DI GARY FLOMENHOFT
cluborlov.blogspot.it
Cari amici,
si avvicinano sempre di più gli ultimi giorni dell’Impero. Forse la sua fine avverrà lentamente e gradualmente, oppure rapidamente e catastroficamente. Forse sarà il caos totale o forse sarà una fine ben organizzata che procederà piano, senza intoppi. Questo nessuno lo sa, ma la fine dell’Impero arriverà, come il giorno segue la notte e come il sole segue la pioggia. L’eccessiva espansione e il superindebitamento chiederanno il conto, come è avvenuto per tutti gli imperi.
Gli imperi sono come i batteri su un vetrino di laboratorio: spensierati, ciechi, insensibili, si espandono fino all’ esaurimento del loro nutrimento e fino a contaminare completamente l’ambiente circostante con i loro rifiuti: e poi muoiono. Sono automi, non possono farne a meno: sono programmati per espandersi o morire, espandersi o morire e, alla fine, espandersi e morire.
Di cosa si alimenta l’Impero? Di denaro e di paura; il vostro denaro e la vostra paura, entrambi ottenuti con la vostra piena collaborazione. Oggi è ancora più grande di quando affrontava un reale avversario in Unione Sovietica. La Russia non è l’avversario; tutto ciò che vuole è essere un paese normale, in pace con il mondo. Ma l’Impero questo non lo può permettere, giusto? Deve crearsi dei nemici, E chi sono i nostri nemici? Secondo gli ideatori delle guerre infinite sono la Corea del Nord, l’ Iran, la Siria e i terroristi islamici. Qualcuno di loro è effettivamente in grado di minacciare gli Stati Uniti? Beh, sì, ma sono tutti abbastanza facili da scoraggiare. Ma il piano della guerra infinita non è quello di scoraggiarli: è, invece, quello di metterli nell’angolo, colpendoli con l’ instabilità politica e le sanzioni, martoriando la popolazione con una frenesia dettata dalla paura.
Sappiamo tutti che il complesso industriale militare degli Stati Uniti è diventato un organismo incontrollabile e auto-perpetuante, proprio come Dwight D. Eisenhower ci avvertì nel 1961. Tutti conoscono la famosa frase di allarme pronunciata da Eisenhower, fa ormai parte della nostra memoria collettiva. Con un trilione di dollari l’anno e in crescita, con oltre 1000 basi sparse in tutto il pianeta, è molto peggio di quello che Eisenhower avrebbe potuto immaginare in uno dei suoi peggiori incubi. Non possiamo dire che non sapevamo: lui ci ha messo in guardia. Dopo la tragica parentesi Nazionalsocialista in Germania, molti tedeschi onesti hanno espresso vivo rammarico per non aver parlato allora, sostenendo che non sapevano ciò che veniva fatto a loro nome. Ma noi non abbiamo questa scusa: tutti sapevamo da sempre.
E non era la prima volta che eravamo avvertiti: il Generale Smedley Butler ci disse nel 1933, e le sue parole le ricordiamo ancora oggi pubblicandole online: “Perché tutti, generali compresi, improvvisamente acquisiscono la saggezza immediatamente dopo aver raggiunto la pensione?”. Butler offrì una spiegazione: “mentre prestavo servizio militare e obbedivo agli ordini, era come se la mie mente fosse in un coma sospeso”.
Butler ci disse anche che “..ero un autentico mafioso, un gangster al servizio del capitalismo”. “Ho aiutato a fare del Messico, in particolare Tampico, una terra ‘sicura’ per gli interessi petroliferi Americani nel 1914. Ho collaborato a rendere Haiti e Cuba dei luoghi adatti affinché i “ragazzi” della National City Bank potessero venire lì e riscuotere i loro profitti. Ho collaborato allo stupro di una mezza dozzina di repubbliche del Centro America per arricchire quelli di Wall Street. E’ una lunga lista di infamità… Ho collaborato tra il 1909 e il 1912 a ‘purificare’ il Nicaragua nell’interesse della banca internazionale Brown Brothers; nel 1916 ho ‘portato alla luce’ la Repubblica Dominicana per gli interessi Americani dello zucchero; in Cina ho fatto in modo che quelli della Standard Oli potessero fare il loro lavoro senza intoppi.”
