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MA SOPRATTUTTO L’ORO ITALIANO DOV’E’ ? QUANT’E’ ? DI CHI E’ ?
DI GLAUCO BENIGNI
glaucobenigni.blogspot.it
According to the World Gold Council, bullion banks are investment banks that function as wholesale suppliers dealing in large quantities of gold. All bullion banks are members of the London Bullion Market
Recentemente l’Oro è tornato ad essere un tema rilevante e strategico nel dibattito mondiale. “La notizia che la Germania vuole rimpatriare parte delle sue riserve auree dagli Usa e dalla Francia – scrive Robert Lenzner, ex banchiere e oggi analista di Forbes – fa molto preoccupare, perché è il primo grande segnale che la fiducia tra le Banche Centrali del mondo si sta deteriorando”. E quando la fiducia si incrina non si sa mai come va a finire. L’episodio non è isolato. Sono tanti i Paesi che negli ultimi 50 anni hanno ricoverato il loro oro nei grandi caveau americani e inglesi, ma ora lo rivorrebbero indietro. Tra questi Paesi ovviamente non poteva mancare l’Italia. “Sembra però” che ci siano dei problemi.
Dopo aver trascorso 50 anni in casa straniera oggi l’Oro della Germania vorrebbe tornare in patria: per lo meno il 50% . Lo ha deciso recentemente la Bundesbank, la seconda grande proprietaria di riserve auree nel mondo. Perché e perché ora ? Ci sono diverse ragioni. In parte perché una lobby di economisti, legali e uomini d’affari tedeschi sta esercitando pressioni, ma non solo. La storia ha inizio lo scorso ottobre quando la Corte dei Conti tedesca ha richiesto un’ispezione presso i forzieri delle Banche Centrali che custodiscono il loro oro all’estero. Non era mai successo prima e ciò ha da subito innescato un’atmosfera da thriller internazionale. Inoltre c’erano precedenti ambigui. Secondo il magazine Der Spiegel : “nel 2007, dopo numerose richieste, alcuni ispettori della Bundesbank erano stati autorizzati ad entrare nel caveau della FED americana , ma … solo nell’anticamera ! Quattro anni dopo, in maggio 2011 gli ispettori fecero una seconda visita e stavolta ebbero modo di entrare in uno dei 9 compartimenti dove si trovava l’oro tedesco. Qualche lingotto venne pesato, ma l’esito di tali verifiche fu, su richiesta della FED, posto sotto segreto. Ahi, ahi, ahi!
Da quel momento si comincia ad elaborare un piano settennale di restituzione che avrebbe avuto inizio nel 2013 e si sarebbe dovuto concludere nel 2020. Oggetto: il trasferimento di 54.000 lingotti dai caveau di New York a quelli di Francoforte. Un’operazione (apparentemente) senza effetti collaterali sul mercato. In realtà tale da innescare un effetto domino.
Gli olandesi, che hanno solo il 10% del loro oro in casa e il resto nei caveau di New York, Ottawa e Londra, si sono agitati e hanno chiesto anche loro ispezioni e resoconti. Altri paesi si stanno disponendo a fare altrettanto.
Ovviamente in tale scena gioca un ruolo anche la crisi dell’Euro. Secondo Peter Krauth, analista di Money Morning, “la Germania si sta preparando in caso di dissoluzione dell’area Euro e vuole il suo oro, eventualmente per sostenere un nuovo Deutsche Mark”. Questa ipotesi, che riporterebbe le lancette della storia monetaria indietro di 40 anni, è sostenuta anche da altri analisti e Autorità Monetarie.
A questo punto si pone un dubbio? Ma l’Oro è ancora lì dove dovrebbe essere? Se così fosse perché ci vogliono 7 anni per farlo rimpatriare? Steve Scacalossi, vicepresidente della TD Security, dice che l’Oro “is allocated outside”, cioè la FED lo ha “prestato” o “dato in leasing” a qualcun’altro, quindi non si può restituire in tempi brevi perché ciò influirebbe negativamente sugli interessi che la FED percepisce da chi lo sta usando.
