MANDARE AVANTI I CLOWN

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Introduzione di Mirumir

“Tutto questo potrebbe essere visto semplicemente come uno sciocco siparietto comico, se non fosse per il fatto che l’ultima volta che il circo è passato è andata che siamo finiti in un mortale e sanguinoso impantanamento in Iraq. Nella prossima guerra penso che dovremmo tenere a casa le truppe e mandare avanti i clown”.

James Bamford, in risposta alla lettera di Michael Ledeen a proposito dell’articolo “Iran: la prossima guerra” , il tutto tradotto su 2.0 sempre da AA.

Mirumir
Fonte: http://mirumir.blogspot.com
Link: http://mirumir.blogspot.com/2006/11/mandare-avanti-i-clown.htmlLA LETTERA DI MICHAEL LEDEEN E LA REPLICA DI BAMFORD

Lettera del falco del Pentagono Michael Ledeen a proposito dell’articolo di Bamford.

Accidenti, pensavo che ci fosse solo caffè nella tazza che Jim Bamford ha bevuto a casa mia, ma deve averci aggiunto qualcosa di più forte, forse mentre stavo aprendo la scatola di biscotti che aveva portato. Chiunque creda che io abbia una qualche influenza sull’amministrazione Bush deve calarsi regolarmente qualcosa di più potente della caffeina.

Da anni scrivo per incoraggiare il governo a sostenere la rivoluzione democratica in Iran, ma non è stato fatto niente del genere. Mi sono apertamente e coerentemente opposto a invasioni militari, anche se Bamford dice che starei tentando di causare una “guerra sanguinosa” – e sarei sul punto di riuscirci. Dice che Douglas Feith mi ha inserito nella sua “cricca”, ma non ho mai lavorato per Feith, né per il Pentagono di Rumsfeld (anzi, due anni fa ho chiesto che Rumsfeld venisse sostituito), né nessun altro dell’amministrazione. Come ho detto a Bamford – e ho una registrazione della nostra conversazione – non ho accesso all’amministrazione, figuriamoci se posso dominarla. Ma insiste a dire che io sarei una specie di pifferaio magico dell’amministrazione Bush. Che fine hanno fatto quelli che si occupano di verificare l’esattezza delle notizie, allo Stone?

Non sa neanche fare una ricerca come si deve nella banca dati di Nexis. Sostiene che la nostra conversazione fosse la prima volta che parlavo dell’incontro di Roma nel 2001, quello che ha permesso agli Stati Uniti di ottenere informazioni dettagliate sui piani iraniani per uccidere i nostri soldati in Afghanistan. In realtà era l’ennesima volta che ero stato intervistato al riguardo, in pubblicazioni e blog americani ed europei, recentemente anche da Raw Story. Ne ho scritto più volte io stesso. E perché non avrei dovuto? Quell’informazione ha salvato vite americane, come Bamford avrebbe confermato se avesse avuto voglia di lavorare meglio.

Quanto al calunniatissimo Ghorbanifar, chi sembra oggi più affidabile: la Cia che lo descriveva come uno dei più grandi bugiardi del mondo e aveva rifiutato di dare ascolto alle sue informazioni sulle attività omicide in Afghanistan e Iraq, o Ghorbanifar stesso? Ora il suo quadro del ruolo dell’Iran nella guerra terroristica contro di noi è ormai quasi universalmente accettata. E, en passant, le informazioni che Ghobanifar mi ha fornito nell’autunno del 2001 avevano a che fare con eventi interni all’Iran. Niente di segreto, solo informazioni che erano passate inosservate sul diffuso odio degli iraniani nei confronti del regime. Anche questo è ora noto a tutti. Bamford sostiene di essere un critico indipendente dell’Intelligence Community, ma qui pare essere caduto nella trappola tesa dalla CIA. Qualsiasi cosa ci fosse nella tazza di caffè ha avuto effetti di lunga durata, dal momento che pare aver bruciato completamente le cellule cerebrali dei suoi lobi frontali. Immaginando in qualche modo che io voglia invadere l’Iran, cita un mio articolo dalla National Review online, nel quale chiedo agli Stati Uniti di sostenere il cambio di regime in Siria e Iran, come se questo corrispondesse a una campagna militare. Se avesse dato un’occhiata un paio di righe sotto, avrebbe letto queste parole:

“Diamogli una possibilità di combattere per la loro libertà, come abbiamo fatto coi georgiani. Più a lungo esitiamo, più rischiamo di trovarci davanti a un qualche tipo di confronto militare, con tutte le terribili conseguenze che questo comporta”.