Quest’ Impero non è nulla di nuovo e noi sapevamo bene, per tutto il tempo, che cos’era e cosa faceva. Non possiamo dire che non sapevamo. Abbiamo visto, in tutta la nostra vita, il modo in cui gli Stati Uniti finiscono con il soffocare ogni sollevazione popolare contro gli autocrati e gli oligarchi locali, come pongono questi paesi sotto il loro controllo e come hanno contribuito a organizzare e formare gli squadroni della morte che hanno distrutto ogni opposizione. Pensate all’ Indonesia, all’Argentina, o all’Honduras. Abbiamo visto come l’Impero ha schiacciato ogni governo democratico che minacciasse gli interessi commerciali Americani con il falso pretesto dell’ “anti-comunismo,” a partire dall’ Iran nel 1953, poi in Guatemala nel 1954, procedendo fino al Congo e poi Haiti (e qui più volte); e, in modo ancora più infame, in Cile nel 1973 (con l’assassinio del presidente Salvador Allende dell’ 11 settembre 1973); e anche in Nicaragua nel 1980, e in molti, molti altri paesi. (Per i dettagli vedi William Blum – Uccidere la Speranza.) E, naturalmente, molti di noi hanno vissuto sulla propria pelle le epiche menzogne e il genocidio di milioni di persone in Vietnam, Laos e Cambogia durante la cosiddetta “Guerra del Vietnam.” Sapevamo, abbiamo visto con i nostri occhi, e abbiamo pagato le tasse per comprare bombe e pallottole.
Più di recente abbiamo assistito alle sfacciate bugie dell’Impero in azione in Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, Somalia, Georgia, Pakistan, Yemen, Ucraina … non la finiranno mai! Ma i danni che provoca in altri paesi non tornano mai indietro, non ce li ritroviamo dietro la porta di casa, giusto? Forse è proprio per questo che continua a causarli. Noi pensiamo di poter semplicemente ignorare tutto questo e continuare ad andare avanti nella nostra vita, la cosa non ci riguarda. Oppure ci riguarda?
Mettiamo da parte la distruzione della democrazia che sempre accompagna uno stato di polizia fascista e militarizzato, che è quello che sono diventati gli Stati Uniti. E ignoriamo anche la violenza che pervade la società Statunitense o il vasto gulag di carcerazione dove finiscono tutti gli “inutili non contribuenti”.
Consideriamo che l’unico attacco militare sul suolo degli Stati Uniti che ha realmente segnato un successo tangibile dai tempi di Pearl Harbor, è stato l’ 11 settembre. Pearl Harbor era alla periferia, lontano lì nel Pacifico, “un giorno che vivrà nell’infamia”, tanto più che la FDR sapeva che stava per accadere e ha fatto di tutto per provocare l’interruzione dei rifornimenti di petrolio al Giappone, provocando quindi l’attacco. Ma le Hawaii sono una periferia, mentre l’11 Settembre hanno colpito al cuore dell’Impero, al centro finanziario di New York, quello che aziona la pompa della ricchezza imperiale, e al Pentagono, incaricato della missione di dominio degli Stati Uniti nel mondo.
Credere che 19 arabi armati di taglierini, incapaci di pilotare persino un biplano a elica, siano stati in grado di far crollare 3 edifici del WTO in caduta libera come in una demolizione controllata (sì, gli edifici erano tre, vedi Edificio 7) e distruggere una parte del Pentagono, o credere che si sia trattato di un lavoro “interno”, non ha importanza. Il punto è che in quell’atto di distruzione le guerre causate dall’Impero in giro per il mondo sono tornate a casa.
Qual è stato il risultato? Questi eventi ci hanno indotto o no a riconsiderare ciò che stiamo facendo? Ovviamente no! Invece, eccoci partiti di nuovo per la guerra. Ricordate, l’Impero è un automa, un organismo auto-perpetuante che si alimenta di denaro e di paura. Quale modo mi
gliore per generare nuova paura se non quello di inscenare, o provocare, o fallire nel prevenire, un attacco alla “patria” – che è, tra l’altro, un termine di propaganda nazista? Lo scopo della guerra è semplicemente quello di causare più guerra, dal momento che è anche così redditizia, visto il termine inappropriato di “industria della difesa”. Butler ci disse nel 1933 che “la guerra è un racket”, e ha documentato i massicci profitti di guerra durante la prima guerra mondiale. Immaginate quanti soldi stanno facendo quelli di Lockheed, Northrop Grumman-Boeing, General Dynamics, Raytheon e gli altri nella “guerra al terrore”? Sono cifre astronomiche.