Keith Barron però, un geologo responsabile di imponenti ricerche minerarie, va giù più duro: “Credo che la maggior parte delle riserve auree del mondo occidentale, che dovrebbero essere nei caveau delle Banche Centrali Custodi, sia in realtà in mano di privati in India e ciò che rimane continua ad essere inoltrato verso l’Asia. Pertanto la maggior parte dell’oro occidentale “è sparito” (has been vanished) dai caveau ed è ora solo una voce di registro. Queste Banche Centrali e le Bullion banks (una bullion bank è una banca d’affari che funziona come trader all’ingosso di grandi quantità d’oro, ndr.) semplicemente “rollano” i contratti di locazione e l’oro non torna mai nelle nazioni d’origine.”
A conferma delle affermazioni di Barron c’è un tragico precedente.
Nel 1990 Drexel Burnham Lambert, una delle maggiori Banche d’Affari del tempo, andò in bancarotta coinvolta nello scandalo dei famosi junk bonds di Michael Milken. Pochi sanno che la Banca del Portogallo le aveva “prestato” 17 tonnellate d’oro. Oro che semplicemente evaporò. A quel tempo l’oro quotava 380 dollari per oncia.
Qualche mese fa l’oro volava verso i 2000 dollari l’oncia … e questo valore fa la differenza. In questa nuova scena parlare di 7 mesi per la restituzione sarebbe anche pensabile, ma 7 anni no! Un tale periodo genera sospetti inevitabili. Sarebbe questo un tempo utile a “buy back” l’oro dato in prestito? E come si fa a “ricomprare” a 2000 dollari l’oncia un bene che in passato valeva molto, molto meno? Le Banche Custodi che incautamente hanno fatto circolare “fuori casa” l’oro che era stato loro affidato, oggi dovrebbero dissanguarsi per riottenerlo e restituirlo. E dovrebbero anche cancellarlo dai loro libri contabili.
Fra l’altro, se la Germania insiste e si tira dietro altre nazioni, il mercato dell’oro fisico potrebbe reagire in modi impensabili. Le Banche Centrali di molte nazioni emergenti (come vedremo) stanno acquistando come mai in passato. Il prezzo potrebbe andare alle stelle. In ogni caso la parola d’ordine che sta circolando è “ridateci il nostro oro fisico”.
Non ostante il dialogo tra i vari gestori dei Forzieri sia da sempre piuttosto “riservato” oggi cominciano a trapelare informazioni alimentate da un sospetto: “Vuoi vedere che c’è meno oro nelle casse delle Banche Centrali Custodi di quanto viene riportato ufficialmente ?”.
Cerchiamo di ricostruire un po’ di questa storia misteriosa. Una storia che vede protagonista un metallo tanto nobile quanto losco. Un metallo che ha reso schiavi milioni di uomini nelle miniere, che ha provocato guerre e distruzioni, che ha creato ricchezze oscene…
Negli ultimi 4 decenni lo svuotamento dei caveau sarebbe avvenuto in 2 modi: attraverso aste e operazioni segrete. Le aste erano il modo più semplice e ufficiale. Un primo dato comparve nel 1975, quando venne rivelato che le riserve auree totali di tutte le nazioni e organizzazioni internazionali del mondo ammontavano a 36.700 tonnellate. Il Global Finance Power decise di mandarle all’asta e di “ottimizzare” le procedure di cessione, scambio, leasing. Il processo, su grande scala, era stato innescato dall’abolizione del gold standard dollar, effettuata da Nixon nel 1970-71. Dopo secoli, l’Oro perdeva il suo ruolo di massimo garante del valore della carta moneta circolante, mantenendo peraltro quello di metallo per gioiellieri, dentisti e costruttori di raffinati marchingegni tecnologici, anche aerospaziali. A questo punto era una materia prima come un’altra. “Vendete !” tuonò il Dio mercato. “Rollate questo immenso valore ovunque sia possibile.”
