DI CARLO BERTANI
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Piove governo ladro, piove sempre. Da mesi, settimane, giorni: al Nord è acqua a catinelle un giorno sì e l’altro anche, mentre al Sud inizia a far caldo, come di consueto. Anche al Sud, comunque, la situazione climatica non è così “normale” come, a prima vista, potrebbe apparire.
Il dato nuovo, che sta sconvolgendo il clima europeo, è la Corrente del Golfo che ha mutato intensità e direzione: lo vedremo nel dettaglio ma – nei primi tempi nei quali si manifestò il fenomeno – si riteneva che avrebbe avuto effetti minimi sui Paesi mediterranei, e invece così non è.
La corrente, iniziamo da quella.
Come tutti sanno, lo scioglimento dei ghiacci polari comporta l’espandersi verso Sud d’acqua relativamente dolce e fredda, che incontra l’acqua, calda e salata, che sale dal Golfo del Messico, e questo incontro avviene sempre più a Sud, perché – nella stagione calda – nell’Artico le temperature sono alte (nessuno sa il perché proprio lì) ed il ghiaccio si scioglie. Abbiamo avuto più notizie di questo fenomeno: la “discesa” degli Orsi Polari alla ricerca di un habitat meno “ballerino” e la nuova “guerra fredda” fra Russia ed USA per lo sfruttamento del petrolio in quel mare basso, convenientissimo per l’estrazione.
La presenza del petrolio era conosciuta da tempo, ma il Mar Artico non era navigabile nemmeno nella buona stagione: oggi, d’Estate, le petroliere possono varcarlo senza l’ausilio dei rompighiaccio, che comporta un risparmio notevole nei costi di produzione. Ma torniamo alle nostre acque, calde e fredde, dolci e salate, che abbiamo lasciato al largo delle isole Britanniche.
L’acqua calda è più leggera dell’acqua fredda, la dolce è più leggera della salata, ma il fatto è che una è calda e salata, l’altra quasi dolce e fredda. Come potrete notare, ciascuna delle due correnti contiene un elemento che la mantiene in superficie e l’altro che tende a farla affondare.
Per migliaia d’anni questo è stato l’andazzo: la Corrente del Golfo saliva fino al mare fra la Norvegia e l’Islanda dove incontrava la corrente fredda e poco salina. Fin che ce la faceva rimaneva in superficie poi, quando aveva ceduto il suo calore, il peso specifico aveva il sopravvento e s’approfondiva in conosciuti “camini” per poi, alla profondità di migliaia di metri, operare il percorso inverso fino al Golfo del Messico.
Ecco il dato importante: la Corrente del Golfo percorreva tutte le coste europee cedendo calore.
Oggi – osservate l’immagine satellitare – è diminuita per quantità ed ha deviato più al largo il suo percorso: la ragione? Non si sa: sono stati creati tre, diversi modelli matematici che hanno fornito risposte poco chiare o contrastanti. Per finire, gli scienziati hanno gettato la spugna e dichiarato che, fra una decina d’anni, i modelli saranno più affidabili, ossia quando gli effetti saranno evidenti.
Questa è la situazione in ambito scientifico oggi, che non sto ad appesantire con citazioni o fonti: ciascuno di voi potrà farsi la propria, personale ricerca e contestare i miei dati, nella miglior tradizione popperiana. Allo stesso modo non tratterò il tormentone sulle cause: personalmente, sono ancora convinto che sia a causa dell’aumento annuo dello 0,3% della CO2 nell’atmosfera, ma so che esistono anche altre teorie. Soprattutto dalle parti delle compagnie petrolifere: ci tengo a precisare che, alle mie spalle, non c’è nessun finanziatore né fondazione, né istituto, né congregazione “scientifica” di sorta.
La situazione, oggi – per quanto da molte parti si continui a minimizzare – non è tragica ma nemmeno (parafrasando Flajano) poco seria.
In Europa le temperature, a Maggio, sono glaciali: sulle isole britanniche si registrano (Scozia, Irlanda) temperature poco sopra lo zero, mentre in Scandinavia nevica. A Maggio inoltrato.
