L’OPERAZIONE “FUCK PUTIN” SBATTE CONTRO UN MURO. COME L'ECONOMIA RUSSA TORNA A CRESCERE

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DI MARK CHAPMAN

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Take me back won’t ya
Take me back won’t ya;
I’ll change my ways
Take me back won’t ya
Take me back won’t ya;
I’m not the same…

Bryan Adams, dalla canzone “Take Me Back”

Paul Robinson mi ha inviato un link ieri che mi ha fatto schiantare dalle risate. Ricordate quella scena di “Ritorno al futuro” dove una macchina di bulli che sta inseguendo Michal J.Fox su uno skateboard improvvisato finisce per urtare un camion pieno di letame bovino fresco e tutti bulli saltano dalla capote aperta e finiscono catapultati dentro? Divertente! O la scena di “Racconto di Natale” dove Ralphie Parker, imprecando rosso di rabbia salta sul bullo Scut Farkus come un gatto selvatico fatto di peyote e lo riduce in lacrime? Giustizia poetica, che cosa fantastica.

Il bullo che finisce per pagarla è una immagine perennemente accattivante, ecco perché il fatto che l’economia Russa sta tranquillamente ricominciando a crescere, ha scatenato la mia ilarità (grazie per girare la notizia, Paul) ed ha aumentato di 10 miliardi le sue riserve nonostante abbia dovuto affrontare costi alti per mantenere le cose in ordine nonostante i deliberati tentativi da parte di Washington, aiutata come sempre dai suoi compagnetti traditori Regno Unito, Australia e Canada, di distruggere l’economia Russa e causare una tale sofferenza umana da spingere la gente a rivoltarsi e a rovesciare il leader. Un altro sforzo “umanitario” finalizzato al cambio di regime gentilmente offerto dal cartello di interessi che fanno capo a Washington; non ci sorprende che Kiev stia continuando a tentare qualsiasi carta per forzare l’est del paese alla resa e alla sottomissione. Lo sanno perfettamente a Kiev che democrazia non è nient’altro che una foglia di fico che l’occidente usa per coprirsi mentre l’escalation della violenza gli provoca una erezione.

L’economia Russa ha ricominciato a girare in positivo, il MICEX è salito del 17,97% rispetto a un anno fa (il NYSE è salito del 2,48% nello stesso periodo), il rublo ha riguadagnato il 22,3% tra il Febbraio e l’Aprile di quest’anno, ed è attualmente la valuta più funzionale a livello mondiale. Tutto ciò potrebbe non rappresentare una tendenza di lungo periodo, e la Banca Mondiale non fa che mormorare che la Russia rischia 2 anni di recessione, ma Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, scelto come persona più influente dell’anno 2015 dalla rivista Time, ha i suoi buoni motivi di guardare all’ultimo anno trascorso con soddisfazione. Sotto la sua leadership la Russia ha controbattuto prontamente il maldestro occidente su ogni mossa, mostrando come quest’ultimo abbia, non solo i piedi di argilla, ma anche una testa di formaggio.

E la parte migliore, dal punto di vista di Putin, penso proprio, è che l’occidente se la sia cercata tutta da solo, insistendo in maniera ottusa nello scegliere sempre l’opzione più dannosa disponibile, restando sordo alle proteste di chi ogni singola volta vedeva chiaramente come le cose sarebbero inevitabilmente andate a finire, potendo però solo chiudere gli occhi e aspettare l’impatto. Tutti all’ordine del “Signore delle mosche”, un autentico trionfo dell’idiozia.

