per l’impennata delle sue spese professionali, ricordiamo: ‘Immagina non ci siano proprietà’, John Lennon ha ribattuto: “E’ solo una canzone sanguinosa!’”
Ancora, il fatto che alcuni dei dossier relativi alle indagini dei servizi segreti sulle attività di Lennon rimangano inaccessibili continuano ad alimentare i sospetti di un insabbiamento.
Strongman scrive: ‘Io sono convinto, come qualsiasi essere umano può esserlo, che sia l’FBI sia la CIA abbiano insabbiato i fatti del dicembre 1980. E Sono entrambi profondamente coinvolti nell’uccisione stessa.’
Nel frattempo, Chapman – stalker pazzo o assassino robot – continua a vivere.
Stranamente, se la teoria Strongman è vera, è riuscito a sopravvivere tre decenni in una delle prigioni più violente d’America, nonostante sia a conoscenza di informazioni pericolose .
Chapman è rinchiuso nella prigione di Attica, da 30 anni, per la sua condanna a vita, ben oltre il minimo di 20 anni decretati dal giudice che lo ha condannato.
Quando nel 2006 gli è stato chiesto il perché avesse ucciso Lennon, Chapman ha detto:
‘Volevo essere famoso, Volevo attirare grande attenzione, che ho ricevuto.’
All’inizio di quest’anno, ha detto che nel 1980 aveva una lunga lista di potenziali obiettivi, tra cui Liz Taylor, il conduttore televisivo Johnnie Carson e Paul McCartney.
“Erano famosi”, ha detto, ‘uccidendoli avrei ottenuto tanta notorietà in pochissimo tempo’.
Ha colpito Lennon, ha spiegato, solo perché il Dakota è facilmente raggiungibile ‘Sentivo che uccidendo lui sarei diventato qualcuno e, invece sono diventato un assassino, e gli assassini non sono qualcuno’. Invece di prendere la mia vita ho preso quella di qualcun altro, che è stato sfortunato. ‘
Nel 2006, la sua quarta domanda per il rilascio – Yoko Ono come sempre si è opposta – è stata rifiutata, come lo è stata nel 2008 e ancora una volta quest’anno. Potrà provarci di nuovo nel 2012.
Tony Rennell
Fonte: www.dailymail.co.uk
Link: http://www.dailymail.co.uk/news/article-1335479/Was-John-Lennons-murderer-Mark-Chapman-CIA-hitman-Thirty-years-theres-extraordinary-new-theory.html
4.12.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CINZIA IACOMINO