Tutte le aste d’oro delle riserve ufficiali possono essere suddivise in tre categorie: 1) Le prime aste: dalla seconda metà degli anni 1970 fino all’inizio degli anni 1980, organizzate dal Ministero del Tesoro USA e dal Fondo Monetario Internazionale; 2) Le Aste da parte delle Banche Centrali, nell’ambito del cosiddetto “Washington Gold Agreement” siglato nell’autunno del 1999, e 3) Aste isolate da parte di singole Banche Centrali e organizzazioni internazionali in anni diversi.
Negli anni 70, gli USA hanno “ceduto” a diversi soggetti 530 tonnellate e il FMI ha “ceduto” 732 tonnellate – per un totale di 1.262 tonnellate. Negli 80, l’attività è continuata in sordina. Negli anni 90, le vendite nette di oro dei paesi economicamente sviluppati raggiungono la considerevole somma di 2.900 tonnellate. Alla fine del 2000, le riserve auree ufficiali del mondo contenevano 3.600 tonnellate in meno di oro rispetto al 1975.
Come accennato, nel settembre 1999 era stato firmato il 1° WGA – Washington Gold Agreement, tra 17 Banche Centrali, compresa la Banca Centrale Europea. Regolava le vendite di oro nel corso dei successivi cinque anni e ufficialmente mirava a non far cadere il mercato. “In realtà – secondo Valentin Katasonov, analista di Global Research- il suo obiettivo era il contrario: obbligare le Banche Centrali a vendere le riserve per mantenere bassi i prezzi dell’oro.” Anche Marco Saba, Direttore della Ricerca del Centro Studi Monetari, conferma: “C’è tra le Banche Centrali una continua manipolazione attiva. Fanno operazioni in perdita sui futures”. Vennero stabilite delle «Quote» per i singoli paesi per un totale complessivo di 2.000 tonnellate. Nel settembre 2004, l’accordo è stato aggiornato con nuove regole. (WGA-2). Infine, nel settembre 2009, venne siglato il « 3° accordo di Washington» (WGA-3) .
Dal 2001 al 2009 i maggiori venditori sono stati: Svizzera (1.300 tonnellate), Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. Seguiti da Spagna e Portogallo. Il volume medio annuo delle vendite delle Banche Centrali è stato pari a 385 tonnellate. Nel 2009, tuttavia, al culmine della crisi finanziaria, c’è stata una inversione di rotta nelle politiche delle Banche Centrali, specialmente quelle asiatiche. Perché ? Può essere considerata anche un manifesto segno di sfiducia nel Dollaro Usa ? “Anche di più della semplice sfiducia – afferma Saba – potrebbe essere il primo passo di un progetto antagonista per creare nuove valute garantite dall’oro”
In ogni caso: complessivamente, nei 40 anni successivi all’abolizione del gold standard, un totale di 6.500 tonnellate di oro sono state vendute, prestate, “allocate”. Secondo i dati ufficiali, le riserve auree sono ora solo poco più di 30.000 tonnellate.
Stranamente un’ analisi dettagliata di molte delle operazioni di vendita di oro da parte delle Banche Centrali Custodi mostra che le cessioni sono state eseguite quando erano più vantaggiose per il compratore e non per il venditore. Un esempio classico di “privatizzazione”. Ecco un paio di casi .
Tra il 1999 e il 2002, quando il mercato dell’oro mondiale era al suo punto più basso rispetto ai precedenti 20 anni, la Banca d’Inghilterra ha venduto nel corso di 17 aste, 400 tonnellate d’oro, più della metà delle proprie riserve auree. La decisione di vendere fu presa dal Ministro delle Finanze, Gordon Brown. Prima delle aste c’erano 715 tonnellate di oro britannico nei caveau, alla fine, ne rimasero poco più di 300 tonnellate. I proventi delle vendite di oro vennero convertiti in dollari, euro e yen. Valute che oggi si trovano tutte in sofferenza.
