LUCIANO GALLINO E’ UN DEMAGOGO O UN DISFATTISTA ?

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DI C.M.
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L’illustre sociologo Luciano Gallino (nella foto) ci spiega che le cose, in Europa, vanno molto male, e che l’unico modo per farle andare bene è riformare i Trattati UE.
Chi scrive è convinto che l’unica speranza di preservare quanto di buono e civile ci è rimasto è lo smantellamento dell’intero complesso giuridico della UE (non solo dell’euro), da sostituire, nelle forme e nei modi praticabili, con uno spazio di vera cooperazione tra Stati, di eguaglianza tra le nazioni, di democrazia per i cittadini. L’attuale UE è la negazione di questi tre punti; Gallino lo sa, e infatti lo spiega nella prima parte del suo articolo. In questo senso l’idea di “riformare” i Trattati non è malvagia: il vero rivoluzionario sa che i cambiamenti sono sempre graduali, e che a volte il metodo vale più del merito; anche riforme non eclatanti, ma che vanno nella giusta direzione, potrebbero essere utili per scalfire il dogma dell’irreversibilità degli attuali Trattati. Nello specifico, le riforme proposte da Gallino non sono particolarmente esaltanti, ma non è questo il cuore della mia critica. Il punto è, ancora una volta, di metodo.


Luciano Gallino come pensa, esattamente, di arrivare alla modifica dei Trattati?

Indicare degli obiettivi politici senza specificare qual è il percorso per arrivarvi è l’essenza di ogni demagogia. Gallino, putroppo, non esce da questo schema. Parla di modifica dei Trattati, ma non indica uno straccio di strategia.

E allora, da dove cominciare?

Che nessuno parli di movimentipopolariparlamento europeocambiamentidalbasso. Per cambiare i Trattati è necessaria la maggioranza dei voti in Consiglio Europeo. Punto. E questo solo per cominciare il processo.Perciò, quando accenniamo alla modifica dei Trattati, e se vogliamo mantenerci sul piano del realismo, dobbiamo sempre assumere il punto di vista del rappresentante italiano a Bruxelles. Immaginiamo ora che il nostro rappresentante, convinto con noi che bisogna modificare i Trattati, cominci a negoziare con la nostra controparte inevitabile: la Germania di Angela Merkel. È facile immaginare la risposta: nein!

Il fatto che la Germania sia catafratta attorno alla difesa di un’ Europa neoliberista, antidemocratica e mercantilista è ovviamente il vero ostacolo a qualsiasi percorso di riforma. Gallino, pur nel suo atteggiamento demagogico, ha ben presente questo punto, e infatti scrive, a proposito della sua stessa proposta:

So bene che a questo punto chi legge sta pensando che tutto ciò è impossibile. Stante la situazione politica attuale, nel nostro paese come in altri e specialmente in Germania, non ho dubbi al riguardo. Ma forse si potrebbe cominciare a discuterne.

L’esito naturale di ogni vuoto di strategia è il disfattismo. Di fronte alla cupezza del quadro politico, Gallino si arrende. Ed è naturale, perché egli si è negato l’unico strumento in grado di arrivare, in termini realistici, a una vera riforma dei Trattati UE.


Questo strumento è la disponibilità, da parte dell’Italia come degli altri paesi del sud Europa, a denunciare unilateralmente i Trattati UE.


Il vero errore strategico delle sinistre e delle classi intellettuali dei nostri paesi è proprio l’aver posto, quale postulato del proprio discorso politico, l’indisponibilità a qualsiasi rottura unilaterale con euro e UE. Ciò ha avuto un effetto concreto nella nostra capacità negoziale presso le sedi europee: controparte, sapendo che avremmo pagato qualsiasi prezzo pur di rimanere nell’euro, ci ha fatto pagare prezzi enormi. È abbastanza intuitivo. La prima cosa da evitare, in qualsiasi trattativa, è lasciar intendere a controparte che noi non siamo comunque disposti a rinunciare alla trattativa stessa. Noi, italiani, spagnoli, greci, abbiamo fatto proprio quest’errore: abbiamo mostrato alla Germania che comunque non eravamo disposti a rompere con l’impianto comunitario, qualunque prezzo ci avessero imposto. E infatti…

Questa responsabilità ricade per intero sugli intellettuali di sinistra. A loro spettava di dire, forte e chiaro, che la difesa del welfare e della dignità nazionale erano punti non negoziabili. Invece hanno scelto di dichiarare non negoziabile l’euro. E noi paghiamo il conto. 

Concludendo: cambiare i Trattati può essere una buona idea, ma per arrivarci bisogna dotarsi di una strategia adeguata. Tale strategia deve essere basata sulla disponibilità e preparazione ad una rottura unilaterale dei Trattati. In caso contrario, non otterremo nulla da alcun negoziato, e la Germania continuerà a essere più eguale degli altri. Chi parla di cambiare i Trattati, senza essere disposto, neppure come extrema ratio, a rompere con essi, parte dalla demagogia per poi naufragare nel disfattismo.

C.M.
Fonte: http://il-main-stream.blogspot.it
Link: http://il-main-stream.blogspot.it/2013/10/luciano-gallino-e-un-demagogo-o-un.html?showComment=1380909583533
5.09.2013

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