DI DIMITRIS KAZAKIS
ΤΟ ΧΩΝΙ
Dalla storia si sa che l’antico Impero Romano, cioè una specie di Unione Europea dell’epoca, mentre trasformava i suoi sudditi in schiavi smidollati della classe dirigente più spietata e parassitaria che il mondo avesse conosciuto fino ad allora, la società iniziava nel suo complesso a disintegrarsi e a declinare in misura fino ad allora senza precedenti. L’abilità personale, il coraggio, l’amore per la libertà e l’istinto democratico del popolo che considerava tutti gli affari di stato come propri e che aveva fatto grande la Roma antica erano scomparsi del tutto. Al loro posto c’era un parassitismo senza precedenti e la morale sociale della folla, che riusciva a sopravvivere grazie a opere di carità nel mezzo di guerre civili tra le fazioni dei governanti della Roma imperiale.Non era la frusta che soggiogava gli innumerevoli schiavi, gli ancora più numerosi plebei e una miriade di proletari. Non era il carnefice che li costringeva a vivere una vita servile sotto i piedi dei signori. Non c’era bisogno di frustate. Dove non c’è coraggio e amore per la libertà i tiranni non hanno bisogno della frusta, né del carnefice. Il posto della frusta lo presero le insopportabili tasse e il debito usurario. Per sfuggire al peso insopportabile delle tasse, molti piccoli agricoltori preferivano vendersi come schiavi, in quanto questi ultimi non pagavano tasse e la libertà dall’esattore era più dolce come motivazione rispetto a quella della libertà personale.
Nel primo periodo della Repubblica Romana, la servitù per debiti (nexum) era accettata. Il mutuatario poneva se stesso o un membro della sua famiglia, come una garanzia nel caso in cui non potesse pagare il debito. Ma l’usura e il maltrattamento dei debitori era inaccettabile. Il maltrattamento di un debitore da parte del creditore possessore del nexum era stato il motivo della sua abrogazione con la legge Lex Poetelia Papiria nel 326 a.C., secondo Tito Livio. Tuttavia, man mano che l’usura si trasformò in una delle attività d’arricchimento preferite dei governanti dell’antica Roma, i tribunali emettevano delle sentenze che trasformavano i debitori che non potevano pagare i loro debiti in schiavi del creditore.
Da subito il peso del debito cominciò a cadere pesante sugli strati plebei dell’antica Roma. Quando nel 133 a.C. i fratelli Gracchi e i loro seguaci cercarono di “tagliare” i debiti dei plebei, la classe dirigente che controllava il Senato rispose con la violenza, uccidendo, mutilando e bruciando i loro nemici in una aperta guerra civile. L’ultimo tentativo organizzato per farla finita con la morsa del debito per i plebei fu la cosiddetta cospirazione di Catilina nel 63-62 a.C. Chiunque avesse avuto il coraggio solo di parlare di cancellazione dei debiti faceva una brutta fine, mentre alle reazioni delle masse seguivano sempre stragi e guerre. Lo storico romano Tacito (56-120 d.C.) scrisse nei suoi Annali (libro VI, 16): “La maledizione dell’usura era in effetti vecchia come Roma e costituiva sempre la ragione più comune per la rivolta e la discordia …”
Nel quinto secolo l’economia di Roma era crollata. Sollevazioni frequenti e guerre civili, così come gli innumerevoli affamati che si accumulavano nelle città, costringevano molti a fuggire verso la campagna. Quando il numero degli schiavi che non pagavano le imposte statali imperiali proliferò in modo che le casse dello Stato non erano più in grado di raccogliere ciò che era necessario per finanziare lusso, parassitismo e guerre della cricca imperiale, venne messo a punto un nuovo sistema di schiavitù. Prima fu vietato vendere se stessi come schiavi e così si moltiplicarono i debitori. Così il debitore legato per forza ormai al creditore, era molto spesso costretto a lavorare un pezzo di terra cedutogli (dal prestatore – Signore) affinché ripagasse il debito.
Così lo schiavo diventò un servo della gleba che ora poteva essere tassato, mentre l’opera sua e quella della sua famiglia così come il prodotto della terra appartenevano al Signore. Fino al pagamento del debito. Ma, siccome il signore controllava il debito, il servo, era certo, non avrebbe mai potuto ripagarlo. Né lui, né i suoi figli, né i figli dei suoi figli. Con questo sistema della servitù del debito del peone come anche si chiama, entrò nella scena storica il feudalesimo.