Anche qui, come riporta il sito Disinformazione.it, c’è da annotare un episodio interessante “tra il 2000 e il 2001, la Bundesbank avrebbe ridotto le sue detenzioni d’oro a Londra da 1440 tonnellate a 500 tonnellate, ufficialmente «perché i costi di stoccaggio erano troppo alti». A quel punto, il metallo fu trasportato per via aerea a Francoforte. …Perché questa mossa? Semplice, per evitare che l’oro andasse in giro e non tornasse più”.
Nella primavera 2010 Londra chiese un’indagine : il prezzo dell’oro si era moltiplicato più di quattro volte rispetto al prezzo di vendita di 10 anni prima (1.250 dollari per oncia troy contro 256-296 dollari). Si scoprì che le “perdite” derivanti da quella incauta vendita ammontavano a 7 miliardi di sterline. E’ interessante notare che tra il 1999 e il 2001, il Segretario del Tesoro degli Stati Uniti era Larry Summers, che era in stretto contatto con Gordon Brown e che aveva esercitato pressioni per decidere le cessioni d’oro. L’altro esempio è la Svizzera. Nel 1999, le riserve auree ufficiali della Svizzera erano pari a 2.590 tonnellate (era il secondo posto dopo gli USA). Tra il 2000 e il 2005, la Banca Nazionale Svizzera ha venduto un totale di 1.300 tonnellate di oro. Il prezzo medio dell’oro a quel tempo era 350 dollari per oncia troy (oscillava tra 250 e 450 dollari). Nell’autunno del 2012, il prezzo dell’oro sui mercati mondiali si stava avvicinando al valore di 1.800 dollari, quindi più di cinque volte superiore al prezzo medio del periodo 2000-2005. Si calcolò pertanto che le perdite di questa operazione ammontavano a 60 miliardi di dollari. Circa 9 volte le perdite derivanti dalla vendita delle riserve auree inglesi. Una vera stranezza. Questi esempi dimostrano che le aste d’oro non sono andate a favore delle autorità monetarie o dei popoli della Gran Bretagna e Svizzera, ma a favore degli acquirenti, che ovviamente preferiscono restare anonimi. Se poi ci si chiede come mai quei “volponi” degli Inglesi e degli Svizzeri abbiano commesso un tale errore. La risposta, ancora secondo Marco Saba è: “Chi ha facoltà di stampare moneta se ne frega del prezzo dell’oro”
Il 1990: operazioni segrete per rimuovere oro dai caveau delle banche centrali
Nel 1990 le Banche Centrali hanno iniziato attivamente a fornire oro in leasing.
Secondo Katasonov “Queste operazioni sono state tenute nascoste al pubblico, ai legislatori e ai governi. Uno degli obiettivi principali di queste pratiche segrete era abbassare il prezzo dell’oro, che indirettamente continuava a rivaleggiare con il dollaro USA. A quel tempo, l’oligarchia finanziaria aveva bisogno di un dollaro forte per attività di buy-up in tutto il mondo”.
Molti analisti rivelarono i piani segreti della finanza globale, che aveva asservito la maggior parte delle Banche Centrali di tutto il mondo ai propri interessi. Venne istituito il GATA (Gold Anti-Trust Action) con l’obiettivo di scoprire le operazioni segrete del «Cartello dell’oro», un’associazione di fatto costituita da: Federal Reserve Bank, Banca d’Inghilterra, Banche di Wall Street (in primo luogo Goldman Sachs), e una serie di altre banche e società finanziarie, anche europee, tra cui la Bundesbank e la Banca Nazionale Svizzera. Nel “cartello” figuravano anche le aziende di estrazione dell’oro. Una di loro, la Gold Fields Mineral Services (GFMS), ha riconosciuto che all’inizio del 21° secolo “quasi 5.000 tonnellate di oro, elencate nei bilanci delle banche centrali, si trova “fuori dai caveau”.
Secondo James Turk, analista finanziario autore di “The collapse of dollar”: “se si studiano le statistiche doganali di Gran Bretagna e Stati Uniti si può concludere che solo in questi due paesi, la fuoriuscita segreta di oro dalle riserve ufficiali, tra il 1991 e il 2002, ammonta a 7.287 tonnellate” .
