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DI DANILO ARONA
Carmilla on line

Los Roques sono quelle trecento isolette, mai così tristemente famose, al largo del Venezuela, meta quotidiana di vacanzieri che le hanno scoperte soprattutto in rete. A causa della media scarsità di vegetazione le chiamano “le Isole della Luce” e, come recita un’ambigua e un po’ sinistra scritta di benvenuto leggibile dall’alto dalle avionetas in fase di atterraggio a Gran Roque, “se credete nel paradiso questo è il vostro posto”.

Nel 2004 ho ambientato a Los Roques un frammento di Palo Mayombe, uno dei miei vari romanzi, di certo uno dei miei più intimi e più sofferti. Occorre da parte mia precisare il significato di parole come “intimità” e “sofferenza” a proposito di una creazione letteraria: per me, credo di confessarlo per la prima volta, significa collegarsi con certe zone ultradimensionali (dove regna, appunto, la luce oscura) per mezzo di una channeller che vive e lavora in Bassavilla (e della quale non posso dire nulla) e lasciar aperte le porte a concetti, visioni e presagi che entrano “al di qua”.

Quale sia la tecnica non lo so proprio; mi si dice che ogni channeller ha la sua e spesso trattasi d’istinto. Ma sono anche certo che parecchi scrittori operano canalizzazioni senza neppure rendersene conto. Sono sicuro di quel che affermo perché mi ci sono confrontato con parecchi “colleghi”: non sono l’unico a connettermi con quei posti, che vanno dal “basso astrale” alle terre d’ombra. Se al momento ci capite poco, pazientate e andate magari a rileggervi Session 9. Più in là, se questa rubrica avrà la fortuna e l’ardire di proseguire, ne capirete di più. Alla fine, però, non avrete capito tutto. C’è gente che certe cose non le comprende neppure dopo la morte.
Torniamo a Palo Mayombe. A pag. 117 uno dei vari “io narranti” (il Cacciatore, un investigatore privato un po’ troppo compromesso con le forze del male) dichiara:

E’ nella luce, nella luce alla sua massima potenza, forse quando è mezzogiorno, che vivono i demoni più pericolosi. Il fulcro del Palo Mayombe è l’animismo. Non c’è cosa, animata o inanimata, che non possieda il suo spirito. Anche la luce ne possiede uno e, a quanto pare, è il più letale.
Se un demone decide di trasferirsi in un’Isola della Luce, state certi che ogni spirito dell’aria di quel luogo paradisiaco sarà in breve tempo imprigionato nel sacro Nganga. Presto tutto l’arcipelago, cui appartiene la disgraziata isola, sarà invaso da spiriti maligni che, dopo il magico trattamento nel pentolone, vagheranno in lungo e in largo alla ricerca di esseri umani da distruggere. Semplificata in questo modo, la storia fa un po’ ridere, me ne rendo conto. Ma gli spiriti vaganti sono tipi comunissimi e molto stronzi, contro i quali si può andare a sbattere in ogni angolo del pianeta.

Lo scrivevo nel 2004 e da parte mia era ovvia e pura fantasia. Il fatto che io debba constatare (oggi) che allora sulla luce di Los Roques non si erano ancora allungate le ombre tragiche del volo Transaven YV2081, quello del 4 gennaio con gli otto italiani scomparsi (dicono in mare), non implica – va da sè – che esistano rapporti reali e fattuali tra Palo Mayombe e i tragici avvenimenti che verranno qui riportati.
Allora, qualcosa era già successo vicino a Los Roques, per la precisione il 2 marzo 1997. Un evento analogo che aveva risucchiato nell’identico nulla degli ultimi scomparsi una coppia di giovani sposi connazionali, Mario Parolo e Teresa De Bellis. Volo Chessna 402 YV784. Mario e Teresa si erano imbarcati più o meno alle dieci del mattino assieme all’avvocato Antonio Anez, rappresentante di Amnesty International, la sua compagna Graciela Lugo e un australiano che si chiamava Robert Wood Bradley. In volo l’aereo ne seguiva altri due della stessa compagnia che effettuavano il medesimo tragitto. Ma a cinque chilometri da Gran Roque, i piloti dei primi Chessna si resero conto che il terzo era scomparso dalla rotta e non rispondeva più alle chiamate radio. Il tenente colonnello Mijares, capo della Divisione ricerca e salvataggio dell’Aeronautica militare del Venezuela, ricostruì le fasi della ricerca. Rodriguez, il pilota, aveva mantenuto il contatto radio fino alle 10:18 senza mai segnalare guasti meccanici o avverse condizioni meteorologiche. Nell’ultima comunicazione aveva indicato la sua posizione: 50 miglia nautiche a nord di Maiquetia, radiale 0.20, altitudine 5.000 piedi. Poi il silenzio.

