DI GHALI HASSAN
Countercurrents
Il 10 agosto 2007, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la proposta di assegnare all’ONU un “ruolo allargato” nell’Iraq occupato dagli anglo-americani, dopo più di 4 anni nei quali l’ONU è stata ignorata e considerata irrilevante dagli USA e dai suoi pochi alleati spontanei. La nuova risoluzione dell’ONU, sponsorizzata (come al solito) da statunitensi e britannici, è propaganda studiata per manipolare l’opinione pubblica e legittimare il terrorismo anglo-americano in corso in Iraq.
Promosso da gruppi di pensiero e dai media occidentali come il volto della “Comunità Internazionale”, l’ONU è una facciata usata per giustificare e coprire terrorismo e crimini di guerra sponsorizzati dagli USA e dall’Occidente. E’ una facciata che legittima l’agenda imperialista degli Stati Uniti a spese del popolo iracheno. La storia dell’ONU in complicità nei crimini di guerre sponsorizzate dall’Occidente è molto lunga e infida; pertanto non sarà oggetto di questo breve saggio. L’Iraq ne è solo un esempio significativo. Nel descrivere il ruolo dell’ONU e la sua importanza per gli USA, Kim R. Holmes, vicesegretario USA per l’International Organization Affairs, ha detto al Council on Foreign Affairs a Baltimore: “faccio trattative ogni giorno con l’ONU, perché il presidente Bush lo ritiene ancora un’istituzione vitale. E’ un importante strumento della politica estera degli Stati Uniti“. Ogni governo statunitense, se era nell’interesse degli USA, ha ignorato l’ONU senza alcun riguardo.
Tipicamente, gli USA bloccano tutte le risoluzioni anche lievemente critiche verso le politiche di USA e Israele costringendo e comprando (corrompendo) gli altri membri. Se questo non funziona, gli USA sono ben noti per il loro potere di veto, che hanno esercitato molto spesso, specie quando sono in gioco il terrore e i crimini di guerra di Israele.
Dal 1990, l’ONU ha giocato un ruolo attivo e complice nei crimini di guerra anglo-americani contro il popolo iracheno. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è direttamente responsabile dell’assassinio inutile di più di 1,6 milioni di civili iracheni innocenti, compreso almeno 600.000 bambini sotto i 5 anni di età.
“Era noto a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza che il rapporto tra disarmo e sanzioni economiche significava che il popolo iracheno avrebbe dovuto pagare, per gli atti del proprio governo, un prezzo pesante in termini di vite e povertà. Era noto a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza che l’insufficienza delle somme stanziate dal Consiglio nel programma oil-for-food [petrolio in cambio di cibo] e la burocrazia con cui venne implementata questa operazione umanitaria peggiorarono le possibilità di sopravvivenza di molti iracheni” ha affermato Hans von Sponeck, ex vice segretario generale dell’ONU e coordinatore umanitario per l’Iraq, dimessosi nel 2000 per protesta contro il Genocidio in Iraq.
E’ importante aggiungere che mentre i civili iracheni stavano morendo in massa, molti stati membri dell’ONU – in particolare Australia, Gran Bretagna e USA che erano favorevoli al genocidio – e burocrati dell’ONU si stavano arricchendo attraverso la corruzione.
Era anche noto a tutti i membri del Consiglio di Sicurezza che l’Iraq era disarmato e non aveva armi di distruzione di massa. Il cosiddetto “disarmo” è stato semplicemente un pretesto per la guerra di aggressione del 2003, “il ‘più grande crimine internazionale’, che differisce dagli altri crimini di guerra in quanto racchiude tutto il male che segue all’aggressione“.
Nel 2003, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sebbene disapprovasse l’invasione illegale dell’Iraq, approvò la Risoluzione 1441 che preparò la strada a quel criminale e non provocato atto di aggressione. Quindi, nel maggio 2003, l’ONU legittimò la criminale Occupazione dell’Iraq con il riconoscere agli USA e alla Gran Bretagna il ruolo di “potenze occupanti“, e autorizzò in pratica la guerra di “contro-insurrezione“ (anti-Resistenza) da parte degli USA in Iraq. In contrasto questo con la posizione dell’ONU sull’Iraq del 1990-1991 quando l’Iraq iniziò un’azione militare contro le violazioni della sovranità irachena da parte del Kuwait.
L’ONU rimase a guardare la distruzione di un suo importante paese membro, e ripagò gli aggressori anglo-americani autorizzando il diritto a depredare la riserva finanziaria dell’Iraq e la sua ricchezza petrolifera, trasferendo tutta la ricchezza irachena, compreso i guadagni ottenuti dalle esportazioni di petrolio, tutti i fondi avanzati dal programma “oil for food” dell’ONU, e tutti i beni del precedente governo iracheno, ovunque dislocati nel mondo, in un conto, controllato dagli USA, chiamato “Development Fund for Iraq” [Fondo di sviluppo per l’Iraq]. L’ONU non ha solamente violato la propria Carta, ma ha deliberatamente violato i diritti umani di tutti gli iracheni.
Dall’invasione illegale del 2003 “non c’è stato un dibattito nel Consiglio di Sicurezza riguardo la fondamentale noncuranza, da parte delle forze di occupazione, delle convenzioni in vigore create al fine di assicurare che le truppe di occupazione agiscano in accordo con le Convenzioni di Ginevra e de L’Aja, di cui sono parti contraenti.
Il saccheggio e incendio del museo e della biblioteca nazionali, il danneggiamento di siti archeologici e il trattamento umiliante dei civili da parte delle forze armate statunitensi, non ha provocato alcuna protesta nel Consiglio di Sicurezza.
