Che strano, il presidente brasiliano che tutti danno come vittima di un tentato golpe, è contrario all’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) sui fatti della settimana scorsa. E’ un Brasile spaccato quello di oggi, in cui l’ex presidente Bolsonaro si ritrova in stato di accusa: sarebbe stato lui l’ispiratore, dagli Usa, dell’irruzione anche violenta dei propri seguaci nei palazzi del potere della capitale.
Eppure il presidente in carica, dopo aver dichiarato lo stato di emergenza (e di repressione politica), ora sembra fare una prima marcia indietro: Lula da Silva si dice contrario ad indagare sugli atti di vandalismo contro parlamento, corte suprema e ufficio presidenziale dell’8 gennaio scorso.
“La Commissione d’inchiesta potrebbe non essere d’aiuto e causare un’enorme confusione“, ha dichiarato in un’intervista a Globo News mercoledì (18.01). “È una decisione del Congresso nazionale, non mia. Ma se mi chiedessero un consiglio, direi: non fatela perché non serve“, ha aggiunto.
Era stata la senatrice Soraya Thronicke (União Brasil-MS) a proporre di indagare dopo le invasioni e le violenze, supportata da altri parlamentari.
Chissà come mai non si vuol fare luce istituzionale sul “tentato golpe”? La narrativa ufficiale sui fatti di Brasilia inizia a scricchiolare dopo appena dieci giorni dai fatti. E a picconarla inizia proprio lui, Lula da Silva: CPI addio?
Al momento, basta e avanzano le sentenze delle tv di mezzo mondo (e più).
FONTE
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18.01.23
– ultimo aggiornamento 19.01 ore 12:03