Mentre leggete queste parole, l’Impero è impegnato nel suo lavoro in Ucraina. Ecco come funziona. In primo luogo, si rovescia il governo eletto in un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti. Poi, si induce il regime fantoccio locale a scatenare un attacco militare e a organizzare squadre della morte per soffocare quella parte della popolazione nella zona orientale che non intende sostenere il colpo di stato pro-Statunitense; e in questo caso utilizzando veri e propri squadroni della morte di stampo nazista, completi di svastiche. (Chiunque può verificare facilmente questi fatti con una semplice ricerca su Internet). E per il consueto tocco finale imperialista, si vota alle Nazioni Unite (insieme al Canada) contro una risoluzione che condanna i nazisti ucraini e altri assassini razzisti, mentre gli europei si astengono vergognosamente. Questo tipo di programma ha sempre funzionato bene e l’Impero continua a replicarlo ancora e ancora, anche se i risultati ora sono sempre peggiori.
Un gran numero di cittadini Americani sostiene le guerre di conquista Statunitensi poiché queste gli consentono di poter continuare a mantenere i loro fastosi stili di vita. E questi sono quelli disturbano più degli altri. Molti di noi sono totalmente contrari alle guerre, ma solo pochi tra noi considerano umanamente e emotivamente insopportabile la distruzione di milioni di vite umane a nostro nome e con i nostri soldi. Qual è la differenza? Non so, bisognerebbe chiederlo ad uno psicologo.
La domanda per quelli che si oppongono alla guerra infinita è: cosa abbiamo fatto noi a questo proposito? Un movimento di massa nel 1960 che portò alla rivolta un vasto segmento della società, aveva qualcosa a che fare con la fine del conflitto in Vietnam. Nonostante queste proteste, l’Impero fu in grado di prolungare il conflitto di altri cinque anni, fino al 1973, quando accettò di farla finita agli stessi termini che furono offerti nel 1968 al premio “Nobel per la Pace” Henry Kissinger. Da allora non c’è stato un significativo segno pubblico di protesta contro la guerra, e tantomeno nessuno in grado di prevenire o porre fine alla guerra. Perché?
In primo luogo, quell’accordo è stato concluso. Questo ha messo fine al coinvolgimento delle famiglie medie Americane nelle guerre dell’Impero, e quindi terminava l’obbligo del consenso da parte dei cittadini. Gli strateghi si resero conto che quell’accordo era un disastro per l’Impero. Il modo nuovo, migliore e più economico per procurarsi carne da macello per la guerra senza fine, era quello di pre-arruolare i bambini del sottoproletariato, utilizzando l’oppressione economica, al fine di privarli di qualsiasi altro mezzo di progresso tranne che… il servizio militare.
In secondo luogo, il mondo militare si era privatizzato, e questo richiedeva un sempre minore coinvolgimento delle famiglia Statunitensi nel mondo militare e meno bisogno del loro consenso. “Siete tutti dei volontari, quindi state zitti!”: è questo l’atteggiamento.
In terzo luogo, il campo di azione sempre più esteso del controllo da parte della NSA e di altre agenzie governative ha contribuito a tenere sempre più sotto controllo la popolazione e a soffocare ogni dissenso.
E quarto: lo stretto controllo governativo/economico sui mezzi di comunicazione Statunitensi ha consentito una diffusa propaganda e un lavaggio del cervello della popolazione.