La mattina del 3 marzo 1997 a 40 miglia a nord di Maiquetia veniva recuperato un cadavere. Quello dell’australiano Robert Wood Bradley. Mostrava la testa fracassata, diverse fratture agli arti, ma nei suoi polmoni non c’era traccia di acqua. Segno che Bradley era morto prima di cadere in mare.
Nessuna traccia del Chessna, tanto che qualcuno iniziava a ipotizzare il sequestro del velivolo: pare che il Chessna volasse sulla rotta dei narcotrafficanti che commerciano con il Centro America, e che quel tipo di apparecchio fosse già stato sequestrato altre volte in passato. Del resto, a bordo dell’aereo, che ha nove posti, avrebbero potuto esserci altri tre passeggeri, ma all’imbarco non era stata fatta alcuna registrazione e non era uindi possibile accertarlo.
Se l’aereo fosse precipitato o esploso in volo, si sarebbero trovati frammenti a pelo d’acqua o, perlomeno, macchie di carburante in mare. Le informazioni che le autorità comunicarono di volta in volta alle famiglie dei dispersi apparvero contraddittorie. Lo testimoniarono gli articoli apparsi sulla stampa locale: El Universal di Caracas il 4 marzo titolava “Recuperato il cadavere del passeggero australiano del piccolo aereo incidentato – L’incidente sarebbe avvenuto molto vicino all’arcipelago Los Roques); e il giorno successivo, “Hanno localizzato a sud-est di Los Roques i resti del piccolo velivolo.” Ma il titolo del 14 marzo era molto diverso: “Avioneta desaparecida pudo ser secuestrada – Autoridades comienzan a descartar tesis del accidente” (L’aereo scomparso potrebbe essere stato sequestrato – Le autorità cominciano a scartare la tesi dell’incidente).

Non è una novità, anche se per motivi “turistici”, se ne scrive il meno possibile. Ma le “isole della luce” si trovano in una zona in cui sono frequenti sequestri e incidenti aerei. Dal ’97 a oggi i voli inghiottiti dal nulla, compreso l’ultimo del 4 gennaio, risultano essere 34.
Per il più recente volo fantasma i fatti sono noti. Spariscono otto italiani, uno svizzero e tre venezuelani. Più i due piloti e, ovvio, l’aereo. Ma il 14 gennaio, al largo dello Stato venezuelano di Falcon, viene ritrovato un cadavere e non lontano (400 mt) il giubbetto salvagente usato dalla compagnia Transaven. Si tratta del cadavere del copilota Osmel Alfredo Avila Otamendi. L’autopsia stabilisce che la causa del decesso è avvenuta per contusioni. Il cadavere mostra lo sterno fracassato, è privo di quattro denti, ha lacerazioni su tutto il corpo e diverse fratture agli arti. Ma nei suoi polmoni non c’è acqua, segno che il copilota è morto prima di cadere in mare. Proprio come nell’incidente del ’97. Proprio come l’australiano Robert Wood Bradley. Né quest’ultimo né il pilota dell’avioneta sono morti annegati. Stavano in acqua, ma non sono annegati.
La mia amica channeller sostiene che negli ultimi anni tutti i demoni più pericolosi stanno nella luce e per questo non li vediamo. Sono fatti proprio di “luce oscura”, come il casuale titolo della nostra rubrica, e qualcuno ogni tanto sulla Terra, qui e là, riesce a percepirli. Dilagano – dice lei – si moltiplicano e si nutrono della morte delle persone. Si concentrano laddove in ogni mare del modo esistono “isole della luce” e dove la gente si ammassa per tuffarsi nell’acqua e abbronzarsi sulla sabbia.

Lo scrittore che vivacchia in me ne trae ispirazione. Il ricercatore vi si accosta con prudenza. L’uomo, un vecchio frammento residuale di materialismo storico, non vuole crederci. Ma nell’ottobre 2006 una donna italiana, incinta, era stata aggredita nella sua stanza d’albergo a Gran Roque e uccisa a pugni e calci. Demoni o uomini, a volte l’equazione è nulla. Ma da Malindi a Tobago, da Capo Verde a Sagres, “loro” continuano a colpire. “Con discrezione”, dice la mia amica channeller, “perché di quegli eventi purtroppo tragici, ma statisticamente nella norma, ci si dimentica quasi subito.” Sommersi dal Grande Fratello, dal super-euro e dalle elezioni italiane in stile Alien Versus Predator.

Danilo Arona
Fonte: www.carmillaonline.com
Link: http://www.carmillaonline.com/archives/2008/03/002583.html#002583
24.03.08

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