Questo è il vero contesto. L’opposto di quello che Bamford dice.

Michael A. Ledeen.


James Bamford risponde:

Devo dirlo, Michael Ledeen prepara un ottimo espresso italiano – non mai sognato di aggiungerci alcunché. Quando la situazione lo richiede, può anche essere molto modesto. Si dipinge come un pacifista senza potere ed incompreso, scioccato, veramente scioccato che qualcuno possa sospettare che voglia appoggiare una soluzione militare per l’Iran. Insiste a dire di non avere “alcun accesso all’amministrazione”. Ma come il Washington Post ha documentato, Ledeen si trova agli alti livelli della “rete di consiglieri” di Karl Rove. Ledeen una volta si è vantato coi giornalisti che Rove gli avesse detto “Ogni volta che hai una buona idea, dimmela”. E, secondo il Post, lo fa frequentemente: “Ogni mese o sei settimane, Ledeen offre a Rove ‘qualcosa su cui dovresti pensare’. Più di una volta, Ledeen ha visto le sue idee, faxate a Rove, diventare politica o retorica ufficiale”.

Ledeen sostiene inoltre che si è “coerentemente opposto all’invasione militare” di Iran e Siria. Ma di certo non fa mistero di non essere un patito della diplomazia. “Tutto questo parlare diplomatico sul coccolarsi i siriani mi fa venire la nausea”, ha scritto in luglio. “Abbasso Assad. Abbasso Khamene’i”. E spesso usa un linguaggio in stile “non-fate-prigionieri” quando si riferisce a Teheran e Damasco. “Vorrei che i miei soldati avessero il diritto di forte intervento militare in Iran e Siria”, ha scritto il mese scorso, “e vorrei poter ordinare alle mie forze armate di attaccare i campi di addestramento dei terroristi in questi paesi”. Nel suo libro, The War Against the Terror Masters [La guerra contro i capi del terrore], si riferisce ai “nostri nemici” e dice, “dobbiamo distruggerli per avanzare nella nostra storica missione”. Non mi sembra retorica pacifista.

Con poche cose da contestare all’articolo, Ledeen usa molto del suo tempo a difendersi da cose delle quali non lo accuso, come essere un dipendente del Pentagono, e ad elencare quante volte sia stato intervistato. Ho scritto che Feith lo ha fatto entrare nella sua “cricca”, cosa che ha certamente fatto spedendolo a Roma in missione segreta con vari uomini del suo Ufficio per i Piani Speciali. E devo ancora trovare un’intervista nella quale Ledeen discuta ampiamente del suo ruolo nell’incontro di Roma. L’intervista che ha citato in Raw Story era semplicemente uno scambio di email nelle quali parla di una recente villeggiatura in Italia, aggiungendo “non sono ‘andato a Roma’”.

Infine, Ledeen nega ancora riguardo al suo amico Ghorbanifar che, dice, “sembra più affidabile oggi”. Nonostante il fatto che nel mio ultimo libro A Pretext for War [Un pretesto per la guerra], fossi infinitamente critico verso la CIA, dice che sarei “caduto nella trappola tesa dalla CIA” riguardo Ghorbanifar. In realtà, è stato il Pentagono di Donald Rumsfeld ad aver detto che non c’era nulla di utile nelle informazioni che Ghorbanifar ha fornito all’incontro di Roma.

Tutto questo potrebbe essere visto semplicemente come uno sciocco siparietto comico, se non fosse per il fatto che l’ultima volta che il circo è passato è andata che siamo finiti in un mortale e sanguinoso impantanamento in Iraq. Nella prossima guerra penso che dovremmo tenere a casa le truppe e mandare avanti i clown.

Versione originale

James Bamford
Fonte: http://www.rollingstone.com
Link
01.09.2006

Versione italiana

Fonte: http://mirumir.altervista.org/
Link: http://mirumir.altervista.org/2006/11/la-lettera-di-michael-ledeen-e-la.html
28.11.06

Traduzione dall’inglese di Andrej Andreevič

VEDI ANCHE: IRAN: LA PROSSIMA GUERRA

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