Le stime di Frank Veneroso, che ha pubblicato un rapporto eccezionale sul mercato dell’oro dal titolo «Il 1998 Gold Book Annual», sono ancora più drammatiche. Nel suo rapporto, Veneroso giunge alla conclusione “che la vendita di oro da parte delle Banche Centrali (4.000 tonnellate annue ) ha artificialmente soppresso il volume totale della domanda di oro (circa 1.600 tonnellate l’anno).” Secondo i calcoli di Veneroso “invece di 33.000 tonnellate le Banche Centrali avevano ufficialmente nel 1998, solo 18.000 tonnellate”. Al di fuori delle Banche Centrali, circolavano dunque 15.000 tonnellate di oro consegnate a organizzazioni esterne per mezzo di operazioni di aste, leasing e credito. In linea di principio, le stime di Veneroso non contraddicono quelle di James Turk. Sono più grandi, in quanto tengono conto non solo della rimozione di oro ufficiale da Gran Bretagna e Stati Uniti, ma anche della maggior parte delle altre principali Banche Centrali.
SECONDA PARTE
I trucchi contabili delle banche centrali custodi
Al centro della storia delle Riserve Auree c’è una questione “grossa e pelosa”: ma di Chi sono i lingotti che erano/sono ammassati nelle Banche Centrali e che poi sono stati dati in gran parte in leasing alle Bullion Banks?” Dipende dalla proprietà delle Banche Centrali stesse. In ogni caso che siano esse “private” sin dall’origine o che siano esse state “privatizzate” in più riprese, la proprietà delle riserve auree non è mai stata chiara. Specialmente nel secondo caso. Cioè se una Banca Centrale Nazionale, posseduta da Banche Pubbliche, viene privatizzata, siamo sicuri che nel passaggio di proprietà si sia calcolato per bene il valore delle riserve auree trasferite ? Da qui deriva una certa fumosa cautela che, per esempio in Italia, come vedremo, sconfina con una aspra riservatezza.
Secondo un documento della BCE sul trattamento delle riserve internazionali dell’Eurosistema, le linee guida di rendicontazione non richiedono di differenziare tra l’Oro nelle casseforti e l’Oro locato o scambiato con un’altra parte. Il documento afferma che, “le operazioni reversibili in oro non hanno alcun effetto sulla quantità di Oro monetario, indipendentemente dal tipo di transazione (ad esempio swap su oro, pronti contro termine, depositi o prestiti), in linea con le raccomandazioni contenute nelle linee guida del FMI». Quindi, le Banche Centrali hanno il permesso di continuare a annotare l’Oro fisico nel loro bilancio, anche se lo hanno scambiato o allocato all’esterno.
Pochissime Banche Centrali chiariscono, nelle loro relazioni, esattamente qual è la percentuale delle loro riserve auree ufficiali memorizzate come metallo fisico e quale percentuale invece è stato ceduto in prestito o scambiato, e così via. Sarebbe difficile sostenere la reputazione di una Banca Centrale, se ammettesse di aver affittato le proprie riserve d’oro ad una bullion bank intermediaria che lo rivendeva, per esempio alla Cina o alla Russia, anche negli anni della Guerra Fredda.
Tuttavia, le cifre fanno supporre, ancora secondo l’analista Valentin Katasonov “che questo è esattamente ciò che è accaduto. E’ più che probabile che l’Oro delle Banche Centrali sia scomparso e che le bullion bank che l’hanno venduto non hanno alcuna reale possibilità di ricomprarlo”. Il traffico di oro da parte delle banche centrali continua
L’ipotesi è sostenuta anche da Erik Sprott, miliardario e noto investitore con 35 anni di esperienza nei mercati finanziari, nonché grande conoscitore dei meandri del commercio dell’oro. Sprott ritiene “che i dati ufficiali non tengono pienamente conto della domanda effettiva di oro sul mercato mondiale (stimata dal World Gold Council tra 4.000 e 4.500 tonnellate all’anno)”. Secondo i suoi calcoli “la domanda effettiva sarebbe stata superiore di 2.300 tonnellate negli ultimi dieci anni e l’offerta ufficiale, attraverso nuove operazioni di estrazione e di rottami d’oro, non sarebbe sufficiente a soddisfare la domanda d’oro reale del mondo”. Esisterebbe pertanto una fonte segreta di oro che copre un fabbisogno non contabilizzato di circa 2.300 tonnellate l’anno. Ancora secondo Sprott: “i volumi di oro offerti ufficialmente sul mercato dai Forzieri delle Banche Centrali non sono sufficienti.” Dall’inizio del 21° secolo, forniture supplementari sono state dunque fornite in segreto dalle Banche Centrali Custodi e dal Fondo Monetario Internazionale.