Mi fido poco della meteorologia ufficiale: per fortuna ho qualche fonte personale, le quali mi raccontano che a Boston, la mattina, sono pressoché a zero, per poi andare avanti in un tourbillon di temperature, da 25° a 12°, a zero nell’arco della giornata. Nella Francia centrale ci sono ancora oggi minime di 3° che impediscono le comuni semine mentre in Svizzera nevica sopra i 1500 metri.
Non mi sembra affatto una situazione normale poiché annate “eccezionali” ci sono sempre, mentre qui è da almeno un quinquennio che la situazione è mutata: siamo andati avanti quasi senza neve per un decennio (2000-2010) a circa 45° di latitudine Nord, mentre oggi – nelle stesse zone – ho notato che non è stato possibile seminare gli orti. Troppa acqua, troppo freddo, poco tempo fra una perturbazione e l’altra.
Anche l’andamento del ciclo solare lascia molti dubbi: è vero che abbiamo appena lasciato un modesto minimo, ma l’attività solare sembra influenzare il clima nel lungo periodo, non nell’arco di pochissimi anni. E tanto meno avere effetti alle alte latitudini.
Come si può notare, siamo in un mare di dubbi.
A tal riguardo, forse è meglio “volare bassi” e cercare – qui e là – indizi che almeno squarcino qualche aspetto del problema, giacché la quantità dei meccanismi di feedback è tale da poter essere analizzata solo con i mainframe e l’immissione dei dati, la loro valutazione e l’ordine d’importanza – sono gli scienziati ad ammetterlo – non è attualmente sicura.
Uno degli aspetti che ha condotto in errore gran parte delle previsioni è stato che si riteneva la catena delle Alpi sufficiente a fornire protezione all’area mediterranea e, più propriamente, all’Italia: il che è parzialmente vero, visto che mezza Italia è al freddo mentre l’altra mezza è al caldo.
Perché continuano a giungere perturbazioni con forti precipitazioni?
Torniamo alla nostra Corrente.
Nel suo percorso e nella sua forza tradizionali, la Corrente del Golfo lambiva le Azzorre e le superava: questo era conosciuto come “anticiclone” delle Azzorre, poiché impediva alle correnti artiche di proseguire (nella bella stagione) verso latitudini basse. La tipica rotta Capo Sable – Lisbona era terrificante nel tratto prima delle isole portoghesi poi – lentamente, ma costantemente – i venti s’affievolivano e la navigazione era meno impegnativa.
Ciò avveniva perché la presenza d’acque calde generava moti convettivi (aria che saliva), i quali “frangevano” la forza delle correnti polari fino al punto di creare – man mano che la buona stagione procedeva – un’area abbastanza tranquilla di bel tempo, fresco e poco umido. L’Anticiclone delle Azzorre, appunto, che s’estendeva verso Est, nel Mediterraneo generando quel tempo caldo ma non afoso, non umido: le condizioni che abbiamo vissuto per molti anni.
Oggi, la scarsa importanza della Corrente del Golfo confina quell’area di alte pressioni solo intorno alle Azzorre: una linea – diretta e costante – di perturbazioni scende dall’alto Canada verso l’Oceano Atlantico e – senza ostacoli – procede fino alle coste Francesi, abbassando le temperature nelle Gallie.
Una parte, invece, imbocca il cosiddetto “corridoio di Carcassonne” – lo spazio pianeggiante fra i Pirenei ed il Massiccio Centrale Francese – e s’espande nel Mediterraneo: in effetti, questa era la meteorologia invernale del Mediterraneo, non è una novità, solo che siamo quasi a Giugno…
Qui giunto, i primi “bersagli” sono le isole – Corsica e Sardegna – ed il Golfo Ligure il quale, avendo forma fortemente curva, funziona come una vera “trappola” per le perturbazioni, che lì si scaricano. E’ il cosiddetto “Genoa Storm”: La Spezia è piovosissima, mentre la riviera occidentale è meno umida.
