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La Redazione

 

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A cura di Davide
Il 1 Febbraio 2009
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(POSSONO ESSERCI ECCEZIONI. OFFERTA NON VALIDA A GERUSALEMME, HEBRON O GAZA)

A CURA DI LAWRENCE OF CYBERIA

Il quotidiano The Guardian (qui e qui), Amnesty International (qui e qui) e Ynet sono stati tra gli organismi che hanno riferito di graffiti razzisti ed eliminazionisti lasciati dietro di sé dei soldati israeliani nelle case palestinesi che avevano occupato durante il recente attacco contro la striscia di Gaza.

Ho notato che “ahmed“, un commentatore di mondoweiss, ha osservato quanto segue durante la discussione su quel blog riguardante l’articolo di Ynet: “immagino che sia un hate crime [letteralmente “crimine di odio”, del genere del reato di “istigazione all’odio razziale” presente nell’ordinamento italiano n.d.t.] solo quando i disegni rappresentano svastiche”. Forse “ahmed” era in qualche modo ironico in questo commento; ma si dà il caso che abbia ragione.

Akiva Eldar ha scritto su Ha’aretz nel gennaio 2003 dei graffiti in ebraico nelle strade di Hebron e di Gerusalemme che incitano alla sterminio degli arabi. Egli ha anche notato che le persone che si opponevano a tali graffiti, e al lungo periodo a cui era loro permesso di restare sui muri, avevano scoperto un nuovo modo per indurre le autorità municipali a cancellarle:

A seguire: “Soldati dell’IDF lasciano graffiti razzisti nelle case di Gaza” (Ynet) e “Il viaggio di Amnesty: Arrivo a Gaza” (Concetti Quotidiani Blog).

Nell immagine: un graffito a Hebron con la scritta “Arabi nei crematori” (foto di Shabtai Gold, Ha’aretz.)


Alcune settimane fa l’obiettivo del fotografo Shabtai Gold ha catturato la frase ” arabi nei crematori” accanto a una stella di David su un muro della enclave [di coloni sionisti a Hebron n.d.t.]. Da allora qualcuno ha mascherato la scioccante iscrizione. Non lontano da essa, su un altro muro, qualcuno ha scritto “arabi-subumani”.

Un tale genere di graffiti appare spesso nelle strade di Gerusalemme. Attivisti di sinistra hanno scoperto che tali improperi rimangono a lungo sui muri, perciò, per accelerare l’azione della città contro di essi, hanno trovato un agghiacciante ma efficace modo per farli rimuovere: dipingere una svastica accanto ad essi.

Perciò, la prossima volta che passeggiate per Gerusalemme con la vostra bomboletta di vernice spray, e vi chiedete quale sia la cosa migliore da scrivere per far guadagnare immortalità ai vostri graffiti, ricordate semplicemente che:

“Arabi nei crematori” + stella di David = non offensivo + permesso di rimanere;

“Arabi nei crematori” + svastica = offensivo + sarà cancellato.

Titolo originale: “Never Again! (some exceptions may apply; offer not valid in Jerusalem, Hebron or Gaza)”

Fonte: http://lawrenceofcyberia.blogs.com
Link
30.01.2009

SOLDATI DELL’IDF LASCIANO GRAFFITI RAZZISTI NELLE CASE DI GAZA

A CURA DI YNET

I residenti di Gaza facendo ritorno alle loro case nel quartiere di Zeitun hanno trovato le loro abitazioni coperte di slogan quali “morte agli arabi” e “uno di meno, ne mancano 999999”. L’IDF: i responsabili saranno rimproverati[1].

Un doloroso ricordo dell’Operazione Piombo Fuso è rimasto in evidenza a Gaza sotto forma di graffiti razzisti e sfacciati lasciati sui muri delle case dai soldati dell’esercito israeliano.

I residenti del quartiere di Zeitun che hanno fatto ritorno alle loro case una volta terminati gli scontri nella zona hanno scoperto che i loro muri erano stati segnati con slogan quali “morite tutti”, ” fate la guerra non la pace”, “morte agli arabi”, “gli arabi devono morire” e “uno di meno, ne mancano 999999” [2].

Alcuni dei graffiti sono stati scritti sulle rovine delle case della famiglia al-Samuni, che ha perso decine di suoi membri durante la guerra. Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato in risposta all’articolo: “non è questo il modo in cui sono stati educati i soldati dell’IDF. Ciò va contro il codice etico dell’IDF. Stiamo indagando la questione e i responsabili verranno severamente rimproverati”.

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Note del Traduttore

[1] Per chi si aspettava di trovare il termine “puniti”: il vocabolo utilizzato è “reprimanded” che vuol dire “riprendere, rimproverare” o più esattamente “punire, in particolare con critiche o rimproveri” (“reprimand”: atto o espressione di critica o censura; censura severa).

[2] The Guardian riporta anche la frase “Arabi 1948-2009”.

Titolo originale: “IDF soldiers leave racist graffiti on Gaza homes”

Fonte: http://www.ynetnews.com
Link
28.01.2009

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