Se l’affermazione di Sprott è corretta le riserve auree delle banche centrali dei paesi economicamente sviluppati sono state disponibili per soddisfare la domanda aggiuntiva non contabilizzata. Quindi, già da un paio d’anni, i caveau delle banche centrali di quei paesi sarebbero molto meno pieni di quanto affermano. Inoltre, vale la pena ricordare che questi forzieri erano già mezzi vuoti nel ’98, secondo le stime di Veneroso “Già nel 1998, quasi la metà delle riserve auree ufficiali di tutte le banche centrali erano fuori dai caveau”.
In questa ipotesi non solo alcuni Banchieri Centrali avrebbero ceduto il “proprio oro”, ma anche quello che custodivano per conto di altre nazioni. Ricordiamo che le Banche Centrali di alcuni paesi non solo utilizzano i loro depositi per elencare l’oro nei loro bilanci, ma anche oro appartenente a paesi stranieri che per motivi “politici” sono stati invitati ad affidarglielo. Come ad esempio l’Italia che ha, in passato, affidato un terzo delle proprie riserve alla FED per metterlo al riparo dalla minaccia comunista.
In connessione con la richiesta inevasa della Germania per rimpatriare il suo oro, si scopre dunque che del totale tedesco, pari a circa 3.400 tonnellate, più di due terzi, 1.536 tonnellate, si trova nelle casse della Federal Reserve Bank di New York; 374 tonnellate sono nei sotterranei della Banca di Francia e 450 tonnellate nel caveau della Banca d’Inghilterra. Ma quei lingotti ci stanno ancora o sono stati tramutati in altro?
Vediamo la questione dall’osservatorio di quei paesi che giocano il ruolo di magazzinieri. I grandi custodi dell’oro del mondo sono: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Svizzera detti anche “the Golden Billion Group”. Inoltre, in Svizzera, il ruolo di custode non è solo giocato dalla Banca Nazionale, dal momento che la Svizzera è anche la sede della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI).
Secondo dati rilasciati a ottobre del 2012 : l’oro di proprietà Usa ammonterebbe a 8.133 tonnellate e quello custodito in Usa a 6.200 tonnellate; mentre l’oro di proprietà inglese ammonterebbe a sole 310 tonnellate, una quantità irrisoria rispetto a quello custodito in UK che sarebbe pari a 5.067 tonnellate.
Nei sotterranei della Federal Reserve Bank di New York e della Banca d’Inghilterra dovrebbero esserci dunque più di 11.000 tonnellate di oro estero. Da notare che solo in Gran Bretagna la quantità di oro estero è 16 volte superiore a quella di oro britannico. Mentre negli Stati Uniti, l’oro straniero costituisce solo il 76% delle riserve Usa. La Banca d’Inghilterra “custodisce” l’oro dei vari paesi del Commonwealth (Australia, Canada, India, ecc.) e oggi svolge un ruolo importante anche per i paesi dell’Europa continentale. L’Austria, per esempio, le ha affidato l’80% delle sue riserve auree, l’Olanda il 18% e la Germania 13%. Ci sono anche “clienti” di altri paesi. La Banca Centrale del Messico, per esempio, affida agli inglesi il 95 per cento del suo oro.