In ultimo luogo: è in corso oggi questa guerra alle “spie” e alle “talpe” che espongono la verità, da Tom Drake a William Binney, Sibel Simons, Jesselyn Radack, Bradley Manning and Julian Assange. Se necessario, la polizia, che ora è molto più militarizzata che in passato, insieme al corpo della guardia nazionale, riescono a schiacciare ogni rivolta come fosse una formica. Tutte queste misure impediscono a qualsiasi azione legale di riforma, pur se perseguita in modo non violento attraverso votazioni, scioperi, proteste autorizzate, resistenza civile, ecc., di produrre qualche risultato. L’unica azione che potrebbe fermare l’Impero è quella di tagliargli i “viveri”, ovvero le tasse con cui vive. La bestia va affamata disinvestendo, portando i beni altrove, resistendo alle tasse, protestando contro le tasse. L‘ex Segretario di Stato Alexander Haig ci disse chiaro e tondo negli anni ’80, quando dovette affrontare importanti proteste contro le politiche Americane nel Centro America: “Lasciateli protestare quanto vogliono purchè continuino a pagare le tasse”. Mai parole più veritiere sono state pronunciate da un funzionario Americano.
Ci sono forse delle prove in grado di contraddire questa sua dichiarazione? Ci sono state altre misure che hanno avuto un qualche diverso impatto sulla macchina da guerra? Onestamente, no. Milioni di persone in tutto il mondo hanno protestato prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003. Queste proteste sono state ignorate. Nessuna protesta o altro sforzo riesce a fermarla perché non vengono tagliati i “viveri” dell’Impero, cioè il denaro e la paura. Solo tagliando i fondi non pagando le tasse si può fermare l’Impero.
Molti hanno detto che gli Stati Uniti non hanno bisogno del denaro dei contribuenti poiché sopravvive grazie al debito infinito. E’ vero, l’Impero vive di debito, ma la capacità di vendere il debito si basa sul rating dei buoni del tesoro Americano. Recentemente, in Giugno 2014, la S&P ha dato agli USA un AA+ con “prospettive stabili”.
Se esistono dei dubbi su questo rating USA, può essere messa in discussione la possibilità di vendere il debito per continuare a finanziare l’Impero. La capacità di raccogliere le tasse è ciò che mantiene il rating delle obbligazioni degli Stati Uniti. In presenza di una qualsiasi riduzione del rating delle obbligazioni Americane, i tassi d’interesse sarebbero costretti a salire per continuare ad attrarre maggiori investimenti. Di conseguenza gli interessi sul debito diverrebbero incontrollabili trasformandolo in debito non rimborsabile, nonostante il capitale, che non hanno alcuna intenzione di restituire. A proposito, gli sforzi del Tea Party per far sciogliere il governo federale rifiutando di aumentare il massimale del debito, per una volta si sono rivelati utili, anche se per motivazioni diverse. Pensavano che era il welfare a mandare in rovina il paese. Questa è un’affermazione ridicola, perché la spesa sociale appare trascurabile rispetto alle spese militari. Tuttavia, per una volta sono riusciti a far abbassare il rating delle obbligazioni. Far sciogliere il governo federale è comunque un passo nella giusta direzione, e dal momento che negli ultimi anni solo il Tea Party è riuscito a farlo, concediamogli il giusto merito.
Se gli USA non fossero più in grado di raccogliere le tasse in modo affidabile, diminuirebbe la loro capacità di finanziare l’Impero con il debito; dovrebbero ricorrere ad un aumento delle imposte, una scelta politicamente inaccettabile, soprattutto nell’era del Tea
Party, con un elettorato totalmente contrario a qualsiasi nuova imposizione fiscale. Risulta quindi chiaro che l’unica cosa che potrebbe fermare l’Impero è una rivolta fiscale. E non dovrebbe essere neanche tanto clamorosa: al minimo dubbio circa la capacità del governo federale di riscuotere le tasse, si ridurrebbe il rating delle obbligazioni. Anche una minima riduzione potrebbe far alzare i tassi d’interesse abbastanza da rendere il debito degli Stati Uniti non rimborsabile.
Andiamo al sodo: come poter evitare di pagare le tasse quando l’IRS (agenzia delle entrate Americana) trattiene i nostri stipendi, e i ‘tavoli’ sono truccati per trattenere circa il 15% in più del necessario in media e poi l’80% delle persone ottiene un rimborso? Avete forse pensato che questa era solo una coincidenza? No, questo è un prestito senza interessi di un anno preso dai contribuenti. In realtà è abbastanza semplice non pagare le tasse. Basta procurarsi un modulo W-4, scrivere ESENTE nell’apposito spazio e consegnarlo al vostro ufficio Risorse Umane. Al datore di lavoro non è consentito cambiare niente se non dietro precisa indicazione dalla IRS. Normalmente non hanno alcun motivo di discussione.