Le acciaierie Severstal di Cherepovets, leggiamo, hanno ottenuto i massimi profitti degli ultimi 6 anni in questo semestre, nonché stabilito un nuovo record di output produttivo; Severstal prevede di assumere 2000 nuovi lavoratori quest’anno, i quali vanno ad aggiungersi a una forza lavoro esistente di 52.000. Come vanno le cose per la U.S. Steel nel frattempo ? Oh non molto bene, mi dispiace: gli stabilimenti americani continuano a chiudere del tutto o in parte, con il dito puntato sull’acciaio cinese artificialmente economico che invade i mercati mondiali. Se è vero tuttavia non pare aver fatto alcun danno l’industria Russa, nonostante sia vicina di porta accanto di quella Cinese. L’incapacità di attrarre la Cina in qualche forma di partnership prima di stendere le mani sull’Ucraina mi colpisce come un esempio lampante di pessima pianificazione da parte dell’Occidente, senza neanche considerare come così abbiano scatenato diffidenza nella Cina, così agevolando peraltro la necessità di collaborazione Sino-Russa. Giusto per ,metterci la ciliegina sulla torta poi, l’articolo lamenta dell’apprezzamento del dollaro e dei bassi costi energetici, due cose che il governo americano ha precedentemente desiderato e inseguito come parte fondamentale del suo grande piano, in quanto dimostrazioni di genio strategico e influenza globale. Adesso mentre gli exports della U.S. Steel languiscono, l’export dei partner BRICS Cina e Brasile s’impenna. Mai sentita l’espressione: “Il successo ha mille padri, ma il fallimento è un figlio bastardo?”. Chi avrà il coraggio di ammettere “Sono stato io!” quando qualcuno a un certo punto solleverà la domanda: “Chi ha pensato che fosse una buona idea iniziare una guerra commerciale contro i giganti delle materie prime?”.

Perché sono in così tanti ad augurarsi che l’America inciampi sul suo pisello e finisca per cadere clamorosamente e fragorosamente di faccia nell’imbarazzo e nel ridicolo? Perché dagli anni ’50 ad oggi non ha smesso di trasformarsi da “forza per il bene” a “forza per il suo esclusivo bene”, diventando un bullo che impone i suoi valori a tutti gli altri quando può e finisce a seminare cambi di regime e manipolazioni false-flag ogni volta che non può. E va detto come sia comunque un peccato che gli Americani, che nella stragrande maggioranza dei casi sono buona gente che non augura il male a nessuno e si fa pacificamente gli affari suoi , saranno costretti a subire le conseguenze dell’operato di questo loro Governo grottescamente impopolare.

Va detto però che non è possibile continuare a fare finta di non accorgersi di nulla; non con l’abbondanza di siti di informazione alternativa che toccano tutto ciò che i media ufficiali non possono toccare, non con le ammissioni da parte del ministero della difesa Ucraino, e più recentemente, dei servizi segreti Francesi, che Kiev non sta affatto combattendo milizie Russe in Ucraina. Il mito dell’ “Aggressione Russa” è l’ennesimo odioso slogan, simile a le “armi di distruzione di massa”, slogan formulati per spingere un pubblico facilmente influenzabile ad accettare gli eventi, semplicemente perché nessuno vuole esser giudicato a favore di queste cose. Ci sono dei Russi in Ucraina, certamente, tutti ex-soldati, il che non è sorprendente siccome vengono da un paese con servizio militare obbligatorio. Mi piace però pensare che quasi nessun Americano, dopo aver avuto la certezza che il governo Ucraino massacra popolazioni civili sparando indiscriminatamente con armi pesanti su aree popolate, si presenterebbe mai sul campo di battaglia in supporto al regime di Kiev. I Russi nell’est dell’Ucraina non sono lì in nessuna forma ufficiale e non hanno nessun interesse a rovesciare il regime di Kiev. Non c’è scusa per ignorare questi fatti, e sapendole, come si può mai sostenere che le cose continuino in questo modo?

Qualcosa come il 78% delle compagnie Russe quotate nel MICEX ha bruciato i suoi competitori internazionali per crescita, i risultati della Severstal non sono un caso isolato. Nel frattempo, la sostituzione delle importazioni e la ricerca di nuovi mercati continuano a ritmo sostenuto. Gazprom annuncia una lista nera di 400 compagnie occidentali da cui non acquisterà più metalli o macchinari a meno che non sia assolutamente impossibile reperire un produttore interno o non occidentale. Le compagnie Bielorusse e Moldave collaborano attivamente, contribuendo per ulteriori 2,5 miliardi di dollari persi per le compagnie occidentali.