Oggi però l’intero castello traballa a causa di alcune impreviste accelerazioni della Storia
1) Secondo una recente ricerca dell’OMFIF – Official Monetary and Financial Institutions Forum, “la domanda di oro crescerà sospinta dal bisogno di creare un nuovo sistema di riserva multimonetaria, in cui la valuta cinese tenterà di giocare un ruolo importante, tale da equilibrare l’instabilità del dollaro e dell’euro”. 2) La domanda cinese di oro è dunque in rapida ascesa. Il tasso di crescita delle importazioni di oro in Cina è senza precedenti. L’importazione di oro, attraverso Hong Kong, è stata pari a 45 tonnellate nel 2009, a 431 tonnellate nel 2011 e nel 2012 ha superato 834 tonnellate. La Cina intende continuare i propri acquisti sui mercati mondiali per soddisfare le crescenti esigenze del settore orafo, la crescente domanda di investimenti e per costituire una propria riserva aurea statale.
3) Dopo la prima ondata della crisi finanziaria un certo numero di Banche Centrali ha iniziato attivamente a comprare oro sul mercato mondiale.
4) All’inizio del 2013 il processo è stato definito la “febbre gialla”. La corsa all’oro è il segnale che misura la paura. Un gesto che accomuna piccoli risparmiatori, bottegai improvvisati che esibiscono grandi cartelli “Compro Oro” e Autorità monetarie. L’Oro ridiventa un rifugio.
5) Nei primi 11 mesi del 2012 le Banche Centrali di diversi paesi emergenti hanno messo in cassaforte 350 tonnellate d’oro (dato World Gold Council). Al primo posto tra i compratori la Turchia con quasi 80 tonnellate, dietro la Russia con 55 tonnellate che vanno ad aumentare una riserva già ben nutrita di 900 tonnellate, al terzo posto le Filippine con 35 tonnellate seguite di un soffio dal Brasile. Le sorprese arrivano da Kazakhstan e Iraq che si piazzano al quinto e sesto posto con una trentina di tonnellate ognuno. Messico, Corea del Sud, Paraguay e Ukraina chiudono la classifica.
6) E’ stata dimezzata la fornitura di oro sotto forma di rottami metallici. In media, nel corso del primo decennio del 21° secolo, le dimensioni di questo tipo di alimentazione era pari a 1.700 tonnellate. Oggi è pari a 850 tonnellate. 7) Un certo numero di paesi in tutto il mondo vuole “rimpatriare” le riserve ufficiali di oro dall’estero. Oltre alla Germania, Paesi Bassi, Ecuador e Azerbaigian hanno iniziato i preparativi per il rientro del loro oro. Tutto ciò potrebbe tradursi in un grande panico se, come certe fonti affermano, non c’è più oro nei caveau dei paesi “guardiani” .
Secondo Valentin Katasonov analista di Global Research “L’oro potrebbe esaurirsi da un momento all’altro. Forse è già finito. Uno dei segnali sono gli scandali sempre più frequenti che continuano a divampare sul «tungsteno oro»”. Il tungsteno oro sarebbero le barre di tungsteno con le quali sarebbero state sostituite le barre d’oro all’interno di Fort Knox. Al riguardo sono in corso diverse inchieste da parte di membri del Congresso Usa, tra cui brilla l’iniziativa di Ron Paul, Presidente della Commissione Affari Monetari. Rod Kirby nel suo sito “The market Oracle” così si esprime: “Circa 15 ani fa – durante l’amministrazione Clinton – tra 1.300.000 e 1.500.000 barre di tungsteno da 400 once furono prodotte in USA. Successivamente 640.000 di queste barre sono state ricoperte d’oro e inviate a Fort Knox dove sono tutt’ora.” E’ superfluo sottolineare che se ciò fosse vero ci si troverebbe di fronte alla truffa più grossa della Storia.
E in Italia ?
A questo punto sarebbe interessante capire qual’è la situazione in Italia, visto che ufficialmente la nostra nazione possiede una quantità d’oro che ci colloca al Quarto posto nella classifica mondiale, dopo USA, Germania e FMI.