Ecco cosa è successo l’ultima volta che è stato sperimentato su vasta scala. Nel 2007, Code Pink si unì alla War Resisters League per organizzare un progetto nazionale di rifiuto della ‘tassa di guerra’ per fermare le guerre di Bush. Non fu una vera e propria rivolta fiscale, ma più che altro un referendum per comprendere quante persone avrebbero potenzialmente aderito a trattenere simbolicamente una certa cifra dalle tasse dovute. La petizione online chiese alla gente se fosse stata disposta a trattenere volontariamente dalle tasse dovute un cifra anche solo di 1 dollaro se almeno altre 100.000 avessero accettato di fare lo stesso. Su una popolazione Americana di 316 milioni di persone, quanti credete che abbiano firmato quella petizione? Circa 2.000. Quindi, vedete, non ci sono molti segnali che la gente sia disposta a fare l’unica cosa che potrebbe realmente fermare l’Impero: una vera e propria rivolta fiscale alla Tea Party.
Questo significa che l’Impero continuerà a prosperare, che il debito continuerà ad accumularsi, che non ci sarà più modo di poterlo ripagare e che, quindi, il collasso totale è inevitabile. Le conseguenze di un collasso totale sono imprevedibili; forse ci sarà un atterraggio morbido o forse no. Ma se non si è disposti a impegnarsi in una qualche forma di rivolta fiscale, il crollo finale non si potrà evitare. Dovrete scegliere tra due cose: impegnarsi in una rivolta fiscale ora o affrontare il crollo futuro.
Siete sicuri di voler tentare la sorte del crollo? I risultati di una rivolta fiscale personale sono prevedibili: punizioni con sanzioni e interessi applicati dalla IRS; vivere nella paura di vedersi portare via stipendio, beni, proprietà e anche la casa dagli agenti federali (anche se queste misure estreme non avvengono tanto spesso, ma basta solo il pensiero ad instillare in noi la paura). Forse perderemmo i nostri beni e forse anche il lavoro. Perdere il posto di lavoro porterebbe alla depressione, a un divorzio, alla droga e all’alcol, ecc. Così finiamo con il preferire il crollo: dopo tutto si tratta solo di perdere i propri risparmi, non avere abbastanza elettricità e riscaldamento per la casa, non avere più nessuno che raccoglie i rifiuti urbani, trovare negozi saccheggiati o chiusi, vedere in giro bande armate che pattugliano le strade. A voi la scelta.
D’altra parte, il collasso potrebbe anche finire bene! Nel cuore di un Americano fiorisce sempre la speranza. Siamo o non siamo (o meglio – eravamo) le persone del “We Can”?”. Chissà, magari noi sappiamo crollare meglio di chiunque altro. Ci vengono dei dubbi, tuttavia, dopo aver letto la presentazione di Dmitry Orlov – Collapse Gap.
E’ probabile che le conseguenze del crollo prossimo futuro saranno peggiori di quelle di una rivolta fiscale oggi. Soprattutto dal momento che all’IRS ci vogliono perlomeno 4/5 anni per arrivare a identificare dei finti “ESENTI”. Inoltre sarebbe più difficile da reprimere se fosse fatto in massa. Ma è perfettamente comprensibile se si sceglie di non fare nulla ora e attendere le future conseguenze, mettendo a tacere la propria coscienza impegnandosi in proteste inutili e inefficaci. Probabilmente avete una famiglia da mantenere, o un hobby costoso, o qualche altra scusa. Così si decide di tentare la sorte del collasso futuro. Dopo tutto, il collasso potrebbe rivelarsi un fatto positivo per voi, chissà. Questa psicologia è abbastanza comprensibile. Spero davvero che questo crollo sia indolore come si spera che sia, ma in qualche modo ne dubito. Buona fortuna, però! Qualunque cosa accada, dovremo vivere per tutta la nostra vita futura, sia essa lunga o breve, accettando le conseguenze della decisione che avremo preso.
Firmato: l’ espatriato e da lungo tempo non contribuente – Gary Flomenhoft
Fonte: http://cluborlov.blogspot.it
Link: http://cluborlov.blogspot.it/2014/11/the-only-way-to-stop-empire.html
24.11.2014
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63