Il piccolo proprietario terriero e artigiano di un tempo, che dominava la scena nella vecchia democrazia di Roma era stato sostituito dal servo dello Stato e del sovrano, avendo perso tutto insieme alla voglia di vivere. Era diventato il mendicante dei potenti. E i mendicanti non esercitano né rivendicano diritti, semplicemente sopravvivono grazie alla magnanimità del potente e del potere. Ecco perché le popolazioni che nella storia sono state ridotte allo stato di mendicante, non sono mai state in grado di niente di meglio che venire alle mani, saccheggiare in stragi reciproche e servire i tiranni.
Con la società imperiale romana nel declino più assoluto, senza forze sociali disponibili che potessero dare vita alla società stessa attraverso un rovesciamento del regime in bancarotta, non era rimasto altro che le incursioni di orde barbariche. Scrisse giustamente Engels: “Ciò che di vivo e di vivificante che i tedeschi hanno dato al mondo romano era barbaro. E’ vero che solo i barbari possono ridare vita ad un mondo che giace tra le braccia di una civiltà morta”.
Molti anni dopo, un altro socialista tedesco, Paul Lensch, tanto di sinistra quanto i dirigenti di SYRIZA oggi (NdT: 2° partito in Grecia, sinistra ufficiale) non ebbe problemi, citando Engels, a sostenere la partecipazione alla guerra mondiale causata dal Kaiser tedesco, dicendo: “Ci chiamano barbari! Molto bene! I nostri antenati erano ancora barbari quando hanno reso un grande servizio all’umanità, frantumando l’impero romano a pezzi e aprendo la strada allo sviluppo storico che sembrava trovarsi in una situazione di stallo, uno sbocco di grande significato storico per tutto il mondo. E cosa è stato ciò che ha permesso alla razza tedesca di svolgere la sua missione nella storia del mondo? Cosa li ha resi capaci di infondere nuova vita in Europa? E’ stato quello che ha proclamato Friedrich Engels, esclusivamente la loro brutalità!”
Queste cose furono scritte nel mezzo della prima guerra mondiale, con la brutalità al suo apice. E le scriveva uno di sinistra, un socialdemocratico, fedele – almeno a suo dire – allievo di Marx ed Engels. Esprimeva la problematica dominante della direzione del Partito Socialdemocratico Tedesco del tempo, che concepiva la guerra mondiale come una battaglia per l’affermarsi della civiltà globale. E sceglievano di prendere posizione a favore di chi sembrava ai loro occhi come il meno brutale per l’affermarsi della civiltà globale.
Ma durante la guerra, con la barbarie dei belligeranti a superare tutti i limiti da entrambi i lati della trincea, la storia è cambiata. La Germania ora era la parte lesa mentre allo stesso tempo diventava il vettore della rivoluzione mondiale, quella cioè che combatte contro l’impero globale dominante inglese. Per cui anche la barbarie da parte dei tedeschi venne dispensata. La cosa strana è che da un punto di vista avevano ragione. I tedeschi hanno potuto, nei momenti più cruciali della storia del mondo, ricattare gli sviluppi globali con il quasi esclusivo uso della loro più sfacciata barbarie. Questo non è stato fatto con i nazisti tedeschi? Questo non viene fatto oggi?
L’Unione Europea e in particolare la zona euro, come si trasforma in una Federazione Europea in condizioni di una crisi senza precedenti, vive giorni simili a quelli dell’ultima Roma. Il tremendo declino che copre tutto come cenere, uccide tutto ciò che è vivo nelle società sviluppate degli Stati membri. Il problema non è semplicemente le politiche implementate, ma l’atmosfera soffocante, dove tutto è deciso da qualche parte lontana, inaccessibile, con i popoli a perdere anche la voglia di vivere. Se non sono già convertiti, certamente si trasformano in subordinati, in miseri sudditi, capaci solo di chiedere l’elemosina.
L’assolutismo come si è stabilito in Europa può confrontarsi storicamente solo con la decadenza di Roma. I popoli europei perdono lentamente la loro identità, le loro radici e la loro storia per divenire misere ombre dei loro lontani se stessi, uniformi cliché di consumatori e cittadini del mercato, capaci solo di sopravvivere in un mondo virtuale che viene creato quasi esclusivamente da società di marketing e sinistre autorità sovranazionali.