(Tralasciamo in questa sede di affrontare quella parte di dibattito che si interessa al come utilizzare le riserve auree per diminuire il debito pubblico perchè ci si imbatte in una giungla di affermazioni contrapposte nella quale districarsi, senza una vera bussola politica (che non c’è), è impossibile). E cerchiamo qualche dato.
Il valore delle riserve auree italiane sarebbe “Centodieci miliardi di Euro, pari a 2.451 tonnellate di lingotti d’oro, di cui circa un terzo custodite nei sotterranei della Federal Reserve, a New York; ulteriori piccole quote sono vincolate alla nostra partecipazione alla Banca dei Regolamenti Internazionali e alla BCE. La parte residua, cioè poco meno di due terzi, è conservata a Roma, nei sotterranei della Banca d’Italia”.
Questi dati sono forniti a febbraio 2013 da Giorgio Vitangeli, direttore di “La finanza sul web”. Agoravox parlava di 2.697 tonnellate a ottobre 2009. In un delizioso e ossequioso “Passaggio a Nord Ovest, Alberto Angela in visita a Palazzo Koch fornisce, nell’ottobre 2010, un dato estroso “nel 2005 – ci dice – il valore delle riserve auree ammontava a ben 20 miliardi di euro”. Poi una voce fuori campo fa sapere che 8.000 lingotti pari a 100 tonnellate sono finiti a Francoforte nei caveau della BCE.
Secondo Wikipedia la quantità totale sarebbe invece, a dicembre 2011, 2700 tonnellate. Il sito “NO Censura” a marzo 2012 riporta un controvalore di 98,123 miliardi di Euro. Eugenio Benetazzo, economista indipendente, conferma il dato delle 2.452 tonnellate ma dice che valgono 109 miliardi di Euro e chiarisce che: “60 tonnellate sono nella disponibilità della BCE”. Altre fonti “girano” attorno alle 2400 tonnellate. Cercando i dati si scopre inoltre che il 19.1.2012 , due parlamentari del PDL, Fabio Rampello e Marco Marsilio, inoltrarono a Mario Monti un’interrogazione con risposta scritta nella quale chiedevano (candidi !), di far chiarezza sulle riserve auree italiane. La risposta non c’è mai stata.
Allora ho inoltrato via email alla Divisione Stampa e Relazioni esterne di Palazzo Koch una serie di domande: E’ vero che : 1) il valore delle riserve auree era pari nel 1999 a 22 MLD di Euro e oggi si avvia a superare i 110 MLD di Euro ? 2) I lingotti d’oro sono 2.451,1 tonnellate e circa un terzo sarebbe custodito dalla Federal Reserve in Usa ? 4) Una quota ( quale ?) sarebbe vincolata alla nostra partecipazione alla Banca dei Regolamenti Internazionali e alla BCE ? 5) Non esiste risposta certa alla domanda “A Chi appartengono le riserve auree custodite da Banca d’Italia”” ?
(Nel 2009 l’allora Ministro dell’Economia Giulio Tremonti pensò di tassare una tantum le plusvalenze sulle riserve auree. La BCE obiettò e nell’occasione … )
6) Jean Claude Trichet disse “Siamo sicuri che l’oro sia della Banca d’Italia e non del popolo italiano? (nella stessa occasione) 7) L’ex Governatore Mario Draghi affermò “Le riserve auree appartengono agli italiani e non a via Nazionale”? 8) (Se è vero) Come si devono interpretare queste affermazioni ? 9) E’ stata richiesta alla FED la restituzione delle Riserve auree italiane e tale richiesta non ha ottenuto un seguito adeguato ?
Ho ottenuto una sola risposta: “In riferimento alla domanda 1 si informa che al 30.6.2013 il valore delle Riserve Ufficiali in Oro della Banca d’Italia era pari a Euro 71,838 miliardi”. Miracolo ! E dove sono finiti gli altri 30-40 miliardi stimati nei diversi anni dalle varie fonti ? Chissà ? Forse ci vorrebbe, almeno, un’altra interrogazione parlamentare.
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