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La Redazione

 

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L'UOMO DA 3,4 MILIONI DI EURO

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A cura di Davide
Il 17 Ottobre 2007
55 Views

DI GIANLUCA FREDA
Blogghete !

Scorrendo stamattina le notiziole minori di Repubblica (cioè quelle pubblicate in prima pagina a titoli cubitali), scopro che ieri un certo Walter Veltroni è stato eletto a capo di un’entità chiamata Partito Democratico. Ad eleggerlo sarebbero stati 3,4 milioni di cittadini italiani, i quali avrebbero pure sborsato un euro per poter godere dell’impagabile onore.

Questa è una bellissima notizia. Significa che milioni di italiani, che credevo irrimediabilmente ridotti sul lastrico dalle politiche del governo, invece non solo possiedono ancora un euro da spendere, ma sono così ricchi che possono perfino permettersi di sperperarlo in puttanate senza capo né coda. Pensate! Avrebbero potuto mettere un euro nel distributore di palline e comprare ai loro bambini un tenero Winnie Pooh vestito da coniglietto rosa. Avrebbero potuto darlo al lavavetri. Avrebbero potuto farci un buco in mezzo e ricavarne un delizioso ciondolo. Avrebbero potuto andare da McDonald’s, dove per un euro ti servono la colazione, un caffé e una brioche. Il caffé sa di ioduro di cesio arricchito con tallio, la brioche è in polipropilene e fa completamente schifo, ma sempre meno di Walter Veltroni. .
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Insomma, c’erano mille modi di investire con oculatezza una cifra che, al giorno d’oggi, rappresenta una porzione consistente di un budget familiare medio. Ma il governo di centrosinistra ha reso gli italiani così ricchi che oggi essi, grassi e prosperi come sono, possono permettersi di buttare nel cesso (o di regalare al PD, che è la stessa cosa) ben 3,4 milioni di euro per eleggere a segretario del PD un tizio che sarebbe diventato segretario del PD anche se alle urne non si fosse presentata l’anima di un cane. Se alle primarie avessero partecipato solo Veltroni e gli altri quattro figuranti, avrebbe vinto Veltroni comunque, perché gli altri quattro avrebbero votato per lui, pena l’espulsione dal partito e l’amputazione della mano destra. Ma gli italiani, astuti come sempre, hanno voluto spendere comunque un euro per godersi il meraviglioso luna park elettorale in cui il cittadino, sborsando una modica cifra, può crogiolarsi per un attimo nell’illusione di non essere l’impotente nullità che è. E’ la democrazia, baby. Ti fanno eleggere un candidato già eletto da altri e ti tocca pure pagare..
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Ora, non vorrei dare ai milioni di italiani che ieri si sono diligentemente recati nelle sedi ACLI e ARCI a compiere il loro civico dovere di cittadini sovrani l’impressione di star sostenendo che hanno buttato via i loro soldi. Lungi da me! Veltroni è pur sempre un politico di razza, una persona competente e capace che saprà far tesoro della nomina imperiale ricevuta dall’investitura del popolo. Una persona che ha “il sapore di America”, come dice Davide Romano in questo illuminante articolo. Uno che l’America la mangia a colazione, pranzo e cena, fino a impregnarsene ogni poro e sbrodolarsela sulle brache; e costringe anche noi a ingurgitarla con la forza, anche se non ne abbiamo la minima voglia, come una madre premurosa. Per rendere l’idea della complessità del suo pensiero politico vorrei citare, in chiave esegetica, una minima crestomazia tratta dalla prefazione del suo libro-manifesto “La nuova stagione” (Rizzoli, pp. 140, euro 10,00). Un libro che, già dal titolo, offre uno scorcio metaforico del futuro. Siamo infatti entrati nell’autunno (la nuova stagione) e il freddo pungente, gli alberi spogli e scheletriti, i campi deserti, il buio, la solitudine delle sere trascorse in casa, rendono una perfetta esemplificazione visiva di ciò che ci attende in quanto abitatori di un paese che si ritrovi come possibile e futuro capo del governo un apologeta dei macellai di Iraq e Afghanistan. Ma veniamo all’esegesi dell’idealità veltroniana, quale è esposta nel libello:.
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– L’Italia ha bisogno di un partito che si proponga di dare cultura di governo al bipolarismo italiano..
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Proposizione a un tempo rivelatrice e inquietante. Ci dice che il bipolarismo italiano, oggi, non ha la minima cultura di governo e che se in futuro ne avrà una, essa sarà una cultura elargita da Veltroni. Cioè dall’uomo che premiò Sabrina Ferilli per il “contributo dato alla conoscenza del mondo del commercio”, realizzato attraverso la fiction Commesse. Più temibilmente, l’espressione ci dischiude una tragica verità: Veltroni non ha intenzione di dare una cultura di governo alla sola sua coalizione, come sarebbe anche auspicabile, ma all’intero bipolarismo italiano. Non è da una coalizione, ma da un bipolarismo, fatto di entità politiche perfettamente intercambiabili e dotate della stessa cultura, che saremo governati. Le elezioni saranno un pro-forma, utile essenzialmente a farci fare un po’ di jogging, da casa nostra al seggio, la domenica mattina. E non dimenticate di portare con voi un euro..
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– Se le parole hanno un senso, questo significa che il Partito democratico nasce per superare l’idea che quel che conta è vincere le elezioni. Ovvero battere lo schieramento avversario mettendo in campo la coalizione più ampia possibile, a prescindere dalla sua coerenza interna..
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(Traduzione di Gianluca Freda): il Partito democratico non nasce per vincere le elezioni. Nasce per imporre coerenza interna ai suoi componenti, cioè omologazione assoluta riguardo ai problemi da affrontare, in ossequio a direttive provenienti da più alto loco. Anche a costo di non battere lo schieramento avversario, che tanto sarà omologato, in modo perfettamente identico, nell’attuazione delle stesse direttive. Tutti uguali, insomma, perché l’uguaglianza è il sale della democrazia. Non si fa forse così anche in America, terra della libertà e delle opportunità, di cui mi sono appena rovesciato una tazza sulle brache?.