Il Consiglio di Sicurezza è rimasto a guardare impotente quando venivano attaccati l’anima e l’ethos dell’Iraq.
La detenzione di figure politiche a tempo indeterminato e la neppure immaginabile brutalità e sadismo con cui sono stati trattati i detenuti non solo ad Abu Ghraib e Camp Bucca ma anche in [innumerevoli] prigioni [in tutto l’Iraq] non hanno suscitato sconcerto nel Consiglio di Sicurezza.
La distruzione a tappeto [compreso i bombardamenti intensivi aerei e terrestri e l’interruzione nella fornitura di elettricità, acqua, cibo e medicine] di città quali al-Fallujah, Tel Afar, Samarra, e al-Qaimnon hanno turbato il Consiglio di Sicurezza né hanno portato a riunioni d’emergenza” ha aggiunto von Sponeck.
Sono stati uccisi almeno 1.000.000 di civili iracheni, e si stima che 4,5 milioni di iracheni, metà dei quali bambini (secondo UN Children’s Fund), abbiano abbandonato le loro case; e un esodo in massa di almeno 50.000 iracheni che ogni mese abbandonano il proprio paese.
Centinaia di migliaia di iracheni sono illegalmente imprigionati senza imputazione o processo, in diretta violazione della legge internazionale. Essi vengono torturati, maltrattati e privati dei più basilari diritti umani, in condizioni pietose.
Nonostante tutto ciò, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU rimane in silenzio.
L’incapacità a condannare questi crimini di guerra è una prova della complicità e della bancarotta morale di tutti i membri del Consiglio di Sicurezza. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU appare più interessato al conflitto regionale in Darfur (Sudan) che alle molto più grandi atrocità in Iraq.
Vale la pena notare che l’attuale agenda statunitense-sionista prevede il controllo della ricchezza petrolifera irachena.
E’ possibile che il nuovo ruolo dell’ONU negli affari iracheni sia quello di facilitare l’approvazione della cosiddetta “Oil Law” [Legge sul Petrolio] – redatta e resa prioritaria dall’amministrazione Bush – e aiutare la stessa amministrazione nel resoconto di settembre. La presenza dell’ONU permetterà all’amministrazione Bush di asserire un “progresso soddisfacente” in Iraq, se la Oil Law sarà approvata a spese del popolo iracheno.
Un sondaggio eseguito a giugno e luglio da KA Research in Iraq, in tutte le 18 province, coordinato e analizzato dal Custom Strategic Research nell’interesse di un gruppo di ONG, ha dimostrato che la stragrande maggioranza degli iracheni è contro la Oil Law. Questa Legge darà all’occidente, principalmente alle corporazioni statunitensi, il controllo totale della ricchezza petrolifera irachena. Esperti del settore di tutto il mondo l’hanno criticata, insistendo sul fatto che l’Iraq ha un sufficiente numero di ingegneri del petrolio qualificati e che non esiste alcuna necessità di fare una legge in cui si stabilisca un pagamento all’Iraq fino al 12% del margine di profitto quando i prezzi del petrolio sono molto alti.
Inoltre, tutti i membri del Consiglio di Sicurezza sono consapevoli che la stragrande maggioranza degli iracheni è contro l’occupazione e vuole un immediato ritiro delle forze statunitensi e dei mercenari stranieri dall’Iraq, sostenendo che una loro rapida partenza renderebbe l’Iraq è più sicuro e diminuirebbe la violenza politica. (Amit R. Paley, Washington Post, September 27, 2006).
E’ una ingenuità e una grossolana ignoranza suggerire che il nuovo ruolo dell’ONU in un Iraq occupato dagli anglo-americani sia qualcos’altro di diverso da una complicità attiva nel genocidio iracheno. La distruzione vandalica dell’Iraq, il saccheggio della sua ricchezza ed eredità culturale, l’omicidio in massa di civili iracheni innocenti e la continua sofferenza del popolo iracheno sotto lo schermo radar dell’ONU è la prova che l’ONU è uno strumento della politica estera statunitense. Esso fornisce una foglia di fico alle guerre statunitensi di aggressione e terrorismo.
La nuova Risoluzione ONU e i recenti comunicati, vuoti e salva-faccia, dell’ONU circa il suo nuovo ruolo in Iraq sono solo studiati per ingannare e manipolare l’opinione pubblica. “Tutte le Risoluzioni [dell’ONU] e la sua presenza non valgono la carta su cui sono scritte” ha detto un iracheno alla BBC. Sono solo una testimonianza della complicità dell’ONU nei crimini di guerra sponsorizzati dall’occidente.
In sintesi, non serve a nulla se la presenza dell’ONU in Iraq fornirà agli USA una via di uscita salva-faccia.
Se l’ONU fosse seria nel proteggere la sua Carta e credibilità, dovrebbe:
(1) porre fine alla sua complicità nei crimini di guerra messi in atto dall’occidente, rifiutare il dominio e le tattiche di intimidazione degli USA;
(2) riconoscere l’Iraqi National Resistance against the Occupation [resistenza nazionale irachena contro l’occupazione];
(3) rispettare la volontà della stragrande maggioranza del popolo iracheno sostenendo senza condizioni la loro lotta a mettere fine alla sanguinosa occupazione al fine di preservare la loro identità nazionale e indipendenza; e
(4) esigere che USA e Gran Bretagna paghino le riparazioni di guerra all’Iraq nello stesso modo con cui l’Iraq fu forzato a pagare pesanti riparazioni di guerra al Kuwait.
Ghali Hassan è uno scrittore indipendente che vive in Australia.
Fonte: http://www.countercurrents.org
Link: http://www.countercurrents.org/hassan200807.htm
20.08.2007
Traduzione a cura di www.comedonchisciotte.org