L’abiura della nazione, l’alto tradimento, il collaborazionismo che una volta i popoli, le nazioni e gli stati consideravano come dei peccati estremi, oggi vengono considerati come pratica comune, che non scandalizza più di tanto, né a destra né a sinistra. Si tratta del prodotto necessario per la catalisi dello Stato nazionale e l’imposizione di un supposto “internazionalismo”, che in pratica e come ideologia coincide con la prevalenza di frontiere aperte, mercati aperti e società aperte alla promiscuità dei capitali a livello globale. Tutto ora ha il suo valore di scambio nei mercati dei capitali nel mondo, anche l’onore personale e la dignità. Non ci sono diritti e quindi non ci sono rivendicazioni. Non c’è bisogno di lotte. C’è solo la legge del pugno e del potere. In un mondo in cui non sono riconosciuti i diritti delle persone, non è riconosciuto il diritto all’autodeterminazione e alla sovranità democratica, allora non ha senso neanche il tradimento. Ciò che i collaborazionisti presentano oggi come un atteggiamento responsabile, la sinistra apparentemente rivoluzionaria giustifica con il familiare “è il capitalismo, stupido!”
Ma la verità è molto più semplice. E lasceremo che la racconti un maitre della politica e dell’ideologia che oggi rapisce destra e sinistra. Adolf Hitler:
“La storia ha dimostrato che le nazioni che hanno deposto le armi senza essere state assolutamente costrette, preferiscono in seguito accettare le peggiori umiliazioni e fare le concessioni più umilianti che cercare di cambiare la loro fortuna con un nuovo ricorso alla violenza. Questo umanamente è spiegabile. Un vincitore prudente, quando possibile, non vorrà far valere i suoi diritti sui vinti tranne che a rate. Può allora essere sicuro che una nazione che ha perso la sua forza di carattere, e tale è ogni nazione che si sottomette volontariamente, non troverà alcuna ragione sufficiente in ciascuna di queste oppressioni dettagliate per ricorrere alle armi ancora una volta. Così, più i ricatti vengono accettati con piacere, meno sembrerà legittimo agli occhi del popolo il tentativo di difendersi da una nuova, apparentemente isolata, oppressione anche se abbastanza costantemente ricorrente. Specialmente quando, dopo tutta una serie di tali azioni, più e più disgrazie ha sofferto in silenzio e con tolleranza senza reagire. La caduta di Cartagine è l’immagine orribile di un lento, auto-avverarsi dell’esecuzione di una nazione. Di conseguenza, Clausewitz, nel suo lavoro ‘Drei Bekenntnissen’ (Tre confessioni), a sua volta, contraddistingue per sempre questo pensiero nel suo modo incomparabile quando dice: “La macchia di una vile sottomissione non sarà mai cancellata”. Questa goccia di veleno nel sangue di una nazione passa nell’eternità e sarà paralizzante e indebolirà la volontà delle generazioni future. Che, rispetto ad esso, “anche la scomparsa della libertà dopo una gara sanguinosa e onorevole assicura la rinascita di una nazione ed è il seme della vita da cui un nuovo albero un giorno si guadagnerà rapidamente radici.” Naturalmente, una nazione disonorata, che ha perso la sua forza di carattere, non si cura di questo tipo di insegnamento. Dato che chi lo coltiva è certo che non potrà affondare così in basso, mentre crolla chi lo dimentica o non vuole più sapere di esso. Quindi, non bisogna aspettarsi che i rappresentanti di una sottomissione pusillanime sapranno improvvisamente pentirsi con l’intento, e sulla base dei dati e l’esperienza umana, di agire in modo diverso da come si erano comportati fino a oggi. Al contrario, queste stesse persone manterranno tale insegnamento in lontananza fino a che o la nazione sarà assuefatta per sempre al giogo della schiavitù, oppure fino a che nuove forze si evidenzieranno in superficie per afferrare il potere dalle mani dei dominatori di questa famigerata corruzione. Nel primo caso, questi capi riescono a non sentirsi affatto a disagio, dal momento che non di rado viene assegnato loro dai vincitori l’ufficio di amministrazione degli schiavi, che poi questi tipi spregevoli gestiscono sulla propria nazione con una durezza molto più spietata di qualsiasi bestia aliena che il nemico stesso avrebbe messo nel paese sconfitto”.