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– Il fine della politica deve essere un altro: deve essere il perseguimento dell’interesse del Paese, attraverso la costruzione del necessario consenso attorno a un programma di governo..
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Trad.: Il fine della politica deve essere la costruzione del necessario consenso attorno a un programma di governo attraverso il pretesto di un perseguimento dell’interesse del paese. Il programma di governo, che è il nostro fine supremo e di cui vi imporremo il consenso attraverso il rimbecillimento mediatico, ci sarà gentilmente offerto dalla Banca Centrale Europea e dai banchieri d’America (sempre sia lodata) che ne tirano le redini. .
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– [il PD è] un partito che punta non a rappresentare questa o quella componente identitaria o sociale, per quanto ampia possa essere, ma a porsi l’obiettivo di carattere generale di conquistare nel Paese i consensi necessari a portare avanti un programma di governo, incisivamente riformatore..
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Ah, mi era sembrato..
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– Il Pd nasce per riordinare, nel bipolarismo, la gerarchia dei valori tra la coalizione e il programma: è il programma comune, un programma di governo e non genericamente elettorale, che fonda la coalizione, non viceversa..
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Cari elettori, non vi presenteremo nessun programma genericamente elettorale quando verremo a chiedere il vostro voto. Tanto, quando mai ne abbiamo rispettato uno. Voi ci eleggerete sulla fiducia, a scatola chiusa. Poi elaboreremo il programma a braccio, una volta che saremo al governo, sulla base delle richieste che arriveranno via via dai nostri mecenati americani ed europei. Questo io lo chiamo riordinamento gerarchico tra la coalizione e il programma. Nel senso che nessuna delle due cose conta un tubo. Entrambe dipendono unicamente dagli ordini impartiti dalle macchie sui miei pantaloni.
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– Non c’è altra strada per fare le riforme: non si può immaginare di dare alla politica la forza necessaria a far prevalere gli interessi generali sulla tirannia di quelli particolari, corporativi, microsettoriali, senza conferirle una nuova legittimazione democratica..
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La legittimazione democratica di cui disponiamo attualmente non ci consente di fare le riforme che i nostri mecenati ci richiedono. Ci abbiamo provato, ma la tirannia degli interessi particolari, corporativi, microsettoriali (leggi: pensionati, impiegati pubblici, commercianti) ci ha impedito finora di togliere loro gli ultimi spiccioli di cui dispongono. Occorre dunque una nuova legittimazione democratica, cioè un plebiscito o un accordo sottobanco tra tutte le forze politiche che zittisca le voci minoritarie, per consentirci finalmente di portare a termine questo arduo compito. .
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– il Partito democratico dovrà essere un partito davvero nuovo. Perché dovrà pensarsi […] come una istituzione civile, che svolge una funzione pubblica e che come tale appartiene a tutti i cittadini che intendono abitarlo..
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Il Partito Democratico nasce allo scopo di essere per i cittadini l’unica casa a disposizione. O vengono ad abitarci o vanno sotto un ponte. La scelta spetta a loro. Democrazia, in fondo, significa possibilità di scelta..
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– Uno dei sintomi più preoccupanti della grave malattia che affligge la democrazia italiana è invece proprio la proliferazione di tanti, piccoli ed effimeri soggetti politici, che è perfino improprio definire partiti, almeno nel senso europeo (per non dire nordamericano) del termine, e che per la loro spiccata vocazione oligarchica, quando non familistica, è ancor più difficile descrivere come democratici.
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Stabilisco io quali partiti possono essere definiti tali e quali no. Nello specifico, ho deciso che solo i megapartiti che scimmiottano i partiti europei, che a loro volta scimmiottano il finto bipartitismo degli Stati Uniti (sia loro lode e gloria) possono essere intesi come accettabili e democratici. Tutti gli altri sono soggetti piccoli, effimeri, familistici che ci stanno nei piedi e ci impediscono di eseguire gli ordini dei nostri mecenati con la necessaria celerità. Raus..
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– Il prossimo 14 ottobre, giorno stabilito per le elezioni costituenti, nascerà un partito che non sarà di proprietà privata di qualcuno, ma si proporrà come un’istituzione della democrazia italiana, a disposizione di tutti i cittadini che, riconoscendosi nei suoi orientamenti di fondo, vogliano utilizzarlo “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, come recita l’articolo 49 della Costituzione..
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Antica Osteria dell’Articolo 49.
Menù del Giorno:.
Tutti i cittadini hanno diritto di scegliere liberamente una delle seguenti portate, preparate dall’oste:.
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– Merda.
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– Julienne di merda con crostone insaporito..
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– Merda agli asparagi di montagna..
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– Carrè di merda alle prugne..
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– Merda al burro con “crauti de rava”..
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Cliente: Non avreste, per caso, una carbonara?.
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Cameriere: No, signore, mi spiace. Il menù ce lo ha davanti. Scelga pure in estrema libertà, concorrendo con metodo democratico a determinare la politica nazionale..
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Buon appetito a tutti..
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Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.blog.dada.net/
16.10.07

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