Sul fronte dell’agricoltura, gli export dagli USA Uniti sono crollati rispetto alla Russia minacciando una perdita di un milardo di dollari da qui a fine anno, mentre i produttori Canadesi di carne suina lamentano una potenziale perdita di mezzo miliardo di vendite, proprio mentre i loro dirigenti visitano quello che fu il loro terzo mercato mondiale d’esportazione nel tentativo di rilanciare le vendite. La proibizione dell’export durerebbe soltanto un anno, ma possono comunque dire addio al mercato Russo, perché una volta concluso l’embargo, anche se non verrà rinnovato, paesi come l’Argentina avranno consolidato la loro fetta di mercato occidentale, sempre se riusciranno a tenere il passo con una crescita della domanda commerciale che ha visto la domanda di carne di manzo Argentina più che quadruplicarsi negli ultimi anni, per una crescita esattamente del 543%.

L’intero mercato dell’auto in Russia è stato un massacro, ma ancora una volta i marchi americani ne sono stati le prime vittime. Quasi ogni produttore ha subito perdite, escluse Mercedes, BMW e Lexus che hanno invece aumentato i profitti, Chevrolet ha perso il 74%, Ford il 78% e il marchio OPEL di proprietà General Motors è precipitato del 86% solo in Febbraio. Nove dei modelli maggiormente venduti in Russia sono prodotti localmente.

Inoltre il mercato Russo dell’automobile si prevede tornerà a livelli pre 2012 tra quest’anno e il 2017. Con un marketing efficace, alcune compagnie asiatiche riusciranno probabilmente a inserirsi nel mercato dei redditi medi, ma ho seri dubbi che compagnie Americane e Britanniche riusciranno a fare lo stesso.

Nonostante il crollo del prezzo, del greggio, le sanzioni, le provocazioni e l’incessante diffamazione nella stampa occidentale, la Russia mantiene la testa bassa e continua per la sua strada, indisturbata dalla confusione generata dai suoi nemici dichiarati. Ma una volta che la polvere si sarà posata su tutto questo la Russia non ne dimenticherà certo gli autori: Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia. E probabilmente, grazie ai goffi voltafaccia della Merkel, anche la Germania in qualche grado. I rimanenti potrebbero essere perdonati considerato che sono stati semplicemente trascinati dal passo sostenuto degli eventi e dall’insistenza degli alleati.

Ho visto una volta Brian Adams esibirsi nella canzone che ho citato a inizio articolo, alla New Metro Center Arena di Halifax, Nuova Scozia. Allora non era un gran nome come è oggi, aveva pubblicato ancora soltanto un album “Cuts like a knife”, che è ancora uno dei suoi migliori, suonava da spalla al gruppo principale, Joan Jett and the Blackhearts; era il primo concerto al nuovo Metro Center. A metà canzone lasciò la band scivolare dietro di lui mentre si fermava a raccontare una piccola storia, probabilmente inventata, su una ex fidanzata che lo aveva tradito e lo cercava per una seconda occasione. Fece un secondo di pausa e concluse gridando “e gli ho detto VAFFANCULO!!!”, con tutta la folla a gridare di approvazione.

Mi chiedo chi canterà “take me back, won’t ye?” (Dai prendimi indietro, perché no!) tra un anno o due nella scena geopolitica. So chi non lo farà di certo. E la probabile risposta esatta.

Mark scrive un popolare blog sulla politica Russa, critico del pregiudizio anti-russo nei media occidentali. Vive in British Columbia, Canada: https://marknesop.wordpress.com

Fonte: www.informationclearinghouse.info

Link: http://www.informationclearinghouse.info/article41577.htm

16.04.2015

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di CONZI

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