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La Redazione

 

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MANOVRA UE PER CRIMINALIZZARE OGNI CRITICA AD ISRAELE

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A cura di Davide
Il 21 Maggio 2005
27 Views

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DI MAURIZIO BLONDET

Apparentemente una “fuga di notizie”.
E’ stato reso pubblico uno studio “riservato” dell’Unione Europea che, allo scopo di fornire nuove definizioni di “antisemitismo” come delitto penalmente perseguibile, di fatto propone di definire “antisemita” – punibile per legge – ogni e qualunque critica ad Israele.
A quanto pare il documento è la bozza di una “raccomandazione” che sarà imposta a tutti gli Stati membri, o peggio inserita nella legislazione europoide sovrannazionale.Esso recita fra l’altro:
“esempi contemporanei di antisemitismo nella vita pubblica, nei media, nelle scuole, nei posti di lavoro, e nella sfera religiosa…comprendono, ma non sono limitati ai seguenti:
– fare appello, aiutare o giustificare l’uccisione di ebrei […] [Questo è ovviamente un reato, o dovrebbe esserlo, anche se diretto contro altri gruppi umani, ndr].
– Fare allegazioni mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipiche degli ebrei come tali o del potere degli ebrei come collettivo, come, specificamente ma non esclusivamente, il mito di una congiura mondiale ebraica o che gli ebrei controllino i media, l’economia, il governo o altre istituzioni sociali [sarà vietato dire che gli ebrei controllano persino le proprie “istituzioni sociali”? Che gli ebrei controllano il B’nai B’rith, oppure che gli ebrei controllano la lobby ebraica regolarmente iscritta come tale, per esempio l’American-Israeli Political Committee? Ndr].
– Accusare gli ebrei come popolo di essere responsabili di malefatte, reali o immaginarie, commesse da un singolo individuo o singolo gruppo ebraico, o anche per atti commessi da non ebrei [sic].
– Negare il fatto, la vastità o i meccanismi (esempio le camere a gas) o l’intenzionalità del genocidio del popolo ebraico da parte del nazionalsocialismo in Germania e dei suoi sostenitori e complici nella seconda guerra mondiale. [questo articolo vieta qualunque ricerca intesa a dimostrare che persino italiani, rumeni, ungheresi non ebbero parte “intenzionale” nell’olocausto: l’ebbero e basta].
– Accusare gli ebrei come popolo, o Israele come Stato, di inventare o esagerare l’Olocausto [il povero Finkelstein, autore della “Industria dell’Olocausto”si è candidato alla galera].
– Accusare cittadini ebrei di essere più leali ad Israele che agli interessi delle proprie nazioni [no comment].
Ma i punti di cui sopra, si noti, sono i casi di antisemitismo legalmente punibile già acquisiti.
Lo studio segreto dell’UE propone – e si prepara ad imporre – una ulteriore casistica: è antisemita chi:
1) “nega al popolo ebreo il diritto di autodeterminazione, per esempio sostenendo che l’esistenza dello Stato di Israele è una realtà razzista” 
2) “Applica il ‘doppio standard’, ossia richiede ad esso [Israele] comportamenti che non sono richiesti ad altri Stati democratici”.
3) “Paragona la politica attuale di Israele a quella del nazismo”.
4) “Ritiene gli ebrei collettivamente responsabili per le azioni dello Stato di Israele”.

Forse non tutti sanno che in Israele esistono due tipi di targhe d’auto, immediatamente riconoscibili dal colore, giallo e azzurro: uno per i cittadini israeliani ebrei, e l’altro per i cittadini israeliani arabi.
Questi ultimi, benchè cittadini, con quel loro colore di targa hanno il divieto di accedere a certe strade e luoghi.
Dire che questo è un comportamento razzista, è ciò che il punto 1) tende a vietare.  Peggio: il punto 1) identifica ogni accusa di razzismo ad Israele con la “negazione del diritto degli ebrei all’autodeterminazione”, che è una cosa molto diversa; a meno che non si voglia sostenere (e lo sostengono) che gli ebrei sono “costretti” a fare discriminazioni razziali, altrimenti Israele non potrebbe esistere come Stato (razziale) giudaico.
L’integrazione multietnica viene predicata come virtù a tutti gli altri popoli, anzi a loro imposta, come un fondamento della civiltà; gli ebrei reclamano per sé un’eccezione a questa regola di civiltà.
Già solo farlo notare, e chiedere che Israele si conformi al “politicamente corretto” che vale per gli altri, sarà considerato reato. 
Nel complesso, come si può constatare, le nuove definizioni di antisemitismo proposte tendono a rendere immune Israele da ogni critica o polemica.
D’ora in poi ogni obiezione all’apartheid israeliano – un tema spesso sollevato da coraggiosi dissidenti israeliani –  sarà un delitto punibile per la legge europea.
Alla fine di questo sbarramento di divieti, il rapporto ha la bontà di notare che “critiche ad Israele simili a quelle [che possono essere] rivolte a qualunque altro Stato non possono essere considerate antisemite”.
Insomma, se capiamo bene, si potrà dire che in Israele l’imposizione fiscale è eccessiva, che la previdenza sociale non funziona bene, o che le strade hanno troppe buche, senza finire in galera.
E’ la beffa aggiunta al danno.

Il rapporto segreto è evidentemente un contributo aggiuntivo alla “Policy Recommendation n.9”, datata 25 giugno 2004, della European Commission against Racism and Intolerance (ECRI), che ha già dato le più ampie istruzioni sulla penalizzazione di tutto ciò che può cadere sotto la definizione di “antisemitismo”. Apparentemente, le nuove norme penali raccomandate sono opera dell’European Monitoring Center on Racism and Xenophobia (EUMC) con sede a Vienna.
Questo centro europeo ha cercato di mantenere riservato il suo documento, con la motivazione (o scusa) che “fenomeni di antisemitismo in Francia risalgono primariamente a gruppi islamici, essi stessi vittime di atrocità razzialmente motivate”. 
Però, evidentemente perché le cose andavano per le lunghe, il parlamentare europeo Daniel Cohn-Bendit ha pubblicato il documento “segreto” sul suo sito: o per forzare la mano ai perplessi, o per attribuirsi il merito, presso i correligionari, di questo nuovo mattone messo alla costruzione del superstato di polizia, anzi di “polizia del pensiero”, in cui l’Europa vuole ingabbiarci tutti.
Il portavoce dell’EUMC viennese, John Kellock, ha  ammesso l’esistenza del documento, ma che esso non doveva essere divulgato perché “non ancora allo stadio definitivo”.
Kellock ha inoltre spiegato che l’ente antirazzista europeo “sta lavorando in stretto accordo con l’American Jewish Commitee ed altre organizzazioni internazionali” per porre le basi “di chiari criteri per definire l’antisemitismo” come delitto.
Ma perché un ente europeo deve collaborare con un ente ebraico americano?
Ora si capisce meglio perché tante personalità “americane” (le chiamiamo così per non incorrere nel reato di pensiero) premono perché i francesi votino “sì” al referendum sulla Costituzione.
Ed è motivo di più per sperare che i francesi votino in massa “no”, liberandoci così dalla psicopolizia e dagli psico-reati definiti dalla UE.

Maurizio Blondet
Fonte:www.effedieffe.com
20.05.05

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