Quanto si differenzia nel merito la problematica di Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio italiano e Vice Presidente della Costituente Europea, in una sua intervista a La Stampa (13 luglio 2000), dove faceva delle rivelazioni circa il carattere della UE:
“In Europa si ha la necessità di agire con i “come se”- come se fosse cosa di poco conto ciò che si sta cercando per ottenere molto, come se gli stati rimangano sovrani per convincerli a rinunciare alla loro sovranità. La Commissione di Bruxelles, ad esempio, dovrebbe agire come se fosse uno strumento tecnico, per essere in grado di funzionare come un governo. E così via, per mascherare e nascondere … La sovranità perduta a livello nazionale non va a qualche nuova entità. Viene consegnata a delle entità senza volto: la NATO, le Nazioni Unite e alla fine l’Unione Europea, che è in prima linea in un mondo che cambia, che mira a un futuro con dei prìncipi senza dominio. La nuova entità è senza volto e quelli che hanno le redini in mano, non si possono vedere, né sono eletti … I federalisti credono ancora che rimuovendo dai loro stati-nazione la sovranità, essa si trasferirà ad un livello superiore. Questo è il loro errore. La verità è che il trasferimento della sovranità la farà evaporare, scomparire. Nel loro ambito non ci saranno più individuali e identificabili sovranità. Al loro posto sarà una moltitudine di autorità a diversi livelli di collegialità, ognuna delle quali sarà a capo di diversi interessi organizzati di persone: livelli che includono campi non specificati di autorità, che condividono il potere con altre autorità”.
Oggi, il debito e le selvagge politiche di adattamento sono i metodi di base, al posto della frusta, della carota e della guerra aperta, con i quali si tenta di imporre ai popoli questa logica di obbedienza volontaria. Se no, come si passerà dall’era dei movimenti popolari, operai e sociali che avevano come punto di partenza la difesa dei loro diritti, diritti che hanno sempre avuto cittadinanza e patria, in una situazione di popolazioni senza volto servi dei mercati? Se no, come sarebbe stato possibile per chiunque comune mortale accettare un governo come quello odierno, variante tipica dei governi imposti in tutta l’UE, composto da soggetti nei confronti dei quali lo psicopatico killer con la sega elettrica sembra una caricatura? (NdT: Se si parla del “governo” greco non è un’esagerazione).
“Saremmo come l’Egitto, se avessimo dichiarato bancarotta e fossimo finiti fuori dall’euro, come sostenevano alcuni,” ha detto Stournaras (NdT: Ministro dell’Economia), dopo i negoziati con la troika Mercoledì sera. Vale a dire che saremmo come il popolo egiziano in agitazione e vigilanza che pretende i suoi diritti e il suo paese, senza accettare chiunque gli scarichi sulle spalle le potenze straniere e l’oligarchia locale.
Sì signor Stournaras. Saremmo come l’Egitto, se avessimo dichiarato bancarotta e fossimo finiti fuori dall’euro. Saremmo un popolo fiero che non avrebbe paura di difendere il suo paese da forze straniere e dai loro tirapiedi locali. E di nuovo sì, signor Stournaras, hai visto quello di cui è capace un popolo che possiede del giudizio e che rispetta se stesso quando viene tradito da piccoli commercianti di politica che gli hanno strappato il consenso per governare salvo poi tradire le promesse? Non c’è voluto molto da parte del popolo per abbattere la potente Fratellanza Musulmana e allineare anche il Presidente Americano con la volontà del popolo.
E queste persone, signor Stournaras, sono riuscite a cancellare i debiti di Mubarak perché è così che hanno voluto. Spera signor Stournaras che non si svegli il Greco, almeno per il tempo che la tua miserabile esistenza tormenterà i vivi intorno a te, perché quello avete fatto tu e i tuoi amici a questo paese, non alle pulci nel vostro seno. E siccome con l’apatia e l’indifferenza che vi distingue sembra non abbiate senso del pericolo in agguato, vi proporrei di continuare con le dichiarazioni provocatorie. Ognuna di queste aggiunge un’altra frase alle tue esequie.
Dimitris Kazakis, economista e segretario del EPAM (ΕΠΑΜ, Fronte Popolare Unitario).
Fonte: http://dimitriskazakis.blogspot.com
Link: http://dimitriskazakis.blogspot.gr/2013/07/h.html
7.07.2013
Scelto e Tradotto per www.comedonchisciotte.org a cura di Georgios