Altre aree colpite, traversate le Bocche di Bonifacio (note per l’irruenza del Maestrale, vento di Nord-Ovest), sono le zone costiere della Toscana: non a caso alcune zone dell’alta Toscana hanno, in passato, sofferto terribili alluvioni.
Poi, la forza del vento si stempera e lascia solo i cosiddetti “piovaschi improvvisi”, i quali però giungono fino a Roma ed oltre.
E il Sud?
Il Sud è al caldo, ma di un caldo diverso; non è l’Anticiclone delle Azzorre, bensì quello Africano: di per sé torrido, che però si carica d’umidità sul Mar Mediterraneo e porta condizioni di tempo caldo ed umido, con un’afa mortale.
I danni, al Nord – soprattutto nella Pianura Padana – sono già oggi evidenti: le semine primaverili sono in forte ritardo e molte, probabilmente, non avverranno. Nei campi stazionano pozze d’acqua, che rendono impossibile la lavorazione dei terreni argillosi.
Complice una sciagurata gestione del territorio, possiamo attenderci anche allagamenti e tutta la casistica alla quale siamo abituati: stabili allagati, strade non percorribili, terreni sommersi, ecc…ma questa è un’altra storia, che dovrebbe farci riflettere sulla mancata cura del nostro territorio: aspro, franoso, così diverso da quello dei nostri vicini francesi e tedeschi.
Infine, voglio ricordare il tempo nel quale i meteorologi avevano solo strumenti che oggi diremmo “primitivi” per le loro riflessioni e citiamo un caso.
Nella Primavera del 1941 la nave da battaglia Bismarck lascia la Germania per la sua prima (ed ultima) missione. Passata Kristiansand (dove fu avvistata) la nave proseguì costeggiando, al largo, la costa norvegese: gli inglesi erano oramai sicuri dei luoghi dove, pressappoco, si trovava la nave insieme al Prinz Eugen.
A quel punto, l’ammiraglio Lütjens – che comandava l’operazione – chiamò a colloquio il meteorologo di bordo e gli chiese se le condizioni climatiche consentissero qualche forma di copertura da parte di Giove Pluvio. Il meteorologo chiese otto ore di tempo.
Allo scoccare delle otto ore – era solo sulla nave e in silenzio radio – l’ufficiale si presentò affermando che, di fronte a Stavanger, si stava formando un groppo, poco di più di un temporale, il quale avrebbe proceduto per circa tre giorni verso Nord-Ovest, ossia nello stretto di Danimarca. Lütjens, in quel frangente, giocò bene le sue carte: giunti al largo di Stavanger le nuvole attendevano la Bismarck ed il Prinz Eugen.
Per tre giorni le accompagnarono, discrete, e per i ricognitori della RAF non ci nulla da fare: le navi traversarono l’Atlantico, dove andarono incontro al loro destino.
Altri tempi, altri uomini, altri meteorologi.
Cosa possiamo aspettarci?
Per anni, probabilmente, dovremo abituarci a queste Primavere piovose ed umide: ciò sconvolgerà l’agricoltura tradizionale, dedita più alle semine primaverili che al foraggio. Poi, l’Estate sarà breve e torrida: alla fine, l’Anticiclone Africano avrà la meglio e ci troveremo a lottare in una situazione tropicale, con caldo afoso ed umidità al 100%.
L’unico vantaggio sono le abbondanti precipitazioni, che potrebbero avere effetti benefici per la fonte idroelettrica, però manca tutto il “supporto” per sfruttare queste acque appena hanno lasciato le dighe in alta montagna.
In Italia non s’è fatto nulla per regolare le acque – fons vitae – né regolando con chiuse la navigazione fluviale né usando i grandi laghi prealpini come bacini di contenimento/sfruttamento a fini idroelettrici. E pensare che i russi ricavano 50 GWh solo dalle cadute delle chiuse.
Già, ma questo è il Paese dei furbetti del quartierino, che ci porteranno alla rovina con i loro giochini finanziari.
Poveri noi.
Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.it/
Link: http://carlobertani.blogspot.it/2013/05/ma-piove-piove.html
18.05.2013